Pure Pop For Now People, Rivisitato! Brendan Benson – You Were Right

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Brendan Benson – You Were Right – Readymade Records

Forse qualcuno di voi si ricorda di un bellissimo disco di Nick Lowe, Jesus Of Cool (ma se state leggendo questa pagina penso di sì, siete nel posto giusto)? Ebbene, il disco, nella versione americana, si chiamava Pure Pop For Now People, e al di là della pruderie americana che aveva cambiato un titolo che non era poi così scandaloso, descriveva alla perfezione un album che ancora oggi rimane uno dei capisaldi della musica pop di sempre.

nick lowe pure pop

Non voglio affermare che questo You Were Right di Brendan Benson sia così bello, ma si tratta sicuramente di un costrutto power pop e rock, tra i più genuini e godibili che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, non certo un capolavoro, ma un piccolo gioiellino di artigianato sonoro. “Derivativo” come pochi ,ma proprio lì sta il suo bello, si cita la musica degli anni ’60, al massimo primi anni ’70 http://www.youtube.com/watch?v=uE1jQu8j_1Y ? E allora lo si faccia senza pudore, con quelle sonorità, quel modo di costruire le canzoni, senza inutili “modernismi” che andranno bene per i politically correct e gli “alternativi” a tutti i costi, ma spesso rovinano il risultato. Se devi fare un disco come lo avrebbero fatto i Beatles o, per stare in America, i Big Star (e nel disco, non per nulla, suonano Stringfellow e Auer, i due Posies che hanno accompagnato gli ultimi anni dei rinati Big Star di Alex Chilton), devi suonarlo e cantarlo come avrebbero fatto loro, magari in uno studio di registrazione che si chiama Welcome To 1979, e qui il richiamo a Lowe ci sta, e per non farti mancare nulla, prima pubblicare gran parte delle canzoni come una serie di singoli nel corso del 2013.

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E così ha fatto Benson, che poi li ha raccolti in questo CD, integrandoli con altri brani che hanno lo stesso spirito et voilà, il gioco è fatto. In attesa di registrare il nuovo album dei Raconteurs con Jack White (nel frattempo è uscito, in vendita solo sul sito di White, un  Live At The Ryman Auditorium, registrato nel 2011, in doppio vinile o DVD http://www.youtube.com/watch?v=7qNVPpzXePk ) e poi forse anche qualcosa di nuovo dei Dead Weather, il nostro Brendan ha dato sfogo alle sue passioni musicali (che sono anche le nostre) per questa piccola meraviglia di disco.

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Quindici canzoni che, se dovessi dire, per il tipo di voce, gli arrangiamenti, l’aura musicale, dei vari Beatles si avvicinano molto allo spirito di George Harrison(senza dimenticare McCartney e il Lennon meno sardonico), ma poi le altre influenze citate ci sono, a vagonate, non per piccole dosi, ma il disco si gode proprio per questo: se c’eravate, perché vi ispira dolci ricordi, se siete dei “ggiovani” perché potete avvicinarvi ad un modo di fare musica gioioso, non edulcorato e di ottimo spessore, se volete il “futuro” del rock’n’roll e la “ricerca” di nuovo sonorità (spesso delle sòle, secondo chi scrive), rivolgersi altrove!

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Anche la scelta dei musicisti è sintomatica, oltre ai citati Posies, ci sono Brad Pemberton, ex batterista dei Cardinals,  Dean Fertita, il tastierista e quinto Raconteur, Ashley Monroe, nuova “eroina” del country nelle Pistol Annies, che scrive anche un brano con Benson e appare alle armonie vocali, il tutto registrato nel lato giusto di Nashville, dove vive il nostro amico. Il pop è spesso “power”, ossia energico e tendente al rock, come nella iniziale It’s Your Choice, che ha qualche profumo di Who, sarà il synth analogico mescolato al suono di una cornamusa, la slide harrisoniana e le deliziose armonie vocali http://www.youtube.com/watch?v=VY_iDYwB3WA , mentre Rejuvenate me ha qualche parentela con i Raconteurs di Steady as she goes, sempre con quelle tastiere molto retrò che illustrano il lato seventies del rock di Benson http://www.youtube.com/watch?v=GN5tC7kixDE (quindi oltre ai Big Star, Raspberries, 10cc, Badfinger, i surrogati dei Beatles), senza dimenticare una passione per la melodia pura come nella dolce As Of Tonight, mentre Diamond ricorda anche certo rock alternativo USA degli anni ’90 http://www.youtube.com/watch?v=TqhQyOpX70w (con qualche spruzzata country-rock), forse Lemonheads? Quello che andava di moda negli anni in cui iniziava il percorso musicale di Brendon.

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Long term coal può risalire a Lowe e più indietro ai Kinks, sempre con intrecci vocali di classe. I Don’t wanna see you anymore, la canzone scritta con la Monroe, potrebbe essere un brano del McCartney del periodo Wings, I’ll Never Tell inizia con l’organo di In-a-gadda-da-vida e diventa un white reggae, poi in un baleno un pezzo rock, tutto in poco più di 3 minuti, Swallow you whole è puro Harrison http://www.youtube.com/watch?v=j_tpYaHrS98 e anche She’s Trying To Poison Me, periodo Traveling Wilburys, Purely Automatic, l’unica che supera i 4 minuti, sono i Beatles allo stato puro con George alla voce solista http://www.youtube.com/watch?v=_eAXqZm1NAE  e anche New words of Wisdom, è una ballata dalle parti di Liverpool, come pure Oh My Love http://www.youtube.com/watch?v=_fijhLMsXB0 e uno dei tanti singoli, il delicato pop acustico di Swimming. Gli XTC di Partridge e Goulding lo facevano magri con più classe e varietà di temi, il pop, ma anche le declinazioni di Brendan Benson si ascoltano con molto piacere.

Bruno Conti

Vecchi Credenti E Nuovi Emergenti! Cory Chisel & The Wandering Sons – Old Believers

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Cory Chisel & The Wandering Sons – Old Believers – ReadyMade Records 2012

Si era già fatto notare anche nell’album della Preservation Hall Jazz Band Preservation,, nel quale si esibiva insieme a molti altri ospiti, in quanto la sua formazione gospel ben si sposava con l’intero progetto. A distanza di un paio d’anni (anche tre) dall’eccellente Death Won’t Send A Letter , ottimamente recensito sul suolo americano, ma ignorato dalle nostre parti (a parte il titolare di questo blog. *NDB Era un Post con altri artisti piccoli-gioiellini-dagli-states-langhorne-slim-maldives-e-co.html), Cory Chisel si ripresenta con questo Old Believers, prodotto dal suo amico Brendan Benson. Il gruppo dei The Wandering Sons, nativi di Appleton nel Wisconsin, ha esordito con Again From The Beginning (2004) dal suono folk-rock, seguito da alcuni EP di buona fattura come Darken Your Door (2005), Little Bird (2006), Cabin Ghost (2008), e il già menzionato Death Won’t Send A Letter (2009) che ha portato Cory ad essere nominato artista dell’anno 2010 nel nativo Wisconsin.

Registrato, tanto per cambiare, in quel di Nashville, oltre alla voce femminile di Adriel Denae Harris (vero cognome Harris ma ultimamente preferisce farsi chiamare Denae, per la precisione) anche alle tastiere, si avvale della presenza di ben due Cardinals. ex “pards” di Ryan Adams, Jon Graboff alla pedal steel e chitarre e Brad Pemberton alla batteria e percussioni, oltre a Ian Craft al banjo e violino, Brady Surface al basso, Mark Watrous alle chitarre acustiche ed elettriche, oltre alla presenza rilevante  di Brendan Benson (Raconteurs), che ha curato la produzione. L’intro è affidato alla dolce Adriel con This Is How It Goes, mentre I’ve Been Accused e Old Love sono brani che richiamano sonorità anni ’70, e a seguire una “dylaniana” Never Meant To Love You con al controcanto la Denae, per poi cambiare con Please Tell Me che inizia come una love song elettrica ( ancora molto anni settanta), ma poi si apre con un arrangiamento geniale.

Laura ha un intro pianistico ed un incedere maestoso, una composizione lenta, soffice, molto melodiosa, sempre con il piano al centro dell’attenzione, splendidamente cantata da Cory, seguita da un’altra ballata Foxgloves, tra folk e pop, che cresce nel finale, quando un coro si unisce alla voce  del leader. Un arpeggio di chitarra introduce She Don’t Mind , tenue, dolce, molto raccolta,  sembra uscita dalla penna gentile di Ron Sexsmith, mentre si cambia registro con Times Won’t Change con una base folk-rock che viene ampliata dal violino di Ian Craft che invita a ballare. Si riparte alla grande con Seventeen cantata e scritta a quattro mani con Adriel, una ballata tipica della scuola “soul” anni sessanta, e chiudono il CD, tra i più belli di quest’anno, Over Jordan una brano venato di blues, e la struggente e profondamente malinconica Wood Drake, una splendida ballata elettroacustica, con la batteria che detta il ritmo, mentre l’hammond scivola in sottofondo.

Cory Chisel & The Wandering Sons con questo Old Believers ci regalano una dozzina di canzoni di buona levatura, suonate alla grande, dalla scrittura solida e sicura, con i “cromosomi” del classico rock americano, figlio di gente come Petty, Springsteen e Ryan Adams, un lavoro che cresce ascolto dopo ascolto e che, brano dopo brano, conquista per la sua varietà e la profondità dei brani medesimi. Non lasciate che questo lavoro passi inosservato, sarebbe un delitto per un artista che può rappresentare il futuro della musica “americana”, e per il sottoscritto un disco da centellinare come un cognac d’annata.

Tino Montanari 

*NDB. Questo è proprio bravo!