Un Regista-Cantautore Di Belle Speranze! C.M. Talkington – Not Exactly Nashville

c.m. talkington not exactly nashville

C.M. Talkington – Not Exactly Nashville – Birs CD

Il titolo del post può anche essere letto come leggermente ironico, dato che stiamo parlando di un musicista (texano di Dallas) che esordisce alla “tenera” età di 53 anni. Ma se cercate informazioni su C.M. Talkington (le iniziali stanno per Clement McCarty) scoprirete che alla voce professione viene classificato come “regista”: infatti il nostro ha un passato dietro la macchina da presa, anche se la sua unica opera di un certo spessore è un film del 1994 intitolato Love And A 45, un road movie sulla scia di Pulp Fiction interpretato da Renée Zellweger e Peter Fonda. Il film non è famosissimo presso il grande pubblico, ma è presto diventato una sorta di cult movie grazie anche all’apprezzamento di Quentin Tarantino (cioè la principale fonte di ispirazione di Talkington), che in più di un’intervista ha citato il collega come “suo miglior imitatore”. E l’influenza tarantiniana si sente anche nell’album di debutto di C.M. Not Exactly Nashville, un disco che già dal titolo prende le distanze dal country classico, ma suona esattamente come se anche il buon Quentin si mettesse in testa di fare musica.

Quindi un lavoro dove il country & western non è totalmente estraneo, ma è presente al minimo sindacale lasciando spazio a ballate rock elettriche e “desertiche”, non lontane dal suono di gruppi come Calexico o Giant Sand, ma che a volte assumono anche tonalità urbane ed ancora più dure, in puro stile Dream Syndicate. Talkington non è un cantante professionista, in quanto ha una voce bassa e molto arrochita, ma il suo timbro è perfettamente adeguato al tipo di musica proposta: semmai la sorpresa riguarda il songwriting, che risulta di qualità medio-alta in almeno sei degli otto brani presenti nel CD. La produzione è affidata a Cisco Deluna, che suona anche la maggior parte degli strumenti tranne la sezione ritmica che è nelle mani del bassista James Carter della blues band The Imperial Crowns e del batterista John Hofer, membro dei Mother Hips. L’album inizia con Watching The Blind, una ballata elettrica e desertica dominata dalle chitarre e dalla voce non bella ma particolare del leader, e con un’atmosfera di fondo che richiama appunto i paesaggi sonori dei Calexico. La title track è l’unico pezzo veramente country del disco, ed è un delizioso brano dalla musicalità tersa e limpida dove l’unica cosa dissonante è il timbro cupo della voce di Talkington, che qui assume tonalità quasi dylaniane: intro di armonica, tempo cadenzato, chitarre acustiche, organo ed un motivo accattivante.

Brand New Skin è dura e spigolosa, una rock’n’roll song asciutta contraddistinta da un drumming secco ed una chitarra pulsante: un brano comunque coinvolgente grazie ad un approccio strumentale e vocale degno dei Replacements https://www.youtube.com/watch?v=tsAEb6kh4W0 . Non manca al nostro regista-cantante la versatilità, né la capacità di scrivere canzoni valide: Gonna Rain è una suggestiva ballata dal passo lento ma con le chitarre sempre in primo piano, e Clement che declama il testo in una sorta di talking urbano vicino allo stile di Steve Wynn e soci, mentre Ghost mantiene inizialmente l’atmosfera notturna, ma poi la sezione ritmica prende il sopravvento trasformando il pezzo in una rock ballad di tutto rispetto, con la voce che alterna canto e parlato in maniera decisamente efficace ed una slide che ricama alle spalle, uno dei momenti migliori del CD https://www.youtube.com/watch?v=VJcnfzh0Ndo . Le chitarre, sia slide che non, dominano anche la potente Are You Coming, rock song tesa e tagliente dai toni bluesati che non fa prigionieri https://www.youtube.com/watch?v=gJex07J8J4k ; il finale è riservato alla tenue ed interiore Don’t Be Late, in cui Talkington più che cantare racconta (un brano comunque minore, nonostante l’accompagnmento al solito impeccabile), ed a Given Sight, ballatona pianistica intensa ed ancora con un mood che richiama atmosfere western moderne e non convenzionali, pura “desert rock music”.

Not Exactly Nashville è quindi un buon dischetto, forse non per tutti ma che verrà senz’altro apprezzato dagli estimatori dei gruppi citati nel corso della recensione. Ed ovviamente anche dai fans di Tarantino.

Marco Verdi

Un Interessante Disco Di…Si Può Dire Folk-Punk? Whiskey Shivers – Some Part Of Something

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Whiskey Shivers – Some Part Of Something – Rhyme & Reason CD

Ecco una boccata d’aria fresca nel vasto sottobosco delle band americane indipendenti. I Whiskey Shivers non sono degli esordienti, hanno già tre dischi alle spalle ma tutti molto difficili da reperire, mentre questo Some Part Of Something dovrebbe godere di una distribuzione più capillare. Il gruppo è formato da cinque elementi di diverse provenienze (due texani, un newyorkese, uno dall’Oregon ed un altro dal Kentucky) e fa un tipo di musica molto particolare. Infatti i cinque potrebbero sembrare a prima vista una band di nuovi tradizionalisti, vista la strumentazione (Bobby Fitzgerald, voce solista e violino, Andrew VanVorhees, basso, James Gwyn alla batteria, Jeff Hortillosa alla chitarra e James Bookert al banjo), peccato che suonino con una foga inusitata, a volte con un ritmo talmente forsennato da far sembrare gli Old Crow Medicine Show delle mozzarelline: musica elettroacustica, di base folk, country e blues, ma eseguita con la stessa veemenza di una punk band. In più, i ragazzi sono dei fuori di testa mica da ridere, e hanno già un discreto zoccolo duro di fans che li seguono fedelmente nelle loro esibizioni dal vivo alle quali pare che sia impossibile assistere senza muoversi per tutto il tempo.

Ci sono anche brani più tranquilli in Some Part Of Something, ma anch’essi suonati con grande forza ed una discreta dose di sfrontatezza. La produzione, volutamente grezza, è nelle mani di Chris “Frenchie” Smith, uno che si è fatto un nome con gruppi di rock alternativo come Meat Puppets, Built To Spill e …And You Wil Know Us By The Trail Of Dead. L’opening track è indicativa dello stile dei nostri: Cluck Ol’Hen è un brano che potrebbe essere un folk tune dalla melodia tradizionale, ma l’arrangiamento obliquo quasi alla Tom Waits la fa diventare un blues malaticcio e sgangherato, ma stimolante. Like A Stone è un bluegrass suonato con la foga di una punk band, talmente veloce che è quasi arduo tenere il tempo per il batterista, il tutto condito da strumenti come banjo e violino; Long Gone è una deliziosa western tune di nuovo eseguita con estremo vigore, sulla scia degli Old ’97, lo vedrei bene come colonna sonora di un cowboy movie diretto da Quentin Tarantino. Southern Sisyphus è quasi normale, una gradevole ballata country-rock, ancora dominata da violino e banjo, voce leggermente filtrata ma un motivo diretto e piacevole, così come Gave Away, altro squisito bluegrass suonato e cantato in modo tradizionale, con tanto di botta e risposta voce-coro e ritmo accelerato ma non troppo, che dimostra che i WS sono bravi anche quando non escono dal seminato.

Il violino introduce Red Rocking Chair tracciando traiettorie irlandesi, ed anche il pezzo è più tipico della verde isola piuttosto che delle terre americane, mentre No Pity In The Rose City vede i nostri punkeggiare ancora alla grande, ritmo vorticoso ed energia fuori dal comune, andazzo che continua anche in Reckless, che però è più canzone ed è dotata di uno sviluppo maggiormente lineare: alla fine di entrambe però immagino i crampi alle mani dei cinque. Friday I’m In Love e Angelina Baker proseguono allo stesso modo, un vero e proprio treno in corsa, sembrano quasi i Pogues più country e con il turbo. Fuck You dona un attimo di tregua, anche se non è un granché (titolo raffinato compreso), meglio la folkeggiante Liquor, Beer, Wine & Ice, un limpido pezzo che piace al primo ascolto, dotato di una melodia limpida e dal ritmo cadenzato https://www.youtube.com/watch?v=BrA2odR1OEc ; finale in controtendenza con True Love (Will Find You In The End), languida e perfino malinconica, e con un bel motivo corale. Un gruppo interessante questo dei Whiskey Shivers, forse ancora da sgrezzare un po’ ma sulla buona strada per diventare una band tra le più innovative nel filone dei nuovi tradizionalisti.

Marco Verdi

Una Bella “Signora” Mexicana, E Pure Brava! Patricia Vonne – Rattle My Cage

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Patricia Vonne – Rattle My Cage – Bandolera Records

Tra i tantissimi personaggi di Sin City, il film noir di Robert Rodriguez, c’era pure lei, nel personaggio di Dallas, avvenente e misteriosa autista. La “topona”, al secolo risponde al nome di Patricia Vonne (una vaga somiglianza con la nostra Sabrina Salerno), ma lei non è altri che la sorella di Robert, che l’ha coinvolta in diverse sue avventure (vedi Desperado e  Four Rooms), anche se la grande passione di Patricia è la musica.

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Nata a San Antonio (città di confine tra Stati Uniti e Messico), da padre di origine messicana e madre spagnola, proviene da una famiglia numerosa (ben nove fra fratelli e sorelle), Patricia impara ad amare la musica, dalle canzoni folk latine, suonate dai genitori musicisti e dai dischi di buon rock dei fratelli. A 19 anni si trasferisce a New York per coltivare il sogno (di tanti) di lavorare nel mondo dello spettacolo (ballerina e modella), e nella “Grande Mela” si ferma per ben dieci anni prima di tornare ad Austin, Texas, e ritornare alle sue radici culturali e musicali e pubblicare il suo primo album omonimo Patricia Vonne (03) a cui negli anni seguiranno Guitars And Castanets (05), Firebird (07), Worth It (10), tutti con una musica tra country, rock e sonorità latine, con influenze che vanno dal flamenco al tex-mex e un cantato a cavallo tra inglese e spagnolo. Come detto, parallelamente a quella di cantante (si esibisce a fianco di artisti come Los Lobos, Tito & Tarantula, Chris Isaak, Alejandro Escovedo, Joe Ely e tanti altri http://www.youtube.com/watch?v=kbpc8Kw-_mA ), intraprende una carriera di attrice e una sua canzone Traeme Paz http://www.youtube.com/watch?v=mYkxLhYR9Gc , viene inclusa nella colonna sonora del film “C’era una volta in Messico” con la bella e brava Salma Hayek.

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Il “sound” di Rattle My Cage è tendenzialmente e curiosamente bilanciato fra roots-rock e influenze del tex-mex più aggressivo, supportato dalla sua fidata band composta dal marito Robert LaRoche (ex leader dei The Sighs) alle chitarre, Scott Garber al basso, Dony Wynn alla batteria, David Perales al violino e ospiti di valore, da Bukka Allen alla fisarmonica, a Ian McLagan e Michael Ramos alle tastiere, Johnny Reno al sax, assemblati dal produttore e ingegnere del suono Carl Thiel, per dieci tracce scritte con autori importanti come Alejandro Escovedo, Doyle Bramball, Rosie Flores, Alex Ruiz, Peter Kingsbery, Michael Martin e il fratello Robert Rodriguez.

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Il disco potrebbe essere diviso in due parti, la prima con un robusto rock elettrico a partire dalla title track Rattle My Cage http://www.youtube.com/watch?v=aliEtpnGoCI  (dove sembra di risentire i mai dimenticati Del Fuegos), una Dark Mile che si prenota per il prossimo film di Quentin Tarantino http://www.youtube.com/watch?v=BSQhrkjFJLA , a cui segue Ravage Your Heart che tiene alta la tensione http://www.youtube.com/watch?v=dkRlj-XGkM8 , mentre Que Maravilla è cantata in spagnolo, per poi passare a una This Cat’s In The Doghouse che non ha niente a che fare con quanto ascoltato finora, un disimpegnato rock and roll elettrico con una robusta sezione fiati. La seconda parte, introdotta dalla ballata pianistica Bitter Need  (dove vengono evocate Fiona Apple e Regina Spektor), è fortemente influenzata da canzoni latine a partire dal flamenco di Dulce Refugio, il boogie tex-mex di Paris Trance e un brano come Tequiloros fortemente di tradizione messicana, e chiudere con lo strumentale Mexicali De Chispa, scritta con il fratello Robert, che riporta alla mente le atmosfere classiche alla “spaghetti western”.

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Patricia Vonne Rodriguez (per chi scrive) è una cantautrice assolutamente intrigante, ha una voce grintosa, molto personale (e compone da sola o in coppia tutti i brani dell’album in questione), canta molto bene e la musica che propone viene identificata generalmente come energico roots-rock, ma l’influenza dei suoni che provengono dal “border” (tex-mex e flamenco) e il cantato che si alterna tra inglese e spagnolo, sprigiona indubbiamente un certo fascino.

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Giusto per capirci: se amate la musica di Joe Ely, Los Lobos, Tito & Tarantula con i quali Pat ha diviso spesso il palco, se amate il cinema di Rodriguez e Tarantino con i quali divide famiglia e set, o se siete semplicemente curiosi, Rattle My Cage è il disco giusto, e una Tequila o una birra ghiacciata vi aiuteranno in questo viaggio attraverso il confine fra Texas e Messico.

Tino Montanari

Buone Nuove Dalla Louisiana…Garantisce Tarantino! Brother Dege – How To Kill A Horse

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Brother Dege – How To Kill A Horse – Golarwash CD

Brother Dege, al secolo Dege Legg, è un autentico outsider. Ma è anche un musicista particolare, imprevedibile, creativo: originario della Louisiana, suona ed incide musica sin dagli anni novanta, ma senza mai aver guadagnato neppure il minimo indispensabile per vivere.

Dege ama la musica, la fa per il puro piacere di farla, e nella sua vita ha affrontato mille mestieri diversi per sostenersi finanziariamente, dal tassista al lavapiatti, al gommista (più altri che non ho citato), trovando anche il tempo di incidere dischi sia con il suo vero nome, sia come leader dei Santeria, una band che mischiava southern rock, blues e psichedelia http://www.youtube.com/watch?v=ZjYTKHJVqyo(Psyouthern è un termine coniato da Legg stesso, neologismo che si porta ancora dietro adesso).

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Molti dei suoi vecchi album sono irreperibili, altri si trovano solo su iTunes (forse la sua unica concessione al mainstream), compreso l’unico album (del 2009) dei Black Bayou Construct, un combo di sei elementi da lui fondato. Nel 2010 prende il nome di Brother Dege e pubblica come indipendente l’interessante Folk Songs Of The American Longhair  http://www.youtube.com/watch?v=uMFn9UzdbGQ, un album di brani intrisi fino al midollo di folk tradizionale (inteso come stile, dato che i brani sono tutti originali), blues del Delta, rock, musica del Sud ed un pizzico di swamp: un cocktail molto stimolante e creativo, che Dege ripropone ora con il suo nuovo lavoro, How To Kill A Horse (inciso in un magazzino abbandonato, ed anche questo ci dà la misura del personaggio) http://www.youtube.com/watch?v=-aky7bjdmpQ.

Dege è uno che non si riesce a catalogare, ha un’anima rock, ma scrive brani come il più consumato bluesman del Mississippi, condendo il tutto con il folk blues tipico dei field recordings di Alan Lomax, ma non dimenticando le sue origini della Louisiana ed inserendo ogni tanto qualche residuo delle sue influenze psichedeliche. Le sue canzoni sono molto evocative, ci fanno immaginare paesaggi aridi e polverosi: una scrittura quasi cinematografica, al punto che perfino Quentin Tarantino (uno che di outsiders se ne intende) ha voluto inserire una sua canzone nella colonna sonora di Django Unchained http://www.youtube.com/watch?v=HS3hV8q05Hg (e perfino il Discovery Channel ed il National Geographic Channel hanno usato brani suoi come sottofondo per i loro documentari).

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Legg si circonda di pochi musicisti, giusto per dare un tocco in più ai suoi brani che fanno dell’essenzialità il loro fiore all’occhiello, ed egli stesso si accompagna, e molto bene, alla chitarra resonator ed alla slide acustica, che sono i due strumenti principali del disco, attorno ai quali vengono costruite gran parte delle canzoni.

Proprio la resonator dà avvio al disco, nella vibrante The Black Sea, dove ascoltiamo per la prima volta la voce personale di Dege: un tappeto di percussioni fornisce un po’ di movimento al brano http://www.youtube.com/watch?v=iC988bt6HG4.

The Darker Side Of Me presenta un accattivante contrasto tra la slide acustica del nostro ed un loop di batteria moderno (che però non stona, anzi), con la voce tesa di Fratello Dege che ci trasmette un senso di ansia e disperazione. Già da questi due brani si capisce che Legg non è uno che si atteggia, ma è uno vero, autentico, al quale la vita non ha sorriso spesso. L’elettroacustica How To Kill A Horse  http://www.youtube.com/watch?v=SiO9e10KFwk distende la sua melodia tra vari strumenti a corda, con una ritmica pulsante alle spalle che dona un minimo di colore ad un brano abbastanza crepuscolare.

Judgment Day è un Delta blues fatto e finito, con l’ottima slide del nostro che fa il bello e il cattivo tempo, un brano che, ne siamo certi, piacerà molto a Tarantino. O’Dark30 è uno strumentale, un cocktail strano ma affascinante tra blues e psichedelica, con la chitarra di Dege e le percussioni che percorrono territori autonomi, in piena libertà. Con Poor Momma Child torniamo al blues, ancora con un mood un po’ tetro, da vero bluesman del Sud (non è un disco che mette di buon umore, questo è chiaro): il nostro fa i numeri alla slide neanche fosse Ry Cooder e canta con buona partecipazione; Wehyah fonde mirabilmente elementi blues e rock con uno stile tra il tribale ed il psichedelico: non ci avete capito niente? Bene, questo vi dà la misura dell’originalità di questo musicista. Crazy Motherfucker (bel titolo, raffinato) è quasi un boogie acustico, spoglio, scarno, verace, mentre The River è l’unico pezzo disteso e rilassato del CD, una ballata pura ed incontaminata, che mostra che il songwriting di Legg non è affatto monotematico.

Chiude la lunga (otto minuti, mentre gli altri brani oscillano tra i tre ed i cinque) Last Man Out Of Babylon, un classico pezzo southern dalla struttura acustica, con un crescendo notevole ed interventi di chitarra elettrica a dare più profondità al suono http://www.youtube.com/watch?v=UYgbGjL4SQY.

Gran bel disco, una vera sorpresa.

Marco Verdi

Novità Di Dicembre Parte II E Ultima Del 2012. I Luf, Michele Gazich, Buddy Guy, Backbeat Of Rock And Roll, Curved Air, Canned Heat, Rush, Muddy Waters, Eccetera

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Ultimo aggiornamento del 2012 sulle ultime uscite discografiche, quello che è uscito nelle ultime settimane e qualcosa che era sfuggito.

Sul fronte italico I Luf pubblicano questo cofanetto retrospettivo, in tiratura limitata e numerata (a mano) di 400 copie: si chiama 10 & Luf e contiene 4 album. L’introvabile da anni, Ocio Ai Luf, più Bala E fa Balà (quello con Sweet Home Alabama detta anche So Nashit ‘N Val Camonega), Paradis Del Diaol e Flel.

Altro cofanetto italico è quello di Michele Gazich, Verso Damasco, CD+DVD+Libro, dal vivo, Duomo Vecchio, Brescia, 18 Maggio 2012. Se non lo trovate in giro ?page_id=313

Per finire con i cofanetti, questo pubblicato dalla Famous Flames britannica, esce un Box di 3 CD, con un bel libretto, The Backbeat Of Rock And Roll, eccellente, contiene 94 tracce e tutto quello che dovreste sapere sui brani strumentali della prima parte della storia del R&R, ossia:

TRACK LISTING DISC ONE
1. Rumble – Link Wray
2. Peter Gunn – Duane Eddy
3. Buckeye – Johnny And The Hurricanes
4. Tequila – The Champs
5. Wild Weekend – Rockin’ Rebels
6. Big Shot – Johnny Cannon
7. Bongo Rock – Preston Epps
8. Teen Beat – Sandy Nelson
9. Walk Don’t Run – The Ventures
10. Apache – The Shadows
11. Rebel Rouser – Duane Eddy
12. Red River Rock – Johnny And The Hurricanes
13. Moon Dawg! – The Gamblers
14. The Fickle Chicken – The Atmospheres
15. Hard Times (The Slop) – Noble ‘Thin Man’ Watts
16. Hand Clappin’ – Red Prysock
17. Swanee River Hop – Fats Domino
18. Honky Tonk Part I & II – Bill Doggett
19. Smokie Part 2 – Bill Black’s Combo
20. Raunchy – Bill Justis
21. Harlem Nocturne – The Viscounts
22. (Ghost) Riders In The Sky – Ramrods
23. Woo Hoo – Rock-A-Teens
24. Tall Cool One – The Fabulous Wailers
25. Walkin’ With Mr Lee – Lee Allen
26. Night Train – Jimmy Forrest
27. Don’t Be Cruel – Bill Black’s Combo
28. Perfidia – The Ventures
29. Sleep Walk – Santo & Johnny
30. Golden Mile – The Sleepwalkers
31. Teensville – Chet Atkins

DISC TWO:
1. Have Guitar Will Travel – The Scotty Moore Trio
2. Mumblin’ Guitar – Bo Diddley
3. Jungle Walk – The Dyna-Sores
4. Hide Away – Freddie King
5. Cruising – Jimmy And The Night Hoppers
6. Topsy Part I – Cozy Cole
7. Madison Time, Pt. 1 – Ray Bryant Combo
8. Deacon’s Hop – Big Jay McNeely
9. The Stroll – Lawson-Haggart Rockin’ Band
10. The Stinger – Al Casey
11. Torquay – The Fireballs
12. Poor Boy – Royaltones
13. Green Jeans – The Flee-Rekkers
14. MacDonald’s Cave – The Piltdown Men
15. The Happy Organ – Dave ‘Baby’ Cortez
16. (What’s The Word) Thunderbird – The Casual-Aires
17. Gonzo – James Booker
18. Ooh Poo Pah Doo (Part 2) – Jessie Hill
19. Rockhouse (Pts. 1 And 2) – Ray Charles
20. The Hunch – Paul Gayten
21. In The Mood – Ernie Fields Orchestra
22. Big Jump – Sandy Nelson
23. Cannonball – Duane Eddy
24. The Whip – The Frantics
25. Machine Gun – The Riptides
26. Bulldog – The Fireballs
27. Blue Comet Blues – Bill Haley And His Comets
28. Big Beat Boogie – Bert Weedon
29. Guitar Boogie Shuffle – The Virtues
30. Some Kinda Earthquake – Duane Eddy
31. Raw-Hide – Link Wray

DISC THREE:
1. The Swag – Link Wray
2. Because They’re Young – Duane Eddy
3. Let There Be Drums – Sandy Nelson
4. Take Five – Dave Brubeck Quartet
5. Last Night – The Mar-Keys
6. You Can’t Sit Down – Phil Upchurch Combo
7. One Mint Julep – Ray Charles 8
8. On The Rebound – Floyd Cramer
9. Slow Walk – Sil Austin
10. Rudy’s Rock – Bill Haley
11. Guitar Bustin’ – Arthur “Guitar Boogie” Smith And His Cracker Jacks
12. Like Long Hair – Paul Revere And The Raiders
13. Juke – Little Walter
14. Lost Love – H.B. Barnum
15. School Days – Santo & Johnny
16. Kabalo – The Atmospheres
17. Enchanted Sea – The Islanders
18. Underwater – The Frogmen
19. Let’s Go Trippin – Dick Dale & The Del-Tones
20. Mr. Moto – The Bel-Airs
21. Beatnick Sticks – Paul Revere And The Raiders
22. Ramrod – Duane Eddy
23. FBI – The Shadows
24. Husky Team – The Outlaws
. Night Of The Vampire – The Moontrekkers
26. Stick Shift – The Duals
27. Tarantula – The Tarantulas
28. Gazachstahagen – The Wild Cats
29. Jack The Ripper – Link Wray
30. Guitar Boogie – Arthur Smith
31. Tune Of The Short Cowboys – The Outlaws
32. Entry Of The Globbotts – The Blue Men

 

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Buddy Guy ha pubblicato per la RCA (quindi Sony/Bmg) questo Live At Legends che documenta uno dei concerti che si sono tenuti al suo famoso locale di Chicago nel 2010. Oltre a molti classici del Blues, ci sono un paio di medley di quelli micidiali di Guy: uno con Boom Boom/Strange Brew, John Lee Hooker + Cream, l’altro Voodoo Child (Slight Return)/Sunshine Of Your Love, Jimi Hendrix e di nuovo Cream. Ci sono anche tre brani in studio, registrati per Living Proof sempre nel 2010 e non utilizzati all’epoca.

E’ uscita per la Mercury/Universal anche la colonna sonora del nuovo film di Quentin Tarantino, un omaggio ai vecchi western all’italiana, si chiama Django Unchained e come al solito c’è musica buona, cattiva e kitsch (notare la finezza del “Riziero” Ortolani):

1. Winged – James Russo
2. Django – Luis Bacalov, Rocky Roberts
3. The Braying Mule – Ennio Morricone
4. “In The Case Django, After You…” – Christoph Waltz, Jamie Foxx
5. Lo Chiamavano King (His Name Is King) – Luis Bacalov, Edda Dell Orso
6. Freedom – Anthony Hamilton, Elayna Boynton
7. Five-Thousand-Dollar Nigga’s And Gummy Mouth Bitches – Don Johnson, Christoph Waltz
8. La Corsa (2nd Version) – Luis Bacalov
9. Sneaky Schultz And The Demise Of Sharp – Don Straud
10. I Got A Name – Jim Croce
11. I Giorni Dell’ira – Riziero Ortolani
12. 100 Black Coffins – Rick Ross
13. Nicaragua – Jerry Goldsmith, Pat Metheny
14. Hildi’s Hot Box – Samuel L. Jackson, Leonardo Dicaprio, Christoph Waltz
15. Sister Sara’s Theme – Ennio Morricone
16. Ancora Qui – Elisa Toffoli
17. Unchained (The Payback / Untouchable) – James Brown, 2Pac
18. Who Did That to You? – John Legend
19. Too Old To Die Young – Brother Dege (AKA Dege Legg)
20. Stephen The Poker Player – Samuel L. Jackson, Jamie Foxx
21. Un Monumento – Ennio Morricone
22. Six Shots Two Guns – Samuel L. Jackson, Jamie Foxx
23. Trinity (Titoli) – Annibale E I Cantori Moderni

L’ultimo Deluxe dell’anno esce in versione CD+DVDA o CD+Blu-Ray (per la verità ce n’è anche una Superdeluxe con lo stesso contenuto musicale ma una confezione più sfiziosa, naturalmente molto più cara)! Cosa c’è in più (a parte il suono e un fumetto interattivo)? Tre brani dal vivo:

– Overture (Northland Coliseum, Edmonton, AB – June 25, 1981)
– The Temples of Syrinx (Northland Coliseum, Edmonton, AB – June 25, 1981)
– A Passage To Bangkok (Manchester Apollo, Manchester, England – June 17, 1980)

Vedete voi se farvi un ultimo regalo in extremis per Natale o la Befana!

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Per finire tre ristampe. Anzi due ristampe e un album di materiale inedito!

Quello dei Curved Air Airwaves, sottotitolo Live At The BBC The Peel Sessions 1970-71, edito dalla solita Cleopatra, contiene anche alcuni brani registrati dal vivo nel 1976, quando in formazione c’era Stewart Copeland alla batteria, che era anche il marito di Sonja Kristina (un po’ di gossip!). Tutta roba inedita, inutile dire che quello da avere è questo, perché in questi giorni è stato pubblicato anche un CD+DVD relativo al tour del 2010 Live Atmosphere, dove a fianco di Sonja Kristina, per i corsi e ricorsi della storia, è tornato il primo batterista Florian Pilkington-Miksa. Non è neppure brutto, il problema è che il DVD non ha il concerto completo, è solo l’EPK e un video di presentazione.

Altra etichetta specializzata in ripubblicazioni è l’americana Iconoclassic che ha pubblicato in questi giorni una versione Deluxe (con 6 bonus tracks) del classico Boogie With Canned Heat. Queste le tracce extra:

11. ON THE ROAD AGAIN (Alternate Take) Bonus Tracks
12. SHAKE, RATTLE AND ROLL Bonus Tracks
13. WHISHEY AND WIMMEN’ Bonus Tracks
14. MEAN OLD WORLD Bonus Tracks
15. THE HUNTER Bonus Tracks
16. FANNIE MAE Bonus Tracks

Last But Not Least il terzo volume dedicato alla ristampa completa della discografia di Muddy Waters del periodo Chess. Si Intitola You Shook Me: The Chess Masters 3 1958 to 1963 e contiene oltre agli album completi Muddy Waters Sings Big Bill e At Newport, una valanga di inediti e rarità, per un totale di 49 brani. E’ già uscito negli States mentre da noi la Universal lo pubblicherà il 15 gennaio 2013 ma ad un prezzo decisamente più conveniente (se non cambiano idea)!

Un paio di appendici.

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Per la serie meglio tardi che mai, dopo una lunga serie di rinvii, è uscito per la Repertoire il quadruplo CD della Graham Bond Organization, Wade In The Water Classics, Origins & Oddities con l’opera omnia di questa formazione dove militavano anche Dick Heckstall-Smith, John Mc Laughlin, Ginger Baker e Jack Bruce. (se andate a ritroso nel Blog trovate anche la lista completa dei brani).

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E per finire su una nota di letizia natalizia, a febbraio, il 4 in Europa, e il 26 (il mio compleanno) in America. esce finalmente il nuovo album dei Mavericks In Time, che per fortuna non ho recensito nel momento in cui lo annunciavo nel mese di agosto (ma lo farò a breve). Nel frattempo, al CD sono stati aggiunti 4 brani per un totale di 14 canzoni.

That’s All anche per oggi, ci sentiamo fra un anno con questa rubrica (si fa per dire)

Bruno Conti