Un Grande Musicista “Cittadino Del Mondo” ! Joe Jackson – Fast Forward

joe jackson fast forward

Joe Jackson –Fast Forward – Ear Music / Edel

Questo signore ha iniziato a fare musica alla fine degli anni settanta, con un esordio a dir poco sfolgorante, Look Sharp (79), una miscela esplosiva di new wave, reggae, funky e pop. In quei tempi la musica inglese era estremamente vitale, con artisti del calibro di Elvis Costello, Graham Parker e un gruppo innovativo come i Police, e la musica  di Joe Jackson si collocava perfettamente in un simile contesto. Poi il buon Joe ha incominciato a cambiare idea sulla musica che doveva fare, era già stanco del rock ed ha progressivamente modificato il suo stile compositivo con i lavori seguenti, Jumpin’ Jive (un tributo a Louis Jordan) e alla musica jump-blues e swing, il capolavoro Night And Day (il suo album di maggiore successo, sia di critica che di vendite), i sottovalutati Body And Soul (con sfumature jazz e varie correnti musicali), e Big World (86). Poi è iniziato un periodo “strano” con l’esperimento di Will Power e la colonna sonora di Tucker, e a parte l’ottimo live Summer In The City (00), l’ultimo quarto della carriera di Jackson (tra sinfonie e musiche per la notte), si è perso in progetti un po’ troppo “cerebrali” per essere apprezzati. Adesso, a distanza di sette anni dall’ultimo lavoro in studio Rain (08), torna con questo ambizioso progetto Fast Forward,  un disco costituito da sessioni registrate in quattro città diverse (e con organici diversi): New York, Berlino, Amsterdam e New Orleans, i luoghi che hanno influenzato musicalmente la sua lunga carriera.

Il viaggio nel mondo parte da New York (dove Joe ha vissuto per diversi anni), registrando le quattro tracce con Bill Frisell alla chitarra, Brian Blade alla batteria, il suo bassista storico Graham Maby, e la brava violinista jazz Regina Carter, a partire dalla lunga title track Fast Forward, dove al pianoforte si risente il Jackson migliore, accompagnato dal violino magico della Carter, per poi passare al bel ritmo mosso di If It Wasn’t For You, intercalato dagli inconfondibili tocchi di chitarra di Frisell, una cover della “verlainiana” See No Evil  dal classico album Marquee Moon dei Television) https://www.youtube.com/watch?v=RjMngVhOjec , e un brano dalle sfumature un po’ jazz come King Of The City, che ripercorre atmosfere alla Donald Fagen https://www.youtube.com/watch?v=gau0w4gauKk .  La seconda “casa”, Amsterdam, si avvale di frequenti collaboratori come Stefan Kruger e Stefan Schmid della band Zuco 103 e dell’Orchestra del Concertgebouw per ariose ballate mid-tempo come A Little Smile, una Far Away con in evidenza la voce della quattordicenne Mitchell Sink, un gioiello a ritmo di mambo come So You Say, e una miscellanea di suoni diversificati nella crepuscolare Poor Thing.

Berlino è la terza “casa, e come la città il suono è più moderno e innovativo, e Joe Jackson utilizza musicisti americani di grande esperienza quali Greg Cohen (Tom Waits, Bob Dylan) al basso, e il batterista Hearl Harvin (Tindesticks), con la prima traccia Junkie Diva che si avvale di un riff trascinante (e di un testo che potrebbe ricordare cantanti “perdute” come Amy Whitehouse o Janis Joplin) https://www.youtube.com/watch?v=pc4aW7oJG6k , seguita dagli inserti di tromba raffinati di If I Could See Your Face, una canzone che si sviluppa su un tessuto sonoro orientale, mentre The Blue Time è una splendida ballata pianistica notturna https://www.youtube.com/watch?v=vyO1BOxUZwk , prima di arrivare ad una cover di un brano del 1930, la famosa Good Bye Jonny di Kurt Weill, cantata in versione cabaret. La quarta e ultima “casa”  è quella di New Orleans (una delle città preferite da Jackson), dove ha deciso di lavorare con musicisti locali, tra cui tre componenti del gruppo funk Galactic, il batterista Stanton Moore, il bassista Robert Mercurio, il chitarrista Jeff Raines, e una indispensabile sezione fiati guidata dal sassofonista Donald Harrison, settore che parte con le tastiere e il groove deciso di una vibrante Neon Rain, a cui seguono di nuovo le note di una tromba e i fiati in una intrigante Satellite, il ritmo saltellante e spavaldo di Keep On Dreaming, andando a chiudere con la sarabanda funky finale di Ode To Joy, tipica dei suoni che si respirano in una città piena di “umori” come la capitale della Louisiana.

Ho sempre pensato che questo “nomade” musicista fosse l’unico (di quella ondata citata all’inizio) ad avere le carte in regola per restare sulla cresta dell’onda, un artista dal talento “poliedrico”, con una voce che spazia dal pop al rock, dal soul al blues, dallo swing al jazz, il tutto ancora una volta certificato da questo ultimo lavoro Fast Forward, che riporta Joe Jackson ai livelli che gli competono, con canzoni di una qualità pari a quella che ha distinto i suoi momenti migliori, fatte anche di ritmo e tanta energia. Bentornato Mr. Jackson.!

Tino Montanari

Musica Senza Confini, Tra Jazz, Folk, Country E Blues ! Regina Carter – Southern Comfort

regina carter southern comfort

*NDB. Come promesso andiamo ai recuperi di fine anno per alcuni titoli tra i Best del 2014 che erano “sfuggiti” nel corso dell’annata!

Regina Carter – Southern Comfort – Sony Music

Regina Carter è considerata, dagli addetti ai lavori, la violinista jazz più importante e significativa della sua generazione, dopo il leggendario Stephane Grappelli. Nel tempo la sua bravura e la sua fama sono state consacrate grazie alla collaborazione con artisti del calibro di Wynton Marsalis,  la Lincoln Center Jazz Orchestra, Cassandra Wilson, per rimanere nell’ambito del jazz, ma anche nella black music Mary J.Blige, Faith Evans e altri l’hanno chiamata a collaborare nelle loro registrazioni. Dopo l’esordio con Rhythms Of The Heart (99) e il successivo Motor City Moments (01), la Carter ha iniziato un percorso di studio e rilettura delle proprie origini a partire da I’ll Be Seeing You (06) dove interpretava in chiave jazz gli “standards” preferiti dalla madre, al ricco patrimonio culturale africano con Reverse Thread (10), per poi arrivare a questo nuovo Southern Comfort, un tuffo nella tradizione folk e rurale dell’Alabama (in cui il nonno paterno faceva il minatore) https://www.youtube.com/watch?v=nDO1SL-gj98 .

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Per questa registrazione la Carter si avvale di musicisti con un “background” consono al progetto, come i chitarristi Adam Rogers e Marvin Sewell, i bassisti Chris Lightcap e Jesse Murphy, il fisarmonicista Will Holshouser, ed il batterista Alvester Garnett, per undici tracce che spaziano dalla musica cajun ai primi gospel, ai canti di lavoro dei minatori di carbone, oltre ad alcuni brani più contemporanei, il tutto condito dalle note del suo magico violino. Il viaggio nella memoria di Regina inizia con la ballabile Miner’s Child, per poi approdare subito al funky di Trampin’ (che in origine era una vecchia melodia blues), mentre Hickory Wind è di una tenerezza straziante con il violino e fisarmonica ad accompagnare la melodia, e Shoo-Rye era una canzone per bambini dei monti Appalachiani rifatta con una inclinazione bluegrass, cambiando poi ritmo con una Blues De Basile dalla forte aria celtica. Il viaggio riparte con le dolci note “bluesy” di una meravigliosa I’m Going Home https://www.youtube.com/watch?v=Txmn7g0ZxY8 , a cui fa seguito un brano di Hank Williams Honky Tonkin’ dove il jazz assorbe il country, mentre una sfumatura di flamenco si nota in Cornbread Crumbled In Gravy, passando per le percussioni tribali di See See Rider https://www.youtube.com/watch?v=KI7NrmTqjn8 , la sorprendente I Moaned And I Moaned  dall’arrangiamento rock, e terminando il viaggio della memoria con le aperture free-jazz di una accattivante e lunga Death Have Mercy/Breakaway.

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Regina Carter, Bach e Paganini, li ha studiati al conservatorio, il blues e il jazz li ha conosciuti girando per le strade di Detroit (la sua città), ma è in questo lavoro che raggiunge l’apice del suo talento, perché la scelta degli strumenti e il repertorio, abbinata ad una tecnica mozzafiato, dona un fascino antico a Southern Comfort e l’effetto è davvero suggestivo https://www.youtube.com/watch?v=zhIDV73awY0 , perché per lei musica raffinata e tradizione sono inseparabili. Per chi scrive, Regina Carter ha pubblicato uno dei dischi più riusciti e interessanti del 2014 (è uscito a Marzo), caldo e profumato come un buon Bourbon da gustare in queste fredde sere, magari proprio del Southern Comfort.

Tino Montanari