E Dopo Il Commiato Dal Vivo, Ecco L’Addio Definitivo! The Pretty Things – Bare As Bone, Bright As Blood

pretty things bare as bones

The Pretty Things – Bare As Bone, Bright As Blood – Madfish/Snapper CD

Quando nel mese di febbraio ho recensito The Final Bow, bellissimo cofanetto che documentava lo show londinese dei Pretty Things che sanciva il loro addio alle scene https://discoclub.myblog.it/2020/02/18/cofanetti-autunno-inverno-18-lultimo-ruggito-di-una-piccola-grande-band-the-pretty-things-the-final-bow/ , non avrei pensato che dopo pochi mesi avrei dovuto parlare ancora di loro a causa della scomparsa per complicazioni sopravvenute dopo una banale caduta dalla bicicletta del cantante Phil May https://discoclub.myblog.it/2020/05/17/dopo-lultimo-saluto-il-commiato-definitivo-e-morto-phil-may-leader-dei-pretty-things/ , unico membro fondatore ancora nel gruppo oltre al chitarrista Dick Taylor (May e Taylor, proprio come i componenti rimasti in un’altra band inglese “leggermente” più popolare). Fortunatamente i nostri avevano fatto in tempo a completare un nuovo album in studio, il primo da cinque anni a questa parte ed appena il quarto negli ultimi quarant’anni: e Bare As Bone, Bright As Blood, a parte la copertina che sembra la locandina di un film horror, è senza mezzi termini un grande disco, un commiato splendido per una band che non ha mai avuto troppi riconoscimenti nel corso della carriera.

I PT infatti sono sempre stati considerati una band di seconda o terza fascia, fin dagli esordi in stile rhythm’n’blues ed anche durante il loro periodo psichedelico in cui hanno prodotto i loro due dischi più noti, S.F. Sorrow (considerata la prima “rock opera” della storia) e Parachute, ed anche le vendite non sono mai state esaltanti, ma con questo ultimo album May e Taylor si sono superati consegnandoci un lavoro profondo, sofferto, scarno nei suoni ma dal feeling molto alto, un disco decisamente improntato sul blues, che è stato il loro primo amore (il nome Pretty Things è preso da un brano di Bo Diddley). Dedicato a May (ricordato con parole commosse nel booklet interno dal produttore ed ex membro della band Mark St. John), Bare As Blood, Bright As Blood è come suggerisce il titolo un disco dalla veste sonora spoglia ed essenziale, ma con una serie di canzoni di una bellezza cristallina: ci sono solo due originali (non composti però dai due leader) e dieci cover di brani originariamente non solo blues, con una divisione netta tra pezzi antichi e moderni.

Dicevo della strumentazione parca: Taylor si occupa di quasi tutte le parti di chitarra, siano esse acustiche, elettriche o slide, coadiuvato qua e là dalle sei corde di Sam Brothers (anche all’armonica), Henry Padovani e George Woosey ed occasionalmente dal violino di Jon Wigg. Tutto qui, non ci sono neanche basso e batteria, ma le eventuali mancanze sonore sono ampiamente bilanciate dalla bravura e dal sentimento che i nostri mettono in ogni canzone contribuendo così ad una perfetta chiusura del cerchio, terminando cioè la carriera con un omaggio al genere musicale (il blues) che era la loro passione di gioventù. Il CD inizia con due blues tradizionali: Can’t Be Satisfied (resa popolare da Muddy Waters), introdotta da una goduriosa slide acustica subito doppiata dalla voce di May che assume tonalità da vero bluesman, un brano puro e rigoroso ma eseguito col cuore, e Come Into My Kitchen, un pezzo solitamente associato a Robert Johnson che ha la medesima veste sonora del precedente ma è più lento e quasi strascicato, con un’eccellente performance di Taylor e May che sembra che non abbia mai fatto altro che cantare il blues (e l’armonica dona il tocco in più). Ain’t No Grave è un’antica gospel song (l’ha incisa anche Johnny Cash, e dava anche il titolo al suo sesto album degli American Recordings, uscito postumo), ma qui viene trasformata in un puro blues del Delta, ancora per sola voce, chitarra ed armonica: se non fosse per il timbro di May sembrerebbe di ascoltare un vecchio LP di Mississippi John Hurt.

Love In Vain è uno dei brani più noti tra quelli scritti da Robert Johnson, e qui viene proposto in maniera fedele ma non scolastica, con un ottimo interplay chitarristico tra Taylor e Brothers. La sofferta Black Girl è un vecchio pezzo che Lead Belly ha reso famoso col titolo di In The Pines, ed è l’unica a presentare una percussione a scandire il tempo (suonata da St. John), mentre I’m Ready è il brano più noto tra quelli “antichi” essendo uno dei classici di Willie Dixon, ed i nostri la rifanno in maniera vivace e grintosa nonostante l’assenza della sezione ritmica. E veniamo ai pezzi moderni, che iniziano con la scelta più sorprendente, cioè la cover di Faultline del gruppo alternative rock Black Rebel Motorcycle Club, una canzone radicalmente trasformata in un bluesaccio elettroacustico teso come una lama, molto diretto pur nel suo essere spoglio strumentalmente: una rielaborazione creativa e decisamente riuscita. Redemption Day è invece un brano di Sheryl Crow in cui i nostri abbandonano momentaneamente il blues per regalarci una ballata folk elettrificata suggestiva e dal notevole impatto emotivo, con almeno tre chitarre e la voce di May più cavernosa che mai; rimaniamo in ambito folk con la splendida The Devil Had A Hold On Me, canzone di Gillian Welch che ha già di suo le caratteristiche di un vecchio traditional, ma il pathos cresce ulteriormente in questa rilettura da brividi che mi ricorda addirittura i Led Zeppelin quando facevano brani elettroacustici: tra gli highlights del CD.

Bright As Blood è scritta per i Pretty Things dal loro chitarrista Woosey, una folk tune d’altri tempi con la voce di Phil accompagnata da chitarra acustica, banjo e violino, un perfetto esempio di brano tradizionale appalachiano composto però ai giorni nostri. Concludono un disco puro, bellissimo e perfino sorprendente To Build A Wall (del misconosciuto cantautore Will Varley), ballata acustica dalla melodia struggente cantata con un feeling davvero rimarchevole, e la nuova Another World (scritta da tale Pete Harlen), un lento rilassato e disteso caratterizzato da uno script solido e profondo. Forse i Pretty Things non sono mai stati una band indispensabile, almeno se paragonati ai gruppi contemporanei degli anni sessanta, ma questo loro album di congedo è una zampata da veri fuoriclasse e, molto probabilmente, il punto più alto della loro discografia.

Marco Verdi

Dopo L’Ultimo Saluto, Il Commiato Definitivo: E’ Morto Phil May, Leader Dei Pretty Things.

phil-then3phil_may_300

Un paio di giorni fa è scomparso all’età di 75 anni Phil May, leader, cantante e paroliere principale dei Pretty Things, band inglese che ha avuto il suo momento migliore negli anni sessanta senza però mai trovare il vero successo. Mi ero occupato di loro recentemente in quanto negli ultimi mesi dello scorso anno i PT (i cui unici due membri originali ancora all’interno del gruppo erano lo stesso May ed il chitarrista Dick Taylor) avevano pubblicato The Final Bow, splendido cofanetto che documentava il loro ultimo concerto tenutosi a Londra nel dicembre del 2018, con ospiti eccellenti del calibro di David Gilmour e Van Morrison. Dopo il loro ritiro dalle scene non pensavo di dover tornare così presto a parlare del gruppo, soprattutto a causa di un fatto così triste: tra l’altro, per essere uno che negli anni sessanta sbandierava più o meno ai quattro venti la sua bisessualità ed il fatto di avere l’abitudine di “aprirsi” la mente mediante l’uso di droghe (oltre alla convinzione di essere la rockstar con i capelli più lunghi in assoluto!), May ha avuto una morte molto poco “rock”, cioè a causa di complicazioni a seguito di un’operazione al bacino per una rovinosa caduta dalla bicicletta. Voglio quindi ricordare May “riciclando” la prima parte della mia recensione originale di The Final Bow: se volete rileggere il post completo questo è il link https://discoclub.myblog.it/2020/02/18/cofanetti-autunno-inverno-18-lultimo-ruggito-di-una-piccola-grande-band-the-pretty-things-the-final-bow/. 

phil-now

*NDB Le foto del Post sono tratte dal suo sito. All’inizio, come era nel suo periodo di massimo splendore, questa sopra, forse un po’ impietosa rispetto ad altre rockstars molto “leccate”, come era oggi, anche se aveva comunque, come ricordato, 75 anni.

Ci sono gruppi che hanno attraversato la cosiddetta “golden age of rock’n’roll” da comprimari, conquistandosi al massimo una nota a pié di pagina nelle enciclopedie ed assaporando un successo inversamente proporzionale alla loro bravura: quelle che oggi vengono definite band di culto, per intenderci. Uno dei nomi oggi più dimenticati in tal senso è quello dei Pretty Things, gruppo inglese originario del Kent attivo dalla metà degli anni sessanta inizialmente con una miscela di rock ed errebi equiparabile ai primi Moody Blues, agli Animals, agli Stones, ma anche ai Them, e che poi inserì nel suo suono elementi psichedelici senza tuttavia dimenticare l’amore originario per il blues (il loro nome è ispirato ad una canzone di Bo Diddley, loro grande idolo); i nostri non ebbero mai un grande successo neppure nei sixties, con l’esordio del 1965 unico album ad entrare nella Top Ten (leggermente meglio, ma non troppo, con i singoli), e con il loro capolavoro S.F. Sorrows del 1968 (considerata la prima opera rock di sempre, in anticipo di un anno su Tommy degli Who) che non entrò neanche nella Top 100!

Ma i PT, scioltisi all’inizio degli anni ottanta e riformatisi alla fine del vecchio millennio, hanno sempre continuato imperterriti a fare la loro musica, ed il 13 Dicembre del 2018 hanno deciso di dare l’addio alle scene in grande stile, con un magnifico concerto tenutosi al Teatro 02 Indigo di Londra, serata documentata in uno splendido cofanetto intitolato The Final Bow che in due CD, altrettanti DVD ed un vinile da dieci pollici (esiste anche una versione in doppio LP, ma con il concerto incompleto) ci offre una eccellente panoramica sul meglio della loro storia. Gli unici due membri originari sono il cantante Phil May ed il chitarrista Dick Taylor (coadiuvati dai più giovani Frank Holland, chitarra, George Woosey, basso e Jack Greenwood, batteria), i quali nonostante l’età e l’apparente fragilità fisica sul palco sono ancora in grado di dire la loro alla grande. The Final Bow è quindi un grande live album, in cui i Pretty Things si autocelebrano con stile ma anche tanta grinta, suonando con una foga degna di un gruppo di ragazzini, ed in più con diverse sorprese ad effetto durante tutto lo show. Tanto rock’n’roll, ma anche parecchio blues e qualche sconfinamento nella psichedelia, specie nel momento dello show dedicato a S.F. Sorrows.

*NDB Bis Questo sotto è stato il loro singolo di più grande successo, al 10° posto delle classifiche inglesi nel 1964.

Nel frattempo è uscita anche la notizia (sul Guardian) che i Pretty Things avevano sorprendentemente completato un album con nuove canzoni, il primo da The Sweet Pretty Things (Are In Bed Now, Of Course) (titolo che riprende la prima frase del testo di Tombstone Blues di Bob Dylan) uscito nel 2015, e che la pubblicazione è prevista entro fine 2020: sarà il modo migliore per celebrare la figura di Phil May.

Marco Verdi

Cofanetti Autunno-Inverno 18. L’Ultimo Ruggito Di Una Piccola Grande Band. The Pretty Things – The Final Bow

pretty things the final bow

The Pretty Things – The Final Bow – Madfish/Snapper 2CD/2DVD/10” LP Box Set

Ci sono gruppi che hanno attraversato la cosiddetta “golden age of rock’n’roll” da comprimari, conquistandosi al massimo una nota a pié di pagina nelle enciclopedie ed assaporando un successo inversamente proporzionale alla loro bravura: quelle che oggi vengono definite band di culto, per intenderci. Uno dei nomi oggi più dimenticati in tal senso è quello dei Pretty Things, gruppo inglese originario del Kent ,attivo dalla metà degli anni sessanta inizialmente con una miscela di rock ed errebì equiparabile ai primi Moody Blues, agli Animals ma anche ai Them (e soprattutto ai Rolling Stones, in quanto Dick Taylor, insieme a Jagger e Richardsfu il primo chitarrista di una band chiamata Little Boy Blue and the Blue Boys, che con l’ingresso di Brian Jones  sarebbero diventati appunto gli Stones, mentre Taylor insieme a Phil May avrebbe fondato i Pretty Things): PT che che poi inserirono nel loro suono elementi psichedelici, senza tuttavia dimenticare l’amore originario per il blues (il nome è ispirato da una canzone di Bo Diddley, loro grande idolo); i nostri non ebbero mai un grande successo neppure nei sixties, con l’esordio del 1965 unico album ad entrare nella Top Ten (leggermente meglio, ma non troppo, con i singoli), e con il loro capolavoro S.F. Sorrows del 1968 (considerata la prima opera rock di sempre, in anticipo di un anno su Tommy degli Who) che non entrò neanche nella Top 100!

Ma i PT, scioltisi all’inizio degli anni ottanta (dopo avere inciso negli anni ’70 per la Swan Song, l’etichetta dei Led Zeppelin) scioltisi alla fine del vecchio millennio, hanno sempre continuato imperterriti a fare la loro musica, ed il 13 Dicembre del 2018 hanno deciso di dare l’addio alle scene in grande stile, con un magnifico concerto tenutosi al teatro 02 Indigo di Londra, serata documentata in questo splendido cofanetto intitolato The Final Bow che in due CD, altrettanti DVD ed un vinile da dieci pollici (esiste anche una versione in doppio LP, ma con il concerto incompleto) ci offre una eccellente panoramica sul meglio della loro storia. Gli unici due membri originari sono appunto il cantante Phil May ed il chitarrista Dick Taylor (coadiuvati dai più giovani Frank Holland, chitarra, George Woosey, basso e Jack Greenwood, batteria), i quali nonostante l’età e l’apparente fragilità fisica sul palco sono ancora in grado di dire la loro alla grande. The Final Bow è quindi un grande live album, in cui i Pretty Things si autocelebrano con stile ma anche tanta grinta, suonando con una foga degna di un gruppo di ragazzini, ed in più con diverse sorprese ad effetto durante tutto lo show. Tanto rock’n’roll, ma anche parecchio blues e qualche sconfinamento nella psichedelia, specie nel momento dello show dedicato a S.F. Sorrows.

Introdotti dal loro ex batterista ed ora maestro di cerimonie Mark St. John, i nostri iniziano con due energiche versioni dei due singoli più popolari, Honey, I Need e Don’t Bring Me Down, puro rock’n’roll perfetto per riscaldare da subito l’atmosfera (e Taylor fa vedere di essere un chitarrista notevole). La ritmata ed annerita Buzz The Jerk (caspita se suonano) precede il primo di vari omaggi a Diddley con una potente versione di Mama, Keep Your Big Mouth Shut, in uno stile giusto a metà tra errebi e rock. Lo show prosegue in maniera sicura e fluida con trascinanti riletture dell’orecchiabile Get The Picture?, pop song suonata con grinta da garage band, la goduriosa The Same Sun, i nove splendidi minuti del medley Alexander/Defecting Grey, rock-blues tostissimo dal tocco psichedelico e prestazione incredibile di Taylor, una robusta riproposizione del classico di Jimmy Reed Big Boss Man, una vitale Midnight To Six Man, che ha dei punti in comune con il suono dei Them, e la guizzante Mr. Evasion. La seconda parte dello spettacolo vede una selezione di brani proprio da S.F. Sorrows, con May e Taylor che vengono raggiunti sul palco dagli altri tre ex compagni presenti sull’album originale, cioè John Povey, Wally Waller e Skip Allan; ma le sorprese non finiscono qui, in quanto dopo la breve intro di Scene One ed una cristallina S.F. Sorrows Is Born i nostri chiamano sul palco David Gilmour: l’ex Pink Floyd sarà anche invecchiatissimo ma con la chitarra in mano è ancora un portento, e si inserisce alla perfezione all’interno della band per strepitose versioni, tra rock e psichedelia d’annata, di She Says Good Morning, Baron Saturday, Trust e I See You, per poi chiudere il secondo set con i sette minuti di Cries From The Midnight Circus (che però proviene dall’album Parachute del 1970), rock chitarristico della miglior specie.

La terza ed ultima parte inizia a tutto blues con due toniche Can’t Be Satisfied (Muddy Waters) e Come In My Kitchen (Robert Johnson), entrambe in riletture acustiche con Dick bravissimo anche alla slide, due pezzi che preparano all’altra grande sorpresa della serata, cioè l’arrivo di sua maestà Van Morrison, il quale presta la sua inimitabile voce in ben tre brani, il classico deiThem Baby, Please Don’t Go ed altri due omaggi a Bo Diddley con I Can Tell e You Can’t Judge A Book By Its Cover: tre canzoni che da sole valgono gran parte del prezzo richiesto per il box (che tra parentesi non è bassissimo). La serata volge al termine, il tempo per una diretta e roccata Come See Me e per due monumentali riletture di Mona (ancora Diddley) e del medley L.S.D./Old Man Going (di nuovo con Gilmour on stage), ben tredici minuti ciascuna, il modo migliore per i nostri di dire addio al loro pubblico. Ma non è finita, in quanto c’è tempo ancora per due brevi bis con Rosalyn, il loro primo singolo in assoluto, e con la bella e toccante Loneliest Person, che in origine chiudeva S.F. Sorrows e in quella serata invece chiude la carriera concertistica dei Pretty Things. I due DVD offrono la versione video del concerto sia “edited” che “uncut”, oltre che un documentario, mentre il vinile, molto interessante, presenta su un lato cinque brani dello show scelti dalla band e sull’altro gli stessi pezzi nella loro versione originale.

Ormai è tardi per le classifiche dei migliori del 2019, ma questo The Final Bow è “senzadubbiamente” (per dirla con Antonio Albanese) uno dei live più belli dell’anno appena trascorso.

Marco Verdi

Si Arricchisce La Saga Infinita Dei Cofanetti! Pretty Things – Bouquets From A Cloudy Sky

prettythings bouquets

prettythings bouquets frontprettythings bouquets retro

The Pretty Things – Bouquets From A Cloudy Sky – The Complete Pretty Things – 13 CD – 2 DVD – 1 10″ Vinyl Replica Acetate – Madfish/Snapper

E’ uscito in questi giorni un ulteriore mirabile (e costoso) manufatto dedicato ad un altro dei gruppi storici del rock inglese che festeggia il suo 50° Anniversario di attività, i Pretty Things. Anche per Dick Taylor, Phil May e soci il nome è preso da un celebre brano blues composto da Willie Dixon nel 1955 , Pretty Thing, e come per gli amici Jagger & Richards con cui Taylor aveva mosso i primi passi, l’inizio dell’attività live risale al 1963, ma discograficamente esordiscono nel 1964 e il primo album esce nel 1965, per cui, per una volta, ci siamo con i tempi. Il gruppo è tuttora in attività ed insieme agli Stones possono essere considerati una delle band più longeve della storia del rock mondiale, anche se il successo non è sicuramente stato lo stesso. Però pure i Pretty Things hanno attraversato tutti i periodi della musica rock: il proto-blues misto a R&R degli esordi, il beat di metà anni ’60, la psichedelia, le opere rock, S.F. Sorrow, uscita nel dicembre 1968, fu la prima, precedendo Tommy degli Who di qualche mese. E ancora il rock classico degli album pubblicati per la Swan Song, l’etichetta degli Zeppelin, e poi un lento ed inesorabile declino, con vari sussulti di dignità, soprattutto dal vivo, che ce li consegnano ancora oggi tra i vessilliferi del cosiddetto classic rock.

In questo cofanetto trovate più o meno tutto, esclusi i live, ma compresi due DVD (anche dal vivo) che ne tracciano la storia dal 1964 ai giorni nostri. Il box esce in una tiratura limitata di 2.000 copie, tipa quella di Here Come Nice degli Small Faces, e quindi in teoria dovrebbe andare esaurito celermente (ma quello degli Small Faces si trova ancora, costoso, ma pure questo dei Pretty Things non scherza). Per i completisti il motivo di interesse dovrebbero essere soprattutto i due CD di Rarities posti in apertura del cofanetto, comunque, se avete più o meno 200 euro che vi crescono, che questa è lista completa dei contenuti:

Rarities CD 1:

1 Don’t Bring Me Down (Live On The Beat Room 1964) [2:16]
2 Mama Keep Your Big Mouth Shut (Live On The Beat Room 1964) [3:26]
3 Johnny B. Goode (Live On The Beat Room 1964) [1:42]
4 Cry To Me (Alternate Version) [2:44]
5 Photographer (Rough Mix From Acetate) [2:12]
6 Bright Lights Of The City (Demo) [3:00]
7 Out In The Night (Demo) [2:39]
8 One Long Glance (Demo) [2:55]
9 Children (Alternate Version) [3:02]
10 Defecting Grey (Alternate Mix) [3:12]
11 Why (Live In Hyde Park) [6:16]
12 She Says Good Morning (Live At The Paradiso, Amsterdam) [3:41]
13 Alexander (Live At The Paradiso, Amsterdam) [3:29]
14 Renaissance Fair (Live At The Paradiso, Amsterdam) [2:13]
15 S.F. Sorrow Is Born (Live At The Paradiso, Amsterdam) [3:34]
16 You Might Even Say (Philippe Debarge Sessions) [4:01]
17 Eagle’s Son (Philippe Debarge Sessions) [3:00]
18 Graves Of Grey (Philippe Debarge Sessions) [0:50]
19 It`ll Never Be (Philippe Debarge Sessions) [04:33]
20 Scene One (Westbourne Terrace Demo) [01:15]
21 The Good Mr. Square (Westbourne Terrace Demo) [04:33]
22 She Was Tall, She Was High (Westbourne Terrace Demo) [00:56]
23 In The Square/The Letter (Westbourne Terrace Demo) [03:41]
24 Rain (Westbourbe Terrace Demo) [03:20]
25 Cries From The Midnight Circus (Westbourne Terrace Demo) [03:53]

Rarities CD 2:

1 I’d Love Her If I Knew What To Do (Version 1 – Westbourne Terrace Demo) [2:16]
2 Seen Her Face Before (Westbourne Terrace Demo) [1:24]
3 Everything You Do Is Fine (Westbourne Terrace Demo) [4:07]
4 Cold Stone (Westbourne Terrace Demo) [3:28]
5 You Never Told Me Lies (Westbourne Terrace Demo) [2:04]
6 Take A Look At Me (Westbourne Terrace Demo) [4:12]
7 Wild And Free (Demo) [3:42]
8 I’d Love Her If I Knew What To Do (Version 2 – Demo) [1:39]
9 Spider Woman (BBC Radio Session) [4:32]
10 Route 66 (Live At The Hippodrome) [2:52]
11 Joey (Mono US Single Mix) [3:02]
12 Monster Club [3:51]
13 Cause And Effect [3:09]
14 Holding Onto Love (Outtake) [6:07]
15 You Can`t Judge A Book [3:01]
16 Chain Of Fools [4:53]
17 No Questions [4:20]
18 It’s All Over Now Baby Blue (Outtake) [4:04]
19 Hoochie Coochie Man (Outtake) [5:44]
20 Look Away Now (Outtake) [5:15]
21 Helter Skelter [4:54]

DVD 1:

Midnight To Six, The Pretty Things 1965-70, produced by Reelin’ in the Years [2 hours duration]

Bonus Material:

The Pretty Things. On Film [13:00]
Rosalyn (Promo Video) [2:20]
Eve Of Destruction (Promo Video) [3:03]

DVD 2:

S.F. Sorrow – Live At Abbey Road [1 hour]

10″ ‘Replica Acetate’:

Side 1:

1 Defecting Grey (Full Length Demo from acetate) (5:10)
2 Turn My Head (Demo) (2:34)

Side 2:

1 Don’t Bring Me Down (Previously Unreleased Version) (1:40)
2 I Can Never Say (1:58)

Studio albums on CD:

The Pretty Things (1965):

1 Roadrunner [3:12]
2 Judgement Day [2:46]
3 13 Chester Street [2:22]
4 Big City [2:01]
5 Unknown Blues [3:48]
6 Mama, Keep Your Big Mouth Shut [3:23]
7 Honey, I Need [1:59]
8 Oh Baby Doll [3:01]
9 She`s Fine She’s Mine [4:24]
10 Don’t Lie To Me [3:53]
11 The Moon Is Rising [2:33]
12 Pretty Thing [1:38]

Bonus Tracks:

13 Rosalyn [2:18]
14 Big Boss Man [2:36 ]
15 Don’t Bring Me Down [02:08 ]
16 We’ll Be Together [2:08 ]
17 I Can Never Say [3:36 ]
18 Get Yourself Home [2:18 ]

Get The Picture? (1965):

1 You Don’t Believe Me [2:22]
2 Buzz The Jerk [1:54]
3 Get The Picture? [1:55]
4 Can’t Stand The Pain [2:41]
5 Rainin’ In My Heart [2:30]
6 We’ll Play House [2:33]
7 You`ll Never Do It Baby [2:26]
8 I Had A Dream [2:58]
9 I Want Your Love [2:16]
10 London Town [2:26]
11 Cry To Me [2:51]
12 Gonna Find Me A Substitute [2:57]

Bonus Tracks:

13 Get A Buzz [4:01]
14 Sittin’ All Alone [2:47]
15 Midnight To Six Man [2:19]
16 Me Needing You [1:58]
17 Come See Me [2:39]
18 L. S. D. [02:24]

Emotions (1967):

1 Death Of A Socialite [2:41]
2 Children [3:01]
3 The Sun [3:04]
4 There Will Never Be Another Day [2:19]
5 House Of Ten [2:49]
6 Out In The Night [2:40]
7 One Long Glance [2:52]
8 Growing In My Mind [2:19]
9 Photographer [02:07]
10 Bright Lights Of The City [3:02]
11 Tripping [3:22]
12 My Time [3:05]

Bonus Tracks:

13 A House In The Country [3:01]
14 Progress [2:58]
15 Photographer [2:15]
16 There Will Never Be Another Day [2:26]
17 My Time [3:11]
18 The Sun [3:04]
19 Progress [2:42]

S.F.Sorrow (1968):

1 S.F. Sorrow Is Born [3:15]
2 Bracelets Of Fingers [3:38]
3 She Says Good Morning [3:30]
4 Private Sorrow [3:50]
5 Balloon Burning [3:49]
6 Death [3:11]
7 Baron Saturday [4:02]
8 The Journey [2:42]
9 I See You [3:53]
10 Well Of Destiny [1:46]
11 Trust [2:47]
12 Old Man Going [3:07]
13 Loneliest Person [1:27]

Bonus Tracks:

14 Defecting Grey [4:33]
15 Mr. Evasion [3:30]
16 Talkin’ About The Good Times [3:46]
17 Walking Through My Dreams [3:37]

Parachute (1970):

1 Scene One [1:51]
2 The Good Mr. Square [1:27]
3 She Was Tall, She Was High [1:36]
4 In The Square [1:55]
5 The Letter [1:39]
6 Rain [2:29]
7 Miss Fay Regrets [3:28]
8 Cries From The Midnight Circus [6:28]
9 Grass [4:20]
10 Sickle Clowns [6:36]
11 She`s A Lover [3:32]
12 What`s The Use [1:45]
13 Parachute [3:52]

Bonus Tracks:

14 Blue Serge Blues [3:58]
15 October 26 [5:00]
16 Cold Stone [3:15]
17 Stone-Hearted Mama [3:52]
18 Summer Time [4:32]
19 Circus Mind [2:03]

Freeway Madness (1970):

1 Love Is Good [6:53]
2 Havana Bound [3:57]
3 Peter [1:27]
4 Rip Off Train [3:18]
5 Over The Moon [4:31]
6 Religion’s Dead [4:14]
7 Country Road [4:48]
8 Allnight Sailor [1:57]
9 Onion Soup [3:49]
10 Another Bowl? [2:54]

Bonus Tracks:

11 Religion’s Dead (Live Lyceum 1973) [4:48]
12 Havana Bound (Live Lyceum 1973) [4:20]
13 Love Is Good (Live Lyceum 1973) [6:43]
14 Onion Soup (Live Lyceum 1973) [8:28]

Silk Torpedo (1974):

1 Dream / Joey [6:46]
2 Maybe You Tried [4:20]
3 Atlanta [2:41]
4 L. A. N. T. A. [2:24]
5 Is It Only Love [5:05]
6 Come Home Momma [3:41]
7 Bridge Of God [4:57]
8 Singapore Silk Torpedo [5:12]
9 Belfast Cowboys [6:55]

Bonus Tracks:

10 Singapore Silk Torpedo (Live Santa Monica 1974) [7:06]
11 Dream / Joey (Live Santa Monica 1974) [7:21]

Savage Eye (1976):

1 Under The Volcano [6:02]
2 My Song [5:09]
3 Sad Eye [4:29]
4 Remember That Boy [5:02]
5 It Isn’t Rock ‘n’ Roll [3:58]
6 I’m Keeping [3:58]
7 It’s Been So Long [5:04]
8 Drowned Man [4:23]
9 Theme For Michelle [1:46]

Bonus Tracks:

10 Tonight [3:06]
11 Love Me A Little [3:11]
12 Dance All Night [2:54]

Cross Talk (1980):

1 I’m Calling [4:07]
2 Edge Of The Night [3:20]
3 Sea Of Blue [3:14]
4 Lost That Girl [2:50]
5 Bitter End [3:17]
6 Office Love [4:12]
7 Falling Again [0:20]
8 It’s So Hard [3:15]
9 She Don’t [4:08]
10 No Future [4:29]
11 Wish Fulfillment [3:06]
12 Sea About Me [3:23]
13 The Young Pretenders [4:06]

Rage Before Beauty (1999):

1 Passion Of Love [3:22]
2 Vivian Prince [5:15]
3 Everlasting Flame [3:46]
4 Love Keeps Hanging On [8:55]
5 Eve Of Destruction [3:03]
6 Not Givin’ In [4:02]
7 Pure Cold Stone [5:47]
8 Blue Turns To Red [4:01]
9 Goodbye, Goodbye [2:45]
10 Goin’ Downhill [4:12]
11 Play With Fire [4:07]
12 Fly Away [4:31]
13 Mony Mony [4:45]
14 God Give Me The Strength (To Carry On) [6:03]

Balboa Island (2007):

1 The Beat Goes On [4:10]
2 Buried Alive [3:35]
3 Livin’ In My Skin [3:59]
4 (Blues For) Robert Johnson [8:01]
5 Pretty Beat [2:52]
6 In The Beginning [4:42]
7 Mimi [2:34]
8 Feel Like Goin’ Home [2:43]
9 The Ballad Of Hollis Brown [6:28]
10 Freedom Song [4:46]
11 Dearly Beloved [4:59]
12 All Light Up [4:30]
13 Balboa Island [4:42]

Novità Di Gennaio, Parte IIA. Ristampe: Tyrannosaurus Rex, Ron Nagle, Willy DeVille & Pretty Things Rockpalast

Oggi doppia razione, dopo la recensione degli I Am Kloot

tyrannosaurus rex all people were fair tyrannosaurus rex prophet, seers tyrannosaurus rex unicorn

Seconda parte delle uscite discografiche relative al mese di gennaio, gli album in uscita il 26: visto che ce ne sono veramente molti (almeno tra i 25 e i 30 titoli) li ho divisi in tre parti, partiamo con un po’ di ristampe.

La Universal completa (?) il suo ciclo di ristampe in versione Deluxe dell’opera omnia di Marc Bolan con la pubblicazione dei primi album, quelli usciti ancora a nome Tyrannosaurus Rex, prima di passare a Marc Bolan & T. Rex, e pii semplicemente T. Rex. Sono gli album più folk, quelli in cui la formazione era un duo, a fianco di Bolan c’era il multristrumentalista Steve Peregrin Took, mentre il produttore era già Tony Visconti (qualcosa con Joe Boyd). I dischi sono usciti in innumerevoli versioni ma queste dovrebbero essere quelle definitive:

My People Were Fair And Had Sky In Their Hair …But Now They’re Content To Wear Stars In Their Brows, più che un titolo, un breve racconto, è il primo, uscito nel 1968.

Questi i contenuti della versione Deluxe:

CD1
1. Hot Rod Mama
2. Scenescof
3. Child Star
4. Strange Orchestras
5. Chateau In Virginia Waters
6. Dwarfish Trumpet Blues
7. Mustang Ford
8. Afghan Woman
9. Knight
10. Graceful Fat Sheba
11. Weilder Of Words
12. Frowning Atahuallpa ( My Inca Love )
13. Highways – BBC Top Gear 3/10/67
14. Scenescof – BBC Top Gear 3/10/67
15. Child Star – BBC Top Gear 3/10/67
16. Dwarfish Trumpet Blues – BBC Top Gear 3/10/67
17. Pictures of Purple People – BBC Top Gear 3/10/67
18. Hot Rod Mama – BBC Top Gear 3/10/67
19. Knight – BBC Top Gear 11/3/68
20. Afghan Woman – BBC Top Gear 11/3/68
21. Frowning Atahuallpa ( My Inca Love ) – BBC Top Gear 11/3/68
22. Strange Orchestras – BBC Top Gear 11/3/68
23. Deborah – BBC Top Gear 11/3/68
24. Mustang Ford – BBC Top Gear 11/3/68

CD2
1. Highways – Take 4 – Joe Boyd Session
2. Child Star – Take 2 – Joe Boyd Session
3. Dwarfish Trumpet Blues – Take 2 – Joe Boyd Session
4. Chateau In Virginia Waters – Take 3 – Joe Boyd Session
5. Dwarfish Trumpet Blues story
6. Hot Rod Mama
7. Scenescof
8. Child Star
9. Strange Orchestras
10. Chateau In Virginia Waters
11. Dwarfish Trumpet Blues
12. Mustang Ford
13. Afghan Woman
14. Knight
15. Graceful Fat Sheba
16. Weilder Of Words
17. Frowning Atahuallpa ( My Inca Love )
18. Deborah – A – Side
19. Puckish Pan – Stereo Tony Visconti Home Demo
20. Dwarfish Trumpet Blues – Tony Visconti Home Demo
21. Knight – Tony Visconti Home Demo
22. Scenescof – Tony Visconti Home Demo
23. Knight with bass guitar – Tony Visconti Home Demo
24. Lunacy’s Back – Tony Visconti Home Demo
25. Marc Bolan Interview – BBC Radio

Prophets, Seers And Sages: The Angels Of The Ages, il secondo, è sempre del ’68, e questa è la tracklist:

CD1
1. Deboraarobed
2. Stacey Grove
3. Wind Quartets
4. Conesuala
5. Trelawny Lawn
6. Aznageel The Mage
7. The Friends
8. Salamanda Palaganda
9. Our Wonderful Brownskin Man
10. Oh Harley (The Saltimbanques)
11. Eastern Spell
12. The Travelling Tragition
13. Juniper Suction
14. Scenescof Dynasty
15. One Inch Rock – Single A
16. Nickelodeon – Take 1
17. Stacey Grove (BBC Top Gear – 11/6/68)
18. One Inch Rock (BBC Top Gear – 11/6/68)
19. Salamanda Palaganda (BBC Top Gear – 11/6/68)
20. Eastern Spell (BBC Top Gear – 11/6/68)
21. Wind Quartets (BBC Top Gear – 11/6/68)
22. Juniper Suction – Poem – BBC
23. Juniper Suction – BBC
24. Top Gear – Jingle BBC 14/10/68
25. Conesuala – BBC Top Gear 14/10/68
26. The Travelling Tragition – BBC Top Gear 14/10/68

CD2
1. Deborah – Take 2 June 1968
2. Stacey Grove – Take 2 16/5/68
3. Wind Quartets – Take 4 10/6/68
4. Conesuala – Take 8 22/4/68
5. Trelawny Lawn – Take 3 8/8/68
6. Aznageel The Mage – Take 3 8/8/68
7. The Friends – Take 5 8/8/68
8. Salamanda Palaganda – Take 4 10/6/68
9. Our Wonderful Brownskin Man – Take 7 4/7/68
10. Oh Harley (The Saltimbanques) – Take 5 4/7/68
11. Eastern Spell – Take 12 16/5/68
12. The Travelling Tragition – Take 1 June 68
13. Juniper Suction – Take 1 14/7/68
14. Scenescof Dynasty – Takes 3 & 4 16/5/68
15. Nickelodeon – Take 5 10/6/68
16. One Inch Rock – Take 5 22/4/68
17. Wind Quartets – Take 1 16/5/68
18. Conesuala – Take 4 22/4/68
19. Trelawny Lawn – Take 1 8/8/68
20. Aznageel The Mage – Take 1 8/8/68
21. The Friends – Take 3 8/8/68
22. Salamanda Palaganda – Take 3 10/6/68
23. Our Wonderful Brownskin Man – Take 6 4/7/68
24. Oh Harley (The Saltimbanques) – Take 2 4/7/68
25. Eastern Spell – Take 2 16/5/68
26. The Travelling Tragition – Take 2
27. Juniper Suction – Take 3 14/7/68
28. Nickelodeon – Take 6 10/6/68
29. One Inch Rock – Take 4 16/5/68
30. Conesuala – Take 3 10/6/68

Unicorn è il terzo, uscito in origine nel 1969, anche questo ha un ricchissimo corredo di bonus tracks:

CD1
1. Chariots of Silk
2. ‘Pon A Hill
3. The Seal of Seasons
4. The Throat of Winter
5. Cat Black (The Wizards Hat )
6. Stones for Avalon
7. She Was Born To Be My Unicorn
8. Like A White Star, Tangled and Far, Tulip That’s What You Are
9. Warlord of The Royal Crocodiles
10. Evenings of Damask
11. The Sea Beasts
12. Iscariot
13. Nijinski Hind
14. The Pilgrims Tale
15. The Misty Coast of Albany
16. Romany Soup
17. Pewter Suitor – Single A – Side
18. King Of The Rumbling Spires – Single A – Side
19. Do You Remember ( Cult ) – Single B – Side
20. Once Upon A Sea Of Abyssinia from 20th Century Superstar
21. Demon Queen from 20th Century Superstar
22. Ill Starred Man from 20th Century Superstar
23. Blessed Wild Apple Girl from The Best of T.Rex
24. Chariots Of Silk – Live on BBC Top Gear 11/5/69
25. Once Upon The Seas of Abyssinia – Live on BBC Top Gear 11/5/69
26. Nijinsky Hind – Live on BBC Top Gear 11/5/69
27. The Misty Coast of Albany – Live on BBC Top Gear 11/5/69
28. Iscariot – Live on BBC Top Gear 11/5/69

CD2
1. Pewter Suitor – Take 3 Previously Unreleased
2. Chariots Of Silk – Take 1 from Unicorn
3. ‘Pon A Hill – Take 2 Previously Unreleased
4. The Seal Of Seasons – Take 5 Previously Unreleased
5. The Throat Of Winter – Take 2 Previously Unreleased
6. Cat Black (The Wizards Hat) – Take 1
7. Stones For Avalon – Take 2 Previously Unreleased
8. She Was Born To Be My Unicorn – Take 1
9. Like A White Star, Tangled And Far, Tulip That’s What You Are – Take 1
10. Warlord Of The Royal Crocodiles – Take 4 Previously Unreleased
11. Evenings Of Damask – Take 4 Previously Unreleased
12. The Sea Beasts – Take 3 Previously Unreleased
13. Iscariot – Take 4 Previously Unreleased
14. Nijinsky Hind – Take 5 Previously Unreleased
15. The Pilgrim’s Tale – Take 1
16. The Misty Coast Of Albany – Take 3 Previously Unreleased
17. Romany Soup – Take 1 Previously Unreleased
18. King Of The Rumbling Spires – Take 1 Previously Unreleased
19. King Of The Rumbling Spires – Take 3 Previously Unreleased
20. Do You Remember (Cult) – Take 2 Previously Unreleased
21. Once Upon The Seas Of Abyssinia – Take 3 Previously Unreleased
22. Demon Queen – Take 1
23. Ill Starred Man – Take 1
24. Blessed Wild Apple Girl – Take 2
25. The Lion And The Unicorn (live The Lyceum, London, 11th April 1969)
26. Interview – Blue Thumb promo 7″ Previously Unreleased

ron nagle bad rice

Bad Rice è l’unico disco di Ron Nagle, pubblicato nel 1970, album di culto già all’epoca, riceve il trattamento Deluxe da parte dell’ottima etichetta americana Omnivore Recordings, con l’aggiunta di un secondo CD di Demos. L’album era prodotto da Jack Nitzsche e vedeva la partecipazione tra i musicisti di Ry Cooder e Sal Valentino dei Beau Brummels. Suono tipico dell’epoca e disco interessante:

CD1: Bad Rice (Plus…)
1. 61 Clay
2. Marijuana Hell
3. Frank’s Store
4. Party In L.A.
5. That’s What Friends Are For
6. Dolores
7. Capricorn Queen
8. Sister Cora
9. Somethin’s Gotta Give Now
10. Family Style
11. House Of Mandia
12. Berberlang
13. Francine
14. Frank’s Store (Alternate Mix)
15. Dolores (Alternate Mix)
16. Bad Rice Radio Spot 1
17. Bad Rice Radio Spot 2

CD2: Pre Cooked/Converted: The Bad Rice Demos
1. From The Collection Of Dorothy Tate*
2. 61 Clay*
3. People Have Told Me
4. Out In The Hall
5. Showdown
6. Say My Name
7. Half As Much
8. Who You Gonna Tell
9. So Long Johnny
10. Sleep For Me
11. Rudy My Man
12. Wasted Paper
13. Alice Valentine
14. Saving It All Up For Larry

All tracks on Disc 2 previously unissued except *

willy deville live at rockpalast pretty things live rockpalast

Prosegue l’ottima serie delle ristampe dei Live At Rockpalast curata dalla Repertoire (peccato per i prezzi, un po’ “carucci”), questa volta (dopo i due concerti come Mink De Ville) è il turno di Willy DeVille come solista e anche la storica band inglese dei Pretty Things catturata al Rockpalast in una serie di concerti nell’ultima fase della carriera. Questi i contenuti per entrambi, lo leggete sul retro delle confezioni, così facciamo prima, i concerti sono del 1995 e 2008 per DeVille:

willy deville live at rockpalast back

mentre per i Pretty Things tre concerti del 1998, 2004 e 2007

pretty things live rockpalast back

Domani si continua, con le altre ristampe e molte uscite interessanti da entrambi i lati dell’Atlantico.

Bruno Conti