Prossimamente Su Questo Blog: Tom Petty, Eric Clapton, Young Dubliners, Jenny Lewis, John Hiatt, Mary Gauthier, Allman Brothers & More To Come

tom petty hypnotic eye

Oggi, una sorta di prossimamente, quello che leggerete nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, non si chiude per ferie (così mi obbligo a scrivere delle ultime uscite, finito il compito per il Buscadero, la rivista dove scrivo abitualmente, e che vi invito a leggere), un misto delle prossime novità, ad esempio Tom Petty Hypnotic Eye, che vedete qui sopra e il nuovo della Jenny Lewis The Voyager

jenny lewis the voyager

Eric Clapton & Friends e il box degli Allman Brothers, The 1971 Fillmore Recordings, tutti in uscita, martedì prossimo 29 luglio

eric clapton & friends call me the breeze

allman brothers band fillmore east recordings box 6 cd

E ancora il nuovo degli Young Dubliners Nine, e Pitiful Blues di Malcolm Holcombe di cui vi parlerà Tino

young dubliners nine

malcolm holcombe pitful blues

E a seguire, in una sorta di rubrica ad hoc, “Ripassi per le vacanze”, qualche titolo uscito di recente, ma non solo, che per vari motivi era scappato, tipo il nuovo John Hiatt Terms Of My Surrender e Mary Gauthier Trouble & Love

john hiatt terms of my surrender

mary gauthier trouble

E altri titoli, l’ultimo dei Phish Fuego, i moe No Guts No Glory, i due nuovi titoli di Guy Forsyth, quello di Elvin Bishop su Alligator Can’t Even Do Wrong Right, alcuni titoli di gruppi e solisti italiani emergenti, sconosciuti ai più ma validi, tipo I Viaggi di Jules e Carlo Ozzella & Barbablues. Oltre a molti altri titoli che stazionano da tempo in (dis)ordinate pile di fianco al PC, o in file più ordinati all’interno dello stesso. Per non dire di alcuni titoli, tipo il nuovo Joe Bonamassa Different Shades Of Blue (esatto, un altro!), di cui non vi posso parlare, perché uscirà solo il 23 settembre: che è bello, posso anticiparlo o lo strepitoso doppio dal vivo dei Blackberry Smoke Leave A Scar.

joe bonamassa different shades blackberry smoke leave a scar

Di molti altri titoli, noti e meno noti, avete letto puntualmente, rimanete “sintonizzati” con il Blog e, nei limiti del possibile, sarete informati sulle cose più valide ed interessanti in uscita, ad insindacabile giudizio del titolare del Blog e dei suoi collaboratori. Nel caso qualcosa di interessante sfugga potete segnalarlo nei commenti e magari, ove possibile e tempo permettendo, si cercherà di parlare anche di quello.

E’ tutto, a domani.

Bruno Conti

Alcune Novità Di Fine Giugno. Peter Gabriel, Phish, Willie Nelson, David Gray, Robert Gordon, Roy Buchanan

willie nelson band of brothers

Una veloce rassegna su alcuni titoli in uscita il prossimo martedì 24 giugno, ma prima vi segnalo il nuovo Willie Nelson Band Of Brothers, già uscito per la Sony Legacy il 17 giugno, è “solo il secondo disco pubblicato da Nelson in questo 2014, dopo il disco gospel, Farther Along, in coppia con la sorella Bobbie Nelson, ed è anche il primo disco dove appare materiale nuovo ed originale, dopo una serie di dischi di duetti, vecchi standard, tributi o dischi solo di cover. Nel nuovo CD ci sono nove composizioni a firma Willie Nelson, produce il solito Buddy Cannon ( autore con Willie anche di tutte le canzoni nuove), che come l’armonicista Mickey Raphael è sempre al suo fianco https://www.youtube.com/watch?v=RyaEKtEGMLU . Non mancano naturalmente alcune cover di pregio, un paio di brani di Billy Joe Shaver in particolare, e uno a testa di Bill Anderson e Vince Gill, oltre ad un bel duetto con Jamey Johnson in Crazy Like Me, scritta da Billy Burnette e Shawn Camp. Gli anni sono ormai 81 anni ma non si segnalano momenti di cedimento.

phish fuego

I Phish hanno iniziato i festeggiamenti per il loro 30° anniversario dalla data di formazione, anche se in effetti il primo album, Junta, usciva solo nel 1988, ma il gruppo ha iniziato la propria attività a Burlington, Vermont, nel lontano 1983. E proprio sul finire dello scorso anno si sono trovati in studio per registrare Fuego, quello che è solo il dodicesimo disco di una lunga carriera https://www.youtube.com/watch?v=mmxHvGCo2wQ  (ma i dischi dal vivo non si contano, una infinità e tutti belli), a cinque anni dal precedente Joy, che a sua volta seguiva Undermind del 2004. La novità sostanziale è che questa volta c’era con loro in studio il produttore Bob Ezrin (Alice Cooper, Kiss, Pink Floyd, Lou Reed, Poco e recentemente Deep Purple e Peter Gabriel). E quale è stata la geniale trovata di Ezrin per ovviare al problema dei dischi dei Phish, che non sempre ultimamente sono stati all’altezza della loro fama? Quella di unire la loro leggendaria capacità di improvvisare, che li ha resi la jam band per antonomasia dei tempi moderni https://www.youtube.com/watch?v=kl1Od2fkeYQ , ad una maggiore disciplina nella stesura e nell’arrangiamento delle canzoni e con una serie di brani che si dice siano finalmente all’altezza della loro fama https://www.youtube.com/watch?v=QyQC6aRGKCA . Così dicono, anche se i tre brani che trovate ai link nel post, sembrano confermare, verificheremo dalla settimana prossima. Esce negli Stati Uniti su Ato Records il 24 giugno.

peter gabriel nack to front dvd peter gabriel nack to front blu-ray

peter gabriel nack to front box deluxe

Sempre martedì prossimo esce l’ennesimo nuovo disco dal vivo di Peter Gabriel, a due anni dal precedente Live Blood. Si chiama Back To Front: Live In London ed esce solo in quattro versioni: DVD, Blu-Ray, Deluxe 2CD/2 Blu-Ray o 2CD/2 DVD. Si tratta del concerto alla O2 Arena per festeggiare i 25 anni dell’uscita di So. 21 brani + il Making Of nell’edizione video. Qualità sonora come al solito fantastica https://www.youtube.com/watch?v=RdCZH_ppmek e anche le canzoni non sono male, è bravo questo ragazzo!

david gray mutineers

In teoria (e in pratica) in Europa il 1° luglio, ma negli Stati Uniti è già uscito in questi giorni ecco il nuovo album di David Gray Mutineers, a distanza di quattro anni dal precedente Foundling, che non aveva avuto recensioni unanimemente favorevoli (ma al sottoscritto non era dispiaciuto), viene pubblicato dalla Iht Records e stando ad alcune recensioni già apparse in alcune riviste (Busca compreso) pare molto bello https://www.youtube.com/watch?v=mBS6UgiYTr4 . Produce Andy Barlow dei Lamb, già dietro alla consolle per Damien Rice ed Elbow, che ha aggiunto dei tocchi di elettronica “umana” (se esiste) al solito sound di Gray: quello che conta, come di consueto, sono la voce e le canzoni, e quelle ci sono https://www.youtube.com/watch?v=iF-xx8mMWIo . Esce anche una interessante versione Deluxe tripla con la bellezza di quindici brani dal vivo aggiunti al disco originale, in versioni spesso di notevole spessore e lunghezza: due brani oltre gli otto minuti, Nemesis più di undici minuti e il totale del materiale raggiunge i novanta minuti di durata, quindi non i soliti bonus disc asfittici e molto costosi con poco materiale extra. Da avere!

robert gordon i'm coming home

Ritorna il mitico Robert Gordon, uno degli eroi del revival del rock and roll e del rockabilly a fine anni ’70, primi anni ’80, autore di due splendidi album in coppia con Link Wray, ma anche di parecchi altri album interessanti (tra cui il live con Chris Spedding) in quel periodo, e per sempre immortale tra gli Springsteeniani per la sua bellissima versione di Fire https://www.youtube.com/watch?v=UgwgMtIJ8pc , un bel pezzo del Boss donato per il secondo album con Wray. Il giubbotto è sempre quello d’ordinanza, anche se a giudicare dalla foto gli anni sembrano essere passati pure per lui, ma la voce è sempre fantastica https://www.youtube.com/watch?v=p5ACo5CbTK0 Il disco, I’m Coming Home, su etichetta Lanark Records (?!?) dicono sia buono, trenta minuti concentrati di R&R. Produce lo stesso Gordon, che si fa aiutare da Marshall Crenshaw in Walk Hard, scritta e cantata in coppia, oltre che da Dibbs Preston dei Rockats e dall’ex batterista degli Hooters (non nomi eccintantissimi, a parte Crenshaw, ma visto che erano una decina di anni che non pubblicava dischi, sentiremo con piacere, si spera).

roy buchanan live my father's place

La Rockbeat Records, etichetta specializzata in questo genere di operazioni, pubblica un ennesimo CD di materiale inedito dedicato a Roy Buchanan, uno dei più grandi chitarristi della storia del rock e del blues. Si chiama Shredding The Blues 1978 & 1979 Live At My Father’s Place. Gli appassionati apprezzeranno: ci sono molti dei classici di Roy: I’m Evil , Hey Joe, When A Guitar Play The Blues, la sua versione di Peter Gunn, sentire per credere https://www.youtube.com/watch?v=150b64JCcFk anche se questa nel dischetto non c’è.

Per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Tra Le Migliori Jam Band In Circolazione. The String Cheese Incident – Song In My Head

string cheese incident song in my head

The String Cheese Incident – Song In My Head – SCI Fidelity Records

Si tratta del primo disco in studio da nove anni a questa parte, solo il quinto della loro discografia (live e collaborazioni a parte), esce per festeggiare il 20° Anniversario di attività degli String Cheese Incident ed è prodotto da Jerry Harrison, si proprio lui, quello dei Talking Heads! Elaboriamo partendo da questi dati. Dieci brani nuovi, o almeno mai registrati in studio in precedenza, visto che parecchi erano già stati testati in concerto in questi ultimi dieci anni. I nomi principali della band, per fortuna, sono i soliti: Bill Nershi, il leader, chitarrista e cantante, Michael Kang, mandolino, violino, chitarra e anche lui vocalist, Kyle Hollingsworth, alle tastiere (come vedremo molto presenti in questo disco) e al canto, sezione ritmica con Keith Moseley al basso, e all’armonica quando serve nei brani country, Michael Travis, batteria e Jason Hann alle percussioni, ospite al banjo Chris Pandolfi.

Globalmente formano una delle migliori Jam bands presenti sul territorio americano. Diciamo che in questa ultima decade Jerry Harrison non si è dannato l’anima con il suo lavoro di produttore: ricordiamo l’album dei Rides lo scorso anno, i vari dischi di Kenny Wayne Shepherd antecedenti all’ultimo e il mega successo dei Lumineers, ma in questo disco si sente la sua impronta. In Song In My Head troviamo dieci brani, tutti abbastanza lunghi, ma non lunghissimi, tra i quattro e i sette minuti la durata, e tutti completamente diversi come genere l’uno dall’altro: il bluegrass ed il country che erano due degli elementi distintivi da cui partivano le idee per le lunghe jam presenti nei loro concerti e relativi dischi dal vivo, oltre a quelli “normali” qualche decina di titoli nella serie On The Road, sembrano abbastanza scomparsi, a favore di un approccio più eclettico e ritmico, comunque sempre presente nelle variazioni rock, psichedeliche, progressive e jazzate della loro carriera.

Anche se per la verità quando una infila il CD nel lettore parte una Colorado Blue Sky, tutta banjo, mandolini, chitarre, armonie vocali, puro bluegrass/country, sembrano i Poco, se non i Dillards o qualsiasi grande band country-rock dei primi anni ’70, l’organo di Hollingsworth in agguato, ma poi parte l’improvvisazione, i migliori Grateful Dead sono dietro l’angolo, le chitarre elettriche di Nershi (che firma il brano) e Kang disegnano linee strumentali di grande fascino ma anche virtuosismi a iosa, senza perdere di vista la quota acustica e vocale, entrambe curatissime, un inizio fantastico Poi parte Betray The Dark, firmata da Michael Chang, e ti viene da controllare il lettore, un attimo di distrazione e ho infilato Abraxas o Santana 3 nel lettore? Con Santana, Shrieve e Gregg Rolie, più tutti i percussionisti indaffaratissimi! No, confermo, sono proprio gli String Cheese Incident e il brano è pure molto bello, con l’aspetto ritmico della migliore Santana Band molto presente, e anche l’assolo di organo di Hollingsworth bellissimo, non ne sentivo uno così coinvolgente da quei tempi gloriosi, una meraviglia e poi quando partono le chitarre, una vera goduria https://www.youtube.com/watch?v=j5cf6Rsag4k . A questo punto cosa devo aspettarmi per il terzo brano? Let’s Go Outside, è un bel funky-rock alla Sly & Family Stone o per restare in tempi moderni tipo Vampire Weekend, chitarre choppate e tastiere analogiche si fanno strada tra il notevole lavoro dei vari cantanti prima del breve intermezzo quasi radiofonico della parte centrale, ma con una raffinatezza che è quasi sconosciuta nel pop moderno, e qui si vede lo zampino di Harrison. Song In My Head parte acustica ma poi diventa un boogie-rock degno di una grande jam band quale gli SCI sono, dal vivo dovrebbe fare sfracelli, con tastiere e chitarre pronte a sfidarsi con le evoluzioni vocali del gruppo.

Struggling Angel porta un ulteriore cambio di atmosfere, sembra un brano degli Eagles più country, quelli di Desperado o On The Border, con tanto di armonica. A questo punto cosa dobbiamo aspettarci, i Talking Heads? Partendo dai ritmi caraibici che ricordano certe cose sempre dei Vampire Weekend o del Paul Simon più scanzonato, ma anche un pizzico di Jimmy Buffett e un giro di basso irresistibile, Can’t Wait Another Day ci porta da quelle parti, ma ci arriviamo lentamente e nella successiva Rosie, che potrebbe uscire indifferentemente da Fear of Music (I Zimbra) dei Talking Heads o da qualche ritmo afro alla Fela Kuti, con densi strati di tastiere e percussioni https://www.youtube.com/watch?v=2gXx50gy8_M . In mezzo c’è So Far From Home, un pezzo rock divertente ma più scontato, non male comunque, con i soliti tocchi country-bluegrass tipici del loro stile, ideali per le improvvisazioni dal vivo, ma organo e chitarra “viaggiano” anche nella versione in studio https://www.youtube.com/watch?v=Xl5FTMmCMrg . Stay Through, una collaborazione tra Chang e Jim Lauderdale (?), con il suo groove tra reggae e R&B mi convince meno, un po’ buttata lì, più Tom Tom Club che Talking Heads, non particolarmente memorabile anche se sempre ben suonata. Conclude la lunga Colliding, un’altra sferzata di rock ad alta densità percussiva, con tastiere, anche synth e chitarre molto trattate che aggiungono un tocco di modernità alle procedure del disco di studio, senza cedere troppo ad un suono commerciale. Nell’insieme piace, anche se non si può gridare al capolavoro, ma secondo me un bel 7 in pagella, e non in condotta, se lo merita. E il 24 giugno esce Fuego, il nuovo album di studio dei Phish!

Bruno Conti

Novità Di Ottobre, Puntata Unica, Appendice DVD. Springsteen & I, Move Me Brightly Celebrating Jerry Garcia’s 70th Birthday

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Come annunciato ieri, in appendice alle uscite discografiche del mese, oggi, 29 ottobre, sono usciti questi DVD (o Blu-Ray) interessantissimi. E la settimana prossima esce anche quello dedicato a Jimi Hendrix, oltre al CD dal vivo a Miami. Non solo, in data odierna è uscito anche il cofanetto di 6 DVD dedicato ai concerti di Amnesty International, quei 988 minuti di musica, di cui vi avevo parlato tempo fa sul Blog.

Springsteen And I è il famoso film realizzato dai fans sul nostro amico Bruce e curato da Ridley Scott. Esce per la Eagle, dura 142 minuti, con tanto di sottotitoli in italiano ed era stato presentato in anteprima, al cinema, per un giorno, lo scorso luglio.

Faccio prima a mettervi il retro del DVD, cliccate, allargate la foto, così potete leggere direttamente cosa contiene:

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Jerry Garcia, se fosse stato vivo, ad agosto del 2012, avrebbe compiuto 70 anni. E quindi Bob Weir il 3 agosto dello scorso anno ha riunito ai TRI Studios di San Rafael in California un gruppo di musicisti, amici, “seguaci” ed ammiratori, oltre al resto dei Grateful Dead per registrate un tributo alla musica di uno dei grandi del rock del ‘900. Il tutto è durato oltre 5 ore ed era stato filmato per l’occasione da Justin Kreutzmann, regista e figlio di Bill, e mandato in onda come webcast in internet. Ora esce la versione in DVD o Blu-Ray che dura “solo” 159 minuti, pubblicata sempre dalla Eagle Vision, che ormai ha quasi l’esclusiva dei video musicali migliori in ciroclazione(con qualche eccezione). Chi c’era? Bob Weir, Phil Lesh, Bill Kreutzmann, Mickey Hart e Donna Jean Godchaux, più Carlos Santana, Sammy Hagar, Mike Campbell, Perry Farrell e Stephen Perkins dei Jane’s Addiction. E ancora Vampire Weekend’s Chris Tomson, Phish’s Mike Gordon, The Hold Steady’s Craig Finn e Tad Kubler e Furthur’s Joe Russo & Jeff Chimenti. Mezzo documentario, quindi ricco anche di interviste e materiale d’archivio, più la parte live con questa tracklist:

1) Cumberland Blues

2) Going Down the Road Feelin’ Bad

3) Mission in the Rain

4) Shakedown Street

5) He’s Gone

6) Eyes Of The World

7) Terrapin Station

8) Days Between

9) Franklin’s Tower

10) U.S. Blues

Bonus Performances

1) Friend Of The Devil

2) Bird Song>New Speedway Boogie

Domani riprendiamo con il giro normale delle recensioni, arretrati a go-go come al solito.

Bruno Conti

Novità Di Giugno Parte II. Sigur Ros, Tungg, Jason Isbell, These New Puritans, Phish, Jerry Garcia, Lloyd Cole, Big Star

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Riprendiamo con la rubrica delle uscite prossime alle quali non dedico un Post specifico o sono state già trattate con molto anticipo. Ci sono alcuni titoli già pubblicati nelle settimane scorse ma il grosso esce  il prossimo 25 giugno. Tra oggi e domani, diviso in due, il tutto. Partiamo con i primi tre.

Il nuovo Sigur Ros Kveikur, il primo, dopo la cessione del contratto Parolophone/Virgin alla Universal, a uscire per la XL Recordings, è anche la loro prima volta con la formazione a tre. E’ stato pubblicato, a macchia di leopardo, nei vari paesi, tra il 12 e il 18 giugno. Secondo il gruppo il suono è più “aggressivo” rispetto ai lavori precedenti. Può essere, anche se non più di tanto, ma non sono mai stato un fan sfegatato del gruppo islandese, non mi dispiacciono ma non mi fanno impazzire, comunque interessanti e rispettabili!

I Tungg vengono presentati come una band di “folktronica” o folk sperimentale se preferite. Vengono dall’area londinese e Turbines è il loro quinto album, pubblicato dalla Full Time Hobby il 18 giugno. L’alternarsi e l’incrociarsi di elettronica e suoni acustici è sempre affascinante anche se un po’ spiazzante, come l’interagire tra voci maschili e femminili anche se i puristi del folk non sempre li apprezzano a fondo. Al sottoscritto non dispiacciono ma apprezzavo anche i tedesco-canadesi Emtidi che facevano queste cose (meglio) più di 40 anni fa nei dischi Saat e nell’omonimo Emtidi.

Field Of Reeds dei These New Puritans è il disco del mese della rivista inglese Uncut e anche se ultimamente non sempre condividido a fondo le loro scelte (come in questo caso, parlo della rivista) è sicuramente un disco interessante ma “not my cup of tea”: indie-altenative-post-punk-new wave-alternative, vedete e sentite voi. Si tratta del loro terzo disco, il primo per la Infectious Records ed è uscito l’11 giugno, questa V (Island Song) mi ricorda, vagamente. qualcosa dei vecchi Van Der Graaf (anche se Peter Hammill è di un’altra categoria), e devo ammettere che il brano non è male.

jason isbell southeastern.jpglloyd cole standards.jpgphish ventura.jpg

 

 

 

 

 

 

Jason Isbell, l’ex Drive-By-Truckers, ogni disco solista che pubblica fa un saltino in avanti a livello qualitativo e anche il nuovo Southeastern (quindi fa del southern rock dell’Est, in effetti venendo dall’Alabama), etichetta Relativity/Southeastern,  il suo sesto album, compresi due live, conferma questi progressi. Il CD è uscito l’11 giugno, anche se molti non se ne sono accorti, ma rimediamo, comprende dodici brani nuovi tutti firmati da Isbell ed è molto bello: tra gli ospiti due presenze femminili di spicco, Kim Richey e Amanda Shires. Senti che roba!!

Ogni tanto il nostro amico Lloyd Cole lascia la sua zampata (morbida, da gattone) e, dopo l’ottimo Broken Records del 2010 com-e-diventato-vecchio-ma-bravo-lloyd-cole-broken-record.html,  la settimana prossima esce il nuovo Standards, sempre per la Tapete Records. Nonostante il titolo sono tutti brani nuovi meno una cover (California Earthquake del grande John Hartford) e ne hanno parlato molto bene anche in questo caso, addirittura, una rivista, Classic Pop Magazine gli ha dato cinque stellette. Essendo stato finanziato anche dai fans, come ultimamente spesso capita, gli stessi hanno avuto diritto ad una special edition del disco con un secondo di CD di outtakes e rarities. Appena mi capita tra le mani, esce la settimana prossima, il 25 giugno, prometto recensione completa: da quello che ho potuto sentire mi sembra molto buono anche grazie ai musicisti utilizzati, Matthew Sweet, il batterista Fred Maher, Joan Wasser (Joan As A Policewoman), l’immancabile tastierista Blair Cowan.

Finalmente un nuovo Live dei Phish, sarà l’80°, ho perso il conto! Si chiama Ventura, è sestuplo, contiene le registrazioni dei concerti completi tenuti il 30 Luglio, 1997 e il 20 Luglio, 1998 al Ventura County Fairgrounds in Ventura, California. Se comprate il cofanetto sul sito del gruppo Dept.aspx?cp=773_61389, vi regalano anche un settimo CD con un estratto del concerto del 21 marzo 1993 al Ventura Theatre, Buenaventura. Certo che costa stare dietro ai Phish, in ogni caso li trovate qui sotto…

 

jerry garcia garcialive volume 2.jpgbig star nothing can hurt me.jpg

 

 

 

 

 

 

Sempre a proposito di dischi dal vivo prosegue la pubblicazione del materiale di archivio di Jerry Garcia, Garcialive Volume Two della Jerry Garcia Band riporta il concerto tenuto il 5 agosto del 1990 al Greek Theater Berkeley, California. Si tratta di un doppio CD pubblicato, sempre il 25 giugno e solo negli Stati Uniti, dalla ATO Records e anche se il tour è lo stesso del doppio CD Jerry Garcia Band pubblicato dalla Arista nel 1991, il repertorio cambia, come potete verificare:

Set 1:
1. How Sweet It Is (To Be Loved By You)
2. Stop That Train
3. Forever Young
4. Run For The Roses
5. That’s What Love Will Make You Do
6. My Sisters And Brothers
7. Tears Of Rage
8. Deal

Set 2:
1. Midnight Moonlight (featuring Béla Fleck)
2. The Harder They Come (featuring Béla Fleck)
3. And It Stoned Me
4. Waiting For A Miracle
5. Evangeline
6. Think
7. That Lucky Old Sun
8. Tangled Up In Blue

Questa è la formazione:

Jerry Garcia – Guitar, Vocals
John Kahn – Bass
Melvin Seals – Organ
Jaclyn LaBranch – Vocals
Gloria Jones – Vocals
David Kemper – Drums

con Bela Fleck ospite nei due brani indicati. Non costa molto nonostante sia import, poco più di un singolo CD, quindi un pensierino si può fare.

Oggi finiamo con un “nuovo” CD dei Big Star, Nothing Can Hurt Me. Era già uscito come doppio LP, a prezzi vertiginosi, per il Record Store Day ad aprile ed ora la Omnivore Recordings lo rende disponibile anche come CD. Si tratta della colonna sonora del documentario dedicato alla band di Alex Chilton (e Chris Bell) e contiene tutto materiale inedito con versioni alternative di tutti i classici della band, e non solo, questa è la tracklist del vinile ma il CD, in uscita il 25 giugno, ha lo stesso contenuto:

Side 1:

1. O MY SOUL (Demo, 1973)

2. GIVE ME ANOTHER CHANCE

(Control Room Monitor Mix, 1972)

3. IN THE STREET (Movie Mix, 2012

4. WHEN MY BABY’S BESIDE ME

(Alternate Mix, 1972)

5. STUDIO BANTER (1972)

6. TRY AGAIN (Movie Mix, 2012) – Rock City

Side 2:

1. MY LIFE IS RIGHT (Alternate Mix, 1972)

2. THE BALLAD OF EL GOODO

(Alternate Mix, 1972)

3. FEEL (Alternate Mix, 1972)

4. DON’T LIE TO ME (Alternate Mix, 1972)

5. WAY OUT WEST (Alternate Mix, 1973)

 

Side 3:

1. THIRTEEN (Alternate Mix, 1972)

2. YOU GET WHAT YOU DESERVE

(Alternate Mix, 1973)

3. HOLOCAUST (Rough Mix, 1974)

4. KANGA ROO (Rough Mix, 1974)

5. STOKE IT NOEL (Backward Intro, 1974)

6. BIG BLACK CAR (Rough Mix, 1974),

Side 4:

1. BETTER SAVE YOURSELF

(Movie Mix, 2012) – Chris Bell

2. I AM THE COSMOS

(Movie Mix, 2012) – Chris Bell

3. ALL WE EVER GOT FROM THEM WAS PAIN

(Movie Mix, 2012) – Alex Chilton

4. SEPTEMBER GURLS

(Movie Mix, 2012)

Per oggi è tutto, alla prossima!

Bruno Conti

Novità Di Dicembre Parte I. Eric Clapton, Buddy Miller & Jim Lauderdale, Phish, Emerson,Lake & Palmer, Peter Paul & Mary, This Is 40 Soundtrack, Willy Mason, Will Hoge

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Ritorna anche la rubrica delle uscite discografiche della settimana con alcuni titoli interessanti che verranno pubblicati domani 11 dicembre e qualcosa uscirà ancora per il 18 dicembre.

Prima di tutto, le varie versioni per il 35° Anniversario dall’uscita di Slowhand di Eric Clapton, forse non il suo album migliore in assoluto, ma sicuramente uno di quelli di maggior successo per la presenza di Cocaine, Wonderful Tonight e Lay Down Sally. Ci sarà la versione singola rimasterizzata, la doppia Deluxe e quella Superdeluxe con 5 dischetti. Francamente, la versione interessante sarebbe quella del cofanetto, che però costa intorno ai 100 euro (qualcosa meno), mentre quella doppia Deluxe è valida ma è “tronca”. Ovvero, oltre all’album in versione remaster con 4 tracce extra c’è un secondo CD con 9 brani dal vivo registrati all’Hammersmith Odeon di Londra il 27 aprile del 1977. Peccato che è solo un pezzo del concerto; il resto si trova nel 4° CD del Box che però ha solo 5 brani. La versione Superdeluxe comprende anche un DVDA in 5.1 con i nove brani dell’album originale in Dolby Surround e il quinto disco è il vinile. E c’è anche quel libro che vedete nell’immagine sopra. Vale la pena? Mah! Tenete conto che una cosa simile era avvenuta per il cofanone di Who Live At Leeds di un paio di anni fa, ma il doppio Live At Hull che era il motivo di interesse di quel box set ora è uscito come DEluxe a parte. Quindi occhio alle finanze. E proprio a voler essere pignoli, alcuni brani del concerto di Clapton, erano già presenti in Crossroads 2 Live In The 70’s.  

A sorpresa esce un CD in coppia di Buddy Miller e Jim Lauderdale (che un paio di mesi fa ne ha pubblicato uno bluegrass con brani di Robert Hunter). Il disco si chiama Buddy And Jim, esce domani per la New West, e da quello che ho potuto ascoltare mi pare un bel disco. Non si tratta di un disco acustico solo di loro due, ma per questo disco di duetti, proprio classico con le voci che si alternano e interagiscono assieme, sono accompagnati da ottimi musicisti come Stuart Duncan (violino. banjo e mandolino), Dennis Crouch (contrabbasso), Russ Pahl (pedal steel e banjo), Marco Giovino (percussioni) e Patterson Barrett alle tastiere, oltre naturalmente a Buddy Miller che suona qualsiasi tipo di chitarra. Sono undici brani, divisi tra classici e pezzi scritti per l’occasione, una piccola delizia di fine anno, nell’ambito roots/country/Americana.

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Un terzetto di album di materiale dal vivo da “epoche” diverse.

Ennesimo DVD (doppio) tratto dagli archivi dei Phish, questo si chiama Star Lake ’98 e ha il sequente contenuto:

Disc 1
1.Trench Town Rock
2.Julius
3.Wolfman’s Brother
4.Time Loves A Hero
5.Bittersweet Motel
6.Reba
7.The Sloth
8.Ginseng Sullivan
9.Fee
10.Maze
11.Sample In A Jar

Disc 2
1.Runaway Jim
2.Meat
3.Limb By Limb
4.When The Circus Comes
5.Down With Disease
6.Wilson
7.Golgi Apparatus

Eichetta Jemp Records, durata 170 minuti.

Peter, Paul and Mary Live In Japan, 1967 è un doppio CD che viene pubblicato dalla Rhino e amplia il vecchio LP (mai pubblicato in compact) relativo al tour giapponese di quell’anno:

Track Listing

Disc One
1. “Sometime Lovin’”
2. “No Other Name”
3. “Another Side Of This Life”
4. “The Good Times We Had”
5. PaulTalk (Japanese Version)
6. “Puff, The Magic Dragon”
7. “Serge’s Blues”
8. “For Baby (For Bobby)”
9. “If I Had My Way”
10. “Don’t Think Twice, It’s Alright”
11. “If I Had A Hammer”
12. “This Land Is Your Land”

Disc Two
1. “When The Ship Comes In”
2. “500 Miles”
3. “Lemon Tree”
4. “Gone The Rainbow”
5. “Hurry Sundown”
6. “Well, Well, Well”
7. “San Francisco Bay Blues”
8. “It’s Raining”
9. “When I Die”
10. “Where Have All The Flowers Gone”
11. “Blowin’ In The Wind”
12. “The Times They Are A’Changin’”

La Shout Factory pubblica la registrazione della famosa California Jam del 1974, o meglio la porzione di Emerson, Lake & Palmer come Live In California 1974. Anche in questo caso tracklist del concerto che non era mai uscito in versione ufficiale:

1. Toccata
2. Still…You Turn Me On
3. Lucky Man
4. Piano Improvisations (Including “Fugue” And “Little Rock Getaway”)
5. Take A Pebble
6. Karn Evil 9, First Impression Part 2
7. Karn Evil 9, Third Impression
8. Pictures At An Exhibition

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Altro trio di uscite per l’11 dicembre.

La prima riguarda la colonna sonora del film This is 40 del regista Judd Apatow. Il CD è pubblicato è pubblicato dalla Capitol ed è interessante perché comprende materiale esclusivo per l’album (quelli in neretto):

1. I’m Your Angel – Yoko Ono
2. Always Judging – Norah Jones
3. What Do You Like? – Graham Parker with Punch Brothers
4. Sick Of You – Lindsey Buckingham
5. Rewrite – Paul Simon
6. Shining Through The Dark (Live) – Ryan Adams
7. Lunch Box Odd Sox – Paul McCartney
8. Brother & Sister – Lindsey Buckingham Featuring Norah Jones
9. Theme 1 (Debbie & Oliver) – Jon Brion
10. Watch The Moon Come Down – Graham Parker & The Rumour
11. Days That We Die – Loudon Wainwright
12. She Acts Like You – Lindsey Buckingham
13. Dull Tool – Fiona Apple
14. Lucky Now (Live) – Ryan Adams
15. I Got You – Wilco
16. Live & Die – The Avett Brothers

Bonus track (digital only):
17. Protection (Live) – Graham Parker & The Rumour

Willy Mason è un bravissimo cantatutore americano che aveva pubblicato due album nel 2005 e 2007 (oltre ad una serie di EP) che avevano ricevuto ottime recensioni, poi sembrava sparito nel nulla (a parte un paio di brani nel disco Hawk di Isobel Campbell e Mark Lanegan). Ora riappare con questo Carry On che è uscito il 5 dicembre per la Fiction/Universal (e uscirà in Italia il 15 gennaio) ed è stato decretato disco del mese da Mojo, con 4 stellette e ha avuto ottime recensioni anche da Uncut (8/10), Q, Sunday Times e altri. Piace anche al sottoscritto che si premurerà di recensirlo più diffusamente nei prossimi giorni. E’ uno di quelli bravi, vecchia scuola e belle canzoni, anche voce interessante.

Un altro cantautore interessante è Will Hoge che ha pubblicato una cospicua serie di album ed EP (gli ultimi dei quali per la Rykodisc) dal 1997 a oggi e di cui ho parlato occasionalmente nel Blog. Con Modern American Protest Music torna a distribuirsi a livello indipendente, si tratta di un EP con 7 brani autodistribuito, disponibile per il download (e, a fatica, anche fisicamente, in teoria dovrebbe essere uscito il 18 settembre). Il motivo di questo richiamo è perché Hoge è candidato ai Grammy come autore di un brano Even If Breaks Your Heart (una delle sue canzoni più belle) che quest’anno è stato inserito nell’album della Eli Young Band di cui avevo parlato questa estate buon-country-rock-dal-texas-via-nashville-eli-young-band-lif.html

Per oggi è tutto, la settimana prossima dovrebbe esserci ancora una puntata sull’uscite del mese e poi iniziamo con le anticipazioni sul 2013. Senza dimenticare il meglio del 2012 e qualche recensione, spero, interessante.

Bruno Conti

Dopo Una Lunga Risalita Di Otto Anni Son Tornati I “Salmoni”! Leftover Salmon – Aquatic Hitchhiker

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Leftover Salmon – Aquatic Hitchhiker – Los Records 2012

Questo nuovo disco dei “salmoni” (dopo otto anni di inattività discografica si vociferava di un ritiro definitivo dalle scene), è sicuramente, dai tempi della morte del banjoista Mark Vann avvenuta nel 2002 (era uno dei fondatori del gruppo), il migliore della discografia della band di Boulder, Colorado. Il gruppo nasce all’inizio degli anni novanta dalla fusione di due band, i Left Hand String Band (formazione bluegrass) e i Salmon Heads (formazione cajun), e unendo le due cose abbiamo lo stile personale (azzarderei “folle”) dei Leftover Salmon, anche se inserito nel filone jam band. Cominciano a suonare in Colorado, per poi farsi un nome e diventare una formazione di “culto” in tutti gli Stati Uniti (per certi versi si possono paragonare ai Phish, anche se musicalmente sono completamente diversi), e il suono dei Salmons è un cocktail di country-bluegrass-cajun-reggae, ma è dal vivo che il gruppo dà il meglio, in quanto si lascia andare ad una musica spontanea, piena di immaginazione, in cui le invenzioni e gli altri stili coinvolti compongono un “sound” decisamente affascinante, come nel live Ash The Fish (95) registrato al Fox Theatre di Boulder.

I Leftover Salmon hanno esordito con l’interessante Bridges To Bert (93), cui faranno seguito altri lavori importanti come Euphoria (97), e The Nashville Sessions (99) con ospiti delle “personcine” come Taj Mahal, Sam Bush, Earl Scruggs, Waylon Jennings, Lucinda Williams e Bela Fleck, e un intrigante O’ Cracker Where Art Thou’ (2003) in collaborazione con i Cracker. Questo nuovo disco Aquatic Hitchhiker, a otto anni dall’omonimo CD del 2004, con una formazione decisamente rinnovata rispetto al passato, vede sempre in primo piano i “leader” storici Drew Emmitt, Vince Hermann e il nuovo arrivato Andy Thorn (banjo elettrico), con Steve Berlin dei Los Lobos che ha usato il suo ruolo di produttore per dare ordine al suono ed ha scelto la via più semplice, facendo confluire il naturale senso della melodia delle canzoni di Drew Emmitt e Vince Herman, in una forma sonora fluida e ben strutturata.

Apre Gulf Of Mexico un funky-rock di sicuro impatto (un po’ alla Little Feat, infatti nella versione live di Light Behind The Rain che vedete dopo, c’è Bill Payne ospite alle tastiere), limpido e divertente, mentre Keep Driving è un cajun rock agile e spigliato che sembra preso dalla tradizione, ma è invece uscito dalle penne di Herman e Thorn. Liza è il brano più intrigante del lavoro, un pezzo “caraibico” che ricorda le atmosfere dell’isola, perfetto per il grande Henry Belafonte, seguita dalla “title track” una traccia strumentale velocissima, con il violino dell’ospite Jason Carter in evidenza. Si riparte con Bayou Town, un “valzerone” agreste che sembra uscito dal repertorio della Nitty Gritty Dirt Band anni settanta, cui segue una Sing Up To The Moon sempre in ambito country. Light Behind The Rain è una ballata americana dalla classica struttura, con un arrangiamento limpido, cantata magnificamente e con una melodia che richiama il miglior country-rock stile Eagles.

Stop All Your Worrying è un bluegrass classico con il banjo di Andy in primo piano, mentre Walking Shoes è una canzone dal suono “roots”, cantata con molto “feeling”, seguita da una Kentucky Skies sempre sulle piste del bluegrass, tempo spedito e strumentazione cristallina. Concludono il disco Gone For Long, una composizione lenta, classica ballata di altri tempi (firmata dal bassista Greg Garrison), sincero omaggio al gruppo di Robbie Robertson (The Band), mentre Here Comes The Night è un brano splendido, leggermente dal tocco blues, un passo “allmaniano” con una fitta trama di chitarra ed hammond, tutto giocato sulla bravura dei musicisti.

I Leftover Salmon sono musicisti preparati che si divertono a stravolgere il country ed il bluegrass, suonando in modo velocissimo, mischiando elementi rock e blues, spesso improvvisando, uscendo quindi dai binari circoscritti che questi generi musicali prevedono. Musica interessante, intrigante, senza vincoli, per questi ragazzi del Colorado, e che piacerà sicuramente ai fans; per gli altri è il tempo di scoprire un gruppo che rende onore alle radici della musica americana.

Tino Montanari

Cha Jam E Che Band! Non Conoscevo. Ultraviolet Hippopotamus – Square Pegs Round Holes

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Ultraviolet Hippopotamus – Square Pegs Round Holes – Self released

Fino ad un po’ di tempo fa ignoravo l’esistenza di questa band originaria di Grand Rapids, Michigan (e non Chicago come ho visto da qualche parte). Si chiamano Ultraviolet Hippopotamus (Hippo per fans e amici) sono un sestetto (o meglio erano, sono rimasti in cinque), questo Square Pegs Round Holes è il loro terzo album e come genere vengono inseriti nel filone delle Jam Bands, ma io come stile musicale indicherei più che altro un “C…o se suonano!”, così, papale papale.

Nei dieci brani che costituscono questo album, per una durata complessiva di una settantina di minuti, si affollano mille influenze, le più forti, secondo il sottoscritto, sono la musica di Frank Zappa (quella meno sperimentale, più rock, ma non per questo meno complessa e tecnicamente superba), e già qui troviamo quasi tutto lo scibile della musica moderna, poi mi è parso di cogliere influenze del periodo Utopia di Todd Rundgren, quello più prog con grande utilizzo di tastiere acustiche ed elettriche ad affiancare le chitarre ed una sezione ritmica spaziale, e non ultimo il sound delle jam bands, con affinità elettive con gli Umphrey’s McGee e i Phish più improvvisativi. E, parlo sempre per me, in questo album mi sembrano addirittura superiori a questi ultimi o siamo lì!

Partiamo dal presupposto che vi deve piacere il genere (e sentire qualcuno che suona così bene è sempre un piacere): quindi aspettatevi lunghe improvvisazioni strumentali, con stop e ripartenze, con il gruppo che rilancia continuamente, cambia i ritmi a ogni piè sospinto, le chitarre passano da sonorità elettriche a wah-wah zappiani in un battito di ciglia, le tastiere, piano, organo e synth analogici, si lanciano in ardite scale tra rock, jazz e funk e la sezione ritmica con doppio batterista/percussionista di gran pregio è assolutamente imprevedibile nelle sue variazioni di tempi.

Pur venendo dalla regione di Detroit, patria dell’automobile, sono un band ecologista e antinuclearistica, anche se nei testi non si nota molto, visto che sono brevi e concisi, spesso sardonici e beffardi, alla Zappa, funzionali alla musica ma ridotti al minimo. Si spazia dal rock classico, all’inevitabile reggae, il rock progressivo, qualche incursione nel jazz e nel funky, tutti gli elementi delle migliori jam bands, anche l’elemento bluegrass è presente, spesso il tutto nello spazio di uno stesso brano.

Qualche nome, importante nella storia presente e passata del gruppo che proprio recentemente ha visto l’abbandono di uno dei chitarristi e fondatori del gruppo, Sam Guidry, ancora presente in questo disco (che è in studio se non l’avevo detto, ma non si direbbe). Citiamo i due batteristi, Joe Phillion e Casey Butts, il bassista Brian Samuels, l’altro chitarrista Russell James e i due tastieristi Nate Karnes e Dave Sanders che vi potete godere a pieno regime nelle pieghe tastieristiche di un brano come Bob The Wonder Cat, dove piano, organo e synth assurgono a grandi protagonisti a fianco delle due chitarre che nei loro crescendo fantastici si dividono la scena nel vorticare di cambi di ritmo del brano. Ma già nell’iniziale Giants, dove anche la parte vocale non è solo quella funzionale delle jam band ma lascia intravedere futuri sviluppi e si distende su un brano che ha una struttura rock quasi tradizionale, ma dura poco perchè quando le chitarre e le tastiere decidono che è tempo di improvvisare non li ferma nessuno e qui si sfiora anche il southern rock non citato tra gli elementi compositivi della band.

Senza soluzione di continuità Bob The Wonder Cat si trasforma nella title-track Square Peg Round Holes, con un organo che introduce la melodia le chitarre si aggiungono, un intermezzo vocale anni ’70 (Steely Dan meets Zappa?) e poi percussioni e piano nella parte finale dove la solista parte velocissima per una improvvisazione a due con il synth che tocca vette prodigiose (sempre se amate il genere, ovviamente, ma anche no!). A questo punto pausa direte voi, ma neanche per idea, si riparte più veloci di prima con Run Rabbit Run che di punto in bianco aggiunge accenni reggae e poi tra stop e ripartenze zappiane (il citato wah-wah) confluisce in T1J mentre le tastiere analogiche e elettroniche impazzano con le chitarre come se gli Utopia di Todd Rundgren non si fossero mai sciolti, tra effetti vocali improbabili e assoli supersonici con il synth che si inventa effetti degni dell’Herbie Hancock del periodo funky. The Scar è un proprio un brano reggae, all’inizio almeno, nella parte cantata, poi entra un organo maestoso, il tempo comincia ad accelerare e poi rallenta di nuovo (fermateli!) fino ad un doppio assolo fantastico dei chitarristi Guidry e James con il pianista che aggiunge tematiche tra Little Feat e bluegrass frenetico prima di passare ad un inaspettato intermezzo acustico Avalon tra 6 e 12 corde arpeggiate e tastiere sognanti, tre minuti di pausa.

Poi parte il tour de force di quasi dodici minuti di Medicine con tastiere e xylofono che ci riportano al miglior rock progressivo anni ’70, le chitarre che entrano poco a poco, un groove di basso e batteria in crescendo che lascia spazio a una bella performance vocale di gruppo, anche orecchiabile e melodica se volete. Poi a metà brano il gruppo rompe gli indugi richiama il fantasma di Zappa e si lancia in una serie di improvisazioni fantastiche. Ancora cambi di tempo ed atmosfere musicali con DNT che si appoggia questa volte sulle multiformi tastiere di Dave Sanders che richiamano i citati Litte Feat di Bill Payne, magari non a quei livelli.

La conclusione è affidata The Marine che ci porta su territori fusion, quasi alla Pat Metheny o alla Return To Forever, anche se c’è una parte cantata, sonorità che comunque affioravano qui e là anche nel resto dell’album.

Che dire, bravi son bravi, nel genere (ma quale?) sono tra i migliori. Come sempre, in questi casi, buona ricerca.

Bruno Conti