Novità Di Agosto Parte IIa. John Mayer, Tedeschi Trucks Band, Justin Currie, Travis, Mark Kozelek & Desertshore, Tired Pony

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Siamo alla seconda decade di agosto, fra poco, e le novità disografiche continuano ad uscire a raffica, oltre alle ristampe di Then Play On dei Fleetwood Mac e al box set quadruplo dei Jimi Hendrix Experience sono in uscita, martedì 20 agosto, parecchi altri titoli interessanti, che vi propongo divisi in due parti, tra oggi e domani. Partiamo con un terzetto interessante.

John Mayer, per il momento, pare avere optato per questo nuovo sound West-coast californiano come nel precedente Born And Raised. La produzione di Don Was e lo stile alla Jackson Browne di questo Paradise Valley in uscita per la Columbia vanno benissimo, ma i duetti con Katy Perry e Frank Ocean erano indispensabili? Probabilmente per vendere sì. Comunque è meglio di quanto sembra sulla carta, le sue due anime, quella Claptoniana e quella alla James Taylor convivono molto bene, le pedal steel dell’iniziale Wildife si alternano ai “fuochi d’artificio” del duetto Who You Love, assai morbido, con la Perry, che si adegua allo stile di Mayer. Che comunque non rinuncia a una bella cover di Call Me The Breeze di JJ Cale. Le armonie vocali sono a cura di Lisa Fischer e Bernard Fowler, in “vacanza” dagli Stones, la citata pedal steel la suona Paul Franklin, le tastiere Chuck Leavell anche lui della touring band degli Stones, e se serve, Mayer ogni tanto scalda la sua solista. Ascoltato velocemente non mi sembra male.

Un altro che la chitarra la suona alla grande è Derek Trucks, anche lui spesso ospite ai Crossroads Festival di Eric Clapton, e con la moglie Susan Tedeschi, da qualche anno a questa parte ha dato vita alla Tedeschi Trucks Band. Dopo l’ottimo doppio Live, Everybody’s Talkin’ dello scorso anno, con cadenza annuale esce, sempre per la Sony Masterworks, il secondo album di studio, Made Up Mind, che sembra anche migliore dell’ottimo Revelator del 2011. Sono già in metà di mille, Ok diciamo undici, ma per questo disco non hanno rinunciato ad utilizzare una serie di ospiti notevole: Doyle Bramhall II, che è anche il co-produttore, John Leventhal, Gary Louris dei Jayhawks, Eric Krasno che era nei Lettuce e nei Soulive, oltre alla bravissima cantautrice Sonya Kitchell. Non mancano George Reiff e Pino Palladino come bassisti aggiunti. Il sound è sempre quello classico alla Delaney & Bonnie, tra blues, rock, soul, con l’aggiunta dell’anima jazz e jam improvvisativa di Derek. Non manca il boogie-rock come nell’iniziale tirata title track ed i vari ospiti contribuiscono anche come autori in vari brani dell’album che contiene tutto materiale originale scritto appositamente per l’occasione. Le due ballate, It’s So Heavy e Sweet and Low sono cantate divinamente da Susan Tedeschi. Il resto ve lo dico nei prossimi giorni in un Post apposito, appena ho finito di ascoltare il CD per bene. Ottimo comunque.

Il nome Justin Currie dirà sicuramente qualcosa ai fedeli lettori di questo Blog: in effetti si tratta proprio dell’ex Del Amitri, giunto con questo Lower Reaches al suo terzo album da solista. L’etichetta non è più la Rykodisc ma anche lui è dovuto diventare “indipendente” su Ignition Records. Quest’anno si festeggerebbero i trent’anni della sua vecchia band scozzese (erano di Glasgow) e anche se il suono è sempre più americano, il disco, ad un ascolto veloce, mi pare bello, con la voce evocativa di Currie al servizio di una bella serie di ballate. Se non lo conoscete varrebbe la pena di esplorare questo disco e anche qualche uscita del vecchio gruppo, i primi quattro, Del Amitri, Waking Hours, Change Everything e Twisted sono uno più bello dell’altro.

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Un altro terzetto di valide uscite.

Sembra quasi che le metta in fila volutamente (ma forse sì?). Anche i Travis di Fran Healy vengono da Glasgow e giungono all’ottavo album con questo Where You Stand, disponibile pure in versione doppia Deluxe con alcune tracce video. Etichetta nuova anche per loro, la Red Telephone Records, che fino allo scorso album era distribuita dalla Fontana del gruppo Universal. Ma ormai è dura per tutti. Il gruppo continua a proporre il classico pop sofisticato dei vecchi album ma gli hits faticano ad arrivare e infatti il precedente Ode To J. Smith del 2008 era stato il primo a non entrare nei Top 10 delle classifiche britanniche arrivando “solo” al 20° posto. Nel frattempo Fran Healy ha pubblicato anche un disco come solista nel 2010 Wreckorder, che non era male, ma non se lo erano filato in molti, pur avendo tra gli ospiti il cantante dei Noah and The Whale, Neko Case e Paul McCartney. Magari se lo trovate in offerta fateci un pensierino. Questo nuovo l’ho sentito poco, non mi esprimo, magari trovo un volontario per recensirlo sul Blog.

Mark Kozelek continua impeterrito a fare uscire nuovi album, questo Mark Kozelek and Desertshore è il quarto che esce nel 2013. D’altronde lui, da parecchi anni, ha la propria etichetta, la Caldo Verde per distribuirsi i suoi album. Il nuovo CD mi sembra uno dei migliori da qualche anno a questa parte, intanto è il primo con un gruppo da illo tempore e i musicisti sono quelli che avevano suonato con lui nei Sun Kil Moon e nei Red House Painters. Se avete amato questi gruppi il CD potrebbe essere una piacevole sorpresa.

Oggi finiamo con un altro mini supergruppo, i Tired Pony. Magari il nome non dice molto, ma The Ghost and The Mountain è già il secondo disco che pubblicano, questa volta per la Polydor/Universal, dopo uno edito a livello indipendente per la Mom and Pop Music nel 2010. Chi sono costoro? Due degli Snow Patrol, il cantante Gary Lightbody che è il leader del gruppo e Iain Archer, con la moglie Miriam Kaufmann al seguito, il produttore Jacknife Lee, Richard Colburn dei Belle and Sebastian e gli ex-Rem, Scott McCaughey e Peter Buck, con Minnie Driver aggiunta alle armonie vocali. Non l’ho sentito quindi non vi so dire. Il primo era un buon disco di rock alternativo americano, lato morbido e a giudicare dal singolo siamo da quelle bande!

Domani il seguito.

Bruno Conti

“Nuovo Folk Canadese”! Great Lake Swimmers – New Wild Everywhere

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Great Lake Swimmers- New Wild Everywhere – Nettwerk Records 2012 – 2 CD Special Edition

Capita, ogni tanto, che qualche gruppo o artista, grazie al suo talento superiore, o alla forza trasversale della sua musica, riesca ad imporsi ad un pubblico più vasto, raggiungendo verticidi audience di solito più attenta al prodotto rock. Non fanno eccezione i Great Lake Swimmers canadesi erranti provenienti dallOntario, che sono in realtà un progetto dietro cui si cela  il songwriter Tony Dekker, vero artefice di questa formazione originaria di Toronto. New Wild Everywhere è il risultato della sesta fatica discografica di questo gruppo new folk, dopo l’esordio omonimo Great Lake Swimmers (2004), cui seguiranno Bodies and Minds (2005), Ongiara (2007), Lost Channels (2009), e lo splendido Unplugged The Legion Sessions (2010).

L’ensemble oltre al leader Dekker chitarra e voce, è composto da Erik Arnesen al banjo, Bret Higgins al basso, Greg Millson alla batteria, la dolce Miranda Mulholland al violino e voce, e una squadra di musicisti ospiti, tra cui Bob Egan (Blue Rodeo e Wilco) alla pedal steel, Mike Olsen al cello, e il pluristrumentista Michael Boguski. Tony e soci propongono un mix di folk-country-rock, riletto con una vena malinconica, che mi ricorda i Red House Painters del grande Mark Kozelek, per un lavoro registrato con l’immancabile attitudine lo-fi, per un sound concreto  e raffinato, con ballate ovattate e riverberate, scalfite dal suono acustico della chitarra, da un piano,  e dai vari strumenti a corda.

Si inizia con la crepuscolare Think That You Might Be Wrong dove il violino e arrangiamenti folkeggianti ben introducono il senso dell’intera raccolta. New Wild Everywhere e The Great Exhale sono più movimentate, mentre The Knife è un brano fascinoso con Miranda al controcanto. Si prosegue con Changes With The Wind il brano più country del disco, mentre Cornflower Blue è una ballata a cuore aperto, con arpeggio di mandolino, cantata con passione da Tony. Il ritmo ritorna a farsi più vivace con Easy Come Easy Go, dove le chitarre, il violino e un piano malandrino, danno una connotazione bluegrass alla canzone. Fields of Progeny e Ballad of a Fisherman’sWife sono brani country-style con largo dispiego di banjo e fisarmonica. Quiet Your Mind è una canzone che sembra quasi uno di quei brani lenti ed evocativi del miglior David Crosby, con qualche violino e flauto in più. Splendida. Chiudono il primo cd Parkdale Blues e On the Water brani malinconici e totalmente acustici, dove l’anima è tutta nelle corde della chitarra, e nella voce dimessa di Dekker.

Il Bonus allegato alle prime uscite del disco, rilegge in forma acustica New Wild Everywhere, The Great Exhale e Easy Come Easy Go, mentre la particolarità è rappresentata con raffinatezza da un brano Les Champs de Progèniture cantato in francese da Tony, accompagnato dalla voce femminile di Miranda Mulholland. I Will Never See The Sun è una ninna nanna folk a tempo di marcetta, cui seguono Something Heavy e What Was Going Through My Head, che sembrano quasi un recupero di vecchie sessions di lavori precedenti.

I Great Lake Swimmers si riconfermano una delle Band più interessanti del Nord America, una delle realtà del rock canadese odierno, un disco forse simile a tanti altri appartenenti al nuovo folk , ma capace di rinnovare quella tradizione musicale, fuori del tempo, ancorata in qualche modo alla vita e ai paesaggi della loro terra. New Wild Everywhere va maneggiato con cura e dedizione, ma è in grado in caso di ascolto, di aprire con naturalezza disarmante, orizzonti musicali inesplorati.

Tino Montanari