Dopo Le Celebrazioni Poteva Mancare Un Bel Tributo Ai Grateful Dead? Various Artists. – Day Of The Dead. Giorno 1

day of the dead

*NDB Vista la lunghezza del Post, lo dividiamo in due parti, oggi il “Giorno Del Morto Riconoscente” 1, domani il 2. Buona lettura!

VV. AA. – Day Of The Dead – 4AD/Beggars 5CD Box Set

Sono ancora recenti i festeggiamenti per i 50 anni dei Grateful Dead, culminati lo scorso anno con la pubblicazione del monumentale box di 80 CD 30 Trips Around The Sun http://discoclub.myblog.it/2015/09/28/anteprima-mondiale-meno-male-che-gli-anni-trenta-grateful-dead-30-trips-around-the-sun/  e con i concerti tenuti dai membri superstiti confluiti poi nelle varie edizioni del live Fare Thee Well http://discoclub.myblog.it/2015/12/13/finalmente-cofanetto-dal-vivo-dei-dead-grateful-dead-thee-well-chicago-il-soldier-field/ , ecco che è di nuovo ora di parlare dell’ex gruppo guidato da Jerry Garcia, non solo per l’uscita proprio in questi giorni di un altro box dal vivo, July 1978 (“solo” 12 CD, ma c’è anche una versione tripla con il concerto al Red Rocks Amphiteatre, di cui leggerete la recensione più avanti), ma soprattutto per questo eccezionale tributo, intitolato Day Of The Dead, che presenta ben 59 canzoni della storica band californiana in cinque CD (ma ne esiste anche una versione limitata in vinile), un’iniziativa senza precedenti. Di tributi ai Dead in passato ne sono usciti più d’uno (ricordo lo splendido Deadicated del 1991, oggi purtroppo introvabile), ma mai di questa portata: l’esempio più vicino che mi viene in mente è il quadruplo omaggio dedicato a Bob Dylan uscito qualche anno fa, Chimes Of Freedom http://discoclub.myblog.it/2012/02/03/chimes-of-freedom-tributo-a-bob-dylan-per-i-50-anni-di-amnes/ (*NDB a proposito, auguri Bob, lo festeggiamo con un Post apposito a parte) , con la differenza che qui la qualità media è molto più elevata. Dietro al progetto Day Of The Dead ci sono i fratelli Aaron e Bryce Dessner, i due chitarristi del gruppo di Cincinnati The National, che hanno curato il tutto assumendo anche il ruolo di produttori (altra differenza con il tributo a Bob, dove tutte le performance erano slegate tra loro), un lavoro certosino ma di grande valore, per il quale i due musicisti hanno preferito rivolgersi a gruppi e solisti indipendenti, ed in molti casi abbastanza sconosciuti, piuttosto che contattare artisti famosi (anche se, come vedremo, ci sono diverse eccezioni): il tutto è stato patrocinato dalla Red Hot Organization, un’associazione benefica no profit che si occupa di combattere il virus dell’HIV, già responsabile in passato di numerosi album a tema, il cui più famoso è stato Red, Hot + Blue, anche se io vorrei ricordare il meraviglioso Red, Hot + Country.

Ebbene, come già accennato Day Of The Dead è un’opera sontuosa, un tributo splendido ad una delle più grandi band della nostra musica, con una qualità molto alta: ci sono alcuni momenti di livello inferiore (come in tutti i tributi), ma direi che almeno al 75% le performance qui incluse sono assolutamente riuscite, e nobilitano ulteriormente uno dei migliori songbook in circolazione. Infatti, i Dead sono passati alla storia principalmente per le loro esibizioni dal vivo, ma spesso ci si dimentica che Garcia (insieme al paroliere Robert Hunter) era anche uno straordinario autore di canzoni, ed anche Bob Weir ed occasionalmente Phil Lesh si difendevano alla grande. Qui c’è di tutto, dai grandi classici del gruppo di San Francisco ai pezzi più oscuri, oltre a qualche cover da loro spesso suonata dal vivo, e nonostante ciò i due fratelli Dessner hanno dovuto lasciar fuori qualcosa: particolarmente dolorose per il sottoscritto le assenze delle grandissime Mississippi Half-Step Uptown Toodeloo e Alabama Getaway…ma non si può avere tutto! Ma adesso lascerei lo spazio alle canzoni.

CD 1: il box inizia in maniera scintillante con i bravi The War On Drugs ed una solare e spedita versione della splendida Touch Of Grey (unico successo da Top Ten per i Dead), subito seguito da Phosphorescent (con Jenny Lewis) con una Sugaree cadenzata e molto diretta, arrangiamento classico e risultato anche superiore al brano precedente. La fluida Candyman vede un Jim James (leader dei My Morning Jacket) meno etereo del solito, con un suono più simile a The Band che ai Dead; bravissimi i Lone Bellow con una splendida Dire Wolf (una delle mie preferite) in un cristallino arrangiamento country-rock stile Byrds periodo Gram Parsons. Un inizio fulminante, da cinque stelle. Courtney Barnett affronta New Speedway Boogie con un approccio vocale alla Lucinda Williams, solo un filo meno strascicato, ma il brano ne esce bene comunque, mentre i Mumford & Sons confermano il loro momento difficile con una Friend Of The Devil gonfia e sovrarrangiata, sembrano quasi gli ultimi U2 (è non è inteso come un complimento). Meno male che c’è Bruce Hornsby (accompagnato dai DeYarmond Edison) che non sarà un fenomeno ma è un signor musicista ed una persona seria: Black Muddy River è una delle ballate più toccanti dei Dead, Bruce la tratta con amore e rispetto e ne esce alla grande. Ecco i National con l’inquietante (nel testo) Morning Dew, ma anche la loro interpretazione ha un non so che di minaccioso, ed è perfetto per una canzone che parla di una catastrofe nucleare; non ho mai sopportato la vocalità debordante di Anthony Hegarty (qui nella sua nuova identità, Anonhi), e quindi anche la sua Black Peter risente pesantemente del suo modo di cantare, meglio passare a Loser (Ed Droste dei Grizzly Bear con Binki Shapiro), suonata in maniera molto aderente ai Dead e pertanto riuscita; chiude il primo CD la stupenda To Lay Me Down, che Sharon Van Etten e Perfume Genius propongono in una toccante versione lenta e pianistica.

CD 2: il bravo Kurt Vile ci fa vedere (e sentire) quanto è bella Box Of Rain, dato che per decenni è stata massacrata dal suo autore, Phil Lesh: una delle migliori versioni nel box; Rubin And Cherise la conoscono in pochi, e Bonnie “Prince” Billy la suona proprio nello stile dei Dead (e anche la voce ricalca quella di Garcia), derivativa ma molto piacevole, mentre ecco ancora i bravissimi Lone Bellow con una spedita Me And My Uncle, un brano di John Phillips suonato spessissimo dai Dead nei concerti. Non mi convince molto la Cassidy poppettara di Moses Sumney, ma (molto) peggio fanno i Lucius, che rovinano letteralmente la mitica Uncle John’s Band (la più bella canzone dei Dead?) con un arrangiamento assurdo, per fortuna che Lee Ranaldo (con Lisa Hannigan) non folleggia e ci consegna una Mountains Of The Moon molto ben fatta e suonata come si deve. Dark Star, proposta dal vivo da Cass McCombs e Joe Russo, è decisamente deaddiana, anche se molto più contenuta nel minutaggio, mentre Nightfall Of Diamonds (ad opera dei Nightfall Of Diamonds, appunto) e la strana Transitive Refraction Axis For John Oswald (Tim Hecker) sono elettroniche e quasi rumoristiche, quindi evitabili. Il secondo dischetto termina ancora con Ranaldo, in compagnia di Tunde Adebimpe (? *NDB E’ il cantante dei TV On The Radio), che ci consegna una Playing In The Band molto diretta e godibile, e con Brokedown Palace, rifatta con buon piglio da Richard Reed Parry, Caroline Shaw e, udite udite, Garth Hudson, anche se l’originale era nettamente superiore.

End of part 1, continua…

Marco Verdi

Novità Di Febbraio Parte IB. J. Geils Band, Girl Guns & Glory, Steve Gunn + Black Twig Pickers, Box Tops, Phosphorescent, Pat Travers

j.geils band house party live in germany

Seconda parte delle uscite discografiche più interessanti di questo scorcio finale di Febbraio. Dalla benemerita serie televisiva Rockpalast ecco la registrazione di un concerto della J. Geils Band, che non appartiene però alla serie dei CD+DVD editi dalla Repertoire come Live At Rockpalast. Il luogo dei concerti è lo stesso, ma questo House Party Live In Germany viene pubblicato dalla Eagle Rock/Edel. Si tratta di un concerto registrato il 21 aprile del 1979 alla Grugahalle di Essen nel corso del tour promozionale per l’album Sanctuary. I brani sono gli stessi sia nel CD come DVD: 1) Jus Can t Stop Me 2) I Could Hurt You 3) Sanctuary 4) One Last Kiss 5) Teresa 6) Nightmares 7) Wild Man 8) Looking For A Love 9) Give It To Me 10) Whammer Jammer 11) Ain t Nothing But A House Party 12) Where Did Our Love Go 13) Pack Fair And Square 14) First I Look At The Purse. Tutti gli altri dettagli nella recensione completa. Per il momento vi anticipo che il concerto mi pare ottimo e la band è sempre grande, una delle migliori nel rock americano anni ’70!

girls guns and glory tribute to hank williams live

Girls Guns & Glory – A Tribute To Hank Williams Live – MRI

Se volete saperne di più sulla band, come al solito basta seguire il link http://discoclub.myblog.it/2014/02/13/il-nome-del-gruppo-fa-schifoma-cacchio-se-suonano-girls-guns-glory/ e trovate tutte le informazioni, oltre alla recensione del precedente disco di studio della band, Good Luck. Esattamente ad un anno dal precedente ora esce questo nuovo CD del gruppo, dal vivo, registrato nel giorno di Capodanno a Cambridge, Massachusetts, come pare sia una tradizione della band bostoniana ogni anno: il soggetto dei concerti è sempre Hank Williams, è questo è il quinto anno che viene tenuto l’evento, in due concerti, il 31 dicembre e il 1° gennaio. Loro sono molto bravi e il disco è divertente e rispettoso della tradizione, con un bel suono roots.

steve gunn black twig pickers seasona hire

Steve Gunn è un eccellente chitarrista e cantante americano di cui avete già letto nel Blog in relazione ai migliori dischi del 2014: quello di Gunn, Way Out Weather, era al sesto posto nella classifica di Mojo. Ora ha unito le forze con i Black Twig Pickers, quartetto old-time bluegrass che in passato ha già collaborato con Charlie Parr e con lo scomparso Jack Rose; il disco si chiama Seasonal Hire, esce per la Thrill Jockey, ed è una riuscita (e non di facilissimo ascolto) fusione di bluegrass-country progressivo, american primitive music e sonorità orientali, che raggiungono l’apice negli oltre sedici minuti dell’affascinante title-track. Le parti cantate rispetto ai dischi dei Black Twig Pickers sono nettamente ridotte a favore dell’improvvisazione strumentale, come potete verificare https://www.youtube.com/watch?v=972QCEahPNg

box tops original albums 1967-1969

Anche di questo doppio della australiana Raven nei prossimi giorni (comunque appena trovo il tempo) recensione completa. Per il momento ve lo segnalo, si chiama The Original Albums 1967-1969 e in due CD riporta tutti i 5 album ufficiali registrati dai Box Tops, la band di enorme successo sul finire degli anni ’60, in cui militò un giovanissimo Alex Chilton, pensate che quando il gruppo si sciolse non aveva ancora 19 anni. Ma che voce, ragazzi!

phosphorescent live at the music hall

Gli ultimi quattro album dei Phosphorescent  (lo pseudonimo con cui lavora il musicista nativo dell’Alabama poi residente ad Athens, Georgia ed ora a Brooklyn, Matthew Houck), da Muchacho del 2013 andando a ritroso fino a Pride del 2007 e passando per Here’s To Taking It Easy del 2010 e il tributo a Willie Nelson, To Willie, del 2010, sono tutti molto belli e spesso sono rientrati negli Year’s Best degli scorsi anni. Ora esce questo ottimo Live At The Music Hall, in doppio CD o limitato triplo vinile, che è un po’ la summa della sua carriera. L’etichetta è la Dead Oceans, quella che pubblica abitualmente i suoi album: accompagnato da una ottima band Houck dimostra perché è considerato uno dei migliori musicisti nell’attuale panorama musicale “alternativo”, e non solo,  americano.

pat travers feelin' right

Altro cofanetto multiplo, questa volta da parte di una major, la Polydor/Universal, che ristampa in un quadruplo CD Box gli album di Pat Travers del periodo 1976-1984 (anche se il titolo sulla copertina riporta 1975 come anno di partenza, ma il primo omonimo disco uscì nel 1976, essendo stato registrato nell’aprile di quell’anno): comunque si chiama Feelin’ Right The Polydor Albums 1975-1984 e comprende otto dischi del chitarrista canadese, per motivi misteriosi non c’è Crash And Burn che fu quello di maggior successo, uscito nel 1980 e entrato nei top 20 delle classifiche americane. Power rock-blues trio (e anche in quartetto e quintetto) di grande potenza. Anche di questo, as soon as possible, recensione completa. Per il momento https://www.youtube.com/watch?v=VwfxXWefyCA, proprio tratta dall’album mancante.

That’s all.

Bruno Conti

Il Meglio Del 2013: Ancora Siti. Paste e Pitchfork

Paste best-albums-2013

Ancora un paio di siti americani, Paste Pitchfork. Cominciamo con la Top 10 di Paste:

phosphorescent muchacho

1. Phosphorescent – Muchacho Preferivo il precedente, però anche questo ha avuto molti consensi in queste liste di fine anno http://www.youtube.com/watch?v=jULlldN64f4

mikal cronin mcii

2. Mikal Cronin – MCII Confesso che non lo avevo mai ascoltato, ma la Merge Records è l’etichetta di Richard Buckner, Mountain Goats, Lambchop, She & Him, Mark Eitzel, Arcade Fire e moltissimi altri e, a giudicare da questo brano, il disco sembra interessante http://www.youtube.com/watch?v=074wHh44p10

foxygen we-are-the-21st-century-ambassadors-of-peace-magic

3. Foxygen – We Are The 21st Century Ambassadors Of Peace And Magic Quello di Fiona Apple, lo scorso anno, era sicuramente il disco con il titolo più lungo tra i migliori del 2012, questo, anche se per lunghezza non gli si avvicina, mi sembra il recordman del 2013 (tra quelli incontrati fino ad ora). E anche costoro mi erano del tutto ignoti. Anche in questo caso neo psichedelia e garage 60’s & 70’s, però il terzo miglior disco dell’anno, andiamo! http://www.youtube.com/watch?v=FY-WpVpdha0  

janelle monàe 8230-the-electric-lady

4. Janelle Monàe – The Electric Lady La “ragazza” sarebbe brava, però, come dicevano a scuola, non si applica, è dispersiva http://www.youtube.com/watch?v=d_0gMYq6Odw

deerhunter monomania

5. Deerhunter – Monomania

6. Kurt Vile – Wakin On A Pretty Daze

7. Vampire Weekend – Modern Vampires Of The City

chvrches7900-the-bones-of-what-you-believe

8. CHVRCHES – The Bones Of What You Believe Diciamo che fino a questo punto la lista di Paste, bene o male, si “salvava” (anche se rispetto ai vecchi tempi c’è stato un cambio radicale di gusti nella linea musicale della ex rivista), ma gli ultimi tre dei Top 10 diciamo che non sono memorabili (sempre parere personale e non condivisibile, ma lo esprimo lo stesso, senza nascondermi, un bel bah!) http://www.youtube.com/watch?v=_mTRvJ9fugM

run-the-jewels

9. Run The Jewels – Run The Jewels Niente video, non ce la faccio!

10. Haim – Days Are Gone

Pitchfork YearEnd_Features-Top50Albums

Anche per Pitchfork, naturalmente, solo i primi dieci. E chi c’è al numero uno, il disco più votato dell’anno…

vampire weekend modern vampires

1. Vampire Weekend – Modern Vampires Of The City Sarà vera gloria? http://www.youtube.com/watch?v=_mDxcDjg9P4 Non lo so, ma meglio loro di tantissime “tavanate” che affollano le classifiche di fine anno|

2. Kanye West – Yeezus

3. Disclosure – Settle

my bloody valentine mbv

4. My Bloody Valentine – mbv Mancava dalla lista di Uncut

danny brown 9416-old

5. Danny Brown – Old

defdheaven7341-sunbather

6. Deafheaven – Sunbather Un bel disco di Black Metal (?) ci mancava! Ma esiste ancora Kerrang? Penso di sì, saranno 30 anni che non lo leggo e considerando che esce dal 1981 è un bel record. Comunque per un periodo è stata la rivista musicale più venduta della storia con oltre 80.000 copie (e questa la dice lunga sulla scarsa diffusione dell’editoria che tratta di musica).

7. Daft Punk – Random Access Memories

majical cloudz 6986-impersonator

8. Majical Cloudz – Impersonator E chi sono costoro (o costui)? Genere Experimental (si impara sempre qualcosa)! http://www.youtube.com/watch?v=05gZ4lYi-Ho

savages 6743-silence-yourself

9. Savages – Silence Yourself  Con video di un “noto” regista italiano http://www.youtube.com/watch?v=FuIB8HEmnoY Mi sembrano un incrocio tra Siouxsie, Lene Lovich e un pizzico di Echo & The Bunnymen, quindi nuovi!

10. Arcade Fire – Reflektor

Rinfrancato sul futuro della musica vi lascio, ci sentiamo il giorno di Natale.

Bruno Conti

 

 

 

Il Meglio Del 2013: Una Rivista E Un Sito Americani – Rolling Stone e American Songwriter

rolling stone 20131202-1199cover-x286-1386002368

Proseguendo con le liste di fine anno dei migliori dischi del 2013 approdiamo a Rolling Stone magazine e al sito di American Songwritwer (fratelli di sangue del nostro Blog)! Iniziamo con Rolling Stone (se cliccate sul link, potete vedere quella completa dei 50 sul loro sito, come al solito cerco di mettere solo le copertine dei dischi che non sono già apparsi in altre liste (più o meno, i Vampire Weekend vanno come il pane in tantissime classifiche):

vampire weekend modern vampires

1. Vampire Weekend – Modern Vampires of the City
2. Kanye West – Yeezus
3. Daft Punk – Random Access Memories

paul mccartney new deluxe
4. Paul McCartney – New Bravi! Anch’io più lo sento e più mi piace http://www.youtube.com/watch?v=5CfLUmVso30 magari non lo metterei nei primi dieci o quindici ma nei cinquanta sì!
5. Arcade Fire – Reflektor Moolto soppravalutato anche se non così brutto come mi era parso ai primi ascolti.
6. Queens of the Stone Age – …Like Clockwork Anche questo c’è in quasi tutte le liste

lorde pure heroine
7. Lorde – Pure Heroine Boh? Questo è tutto l’album, compresa Royals, giudicate voi http://www.youtube.com/watch?v=Tf5tR6d9Yao
8. The National – Trouble Will Find Me
9. Arctic Monkeys – AM

john fogerty wrote a song
10. John Fogerty – Wrote a Song for Everyone E’ un bel disco, però io preferisco le versioni originali, questa con i Dawes lo è (bello anche il loro Stories Don’t End), quindi http://www.youtube.com/watch?v=g2a_6CjCuzg

parquet courts
11. Parquet Courts – Tally All the Things That You Broke Questo, ammetto, devo approfondire, qui c’è un concerto dal vivo, se volete gradire http://www.youtube.com/watch?v=2rEwOhbSbeI

jake bugg
12. Jake Bugg – S/T Rolling Stone ha inserito nella classifica il primo disco omonimo del 2012, ma nel frattempo è uscito Shangri La che mi sembra decisamente migliore dell’esordio, anche se continua a non sembrarmi questo fenomeno imperdibile della “nuova” musica inglese, meglio gli Strypes, però… http://www.youtube.com/watch?v=p4wTRbW0aos

disclosure settle
13. Disclosure – Settle Un po’ di musica danzereccia
14. Drake – Nothing Was The Same E ancora. Continuo a preferire Nick (Drake), anche se è morto da 39 anni!

atoms for peace cd
15. Atoms for Peace – AMOK Mah, secondo me Thom Yorke non fa un disco veramente bello da parecchi anni http://www.youtube.com/watch?v=DpVfF4U75B8

I pareri sono assolutamente personali e forse per questo mi trovo molto con quello che dice:

AS-top-50-albums

Anche qui se cliccate sul link li trovate tutti e cinquanta.

 

jason isbell southeastern

01. Jason Isbell: Southeastern Disco assolutamente sottovalutato, molto bello. Amanda Shires, la nuova moglie di Isbell, a sua volta ottima cantante e violinista, appare solo in un brano, ma deve avere contribuito a dargli la serenata che prima mancava (oltre ad un passaggio in una clinica per un po’ di “rehab”). Non si nota che il disco non sia stato prodotto da Ryan Adams come previsto inizialmente, sarebbe stato un bel match. Nel filmato da Letterman c’è anche lei, bella e brava http://www.youtube.com/watch?v=nFOH_joT31U

patty griffin american kid
02. Patty Griffin: American Kid Altro gran disco che entrerà nei miei “recuperi” di fine anno per la classifica dei migliori del 2013. Ospite nel disco in tre pezzi, quel “figo” di Robert Plant, in attesa di riprendere entrambi l’avventura con i Band Of Joy http://www.youtube.com/watch?v=uMswPuc2QyQ

phosphorescent muchacho
03. Phosphorescent: Muchacho

guy clark my favorite
04. Guy Clark: My Favorite Picture of You E pure questo non scherza http://www.youtube.com/watch?v=6wjDbPvEFKM con una foto di copertina che emoziona!

john murry graceless age
05. John Murry: The Graceless Age

the national trouble will find me
06. The National: Trouble Will Find Me

kacey musgraves same trailer
07. Kacey Musgraves: Same Trailer, Different Park Questo è l’unico che non conosco bene, avevo notato l’aspetto fisico, so che fa musica country, ho sentito qualcosa, approfondirò, anche se il fatto di essere stata in tour con Lady Antebellum non deponeva a suo favore http://www.youtube.com/watch?v=kQ8xqyoZXCc

paul mccartney new deluxe
08. Paul McCartney: New In due classifiche diverse http://www.youtube.com/watch?v=9NAA6ZK4uNk

elvis costello wise up ghost
09. Elvis Costello and The Roots: Wise Up Ghost Per me una mezza delusione, ad altri è piaciuto (lo troverete in un’altra delle prossime liste): forse mi ero abituato troppo bene http://www.youtube.com/watch?v=9lfhafgiONU

sarah jarosz build me up
10. Sarah Jarosz: Build Me Up From Bones

bill callahan dream river

11. Bill Callahan: Dream River

vampire weekend modern vampires

12. Vampire Weekend: Modern Vampires Of The City

harris crowell old yellow moon
13. Emmylou Harris and Rodney Crowell: Old Yellow Moon Molti lo hanno “massacrato” o quasi perchè si aspettavano di più, per chi scrive un Signor Album (tutto maiuscolo) cantanti così bravi non ne fanno più molti, un’altra è la ex moglie di Crowell, Rosanne Cash, che a metà di gennaio pubblicherà il nuovo album The River And The Thread, ne parliamo a breve http://www.youtube.com/watch?v=skF8HFlj3FY

ashley monroe like a rose
14. Ashley Monroe: Like A Rose Anche questo forse non lo avrei inserito tra i primi 15, però la ragazza è brava e con le Pistol Annies rende di più, però come dimostra questo mini concerto la Monroe ha la stoffa della country singer http://www.youtube.com/watch?v=xoMzPhYYIsM

avett brothers magpie deluxe
15. The Avett Brothers: Magpie and the Dandelion Questo, forse, meritava la Top 10, ma comunque è tra i migliori dischi dell’anno http://www.youtube.com/watch?v=1Pi0fyfkt1w

Questo è il link del sito http://www.americansongwriter.com/ , uno dei migliori che parla della “nostra” musica, forse lo avevo già messo in passato, ma come si dice “repetita iuvant”!

Queste “classifiche” di fine anno possono anche essere l’occasione per scoprire qualche disco che magari vi era sfuggito durante il 2013, oppure qualche minuto di sano cazzeggio, per oggi è tutto.

Alla prossima.

Bruno Conti

Il Meglio Del 2013: Riviste Straniere – Mojo

mojo-242

Continuiamo con le liste dei migliori dischi del 2013, questa volta tocca ad un’altra delle principali riviste musicali mensili inglesi, Mojo. Per evitare eventuali e ripetuti doppioni con le altre classfiche, di volta in volta inserirò solo copertine e link video di album non già apparsi negli altri Post (a parte il numero 1 eventuale), facciamo i primi 15 post dei Top, visto che molti album vengono duplicati da precedenti liste:

Mojo Magazine – Top 50 LPs of 2013

bill callahan dream river
1. Bill Callahan – Dream River

Questo è un gran bel disco http://www.youtube.com/watch?v=rxggnPfEaSw

una sorta di Nick Drake o John Martyn dei nostri giorni http://www.youtube.com/watch?v=y_Z4UvTJdjU

daft punk random access
2. Daft Punk – Random Access Memories
3. David Bowie – The Next Day
4. Arctic Monkeys – AM
5. John Grant – Pale Green Ghosts

deerhunter monomania
6. Deerhunter – Monomania http://www.youtube.com/watch?v=7qIqC7jjHfw

vampire weekend modern vampires
7. Vampire Weekend – Modern Vampires of the City http://www.youtube.com/watch?v=lkCKsfWJdRI

mark kozelek & jimmy lavalle

8. Mark Kozelek & Jimmy Lavalle – Perils from the Sea Dei quattro pubblicati da Kozelek quest’anno mi era piaciuto di più quello con i Desertshore comunque http://www.youtube.com/watch?v=xTwS7DWuUR8
9. Nick Cave & the Bad Seeds – Push the Sky Away

john murry graceless age
10. John Murry – The Graceless Age Questo è uno “strano” disco. Molto bello peraltro, uscito anche in una versione doppia, già nel 2012, ma stranamente Wikipedia riporta “pubblicato nel 2013 è stato inserito tra i migliori dischi del 2012 da Uncut” (scusa?). A parte la strana sequenza temporale, se non lo conoscete http://www.youtube.com/watch?v=h_DlGmaSlg8

phosphorescent muchacho
11. Phosphorescent – Muchacho altro ottimo disco http://www.youtube.com/watch?v=ZPxQYhGpdvg

prefab sprout crimson red
12. Prefab Sprout – Crimson Red un ulteriore disco che una recensione sul Blog la meritava http://www.youtube.com/watch?v=7DVE9Hxk2pA
13. My Bloody Valentine – MBV

holden inheritors
14. Holden – Inheritors Per questo ammetto la mia ignoranza, conosco il Giovane Holden, ma Holden James mi mancava, dopo un veloce ascolto ho scoperto perché, credo che continuerò a farne a meno http://www.youtube.com/watch?v=COoNYZ7WqX8 “troppo avanti” (o indietro) per me.

queens of the stone age lilìke clockwork

15. Queens of the Stone Age – Like Clockwork

Nei prossimi giorni continuiamo con altre riviste e siti (e manca sempre il resto delle mie scelte, una promessa, non una minaccia), senza tralasciare “recuperi” ed altre recensioni, come di consueto!

Bruno Conti

Novità Di Marzo Parte III. Billy Bragg, Black Rebel Motorcycle, Low, Jackie Oates, Suede, Phosphorescent, Thalia Zedek Band, Tift Merritt, Alan Wilson

billy bragg tooth and nail.jpgblack rebel motorcycle specter at the feast.jpglow the invisble way.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Eccoci al terzo appuntamento mensile con le uscite di marzo, siamo arrivati a quelle del 19 marzo. Confermo per oggi le uscite del magnifico box limitato in 7 CD di Duane Allman Skydog e quella di Love For Levon, il concerto tributo al grande Levon Helm, in varie versioni, di cui leggerete la recensione a cura di Marco, penso entro giovedì, entrambe le uscite solo per il mercato americano. Del vinile Black Crowes avete già letto, altre uscite non in lista verranno recensite a parte, per cui partiamo.

Billy Bragg, a parte la ripubblicazione lo scorso anno del box dedicato a Woody Guthrie, registrato con i Wilco, e ad una antologia Fight Songs, nel 2011, era dal 2008 del discreto Mr. Love And Justice che non pubblicava nulla di nuovo. Sempre per la solita Cooking Vinyl rompe il silenzio con questo Tooth And Nail, che è un signor disco, registrato in quel di Pasadena, California con la produzione di Joe Henry. Sono dodici brani, due scritti con Henry, una cover di Guthrie, naturalmente il tutto è registrato con i soliti musicisti del produttore californiano: Jay Bellerose, Greg Leisz, David Piltch e Patric Warren, sinonimo di qualità. E, altrettanto naturalmente, un classico ormai, c’è una versione Deluxe CD+DVD (di non facile reperibilità, in uscita qualche giorno dopo). Nel DVD ci sono 10 video tratti dal vecchio repertorio di Bragg, questi per la precisione:

1. Levi Stubbs Tears 1986 (Video)
2. Greetings To The New Brunette 1986 (Video)
3. She’s Leaving Home 1988 (Video)
4. Waiting For The Great Leap Forwards 1988 (Video)
5. Sexuality 1991 (Video)
6. You Woke Up My Neighbourhood 1991 (Video)
7. Accident Waiting To Happen 1992 (Video)
8. Upfield 1996 (Video)
9. Boy Done Good 1997 (Video)
10. Take Down The Union Jack 2002 (Video)

Anche il nuovo album dei Black Rebel Motorcycle Club, Specter At The Club, avrà una versione limitata, ma si parla semplicemente di una confezione leggermente differente. Si tratta del settimo album per i BMRC, il primo per la band californiana a non venire prodotto da Michael Been, scomparso per un infarto nel 2010, che oltre ad avere questo incarico era anche il padre del bassista Robert Levon, e, per chi li ricorda, il cantante di un ottimo gruppo rock anni ’80 e ’90, The Call.

Altro trio indie americano, i Low, pubblicano il nuovo CD, il decimo della serie, The Invisible Way, prodotto da Jeff Tweedy e registrato negli studi di Chicago dei Wilco, sull’etichetta indie per eccellenza, la Sub Pop. Se ne parla molto bene e, come al solito, le parti vocali sono divise tra il cantante e chitarrista Alan Sparhawk e la batterista e cantante Mimi Parker (più in evidenza in questo album), che come molti sanno, sono anche una coppia nella vita, con prole. Molti li hanno definiti i Gram Parsons ed Emmylou Harris dell’alternative rock morbido e un fondo di verità (anche qualcosa di più) c’è. Se non li conoscete, assolutamente da scoprire, molto bravi.

thalia zedek band via.jpg

simone dinnerstein tift merritt.jpgjackie oates lullabies.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Un terzetto di gentili donzelle, anzi quattro, perché un disco è attribuito ad una coppia.

La copertina del disco di Thalia Zedek deve essere stata realizzata sul bagnasciuga di qualche stabilimento balneare italiano, dall’inequivocabile scritta “Bagno N.13” e anche il titolo Via, non è propriamente inglese, anche se esiste pure in quella lingua. Ma lo nostra amica è originaria di Washington, DC ed è nota, oltre che per un passato punk influenzato da Patti Smith, per essere stata, con Chris Brokaw, la fondatrice dei Come, una buona band rock alternativa di Boston, in attività soprattutto tra il 1990 e il 2001, ma ancora oggi soggetta a sporadiche reunion, la prossima proprio a maggio 2013 per festeggiare il 20° anniversario dell’uscita di Eleven Eleven o 11:11 se preferite, il loro disco migliore, anche se il disco sarebbe uscito nel luglio 1992, ma sapete ormai che le date sono degli optionals per le case discografiche. Nel frattempo come Thalia Zedek Band, per la Thrill Jockey esce questo nuovo Via, di cui, a parte, leggerete la recensione di Tino (perché nel Blog si lavora e si produce indefessamente)!

La coppia è abbastanza “strana”: Tift Merritt è una ottima cantautrice americana molto apprezzata da chi scrive sul Blog, mentre Simone Dinnerstein è una pianista classica emergente, newyorkese, paragonata dalla critica addirittura a Wanda Landowska (che però il vostro fedele scrivente sapeva essere, grazie alle frequentazioni del negozio che dà il nome al Blog e quindi avendo una discreta conoscenza anche del repertorio classico, una delle massime interpreti della musica di Bach, è vero, ma come clavicembalista). Comunque al di là di presunte errate notizie, la coppia funziona: la voce chiara e cristallina della Merritt unita al fluente stile pianistico della Dinnerstein si cimenta con una serie di brani inconsueti, Bach e Chopin, ma anche un Brad Mehldau inedito e un tributo a Leonard Cohen da parte di Simone, brani di Patty Griffin e della stessa Merritt scritti per l’occasione, oltre a una bella versione del traditional Wayfaring Stranger per Tift, che canta con grande classe tanto da sembrare quasi una novella Judy Collins, nel suo periodo folk anni ’60. Etichetta Sony Masterworks Classical. Strano, ma molto piacevole, non nell’accezione negativa del termine.

Jackie Oates è una delle tante voci femminili che stanno popolando questa sorta di rinascimento della musica folk inglese. Lullabies è il suo quinto album da solista, pubblicato dalla ECC (salute! scusate ma non ho resistito), registrato in parte anche in Islanda con musicisti locali, alterna materiale tradizionale, pezzi strumentali (la Oates è anche una ottima violinista come testimonia il suo lavoro con gli Imagined Village, il gruppo di Simon Emmerson, ex leader degli Afro Celt Sound System, citati nel Blog, in passato, per la loro partecipazione al Cambridge Folk Festival e perché sono considerati tra gli eredi di gruppi come Incredible String Band e Pentangle) e anche qualche cover inconsueta come Junk di Paul McCartney o Sleeper’s Awake di Mike Heron degli appena ricordati Incredible String Band. A ulteriore merito di Jackie Oates possiamo ricordare che faceva parte della prima versione delle Unthanks una delle migliori formazioni di questa new Wave del British Folk, Kate Rusby, Eliza Carthy, Heidi Talbot, Alasdair Roberts, Seth Lakeman, Mary & Cara Dillon, Emily Portman e tanti altri che spesso ricordo su questo Blog, aggiungere anche la Oates alla lista, molto brava! Non c’entra niente (o forse sì, sentendo questa musica), ma mi è arrivata una mail che annuncia l’uscita, per il 27 maggio, del nuovo album di Laura Marling, Once I Was An Eagle. Ma ci sarà tempo per parlarne.

suede bloodsports.jpgphosphorescent muchacho.jpgalan wilson the blind owl.jpg

 

 

 

 

 

 

Uno strano terzetto.

Dopo il clamoroso flop, di critica e di pubblico, di A New Morning, uscito nel 2002 e costato qualcosa come un milione di sterline, senza entrare neppure nei Top 20 delle classifiche inglesi (in America neppure era uscito), gli Suede si erano sciolti. Ora, sempre con la guida di Brett Anderson (gran voce comunque, a prescindere dal genere) ma sempre senza Billy Butler che si è riciclato come autore e produttore, la sua cliente più nota è senza dubbio Duffy, tornano con questo Bloodsports, nuova casa discografica la Warner Bros. E se il ritorno di David Bowie è stato salutato con favore, anche gli Suede, eredi del glam bowiano, ora divenuto alternative, hanno avuto buone critiche, come non accadeva dai tempi di Coming Up del 1996.

Buone critiche hanno sempre ricevuto anche i Phosphorescent, che è poi il “nom de plume” di Matthew Houck, ottimo cantante ed autore, originario dell’Alabama e che ora opera a New York, ma il cui stile indie-rock, indie folk, indie country, si ispira molto anche a quello di Willie Nelson, tanto da registrare un intero album, To Willie, dedicato al grande musicista texano che, detto per inciso, alla fine di Aprile compirà 80 anni. Il nuovo album di Houck esce come al solito per la propria etichetta la Dead Oceans Records, ispirato da una trasferta messicana, si chiama Muchacho, ma è il solito piacevole ibrido di vari stili musicali, con country, rock, ballate springsteeniane, bella musica atmosferica, molto curata nei dettagli, in definitiva un nome da tenere d’occhio, tra i migliori di quelli “nuovi”.

Per finire la lista delle uscite oggi, è stato pubblicata la settimana scorsa per la Severn, ma vedrà la luce solo il 16 aprile negli Stati Uniti, questa doppia antologia dedicata a The Blind Owl, Alan Wilson, il non dimenticato leader dei Canned Heat, morto per overdose di barbiturici o droghe, o entrambi (ma per molti fu suicidio, anche perché ci aveva già provato altre due volte) il 3 settembre del 1970, quindici giorni prima di Jimi Hendrix, anche lui, per quanto meno noto, facente parte del cosidetto Club dei 27, per l’età a cui ci lasciò. Il soprannome “Gufo Cieco” era dovuto ad una fortissima miopia per cui non riconosceva nessuno, già da mezzo metro di distanza. Personaggio particolare, interessato alla ecologia e alla preservazione del verde e delle foreste, in tempi in cui nessuno se ne occupava, era anche un grande bluesman, autore e chitarrista slide di pregio, con quella voce particolare, sottile e quasi femminea che è rimasta legata a brani come On The Road Again e Going Up To The Country (che si ascoltava all’inizio di Woodstock il film) ed era in chiara contrapposizione con il vocione di Bob “The Bear” Hite, ma la somma dei due, più due chitarristi eccezionali, l’altro, a rotazione, Henry Vestine o Harvey Mandel, un bassista prodigioso come Larry Taylor (che sembrava come posseduto nei filmati sempre di Woodstock) e un batterista con un nome che lo rendeva il compagno ideale di Zagor, Adolfo Fito De La Parra, hanno reso i Canned Heat uno dei più grandi gruppi di boogie-blues-rock di tutti i tempi, compagni ideali per alcune avventure di John Lee Hooker e band formidabile dal vivo. Alan Wilson era anche un grandissimo armonicista e profondo conoscitore di Blues, come il suo collega Hite, di cui si diceva avesse una collezione di 78 giri blues tra le più ricche e complete mai esistite. Questo doppio della Severn raccoglie 20 brani, i suoi classici, molte rarità e versione inedite dal vivo e in studio, questo il contenuto:

Disc One

1. On the Road Again
2. Help Me
3. An Owl Song
4. Going Up the Country
5. My Mistake
6. Change My Ways
7. Get Off My Back
8. Time Was
9. Do Not Enter
10. Shake It and Break It
11. Nebulosity/Rollin’ & Tumblin’/Five Owls

Disc Two

1. Alan’s Intro
2. My Time Ain’t Long
3. Skat
4. London Blues
5. Poor Moon
6. Pulling Hair Blues
7. Mean Old World
8. Human Condition
9. Childhood’s End

Alla prossima!

Bruno Conti

Semplice, Fresco, Efficace Ma Anche Raffinato! Craig Finn – Clear Heart Full Eyes

craig finn clear heart full eyes.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Craig Finn – Clear Heart Full Eyes – Full Time Hobby/Distr. Self/Vagrant negli States

Ho iniziato a seguire Craig Finn, nella sua qualità di leader degli Hold Steady, dal disco Boys And Girls In America del 2006. Un disco che mi ha veramente colpito per potenza e qualità, uno dei dischi di rock classico americano più bello dell’ultimo decennio e degno erede di quella lunga sequenza di musicisti che da Springsteen passando per Graham Parker, Paul Westerberg (e i Replacements), direi anche Jim Carroll e tornando indietro nel tempo Lou Reed ha saputo coniugare musica e testi in un tutt’uno indivisibile (tanto per citarne qualcuno, i primi che mi vengono in mente, ma ce ne sono mille altri). La potenza del rock e delle immagini visionarie, delle storie di tutti i giorni, dei personaggi ricorrenti, delle iperboli e dei riferimenti criptici, del riff malandrino e della ballata strappacuore sono tra le armi vincenti della musica di Finn.

Il disco del 2006 e poi il successivo Stay Positive sono i picchi creativi del gruppo di Brooklyn, poi la fuoriuscita del tastierista Franz Nicolay che dava quel tocco in più (abbondante) di classe alla musica della band ha innestato una fase di transizione a livello creativo e qualitativo nell’album del 2010  Heaven Is Whenever che paradossalmente (ma non troppo, perché non è un brutto disco, affatto) è stato il loro maggior successo commerciale. Nel frattempo gli Hold Steady, con il nuovo membro aggiunto Steve Selvidge, ex chitarrista dei Lucero, sono tornati un quintetto e a settembre hanno iniziato a registrare il nuovo album, ma, always in the meantime, il nostro amico Craig Finn, in trasferta in quel di Austin, Texas e con la produzione di Mike McCarthy, noto per i suoi lavori con gli Spoon e con il gruppo con il nome più lungo del mondo (o quasi)…And You Will Know Us By The Trail Of Dead, ha registrato questo Clear Heart Full Eyes.

Finn ha detto che il titolo fa riferimento alla trasmissione televisiva Friday Night Lights (High School Team in Italia, per la malsana abitudine di tradurre in inglese un titolo inglese) serie che non conosco e ha aggiunto che Clear Heart sta per “onestà e trasparenza” e che Full Eyes suggerisce “esperienza”. Il suono del disco come indica il titolo del Post è più semplice di quello degli Hold Steady dove la musica è firmata dal chitarrista Tad Kubler ma poi la realizzazione l’ha reso efficace, fresco e raffinato (così mi cito anch’io) con l’aiuto del batterista Josh Block dei White Denim, il bassista Jesse Ebaugh degli Heartless Bastards, Will Johnson dei Centro-Matic che ha contribuito solo alle armonie vocali e, molto importante, la pedal steel (ma anche la solista) di Ricky Jackson dei Phosphorescent che caratterizza il sound dell’album.

Sono 11 brani che evidenziano come di consueto il cantar-parlando di Craig Finn che non sarà mai un grande cantante ma viene messo in bella luce dalla produzione di McCarthy che pone la voce in primo piano e rende i testi più evidenti e godibili che negli Hold Steady. Se poi le canzoni sono tutte belle con qualche punta di eccellenza, il gioco è fatto: abbiamo uno dei dischi migliori di inizio stagione!

Qualche titolo? L’iniziale Apollo Bay con le sue atmosfere sospese e minacciose sulle quali si librano le chitarre, normale e pedal steel del bravissimo Ricky Jackson che mi hanno ricordato, per quegli strani accostamenti di idee che di tanto in tanto ti colgono, le sonorità di Bill Frisell quando si avvicina al rock. Agile e raffinata nella ritmica anche l’eccellente When No One’s Watching sempre con la timbrica inconsueta delle chitarre e un contrabbasso pulsante che insinua tra le pieghe della batteria del bravo Block(se non conoscete i White Denim siete sempre in tempo a rimediare)!

No Future ha un taglio rock più vicino al sound degli Hold Steady mentre New Friend Jesus con inserti acustici, chitarre di taglio country e una voce femminile di supporto ha un suono più roots e giustifica il viaggio al Sud. Jackson con chitarre ricche di delay e eco e la voce raddoppiata di Finn è un altro brano molto bello, ma non pare che ce ne siano di mediocri. Terrified Eyes mi è sembrata addirittura un brano del miglior Nick Lowe con Finn che sfodera un cantato alla Graham Parker (che è contiguo a Lowe). Western Pier è una ballatona d’ambiente con una pedal steel avvolgente che ti culla mentre Honolulu Blues è il singolo che era uscito in anteprima in vinile per il Record Store Day a novembre.

Visto che lo ho nominate tutte concludiamo con le ultime tre: Rented Room non ci sarà nella versione del disco in vinile e noi ce ne faremo una ragione, peccato perchè si tratta di un ennesimo brano molto bello. Quasi a tempo di valzerone country, bellissima anche Balcony sempre con quel delizioso suono delle chitarre di Jackson che aleggiano su tutto l’album. Not Much of Us con tanto di falsa partenza è un’altra malinconica ballata country con ampio uso di pedal steel e conclude in gloria un album che già si propone tra i migliori di questo 2012, siamo solo all’inizio ma chi ben comincia…

Bruno Conti

Mojo Presents Harvest Revisited

mojo.Jpeg

 

 

 

 

 

 

 

Mojo Present Neil Young Harvest Revisited

Di solito non recensisco, sia pure in breve, i CD allegati alle riviste (e Mojo e Uncut ne hanno fatti alcuni veramente belli nel passato) ma questa volta faccio un’eccezione!

Attenzione! Non si tratta di una compilation come New Harvest che era allegata a Mojo di Agosto 2009 ma proprio dell’intero album, brano per brano, rivisitato da dieci eccellenti artisti che rifanno nell’esatta sequenza il celebre disco di Neil Young Harvest, uscito nel 1972 ma, e qui forse è il punto debole dell’operazione, iniziato a concepire nel gennaio del 1971. E’ proprio vero che se le inventano tutte per “creare” un anniversario anche quando non esiste. Però devo dire che poi l’esecuzione è stata stupenda.

Innanzitutto cè un bello speciale di 25 pagine dove illustri colleghi di Young scelgono e commentano le 50 più belle canzoni del canadese. C’è anche una bella intervista e una serie di articoli che tracciano la genesi e la storia di questo grande album e chicca finale questo CD che contiene i 10 brani originali. Com’è? Vale la pena di sborsare i 9.50 euro che ti chiedono in Italia per rivista + CD. Assolutamente.

Si parte con una eccellente versione di Out On The Weekend cantata dalla rivelazione canadese Doug Paisley autore di Constant Companion uno dei dischi più belli di questo 2010 appena finito. Kelley Stoltz rivede la title-track di Harvest in modo minimale e rarefatto, una piccola perla acustica. La cover di A Man Needs A Maid (come sapete in questo disco non c’è un brano brutto, se non l’avete già è anche l’occasione per acquistarlo, sperando che l’anno prossimo non ne esca qualche versione Deluxe), con la voce di Danny Wilson il leader di Danny and The Champions Of The World che molto ricorda quella di Young, è molto bella, un piano, un banjo, delle tastiere sparse e la bellezza del brano emerge in tutto il suo splendore.

Jane Weaver è l’unica donna presente. La versione che la cantante di Liverpool fa del superclassico Heart Of Gold ovviamente non può competere con l’originale ma cionondimeno risulta affascinante nella sua sognante qualità, con delle sonorità sospese sulla vocalità della Weaver sostenuta da una seconda voce femminile (o è sempre lei con l’aiuto del multitracking?). Matthew Houck (Phosphorescent) presenta una cover di Are You Ready For The Country che cerca di ricreare il dualismo elettrico/acustico di questo brano e direi che ci riesce anche lui (un altro dei talenti emergenti nel 2010).

I Villagers (ovvero Conor O’Brien) un’altra delle sorprese più positive dell’anno trascorso sono alle prese con quello che Neil Young considera il brano più importante e duraturo del disco (lo dice nell’intervista). Il nostro amico ci mette molto di suo, pur mantenendo la melodia originale della canzone, e il risultato è affascinante, molto vicino alle sonorità ricercate e complesse di quel bellissimo disco che si chiama Becoming A Jackal anche-lui-di-nome-fa-conor-the-villagers-becoming-a-jackal.html.

Di Neville Skelly, un altro musicista di Liverpool di cui ignoravo l’esistenza e che nato come appassionato di big band swing si è trasformato in un epigono di Scott Walker, Tim Hardin, Dion o quantomeno ha cercato ispirazione in questi territori sonori. E a giudicare dal risultato ottenuto in questa versione di There’s A World direi che l’ha trovata! In effetti prima ho mentito, o meglio ho detto una mezza verità, anche le Smoke Fairies sono un duo “femminile” e la loro ripresa a più voci della bellissima Alabama non fa rimpiangere le armonie vocali di CSN&Y. Una delle sorprese piacevoli di questo CD. Avevo sentito il loro album Through Low Light And Trees e mi era piaciuto (anzi ve lo consiglio) ma in questa versione del brano di Young mi hanno, ripeto, sorpreso piacevolmente. The Needle and The Damage Done è un brano quintessenzialmente younghiano ed è difficile riproporla; Sam Amidon ci prova, armato solo della sua chitarra acustica, e in parte riesce nella difficile impresa anche se non raggiunge i vertici toccati nel suo disco I See The Sign.

Last but non least Chip Taylor, il veterano di Nashville realizza il capolavoro di questo album, una versione straordinaria di Words (Between The lines Of Age) sospesa tra la voce vissuta ed espressiva di questo grandissimo musicista e un arrangiamento chitarristico che rivaleggia con quelli di Young, forse superando addirittura l’originale, memorabile!

Bruno Conti

Mojo The Best Of The Rest 2009

alan_ford numero uno gruppo tnt.jpgMojo The Best Of The Rest 2009

Ho riunito anche il resto della giuria per comunicarvi altri risultati dalla rivista Mojo.

Nei prossimi post parleremo anche di Spin, NME, Billboard ecc.ecc. in attesa degli italiani (provo a vedere se qualche rivista italiana, magari anche non di settore ha già pubblicato le sue classifiche di fine anno).

Mojo Reissue Of The Year -The Beatles Remasters in tutte le sue configurazioni. box, dischi singoli, chiavette USB, giochi, voi li nominate li hanno fatti, l’unico settore tranquillo è stato quello dei DVD (vuoi vedere che è stato perché è uscito il concerto di Paul McCartney Good Evening New York City (peraltro bellissimo)? Ma sarò malizioso!

DVD Of The Year – ANVIL The Story of Anvil

Questo merita un piccolo chiarimento. Perché hanno scelto un documentario che racconta la storia di un gruppo heavy metal neanche particolarmente famoso? Francamente non lo so, ma è anche in corsa nelle nominations per gli Oscar.

Newcomer of The Year – Florence and The machine
Best of Americana
1) Phosphorescent – To Willie
Un tributo a Willie Nelson? Yes, e pure molto bello! Sentire, please.

2) Dave Alvin – Dave Alvin and The Guilty Women

Dave Alvin con un gruppo tutto al femminile. Questa che vedete è una delle ultime apparizioni della violinista e cantante Amy Farris, recentemente scomparsa.

3) Son Volt – American Central Dust

4) Charlie Louvin – Sings Murder Ballads and Disaster Songs

5) Drive-by-Truckers – The Fine Print

Best of Blues

1) Ian Siegal – Broadside

Il filmato non è recentissimo ma lui è un grande, nell’ultimo disco alla chitarra c’è anche Matt Schofield.

2) Larry Garner – Here Today Gone Tomorrow
3) Tommy Castro – Hard Believer
Questo per me il numero uno dell’anno (in ambito blues, ovviamente), grandissimo chitarrista e vocalist.

4) Matt Schofield – Heads, Tails & Aces

5) Various – The History of Rhythm & Blues 1942-1952

 

Best Of Folk

1) The Unthanks – Here’s the Tender Coming

Questo è il folk dal passato per il futuro.

2) Jon Boden – Songs From The Floodplain

3) Martin Simpson – True Stories

Alla prossima.

Bruno Conti