Un Inatteso E Gradito Ritorno Della “Strana Coppia”. Leo Kottke & Mike Gordon – Noon

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Leo Kottke & Mike Gordon – Noon – ATO CD

Sinceramente ero convinto che Leo Kottke, grandissimo chitarrista acustico titolare di una lunga carriera iniziata a fine anni 60, avesse appeso definitivamente il suo strumento al chiodo, dal momento che il suo ultimo album Sixty Six Steps (il secondo in duo con Mike Gordon, bassista dei Phish, dopo Clone) risaliva ormai al 2005. Ho accolto quindi con molto piacere la notizia che Kottke stava per pubblicare della nuova musica e sempre insieme a Gordon: Noon, terzo disco in collaborazione con il musicista del Vermont, ci mostra che nonostante l’età, 75 anni, ed i tre lustri lontano dai riflettori il nostro non ha perso lo smalto ed è ancora in grado di dare del tu al suo strumento. Kottke è sempre stato giustamente considerato l’erede del geniale John Fahey, e probabilmente è il miglior chitarrista acustico della sua generazione (in possibile coabitazione con Bert Jansch), e Noon, pur non essendo al livello dei suoi lavori più celebrati, è un dischetto suonato benissimo che si lascia ascoltare con grande piacere.

Leo non ha perso la voglia di suonare, e le sue dita scorrono ancora che è una meraviglia nonostante negli anni 80 abbia dovuto adottare un approccio più classico e “tranquillo” a cause di una grave forma di tendinite: da parte sua Gordon lo accompagna con la solita puntualità che gli conosciamo coi Phish, ma si tiene quasi in disparte come se volesse riconoscere a Kottke la leadership del progetto (ed infatti Mike scrive e canta solo tre canzoni, mentre Leo ne compone il doppio e due sono cover). Prodotto da Jarod Slomoff, Noon ci regala quindi 40 minuti circa in cui i nostri suonano per il piacere di farlo, tra folk e musica d’autore con elementi blues e jazz qua e là: non ci sono solo i due leader in session, ma troviamo anche il compagno di Gordon nei Phish Jon Fishman alla batteria in cinque pezzi, Zoe Keating e Brett Lanier rispettivamente al violoncello e steel guitar in un brano a testa e lo stesso Slomoff ai cori. Il CD inizia con Flat Top, una folk tune strumentale dalla purezza cristallina, con i due amici che suonano con estrema fluidità, brano che confluisce subito nella prima cover: Eight Miles High è proprio il classico dei Byrds, ed è reinventata da capo a piedi trasformandosi da rock song psichedelica a canzone di stampo cantautorale in cui chitarra e basso si rincorrono percorrendo scale ascendenti e discendenti, e la voce arrochita di Kottke che intona la nota melodia (che è l’unico punto in comune con l’originale).

I Am Random, di Gordon, è un limpido brano cadenzato dal taglio melodico moderno vicino a certe cose dei Phish, ma con la chitarra di Leo che si adatta senza problemi (si sente il tono informale della session: al secondo minuto i due e Fishman sembrano incartarsi su loro stessi, poi ci ridono su e ricominciano a suonare come un attimo prima). Noon To Noon è una ballata di stampo folk-jazz (e qui sento tracce di Jansch), Kottke suona che sembrano in tre ed il basso non funge solo da mero accompagnamento, From The Cradle To The Grave è uno slow terso e delicato cantato a più voci, dalla struttura cantautorale e motivo gradevole, mentre How Many People Are You è un pezzo dalla ritmica spezzettata e leggermente swingato, con un pizzico di follia come da prassi con Gordon: forse non una grande canzone, ma è riscattata dalla prestazione chitarristica di Leo.

Con lo strumentale Ants siamo ancora in territori folk, una canzone purissima nella quale le dita di Leo lavorano di fino fornendo una delle migliori performance del CD, mentre Sheets è addirittura splendida, una ballata toccante e profonda che ci conferma (ma non ce n’era bisogno) che Kottke non è solo un grande chitarrista ma un artista completo. Alphabet Street di Prince è la cover che non ti aspetti, un brano che non ho mai amato ma che in questo arrangiamento tra country e blues guadagna diversi punti; il dischetto termina con la folkeggiante Peel, il più “normale” tra i pezzi scritti da Gordon, con un ottimo gioco di voci, e con la guizzante e melodicamente deliziosa The Only One, che oltre ad un titolo di canzone potrebbe essere anche un azzeccato soprannome per Leo Kottke, dal momento che ancora oggi suona la chitarra acustica come nessun altro.

Marco Verdi

Il “Solito” Disco Di Ted Horowitz. Popa Chubby – It’s A Mighty Hard Road

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Popa Chubby – It’s A Mighty Hard Road – Popa Chubby Productions/Dixiefrog

Avevamo lasciato il nostro amico Ted Horowitz, alias Popa Chubby, alle prese con una antologia Prime Cuts: The Very Best Of The Beast From The East, che pescava dal meglio degli album della sua produzione precedente, quasi 30 anni tra alti e bassi, ma che aggiungeva anche un secondo CD di materiale inedito https://discoclub.myblog.it/2018/09/21/tutto-popa-e-niente-grasso-superfluo-si-fa-per-dire-popa-chubby-prime-cuts-the-very-best-of-the-beast-from-the-east/ . Quel disco per certi versi aveva anche sancito la fine della sua collaborazione con la earMusic, per quanto bisogna dire che comunque questo vale solo per il mercato europeo, negli Stati Uniti il tutto esce sempre per la propria etichetta PCP Popa Chubby Productions: così avviene anche per il nuovo It’s A Mighty Hard Road che in Europa verrà distribuito dalla Dixiefrog, un ritorno quindi all’etichetta che gli ha dato le migliori soddisfazioni e anche il titolo del Post è abbastanza simile ad un altro che avevo già usato nel recente passato https://discoclub.myblog.it/2016/11/19/il-solito-popa-chubby-the-catfish/.

A marzo Horowitz taglia il traguardo dei 60 anni e il veterano newyorchese festeggia l’evento con un buon album. Quindici canzoni dove il nostro, accompagnato come sempre dal fedele Dave Keyes a piano e organo, dal batterista Steve Halley nei primi quattro brani, che si alterna con Dan Castagna e con lo stesso Popa in parecchie tracce, che si occupa anche del basso quando non sono disponibili Brett Bass (?) e V.D. King. Tredici pezzi portano la firma di Horowitz, che aggiunge anche due cover finali, la classica I’d Rather Be Blind del terzetto Leon Russell/Don Nix/Donald Dunn, nonché una inconsueta Kiss di Prince. Come dicevo poc’anzi il disco, registrato quasi interamente ai Chubbyland Studios di New York, a parte le prime quattro tracce, presenta un Popa piuttosto motivato, come certifica subito l’iniziale The Flavor Is In The Fat, ovvero “Il Sapore E’ Nella Ciccia”, che è quasi una dichiarazione di intenti, uno dei suoi classici e robusti brani, dove Ted canta con vibrante impeto e la chitarra è pungente e subito libera di improvvisare con gusto, con le tastiere di Keyes e la ritmica a seguirlo come un sol uomo. Anche il rock-blues della potente title track ci presenta il vecchio Popa, quello dei giorni migliori; Buyer Beware, sui rischi di comprare una chitarra di seconda mano, è un divertente e movimentato shuffle che illustra ancora una volta l’approccio ruspante del nostro amico alle 12 battute, con tanto di citazione per l’amato Jimi Hendrix.

Ottima anche la flessuosa It Ain’t Nothin’ con un eccellente lavoro alla slide, molto piacevole anche la hard ballad Let Love Free The Way con una bella linea melodica e un lirico lavoro della solista, mentre la riffata If You’re Looking For Trouble illustra il suo lato più hard-rock, con risultati comunque apprezzabili e The Best Is Yet To Come è una deliziosa “soul ballad” che traccia, con una punta di ottimismo e speranza, la situazione sociale dell’America di Trump. Il titolo dell’album già esisteva, ma la canzone I’m The Beast From The East mancava all’appello, e quindi il buon Popa rimedia subito con un solido blues che coniuga lo stile “orientale” di NY con le classiche 12 battute di Chicago, in cui Chubby esprime il meglio del suo stile chitarristico. Non manca un rilassato brano strumentale Gordito, che ha profumi latini mescolati al blues del non dimenticato Peter Green, con Enough Is Enough che bacchetta ancora le tendenze “naziste” di Trump a tempo di funky-reggae e pedale wah-wah innestato a manetta, ma non soddisfa del tutto.

More Time Making Love è un classico brano di roots-rock di buona fattura e la divertente Why You Wanna Bite My Bones? viaggia sui binari di un piacevole boogie’n’roll, lasciando alla notturna ma irrisolta Lost Again l’ultimo posto libero per i brani originali. La citata I’d Rather Be Blind è vibrante e prevede una buona performance vocale del nostro, che poi improvvisa e cazzeggia nella cover di Kiss di Prince, con un uso sorprendente della armonica. Insomma, tirate le somme, il “solito” disco di Popa Chubby, più che positivo benché forse non eclatante.

Bruno Conti

Con I Fratelli Nei Trampled Under Foot Era Una Potenza, Ma Anche Da Sola Con Alcuni “Amici” Non Scherza. Danielle Nicole – Cry No More

danielle nicole cry no more

Danielle Nicole – Cry No More – Concord Records

Danielle Nicole Schnebelen (per darle il suo nome e cognome completi) viene da Kansas City, per parecchi anni ha fatto parte della band di famiglia, i Trampled Under Foot, con i fratelli Kris, alla batteria, e Nick Schnebelen, alla chitarra e seconda voce, autori una apprezzabile carriera culminata con  Wrong Side Of The Blues e soprattutto Badlands, uscito nel 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/08/01/sempre-piu-bravi-trampled-und-5546876/ . Nel gruppo la stella era Danielle, cantante e bassista (strumento imparato per necessità, ma poi rimasto nel suo DNA, visto che lo suona ancora oggi alla grande), ma anche Nick era (ed è) chitarrista ed interprete raffinato http://discoclub.myblog.it/2017/07/14/forse-il-nome-vi-dice-qualcosa-anzi-il-cognome-nick-schnebelen-live-in-kansas-city/ . La Nicole ha esordito con un EP omonimo nel 2015, poi ha pubblicato il suo primo album solo Wolf Den nel 2015, prodotto da Anders Osborne e quindi con consistenti “sapori” New Orleans, a fianco del “solito” blues e del soul. Ed ora con questo Cry No More realizza quello che probabilmente è il suo disco migliore: con Tony Braunagel, che produce e suona la batteria, la brava Danielle è affiancata da Johnny Lee Schell (a lungo con Bonnie Raitt), alla chitarra e da alcuni ospiti di pregio presenti in alcuni brani, che vediamo di volta in volta.

Lei firma, da sola o in compagnia, ben 9 delle canzoni presenti nel CD, ma quello che impressiona ancora una volta è la sua estensione vocale, che di volta in volta è stata avvicinata a Janis Joplin e Bonnie Raitt, ma che comunque ha un suo timbro ben definito, di grande fascino ed espressività: sin dall’iniziale Crawl, dove alla chitarra appare il fratello Nick, si apprezza la varietà dei temi musicali utilizzati, in questo brano il rock vibrante e grintoso, fattore che era tra gli atout del periodo con i Trampled Under Foot, che non a caso prendevano il loro nome da un brano dei Led Zeppelin, grande grinta e il suono dell’organo di Mike Sedovic che allarga lo spetto sonoro del brano, con le chitarre di Schell e Schnebelen (pare incredibile ma nel libretto sono riusciti a “ciccarne” il cognome) a duettare in un mood non lontano dai brani più rock di Beth Hart, la successiva I’m Going Home, con Mike Finnigan all’organo, e la presenza, spesso reiterata, di un paio di voci femminili di supporto, vede la presenza del grande Sonny Landreth magnifico alla slide, per un pezzo dall’ambientazione sonora sospesa e minacciosa all’inizio e poi ritmata e tirata, mentre la nostra amica imperversa ancora con la sua voce splendida. Hot Spell è un brano inedito di Bill Withers, da lungo ritirato dalle scene, che però ha voluto regalare questa canzone alla Nicole, senza peraltro apparirvi, in questo pezzo tra soul e blues, molto sensuale e di grande fascino, con il basso funky di Danielle che ancora il suono in modo deciso. Burnn’ For You, di nuovo con l’organo di Finnigan e le voci femminili in bella evidenza, è un altro pezzo di impostazione rock-blues con la chitarra di Walter Trout a disegnare le sue linee soliste eleganti e vibranti, mentre la title track Cry No More è una deliziosa ballata soul che ricorda le cose migliori di Bonnie Raitt ( o Susan Tedeschi), insinuante e scandita con grande classe.

Poison The Well rimane in questo stile elegante tra pop e canzone d’autore, mentre si apprezza l’ottimo interscambio ritmico tra Braunagel e la Schneleben. Che poi scrive una delle canzoni più emozionanti del CD Bobby, dedicata al padre, scomparso ormai da tempo, ma per cui rimane un affetto sconfinato, la traccia ha un tocco quasi country delicato ed intimo, con il cigar box fiddle suonato da Johnny Lee  Schell, mentre la nostra amica azzecca un timbro malinconico che ben si adatta allo spirito del brano. Con Save Me, dove appare Kenny Wayne Shepherd alla solista, si torna ad un rock-blues grintoso e tirato, ma sempre illuminato da sprazzi di grande classe, e pure How Come U Don’t Call Anymore, una cover di un pezzo poco noto di Prince, si avvale di un “manico” dalla grande tecnica e gusto come Moster Mike Welch, mentre Mike Sedovic passa al Wurlitzer e il brano è dolce ed avvolgente, di squisita fattura, sempre cantato deliziosamente. Baby Eyes vede la presenza di Brandon Miller, che è il chitarrista della touring band della Nicole (dal vivo sono una forza della natura, tra cover dei Led Zeppelin https://www.youtube.com/watch?v=OYzbfn2o6B4 , di Etta James https://www.youtube.com/watch?v=lk-pL6FVmssDolly Parton, Prince https://www.youtube.com/watch?v=5qTTWWL5MZg , e di qualsiasi altra cosa gli passa per la testa), un brano quasi old fashioned, con un tocco barrelhouse del piano e la voce birichina della nostra amica. Kelly Finnigan è la figlia di Mike, anche lei organista, e appare nel funky-soul-rock della mossa Pusher Man, mentre Welch ritorna con Schell nella blues ballad My Heart Remains, di nuovo in territori cari a Bonnie Raitt, con un brano romantico ed avvolgente di grande fascino. La Finnigan si rivela anche cantante intrigante nel duetto imbastito nella bluesata Someday You Might Change Your Mind. Chiude un eccellente album l’unico tuffo nel blues “puro”, offerto con la sinuosa Lord I Just Can’t  Keep From Crying firmata da Blind Willie Johnson, ma impreziosita dal grande lavoro alla slide di Luther Dickinson, in un brano che ricorda nelle sue sonorità il miglior Ry Cooder degli anni ’70, splendido https://www.youtube.com/watch?v=9b0VIPUxgW0 .

Bruno Conti  

Scommetto Che Questi Due Non Ve Li Aspettavate! Radiohead – Ok Computer: Oknotok 1997-2017/Prince & The Revolution – Purple Rain Deluxe

Radiohead OKNOTOK (OK Computer 20th Anniversary Edition

Radiohead – Ok Computer: Oknotok 1997-2017 – XL Records 2CD – 3LP – Super Deluxe 2CD/3LP

Prince & The Revolution – Purple Rain Deluxe – NPG/Warner 2CD – 3CD/DVD

Dall’alto della sua magnanimità ogni tanto Bruno mi concede delle digressioni dal genere musicale, che è comunque assai eterogeneo, trattato abitualmente su questo blog, consentendomi di trattare di artisti che rientrano nella categoria “piaceri proibiti”, come ad esempio gruppi e solisti appartenenti al genere hard rock ed anche tutti i progetti che girano intorno a Jeff Lynne. I due dischi di cui vi parlo oggi però non fanno parte dei miei gusti personali (anzi, nel secondo caso ne sono abbastanza lontani), ma si tratta di ristampe importanti di due album che fanno parte di quella categoria di lavori che, aldilà delle preferenze, dovrebbero in teoria far parte di qualsiasi discografia completa (un po’ come Thriller di Michael Jackson, Nevermind dei Nirvana, la colonna sonora di Saturday Night Fever o Nevermind The Bollocks dei Sex Pistols, tutta roba che su queste pagine virtuali è abbastanza assente).

Ok Computer, terzo disco dei britannici Radiohead, è per la verità anche un gran bel disco, ed è considerato uno dei più importanti degli anni novanta, un album tipico dell’epoca (piuttosto buia dal punto di vista musicale), con testi ambiziosi ispirati dal tema dell’alienazione moderna e del rapporto controverso tra l’uomo e la tecnologia (quindi anche profetico se vogliamo): i lettori della rivista Q lo hanno addirittura messo al primo posto tra i migliori dischi di tutti i tempi, decisione sicuramente esagerata, ma comunque Ok Computer è un lavoro indubbiamente importante, che segnò anche in un certo senso la fine del cosiddetto brit pop ed il passaggio ad una musica più adulta e matura. L’album contiene idee a profusione, grazie soprattutto alla mente creativa del leader Thom Yorke, ed è prodotto splendidamente da Nigel Godrich (l’uomo dietro anche all’ultimo album di Roger Waters), un mirabile esempio di equilibrio tra rock e pop, con un uso minimo dell’elettronica. A distanza di vent’anni, i Radiohead ripubblicano il loro capolavoro in una versione doppia, sotto intitolata Oknotok, con nel primo CD l’album originale, rimasterizzato in maniera spettacolare, e nel secondo tutte le b-sides dell’epoca e tre inediti assoluti, con l’unica pecca della confezione spartana contraddistinta dalla totale assenza di note e persino di un booklet (esiste anche la solita confezione lussuosa, costosissima ed inutile). L’occasione è quindi perfetta per riscoprire, o scoprire per la prima volta, canzoni del calibro dell’ambiziosa Paranoid Android, dai cambi di ritmo e melodia decisamente creativi (quasi una mini-suite di sei minuti), l’eterea Subterrenean Homesick Alien, dai risvolti quasi psichedelici, le suggestive Exit Music (For A Film) e Let Down, esempi di pop-rock di alto livello, senza dimenticare la bellissima Karma Police, semplicemente una grande rock ballad, la malinconica ed intensa No Surprises, e la splendida Lucky, sontuosa pop song tra Beatles e Pink Floyd. I primi tre brani del secondo CD sono inediti assoluti: la bella ballata elettroacustica I Promise, la maestosa Man Of War, che secondo me avrebbe dovuto finire sul disco principale, e la più normale Lift; le otto b-sides sono brani sicuramente minori ma comunque di piacevole ascolto, con almeno una gran bella rock song nella potente e chitarristica Polyethylene.

prince purple rain

Per quanto riguarda Prince invece, nonostante questa nuova edizione deluxe del suo disco più famoso, Purple Rain (in triplo CD più DVD di un concerto del 1985, ma io mi sono limitato a prendere la versione doppia, senza la parte video ed il CD di b-sides e remix vari), non riesco a cambiare opinione, non è (e non sarà mai) il mio genere, e non ce la faccio neppure a vedere il genio nella musica dello scomparso musicista di Minneapolis. L’album, uscito nel 1984 e suonato insieme a The Revolution, il suo gruppo dell’epoca (nel quale militavano le future stelline Wendy & Lisa), è pieno di sonorità anni ottanta, big drum sound, sintetizzatori e ritmi danzerecci, molto lontani dai miei gusti, anche se ci sono un paio di brani che, al netto del suono synth-pop, non sono affatto male, cioè le gradevoli e cadenzate Take Me With U e When Doves Cry. Ma il disco (remixato da Prince stesso nel 2015, quindi sarebbe probabilmente uscito anche senza la prematura scomparsa dell’artista) deve gran parte della sua fama alla splendida title track, quella sì una grande canzone, forse una delle più belle degli anni ottanta, dal suono quasi normale e ottimo assolo di chitarra del Principe. Il secondo dischetto contiene undici brani inediti dell’epoca, che se per i fan dell’artista nato come Roger Nelson possono rappresentare il Santo Graal, al sottoscritto non riescono a far cambiare opinione. Favorevole però il prezzo, poco più di un singolo CD anche per la versione quadrupla, cosa che, considerando la bellezza del brano che dà il titolo all’album, potrebbe anche far vacillare qualcuno.

Marco Verdi

Alcune Prossime Interessanti Uscite Estive, Parte I. Delaney And Bonnie With Eric Clapton, Radiohead, Prince, Neil Young, Natalie Merchant.

delaney and bonnie & friends on tour

Come i lettori più attenti del Blog avranno notato, ultimamente la rubrica delle anticipazioni discografiche appare più raramente (a parte per alcune uscite particolarmente importanti), ma si sono intensificate di parecchio le recensioni delle novità e delle ristampe che ci sembrano più valide, secondo i nostri gusti, cercando di essere tempestivi ove possibile, ma non dimenticando anche dischi magari non recenti ma di indubbio valore, oltre alle ristampe più intriganti o (in)utili, senza dimenticare i nomi emergenti. Però, visto che si avvicina la stagione estiva, due o tre Post sulle uscite prossime venture più interessanti e sfiziose mi paiono doverosi, anche se le recensioni continueranno a ritmo continuo. Diciamo che l’arco temporale in esame è, più o meno, quello compreso tra la metà di giugno e la fine di luglio, ovviamente rispetto agli album di cui è già nota la data di uscita. Partiamo con un cofanetto, della serie a volte ritornano, in tutti i sensi.

Delaney And Bonnie And Friends – On Tour With Eric Clapton – Warner/Rhino 4 CD 

Questo cofanetto in versione espansa era già uscito nel 2010: lo so perché lo avevo acquistato ai tempi e ne avevo già parlato sul Blog. Purtroppo all’epoca, pubblicato dalla Rhino Handmade, era a tiratura limitata e di conseguenza costava molto caro, anche se il contenuto musicale, pur nella sua ripetitività, era fantastico. Tratto da 3 concerti registrati nel dicembre del 1969, a fianco di Delaney & Bonnie Bramlett e della loro band, ci sono tre chitarristi aggiunti non male: Eric Clapton, Dave Mason George Harrison. Il resto lo leggete qui http://discoclub.myblog.it/2010/07/06/prima-e-dopo-la-cura-delaney-bonnie-on-tour-with-eric-clapto/ , aggiungo che la nuova edizione, in uscita il 16 giugno, sarà a prezzo speciale, e che il contenuto è il seguente, lo stesso di sette anni fa ma a un terzo del prezzo!

[CD1]
1. Intro/Tuning (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
2. Opening Jam (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
3. Gimme some Lovin’ (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
4. Band Introductions (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
5. Only You Know And I Know (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
6. Medley: Poor Elijah/Tribute To Johnson (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
7. Get Ourselves Together (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
8. I Don’t Know Why (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
9. Where There’s A Will, There’s A Way (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
10. That’s What My Man Is For (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
11. Medley: Pour Your Love On Me/Just Plain Beautiful (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
12. Everybody Loves A Winner (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
13. Things Get Better (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
14. Coming Home (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
15. I Don’t Want To Discuss It (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
16. Little Richard Medley: Tutti Frutti/The Girl Can’t Help It/Long Tall Sally/Jenny Jenny (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)
17. My Baby Specializes (Live at Royal Albert Hall on 12/1/1969)

[CD2]
1. Intro/Tuning (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
2. Opening Jam (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
3. Gimme Some Lovin’ (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
4. Things Get Better (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
5. Medley: Poor Elijah/Tribute To Johnson (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
6. I Don’t Know Why (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
7. Medley: Pour Your Love On Me/Just Plain Beautiful (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
8. Where There’s A Will, There’s A Way (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
9. Coming Home (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
10. Little Richard Medley: Tutti Frutti/The Girl Can’t Help It/Long Tall Sally/Jenny Jenny (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
11. I Don’t Want To Discuss It (Live at Colston Hall on 12/2/1969)
12. Crowd/Announcement (Live at Colston Hall on 12/2/1969)

[CD3]
1. Intro/Tuning (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
2. Gimme Some Lovin’ (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
3. Introduction (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
4. Things Get Better (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
5. Medley: Poor Elijah/Tribute To Johnson (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
6. I Don’t Know Why (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
7. Where There’s A Will, There’s A Way (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
8. That’s What My Man Is For (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
9. I Don’t Want To Discuss It (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)
10. Coming Home (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 1st Show)

[CD4]
1. Intro/Tuning (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
2. Gimme Some Lovin’ (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
3. Pigmy (Instrumental) [Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show]
4. Introductions (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
5. Things Get Better (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
6. Medley: Poor Elijah/Tribute To Johnson (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
7. Only You Know And I Know (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
8. Will The Circle Be Unbroken (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
9. Where There’s A Will, There’s A Way (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
10. I Don’t Know Why (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
11. That’s What My Man Is For (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
12. Coming Home (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)
13. LIttle Richard Medley: Tutti Frutti/The Girl Can’t Help It/Long Tall Sally/Jenny Jenny (Live at Fairfield Hall on 12/7/1969 – 2nd Show)

All’epoca fecero anche un breve tour europeo, tramandato ai posteri dalla televisione danese. Inutile dire che, se non lo avete già, è assolutamente imperdibile.

Radiohead OKNOTOK (OK Computer 20th Anniversary EditionRadiohead OKNOTOK (OK Computer 20th Anniversary Edition boxed edition

Il 23 giugno, per la XL Records, uscirà l’edizione doppia espansa di Ok Computer dei Radiohead, con il titolo OKNOTOK (OK Computer 20th Anniversary Edition). Per i fans più facoltosi (ma molto facoltosi) ne esce anche una versione acquistabile solo sul loro sito (la seconda che vedete qui sopra) https://oknotok17-us.wasteheadquarters.com/products/boxed-edition oppure http://www.oknotok.co.uk/ ai link potete leggere il contenuto, ma come si intuisce comprende tre vinili, un notebook, una musicassetta, un altro libretto e il codice per il download. Per chi si “accontenta” ,l’album in doppio CD contiene il disco originale e un secondo dischetto con 8 B-sides uscite all’epoca e tre brani inediti.

[CD1]

1. Airbag
2. Paranoid Android
3. Subterranean Homesick Alien
4. Exit Music (For A Film)
5. Let Down
6. Karma Police
7. Fitter Happier
8. Electioneering
9. Climbing Up the Walls
10. No Surprises
11. Lucky
12. The Tourist

[CD2]
1. I Promise
2. Man Of War
3. Lift
4. Lull
5. Meeting In The Aisle
6. Melatonin
7. A Reminder
8. Polyethylene (Parts 1 & 2)
9. Pearly*
10. Palo Alto
11. How I Made My Millions

prince purple rain

Sempre il 23 giugno, per la NPG/Rhino/Warner, escono varie edizioni della ristampa di Purple Rain di Prince And The Revolution: non si festeggia o commemora nessuna ricorrenza in particolare. Sono 33 anni dalla di uscita dell’album originale, la data della scomparsa dell’artista di Minneapolis è il 21 aprile dello scorso anno, la data di nascita era il 7 giugno del 1958, quindi semplicemente viene ripubblicato uno dei dischi più popolari di sempre, con oltre venti milioni di copie vendute in tutto il mondo. La nuova versione riporta un remaster dei nastri originali curato dallo stesso Prince nei Paisley Park Studios nel 2015, oltre ad un intero CD il secondo, con materiale d’archivio ed inedito, un terzo CD con le versioni dei singoli e le B-sides, e infine un DVD con un concerto di Prince & Revolution del 1985. Questo è il cofanetto quadruplo, poi ci sarà un vinile sia normale che picture disc limited, e infine una versione in doppio CD con i primi due dischetti. Ecco il contenuto completo.

[CD1: Original Album (2015 Paisley Park Remaster)]
1. Let’s Go Crazy
2. Take Me With U
3. The Beautiful Ones
4. Computer Blue
5. Darling Nikki
6. When Doves Cry
7. I Would Die 4 U
8. Baby I’m A Star
9. Purple Rain

[CD2: From The Vault & Previously Unreleased]
1. The Dance Electric
2. Love And Sex
3. Computer Blue (“Hallway Speech” Version)
4. Electric Intercourse (Studio)
5. Our Destiny / Roadhouse Garden
6. Possessed (1983 Version)
7. Wonderful Ass
8. Velvet Kitty Cat
9. Katrina’s Paper Dolls
10. We Can Fuck
11. Father’s Song

[CD3: Single Edits & B-Sides]
1. When Doves Cry (Edit)
2. 17 Days
3. Let’s Go Crazy (Edit)
4. Let’s Go Crazy (Special Dance Mix)
5. Erotic City
6. Erotic City (“Make Love Not War Erotic City Come Alive”)
7. Purple Rain (Edit)
8. God
9. God (Love Theme From Purple Rain)
10. Another Lonely Christmas
11. Another Lonely Christmas (Extended Version)
12. I Would Die 4 U (Edit)
13. I Would Die 4 U (Extended Version)
14. Baby I’m A Star (Edit)
15. Take Me With U (Edit)

[DVD: Prince And The Revolution, Live At The Carrier Dome, Syracuse, NY, March 30, 1985]
1. Let’s Go Crazy
2. Delirious
3. 1999
4. Little Red Corvette
5. Take Me With U
6. Do Me, Baby
7. Irresistible Bitch
8. Possessed
9. How Come U Don’t Call Me Anymore?
10. Let’s Pretend We’re Married
11. International Lover
12. God
13. Computer Blue
14. Darling Nikki
15. The Beautiful Ones
16. When Doves Cry
17. I Would Die 4 U
18. Baby I’m A Star

neil young decade

Tra le ristampe francamente inutili, o comunque poco interessanti, per il sottoscritto ovviamente, c’è quella di Decade di Neil Young. Già pubblicata in vinile ad aprile per il Record Store Day, con un nuovo remastering preparato appositamente per il triplo LP, però questa uscita fa slittare i due cofanetti da quattro CD ciascuno Official Release Series Discs 5-8 And Discs 8.5-12previsti prima per il 19 maggio, poi per il 23 giugno e spostati, per il momento, all’otto settembre. Bah, è il “solito” Neil Young!. Comunque il contenuto è sempre lo stesso, l’etichetta Reprise/Rhino pure, e anche la data, il 23 giugno.

[CD1]
1. Down to the Wire
2. Burned
3. Mr. Soul
4. Broken Arrow
5. Expecting to Fly
6. Sugar Mountain
7. I Am a Child
8. The Loner
9. The Old Laughing Lady
10. Cinnamon Girl
11. Down By the River
12. Cowgirl In the Sand
13. I Believe in You
14. After the Gold Rush
15. Southern Man
16. Helpless

[CD2]
1. Ohio
2. Soldier
3. Old Man
4. A Man Needs a Maid
5. Harvest
6. Heart of Gold
7. Star of Bethlehem
8. The Needle and the Damage Done
9. Tonight’s the Night, Pt. 1
10. Tired Eyes
11. Walk On
12. For the Turnstiles
13. Winterlong
14. Deep Forbidden Lake
15. Like a Hurricane
16. Love Is a Rose
17. Cortez the Killer
18. Campaigner
19. Long May You Run

natalie merchant the collection

Ancora Warner, ma su etichetta Nonesuch, per la serie non facciamoci mancare nulla, di nuovo il 23 giugno, è prevista anche l’uscita di un cofanetto da 10 CD The Collection, dedicato a Natalie Merchant. Lati positivi: primo, un giusto tributo a quella che personalmente considero una della cantautrici nella Top Ten della qualità, secondo, il cofanetto avrà un prezzo abbastanza contenuto per dieci dischetti (si parla di una cifra indicativa tra i 50 e i 60 euro), terzo, nel box ci sono due CD, il nono e il decimo, di materiale raro o completamente inedito. Lato negativo: uno, il fatto di doversi ricomprare gli altri otto album. Però, se non li avete tutti, o ve ne mancano alcuni, è un “sacrificio” che potrebbe valere la pena di fare. Il disco nove si intitola Butterfly, è un album nuovo, con quattro canzoni inedite e sei re-interpretate, accompagnata da un quartetto d’archi (ma si sente anche una sezione ritmica, il piano e delle voci di supporto). Il disco dieci Rarities, è piuttosto chiaro cosa conterrà. Sperando che poi non verranno pubblicati in futuro anche al di fuori dal cofanetto. C’è da crederci? Uhm!!! Comunque ecco il contenuto completo.

[CD1: Tigerlily]
1. San Andreas Fault
2. Wonder
3. Beloved Wife
4. River
5. Carnival
6. I May Know the Word
7. The Letter
8. Cowboy Romance
9. Jealousy
10. Where I Go
11. Seven Years

[CD2: Ophelia]
1. Ophelia
2. Life Is Sweet
3. Kind And Generous
4. Frozen Charlotte
5. My Skin
6. Break Your Heart
7. King Of May
8. Thick As Thieves
9. Effigy
10. The Living
11. When They Ring Them Golden Bells

[CD3: Motherland]
1. This House Is On Fire
2. Motherland
3. Saint Judas
4. Put The Law On You
5. Build A Levee
6. Golden Boy
7. Henry Darger
8. The Worst Thing
9. Tell Yourself
10. Just Can’t Last
11. Not In This Life
12. I’m Not Gonna Beg

[CD4: The House Carpenter’s Daughter]
1. Sally Ann
2. Which Side Are You On?
3. Crazy Man Michael
4. Diver Boy
5. Weeping Pilgrim
6. Soldier, Soldier
7. Bury Me Under The Willow
8. House Carpenter
9. Owensboro
10. Down On Penny’s Farm
11. Poor Wayfaring Stranger

[CD5: Leave Your Sleep]
1. Nursery Rhyme Of Innocence And Experience
2. Equestrienne
3. Calico Pie
4. Bleezer’s Ice-Cream
5. It Makes A Change
6. The King Of China’s Daughter
7. The Dancing Bear
8. Topsyturvey-World
9. The Janitor’s Boy
10. The Man In The Wilderness
11. Maggie And Milly And Molly And May
12. If No One Ever Marries Me
13. The Sleepy Giant

[CD6: Leave Your Sleep]
1. The Peppery Man
2. The Blind Men And The Elephant
3. Adventures Of Isabel
4. The Walloping Window Blind
5. Griselda
6. The Land Of Nod
7. Vain And Careless
8. Crying, My Little One
9. Sweet & A Lullaby
10. I Saw A Ship A-Sailing
11. Autumn Lullaby
12. Spring And Fall: To A Young Child
13. Indian Names

[CD7: Natalie Merchant]
1. Ladybird
2. Maggie Said
3. Texas
4. Go Down Moses
5. Seven Deadly Sins
6. Giving Up Everything
7. Black Sheep
8. It’s A-Coming
9. Lulu (Introduction)
10. Lulu
11. The End

[CD8: Paradise Is There]
1. San Andreas Fault
2. Beloved Wife
3. Carnival
4. River
5. The Letter
6. Where I Go
7. I May Know the Word
8. Seven Years
9. Cowboy Romance
10. Jealousy
11. Wonder

[CD9: Butterfly]
1. Butterfly
2. She Devil
3. Baby Mine
4. Frozen Charlotte
5. Ophelia
6. The Worst Thing
7. The Man In The Wilderness
8. My Skin
9. Vain And Careless
10. Andalucia

[CD10: Rarities (1998-2017)]
1. The Village Green Preservation Society(Ray Davies)
2. Too Long At The Fair(Joel Zoss)
3. Order 1081(David Byrne)
4. To Love Is To Bury(Mike Timmins & Margo Timmins)
5. Saint Judas
6. Birds & Ships(Woody Guthrie)
7. The Lowlands Of Holland(Traditional Arr. Paddy Maloney)
8. Sonnet 73(William Shakespeare Arr. Natalie Merchant)
9. Learning The Game(Buddy Holly)
10. My Little Sweet Baby(Traditional)
11. Political Science(Randy Newman)
12. Build A Levee
13. Sit Down Sister(Traditional)
14. The Gulf Of Araby(Katell Keineg)
15. Portofino

Fine della prima parte, nei prossimi giorni il seguito con le altre uscite.

Bruno Conti

Sinceramente Non Me Lo Aspettavo. A Sorpresa Se Ne E’ Andato Anche Prince, Aveva Solo 57 Anni!

prince 2016 prince hit and run 2

Ammetto onestamente di non essere stato un suo grande fan, non l’ho mai trovato questo genio assoluto per cui molti volevano farlo passare, ma delle tante icone nate negli anni ’80 Prince Rogers Nelson era sicuramente tra quelli di maggiore talento e in quella decade (anche se il suo esordio discografico risale al 1978 con For You) ha pubblicato alcuni album di buon spessore, da 1999 al mega successo del 1984 Purple Rain (uno dei dischi più venduti della storia, con oltre 13 milioni solo negli Stati Uniti), il quasi psichedelico All Around The World In A Day e il doppio Sign “O” The Times, il suo ultimo album unanimemente considerato dalla critica un piccolo capolavoro. Poi ha pubblicato ancora una serie di album per la Warner, con cui aveva un rapporto di odio-amore, prima di essere uno dei primi artisti a vendere i suoi album direttamente in rete (ma su YouTube i suoi filmati non appaiono), anche se poi trovavano comunque pure una diffusione nei canali tradizionali. Dal 1993 ha iniziato ad utilizzare una serie di nomi d’arte, che spesso erano simboli impronunciabili, arrivando anche ad un “The Artist Formerly Known As Prince”, prima di tornare al classico Prince nel 2000. prince super bowl

https://www.youtube.com/watch?v=7NN3gsSf-Ys

Da allora, negli anni 2000 ha pubblicato almeno quindici album, l’ultimo dei quali HITnRUN Phase Two, era stato venduto prima sui vari canali di streaming, Tidal in primis, poi in formato fisico ai suoi concerti ed ora, il 29 aprile, uscirà, su etichetta NPG, nuovamente distribuita dalla Warner Bros. Proprio di recente, ai suoi concerti, nel mese di aprile, Prince aveva avuto dei problemi di salute che si pensava fossero di carattere influenzale, costringendolo a sospendere un concerto e  poi a rinviare alcune date. Evidentemente ci sono state altre complicazioni perché l’artista di Minneapolis è stato stato trovato morto nel suo studio di registrazione Paisley Park, situato a Chanhassen, proprio nei sobborghi di Minneapolis, dove aveva quasi sempre vissuto. Definito da Miles Davis, forse esagerando, “il Duke Ellington del nostro tempo”, Prince da molti anni aveva un rapporto controverso con la critica e, obiettivamente, i suoi ultimi album, non solo non vendevano più come un tempo, ma difficilmente rimarranno nella storia della musica. Anche se il nostro amico, che sicuramente era un grande chitarrista, spesso veniva chiamato a partecipare ai tributi dedicati ad altri artisti scomparsi o da celebrare, e i colleghi lo tenevano in grande considerazione.

Purtroppo, a soli 57 anni, si va ad aggiungere ad una lunghissima sequenza di musicisti che sono scomparsi in questi primi mesi del 2016. Quindi non rimane che augurare un Riposa In Pace anche a questo “piccolo grande artista!” controverso, ma a tratti geniale, una delle sue ultime apparizioni è stata al Super Bowl del 2016.

E pure il Boss, a sorpresa, ha voluto ricordarlo.

Bruno Conti

Meglio “Solo” Che Accompagnato, O Anche Non Un Vero Texano Ma… Mike Zito And The Wheel – Songs From The Road

mike zito songs from the road cd dvd

Mike Zito And The Wheel – Songs From The Road – CD+DVD Ruf Records

Questa volta telecamere e tecnici della Ruf (o chi per loro), sono in trasferta in Texas, al Dosey Doe In The Woodlands, nei sobborghi di Houston. A differenza di altri titoli recensiti della serie, parliamo del DVD (visto che i contenuti sono più interessanti, e diversi, nel supporto video). La confezione si vende sempre insieme, il CD ha undici brani, il DVD tredici: però il DVD ha sei brani non presenti nel disco audio (più un lungo contenuto extra), che a sua volta ha tre canzoni non inserite nel DVD. Non facevano prima a farli uguali, dato che sono uniti? Sì, ma SSQCD (sono strane queste case discografiche, ci devono essere dei pensatori non indifferenti alle spalle di queste mosse)! Quello che conta è che il contenuto è tra i migliori in assoluto di questa serie Songs From The Road. Mike Zito, oltre ad essere uno dei Royal Southern Brotherhood, ha anche una avviata carriera solista, con i suoi The Wheel, e l’ultimo album, Gone To Texas , ma anche i precedenti non sono male, è stato segnalato da chi scrive tra le cose migliori in ambito rock-blues-roots-soul-southern, c’è un po’ di tutto nella sua musica e io ve lo ricordo http://discoclub.myblog.it/2013/06/15/girovagando-per-il-sud-degli-states-mike-zito-gone-to-texas/ .

mike zito 1mike zito 2

Anzi, vi dirò di più, lo preferisco in questa versione rispetto ai RSB. Ma torniamo sul palco, Zito è accolto come uno di casa (anche se in effetti è un texano oriundo di St. Louis, Missouri) sull’accogliente palco del piccolo locale caratteristico Dosey Doe, il pubblico è caldo e affettuoso e Mike li ripaga con una grande prestazione: Don’t Break A Leg, posta in apertura, sembra un incrocio tra James Brown e l’Average White Band, un funky-rock che, grazie anche alla presenza di Jimmy Carpenter al sax, scalda i presenti. Greyhound è subito un grande brano di stampo southern, ma con un riff stonesiano, venature soul e con Mike Zito bollente alla slide. I Never Kwew A Hurricane, scritta con il “socio” Cyril Neville, è un’ottima ballata deep soul che mette in evidenza la bella voce roca del nostro, nonché l’ottimo lavoro del sax di Carpenter, che è il solista del brano, e ottima spalla di Zito in tutto il concerto. Hell On Me è il primo Texas rock-blues, con chitarra, organo (Lewis Stephens, a occhio un veterano di mille battaglie) e sax a spalleggiare Mike, che inizia a pigiare sul pedale del wah-wah con mucho gusto. Notevole anche Pearl River, nuovamente firmata con Neville, uno slow blues di grande intensità, con Zito ispirato sia nella parte vocale come in quella solistica, con un assolo da sentire, per tecnica e feeling.

mike zito 3 mike zito 4

Dirty Blonde è sempre Texas blues, ma innervato anche da una dose di R&R, grazie alla presenza del sax e con Stephens che ci regala un bel intervento quasi barrelhouse al piano, prima di lasciare spazio alla solita chitarra malandrina. One Step At A Time è una bellissima canzone scritta da Anders Osborne, con Zito che passa all’acustica e trasforma questa ballata mid-tempo con accenti quasi segeriani (nel senso di Bob). Ottimo anche Subtraction Blues, un funky-blues-rock alla Little Feat, con Stephens e Zito che fanno i Payne e i Lowell George (o Barrére, fate voi) della situazione, mentre Judgment Day, scritta con Gary Nicholson, è il momento Stevie Ray Vaughan della serata, un ennesimo Texas Blues, ma di quelli veramente “cattivi”, sempre sostenuto dall’ottimo lavoro di raccordo del sax, la solista ci regala un assolo, diviso in due parti, teso e lancinante, rilanciato da un finale che termina in un’orgia di wah-wah. Gone To Texas è la canzone più bella di Mike Zito, praticamente la storia della sua vita verso la redenzione, un southern rock d’autore, cantato a voce spiegata, melodia ben delineata e la parte strumentale che ricorda la Marshall Tucker Band per quella interazione sax/chitarra (eh, Toy Caldwell, bei tempi).

Let Your Light Shine On Me, solo voce e chitarra acustica, è l’occasione per un simpatico siparietto, con la piccola figlia di Zito che sale sul palco ad “aiutare” il babbo, che poi, per il finale del concerto, passa a una bellissima Gibson Flying V azzurra, quella a freccia per intenderci, infila il bottleneck e anche un blues di quelli duri e puri, Natural Born Lover, torrenziale e travolgente, con la slide che vola scatenata sul manico della chitarra. L’ultimo brano, Texas Flyer, è un altro funky blues molto coinvolgente, con tutto il gruppo in spolvero. Negli extra del DVD, c’è una sezione chiamata Storyteller Videos (sulla falsariga della trasmissione di VH1) dove Zito racconta la genesi di tre suoi brani e li esegue in acustico: Tornando al CD, troviamo ancora una bella cover di Little Red Corvette di Prince, quasi springsteeniana, una “libidinosa” Rainbow Bridge, che ricorda ancora il miglior Seger e C’mon Baby, altra lunga ballatona struggente. Gli americani dicono “Value For Money”, non posso che ribadire, gran bella musica. La recensione è finita, ma me lo sparo un’altra volta e confermo, meglio “solo” (ossia senza RSO), che “male” accompagnato!

Bruno Conti   

Bravo “Fortunato” E Tiene Famiglia Ma…The Lucky Peterson Band Feat. Tamara Peterson – Live At The 55 Arts Club Berlin

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The Lucky Peterson Band Feat. Tamara Peterson – Live At The 55 Arts Club Berlin – Blackbird Music -2 CD o 3 DVD/2 CD

Questa è la testimonianza di un concerto registrato nel corso di una serie di date europee culminate in una data in questo club di Berlino, dove il gruppo aveva già fatto tappa all’inizio del tour. Come capita per molti artisti neri dell’area blues (e rock, e jazz), Lucky Peterson è molto più popolare in Europa che in madrepatria, dove, peraltro, una lunga carriera lo ha inserito tra i più noti performers della seconda generazione del Blues, avviata tanti anni fa, praticamente da bambino, sotto l’ala protettrice di Willie Dixon. Forse Peterson non ha mai avuto un seguito ben definito per questa caratteristica, che per qualcuno è un pregio per altri un difetto se non una iattura, di essere contemporaneamente organista (e pianista) e chitarrista: fa bene entrambe le cose, per l’amor di Dio, ma il suo stile vaga tra Blues, soul, gospel, funky nel battito di un ciglio e non sempre trattiene la sua esuberanza, soprattutto nei dischi in studio che spesso non sono soddisfacenti.

Però, il nostro amico è stato dotato dalla natura di una bella voce, ricca di toni gospel e soul, come dimostra nella esuberante rilettura di Trouble, una bellissima canzone di Ray LaMontagne, che è il terzo brano di questo CD (o DVD), una versione tra picchi e momenti di calma e che fa seguito ad un paio di brani, I’m Back e Smooth Sailing, che ne mostrano il lato più funky, con l’organo Hammond in evidenza, alla Booker T o alla Billy Preston, con sempre presente anche l’anima più rock rappresentata dall’altro chitarrista, il canadese Shawn Kellerman (che avrà poi occasione di sfogare le sue velleità di guitar hero hendrixiano nel terzo DVD della confezione Deluxe). Quando anche Lucky Peterson imbraccia la chitarra per un lungo Blues Medley strumentale di quelli tosti, l’atmosfera del concerto si infiamma, con una sequenza di riff (tra rock e blues) che uno può divertirsi a cercare di indovinare tra mille possibilità e il suono si fa decisamente più duro con le due chitarre che si rincorrono tra loro, il tutto poi sfocia in una versione di You Shook Me, il super classico scritto dal suo mentore Willie Dixon che più che a quella di Muddy Waters si avvicina ad un composito tra quella dei Led Zeppelin e una ipotetica di Buddy Guy (con citazioni di Little Red Rooster), il brano serve anche da introduzione all’ingresso della moglie Tamara, con il colpo di teatro dei due che si incontrano a metà strada nel club.

Quest’ultima forse non è blues woman a tutto tondo ma se la cava egregiamente e poi si passa al suo funky-soul-jazz, probabilmente maturato negli anni passati alla scuola di Dallas, da cui provengono anche Roy Hargrove, Norah Jones e Erykah Badu, prima Knocking (firmata tra gli altri da Ledisi) e poi una serie di brani firmati dalla stessa Tamara Peterson spostano la barra del sound verso un funky un po’ di maniera, cantato anche bene dalla bella signora, ma un po’ anonimo. Fa eccezione un bel lentone scritto dal marito, Been So Long, con tanto di lungo scat introduttivo e improvvise accelerazioni sonore. Lost The Right che conclude la prima parte del concerto ci riporta al blues ed è cantata in duetto dalla coppia, poi si riparte più centrati sul Blues, prima più rock nella tirata Giving Me The Blues, firmata da Rico McFarland l’ex chitarrista della sua band, cantata con slancio da Peterson che pompa sul suo organo mentre Shawn Kellerman centra un bel solo.

Poi si passa alla sezione “classici”, minori, con Ta’ Ta’ You uno slow blues poderoso di Johnny Guitar Watson, It Ain’t safe dell’accoppiata Clarence Carter/George Jackson che è del sano errebì, e importanti, come I’m Ready, sempre di Willie Dixon, arrangiata per organo e sempre molto fluida, Who’s Been Talking del grande Howlin’ Wolf, in una bella versione ricca di pathos, poi passato di nuovo alla chitarra, anche slide per l’occasione, Peterson ci regala una ricca e lunga versione di I Believe I’ll Dust My Brown a metà strada tra Robert Johnson e Elmore James, senza dimenticare una succinta The World’s In A Tangle dal repertorio di Jimmy Rogers. Saltando di palo in frasca torna la consorte per Kiss di Prince e poi per una piacevole Last Night You Left, sempre firmata da Tamara, del soul jazz raffinato che prosegue con Ain’t Nobody Like You che potrebbe ricordare la “compagna di corso” Erykah Badu, anche se con una voce meno duttile, e forse sia i dieci minuti di questo brano che i 14 della successiva Real Music, più funky ma sempre troppo tirata per le lunghe fanno perdere punti al tutto. Del terzo DVD si è detto, per il resto questo primo DVD+CD di Lucky Peterson conferma ancora una volta i suoi pregi e difetti, buono ma non eccelso!

Bruno Conti

Servizi Di Pubblica Utilità. Prince – 20 Ten

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Prince – 20 Ten

Se vi stavate chiedendo come mai non riuscite a trovare in giro il nuovo album di Prince evidentemente non abitate in Inghilterra, Irlanda o Belgio.

Lo potete trovare acquistando il Daily Mirror o il Daily Record in Gran Bretagna e Irlanda oppure l’Het Niewsblad o il De Gentenaar in Belgio, è allegato a quei giornali.

Oppure, se lo non trovate, potreste fare come hanno detto quei cattivelli del New Musical Express: “don’t bother”, Non vi preoccupate e gli hanno assegnato un bel voto: 4/10!

Riportando anche la recensione del Daily Mirror stesso (!?!) che lo ha definito il suo migliore disco da 23 anni a questa parte (non ho controllato che disco era uscito nel 1987!).

E non è la prima volta che lo fa! (uscire allegato a una rivista). Gli consiglierei di venire ad abitare in Italia, qui è diventata un’arte!

Bruno Conti

Come Due Piselli In Un Baccello. Aynsley Lister – Tower Sessions

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Aynsley Lister – Tower Sessions – Manhaton Records

Niente paura non vi devo parlare per l’ennesima volta dell’ultimo Jonny Lang, semplicemente mi sembrava simpatico rispolverare la vecchiia gag di Stanlio e Olio in quanto i due giovani rampanti bluesmen dalle opposte coste dell’oceano mi sembrano appunto come due piselli in un baccello, ma veniamo a Aynsley Lister.

Questo Tower Sessions è il classico “finto” disco dal vivo, una categoria (sia pure esigua) che non finisce mai di stupirmi: in pratica si tratta di cun album Live ma senza il pubblico.
Naturalmente la giustificazione data da parte di Aynsley Lister sul suo sito non è che convinca molto: in pratica il concerto dal vivo, quello classico, con il suo bel pubblico, era stato registrato, proprio lì al Tower di Winchester, Regno Unito ma lo “spirito” non era quello giusto, la formazione allargata a quattro che ha registrato questi concerti era da poco insieme e non rodata, quindi il risultato finale e il suono non era quello che si aspettavano. E allora di nuovo tutti insieme appassionatamente al Tower per registrare questo CD e, miracolo, tutto funziona alla perfezione, devo dire anche per chi ascolta il risultato finale.

Aynsley Lister è un giovane (ma non più giovane) di 33 anni che approda con questo al suo undicesimo disco ( il Live Pilgrimage in collaborazione con Ian Parker e Erja Lyytinen come Blues Caravan compreso): una carriera discografica con i suoi alti e bassi iniziata nel lontano 1996 e che ha molte similitudini con il suo omologo americano Johnny Lang. Entrambi iniziano come giovani prodigi del Blues e poi, un poco alla volta spostano il proprio raggio d’azione verso una musica più vicina al rock mainstream senza mai dimenticare il primo amore.

A differenza di Lang, Lister non ha una voce eccezionale (almeno per il gusto del sottoscritto)  ma più che adeguata alla bisogna e adattabile alla svolta più rock intrapresa con l’album Equilibrium dello scorso anno. Questo Tower Sessions, scherzi a parte, non avrà il pubblico presente ma documenta un signor concertp, vivo e pimpante con la nuova formazione allargata a quattro elementi il suono è più brillante e vario che nei dischi precedenti e Lister rimane un chitarrista dalla tecnica formidabile in grado di sciorinare una serie di assoli fantastici e molto diversificati tra loro come i brani che li ospitano.

Si parte dal classico rock-blues tiratissimo dell’iniziale Soundman con il suono dell’organo che fa da collante alla furia chitarristica di Lister che sfocia in un gagliardo assolo con wah-wah da antologia del rock, si passa al boogie blues con slide d’ordinanza (evidentemente la frequentazione concertistica sudista con ZZTop e Lynyrd Skynyrd ha dato i suoi frutti) dell’ottima Sugar Low.

Poi, subito, in apertura di concerto, arriva una delle due cover previste dal programma: si tratta di Purple Rain, uno dei cavalli di battaglia del repertorio di Lister ma che, per vari motivi non aveva mai trovato posto nei dischi in studio e dal vivo della sua discografia, questa è la volta buona per ascoltare la sua versione, molto richiesta dai suoi fans. Il brano ormai è diventato una sorta di standard del rock degli ultimi anni ed è anche uno dei pochi brani di Prince che mi piace e parecchio, sarà pure un brano “ruffiano” con i suoi stop and go che portano al crescendo finale ma ha un suo perché e questa versione, molto fedele all’originale, differisce proprio nell’assolo finale meno catartico che nella versione di Prince, ma molto misurato e tecnicamente ineccepibile oltre che godurioso come si conviene a questo tipo di assoli.

Il blues viene celebrato ancora nell’ottimo strumentale Quiet Boy! che evidenzia la grande fluidità della chitarra di Lister, mentre Early Morning era la classica rock ballad che faceva la sua bella presenza nell’ultimo disco di studio, nella versione dal vivo acquista ulteriore vivacità. What’s it all about è un altro bel midtempo rock che illustra di nuovo la varietà di stili del “ragazzo” che si consolida nell’ottima Hurricane, sempre su questi lidi rock più mainstream ma di spessore e la chitarra scivola sicura sulla base creata dall’organo hammond dell’ottimo Dan Healey.

Hero segue le piste dei grandi gruppi blues-rock britannici dei primi anni ’70 con i suoi riff ficcanti e precede il classico blues d’atmosfera, With Me Tonight, con i suoi cambi di tempo e assolo liberatorio. Rimane la cover immancabile,  che rivela gli amori giovanili e le influenze dell’età adulta, la classica Crosstown Traffic del sempre più inarrivabile Jimi Hendrix a quarant’anni dalla sua scomparsa. Conclude una piacevole In The Morning ancora con la slide in evidenza.

Bruno Conti