Replacements – Pleased To Meet Me. Altro Box “Ibrido” 3CD/1LP In Ristampa Per La Rhino il 9 Ottobre

replacements pleased to meet me

Replacements – Pleased To Meet Me – 3 CD + 1 LP Sire/Rhino – 09-10-2020

Altro cofanetto in uscita nella prima parte di ottobre, si tratta della ristampa di Pleased To Meet Me dei Replacements, l’album del 1987 della band di Minneapolis, l’ultimo con Bob Stinson in formazione alla chitarra e l’unico ad essere registrato come un trio, con lo stesso Stinson e Paul Westerberg a dividersi le parti di basso, oltre a Chris Mars alla batteria, più alcuni ospiti chiamati negli studi Ardent di Memphis dal produttore Jim Dickinson (che suonò anche le tastiere): i Memphis Horns, il loro idolo Alex Chilton, a cui dedicano anche una canzone, un giovanissimo Luther Dickinson che a 14 anni fece il suo esordio discografico con un assolo durissimo in Shooting Dirty Pool https://www.youtube.com/watch?v=avU5p9p6Z9A , e sempre ai fiati James Lancaster, Steve Douglas e Prince Gabe. Uno dei loro dischi più acclamati dalla critica, in particolare da David Fricke di Rolling Stone, che non ha scritto le nuove note del libro allegato alla ristampa: purtroppo chi lo vuole si deve beccare anche il vinile aggiunto. Nel primo CD, rimasterizzato nel 2019 in occasione della pubblicazione del box Dead Man’s Pop, è stato aggiunto il remix del singolo Can’t Hardly Wait di Jimmy Iovine.

Il secondo CD contiene i 15 Blackberry Way Demos registrati nel 1986 agli studios omonimi di Minneapolis in preparazione dell’album, mentre il terzo CD riporta altri 23 brani, tra outtakes, alternates takes e primi abbozzi delle canzoni, che porta a 29 il totale delle tracce mai pubblicate prima in queste versioni.

Ecco la lista completa dei contenuti del cofanetto.

Tracklist
[CD1: Pleased to Meet Me (2020 Remaster) + Rare, Single-Only Tracks]
1. I.O.U.
2. Alex Chilton
3. I Don’t Know
4. Nightclub Jitters
5. The Ledge
6. Never Mind
7. Valentine
8. Shooting Dirty Pool
9. Red Red Wine
10. Skyway
11. Can’t Hardly Wait
12. Election Day
13. Jungle Rock
14. Route 66
15. Tossin’ n’ Turnin’
16. Cool Water
17. Can’t Hardly Wait – Jimmy Iovine Remix

[CD2: Blackberry Way Demos]
1. Bundle Up – Demo
2. Birthday Gal – Demo
3. I.O.U. – Demo *
4. Red Red Wine – Demo *
5. Photo – Demo
6. Time Is Killing Us – Demo *
7. Valentine – Demo
8. Awake Tonight – Demo *
9. Hey Shadow – Demo *
10. I Don’t Know – Demo *
11. Kick It In – Demo 1 *
12. Shooting Dirty Pool – Demo *
13. Kick It In – Demo 2 *
14. All He Wants To Do Is Fish – Demo *
15. Even If It’s Cheap – Demo *

[CD3: Rough Mixes, Outtakes, & Alternates]
1. Valentine – Rough Mix *
2. Never Mind – Rough Mix *
3. Birthday Gal – Rough Mix *
4. Alex Chilton – Rough Mix *
5. Election Day – Rough Mix *
6. Kick It In – Rough Mix *
7. Red Red Wine – Rough Mix *
8. The Ledge – Rough Mix *
9. I.O.U. – Rough Mix *
10. Can’t Hardly Wait – Rough Mix *
11. Nightclub Jitters – Rough Mix *
12. Skyway – Rough Mix *
13. Cool Water – Rough Mix *
14. Birthday Gal
15. Learn How To Fail *
16. Run For The Country *
17. All He Wants To Do Is Fish
18. I Can Help – Outtake *
19. Lift Your Skirt *
20. ‘Til We’re Nude
21. Beer For Breakfast
22. Trouble On The Way *
23. I Don’t Know – Outtake

[LP]
1. Valentine – Rough Mix *
2. Never Mind – Rough Mix *
3. Birthday Gal – Rough Mix *
4. Alex Chilton – Rough Mix *
5. Election Day – Rough Mix *
6. Kick It In – Rough Mix *
7. Red Red Wine – Rough Mix *
8. The Ledge – Rough Mix *
9. I.O.U. – Rough Mix *
10. Can’t Hardly Wait – Rough Mix *
11. Nightclub Jitters – Rough Mix *
12. Skyway – Rough Mix *
13. Cool Water – Rough Mix *

Ovviamente la presenza del LP alza il costo del box intorno a una 70ina di euro, forse troppi, anche se è un gran bel disco.

Bruno Conti

Lou Reed, Cofanetto New York In Uscita il 25 Settembre: “Peccato” Sia Un Bundle CD/DVD/LP!

lou reed new york

Lou Reed – New York – Box 3 CD + DVD + 2 LP Sire Rhino – 25-09-2020

Non c’entra, ma proprio in questi giorni Neil Young per l’ennesima volta annuncia l’uscita dell’atteso Archives Vol. 2: 1972-1976, cofanetto da 10 CD che in un primo tempo (si fa per dire, visto che siamo in ballo da 10 anni), diciamo per il 2020, avrebbe dovuto essere pubblicato proprio in questi giorni di agosto, ora viene spostato al 6 novembre, e già che ci siamo si parla pure di un non meglio identificato Return To Greendale, sempre per lo stesso giorno. Ma qualcuno ci crede ancora? L’unica cosa certa è che il vecchio Neil ha postato una nuova canzone Lookin’ For A Leader 2020 https://www.youtube.com/watch?v=c0cOUDwKl9kche il nostro amico invita Trump ad utilizzare pure durante la campagna elettorale, vedremo.

Veniamo al cofanetto di New York di Lou Reed, considerando che c’entra sempre la Rhino. Iniziativa lodevole: in effetti i dischi di Reed del periodo Sire, pur essendo stato pubblicato nel 2015 un bel cofanetto da 10 CD, anche a prezzo speciale, The Sire Years: Complete Albums Box,non erano mai stati rimasterizzati, a differenza di quelli del periodo antecedente contenuti in RCA & Arista Album Collection del 2015. Nel titolo dico “peccato” riferendomi a questo vezzo della Rhino di unire insieme le versioni in CD (e DVD) con quelle in vinile: penso ad esempio alle ristampe dei Doors. Ovviamente il costo dei manufatti cresce e comunque si tratta di due tipi di pubblico differenti, gli amanti del LP e quelli delle versioni digitali: basterebbe, come si fa spesso e volentieri, tenerle divise.

Comunque l’annuncio è stato fatto, il box è previsto in uscita per il 25 settembre (salvo ripensamenti dell’ultima ora, non impossibili, dato questo periodo di continui e snervanti rinvii) e conterrà in CD l’album originale (probabilmente, insieme a quello dell’anno successivo con John Cale, uno degli album grandi album di Reed) con remaster 2020, un secondo dischetto con 14 brani dal vivo registrati nel corso del tour mondiale del 1989, anno di pubblicazione del disco originale, un terzo dischetto con 14 altre 14 tracce, versioni da 45 giri, qualche demo e versione alternativa o acustica, un pezzo non utilizzato nel CD originale e altre due canzoni dal vivo. I pezzi in studio del disco del 1989, escono anche in un doppio vinile, mentre nel DVD ci sono altri brani Live, ovvero l’esibizione completa del Theatre St. Denis – Montreal, Canada – August 13, 1989, pubblicata ai tempi solo in VHS e su Laser Disc, una intervista con Lou Reed e di nuovo le 14 canzoni in versioni ad alta definizione per audiofili, e un libro rilegato 12×12, con nuovi saggi, articoli e foto. Alla preparazione del tutto hanno collaborato la sua compagna Laurie Anderson, Don Fleming, Bill Ingot, Jason Stern, e Hal Willner.

Il prezzo annunciato, con la presenza dei vinili, indicativamente sarà sui 70 euro.

Al solito ecco la lista dettagliata dei contenuti. Se volete farvi del male, sul sito della Rhino è disponibile anche una edizione esclusiva con (musi)cassetta aggiunta.

Tracklist
[CD1: Original Album 2020 Remaster]
01 Romeo Had Juliette
02 Halloween Parade
03 Dirty Blvd.
04 Endless Cycle
05 There Is No Time
06 Last Great American Whale
07 Beginning of a Great Adventure
08 Busload of Faith
09 Sick of You
10 Hold On
11 Good Evening Mr. Waldeheim
12 Xmas in February
13 Strawman
14 Dime Store Mystery

[CD2: Live Performance Tracks]
01 Romeo Had Juliette (Warner Theater, Washington, DC, 3/14/1989)
02 Halloween Parade (Joseph Meyerhoff Symphony Hall, Baltimore, MD, 3/16/1989)
03 Dirty Blvd. (Wembley Arena, London, UK, 7/14/1989)
04 Endless Cycle (Warner Theater, Washington, DC, 3/14/1989)
05 There Is No Time (The Mosque, Richmond, VA, 8/8/1989)
06 Last Great American Whale (The Mosque, Richmond, VA, 8/8/1989)
07 Beginning of a Great Adventure (Wembley Arena, London, UK, 7/4/1989)
08 Busload of Faith (Falconer Theater, Copenhagen, Denmark, 6/9/1989 )
09 Sick of You (Tower Theater, Upper Darby, PA, 3/17/1989)
10 Hold On (The Mosque, Richmond, VA, 8/8/1989)
11 Good Evening Mr. Waldheim (Joseph Meyerhoff Symphony Hall, Baltimore, MD, 3/16/1989)
12 Xmas in February (Joseph Meyerhoff Symphony Hall, Baltimore, MD, 3/16/1989)
13 Strawman (Wembley Arena, London, UK, 7/4/1989)
14 Dime Store Mystery (The Mosque, Richmond, VA, 8/8/1989)

[CD3: Bonus Tracks]
01 Romeo Had Juliette (7 “Version)
02 Dirty Blvd. (Work Tape)
03 Dirty Blvd. (Rough Mix)
04 Endless Cycle (Work Tape)
05 Last Great American Whale (Work Tape)
06 Beginning of a Great Adventure (Rough Mix)
07 Busload of Faith (Acoustic Version)
08 Sick of You (Work Tape)
09 Sick of You ( Rough Mix)
10 Hold On (Rough Mix)
11 Strawman (Rough Mix)
12 The Room (Non-Album Track)
13 Sweet Jane (Live Encore at The Mosque, Richmond, VA, 8/8/1989)
14 Walk on the Wild Side (Live Encore at The Mosque, Richmond, VA, 8/8/1989)

[LP1/LP2: Original Album 2020 Remaster]
(see tracklist for CD1)

[DVD]
Live at Theatre St. Denis – Montreal, Canada – August 13, 1989
01 Romeo Had Juliette
02 Halloween Parade
03 Dirty Blvd.
04 Endless Cycle
05 There Is No Time
06 Last Great American Whale
07 Beginning Of A Great Adventure
08 Busload Of Faith
09 Sick Of You
10 Hold On
11 Good Evening Mr. Waldheim
12 Xmas In February
13 Strawman
14 Dime Store Mystery
Feature
15 A Conversation With Lou Reed [25:34]
Original Album 96kHz/24-bit PCM Stereo
16 Romeo Had Juliette
17 Halloween Parade
18 Dirty Blvd.
19 Endless Cycle
20 There Is No Time
21 Last Great American Whale
22 Beginning of a Great Adventure
23 Busload of Faith
24 Sick of You
25 Hold On
26 Good Evening Mr. Waldeheim
27 Xmas in February
28 Strawman
29 Dime Store Mystery

Per il 9 ottobre la Warner/Rhino, sempre in queste edizioni miste CD/LP, annuncia anche la ristampa di Pleased To Meet Me dei Replacements, ne parliamo nei prossimi giorni.

Bruno Conti

Novità Prossime Venture 13. Uno Strano Cofanetto Dedicato A Don’t Tell A Soul, Il Disco “Forse” Meno Amato Della Band. Replacements – Dead Man’s Pop

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The Replacements – Dead Man’s Pop – 4CD/1LP Sire/Rhino – 27-09-2019

Stranamente la band di Paul Westerberg è una di quelle che a livello di box set retrospettivi non è neppure messa male. Ne sono usciti due: The Complete Studio Album 1981-1990, con tutti gli 8 CD, in seguito integrato dai due cofanetti in vinile da 4 LP ciascuno, The Twin/Tone YearsThe Sire Years, oltre al boxettino economico delle Original Album Series in 5 CD, che vedete entrambi qui sotto.

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Inoltre, tutti gli album della loro discografia sono stati ristampati in edizione Expanded, anche se nei box si trovano le versioni senza bonus tracks. Ma ora sempre la Rhino, con la collaborazione degli stessi Replacements, ha deciso di dedicare un intero cofanetto al loro album più controverso Don’t Tell A Soul. Controverso perché il gruppo, pur essendo stato il disco di maggior successo commerciale (si fa per dire, visto che è arrivato al 57° posto delle classifiche), non ha mai amato questo album, e neppure molti dei fans e gran parte della critica, che lo considerano il “peggiore”, diciamo il meno bello, della discografia della band di Minneapolis.

replacements don't tell a soul

Intendiamoci, le canzoni non sono per nulla brutte, però il suono è piuttosto pasticciato, con un mixaggio destinato volutamente ad incontrare il gusto del grande pubblico, tanto che i membri della band si portarono a casa alcuni dei master registrati ai Paisley Park Studios e da allora se ne erano perse le tracce. Per l’occasione di questo nuovo Dead Man’s Pop i nastri sono riapparsi, affidati al produttore dell’epoca Matt Wallace, che ne ha realizzato un nuovo mix 2019, denominato Don’t Tell A Soul Redux, in più nel secondo CD ci sono altri 20 brani rari ed inediti, tra i quali una session con Tom Waits (5 pezzi in tutto) ed infine nel 3° e 4° CD c’è un concerto completo tenuto a Milwaukee durante il tour per lanciare l’album, una piccola parte del quale era uscita in un EP con 6 brani Inconcerated Live, pubblicato nel 1989, mentre la nuova edizione doppia si chiama  The Complete Inconcerated Live, divisa appunto in due parti. Inoltre c’è un vinile 180 grammi con la nuova versione del disco: complessivamente dei 60 brani presenti nei quattro CD, ben 58 sono inediti.

Come al solito qui sotto trovate il dettaglio completo dei contenuti del box,

CD 1: Don’t Tell A Soul Redux

“Talent Show” – Matt Wallace Mix *
“I’ll Be You” – Matt Wallace Mix *
“We’ll Inherit The Earth” – Matt Wallace Mix *
“Achin’ To Be” – Matt Wallace Mix *
“Darlin’ One” – Matt Wallace Mix *
“Back To Back” – Matt Wallace Mix *
“I Won’t” – Matt Wallace Mix *
“Asking Me Lies” – Matt Wallace Mix *
“They’re Blind” – Matt Wallace Mix *
“Anywhere’s Better Than Here” – Matt Wallace Mix *
“Rock ‘n’ Roll Ghost” – Matt Wallace Mix *

CD 2: We Know The Night: Rare and Unreleased

“Portland” – Alternate Mix (Bearsville Version) *
“Achin’ To Be” – Bearsville Version *
“I’ll Be You” – Bearsville Version *
“Wake Up” – Alternate Mix – Bearsville Version *
“We’ll Inherit The Earth” – Bearsville Version *
“Last Thing In The World” *
“They’re Blind” – Bearsville Version *
“Rock ‘n’ Roll Ghost” – Bearsville Version *
“Darlin’ One” – Bearsville Version *
“Talent Show” – Demo Version
“Dance On My Planet” *
“We Know The Night” – Alternate Outtake *
“Ought To Get Love” – Alternate Mix *
“Gudbuy T’Jane” – Outtake
“Lowdown Monkey Blues” – Featuring Tom Waits *
“If Only You Were Lonely” – Featuring Tom Waits *
“We Know The Night” – Featuring Tom Waits (Rehearsal) *
“We Know The Night” – Featuring Tom Waits (Full Band Version) *
“I Can Help” – Featuring Tom Waits *
“Date To Church” – Matt Wallace Remix*

CD 3: The Complete Inconcerated Live, Part One

“Alex Chilton” *
“Talent Show” *
“Back To Back” *
“I Don’t Know” *
“The Ledge” *
“Waitress In The Sky” *
“Anywhere’s Better Than Here” *
“Nightclub Jitters” *
“Cruella De Ville” *
“Achin’ To Be” *
“Asking Me Lies” *
“Bastards Of Young” *
“Answering Machine” *
“Little Mascara” *
“I’ll Be You” *

CD 4: The Complete Inconcerated Live, Part Two

“Darlin’ One” *
“I Will Dare” *
“Another Girl, Another Planet” *
“I Won’t” *
“Unsatisfied” *
“We’ll Inherit The Earth” *
“Can’t Hardly Wait” *
“Color Me Impressed” *
“Born To Lose” *
“Never Mind” *
“Here Comes A Regular” *
“Valentine” *
“Left Of The Dial” *
“Black Diamond” *
(*) denotes previously unreleased track

L’uscita è prevista per il 27 settembre ed il prezzo, al solito molto indicativo, dovrebbe essere tra i 60 e i 70 dollari/euro. Chi prenota direttamente sul sito della Rhino riceverà anche una cassetta (che pare stiano tornando in auge) con una compilation di brani del box, con altri due inediti. Per chi ama i Replacements (grande band assolutamente da riscoprire) un vera cuccagna.

Bruno Conti

Novità Di Gennaio Parte IV. Mike Oldfield, Bash & Pop, David “Honeyboy” Edwards, Lee Hazlewood, Ronnie Baker Brooks

mike oldfield return to ommadawn

Completiamo la disamina delle altre novità discografiche previste in uscita tra il 13 e il 20 gennaio. Cominciano con il nuovo Mike Oldfield che, dopo una serie di uscite dedicate ai vari seguiti di Tubular Bells, questa volta  si dedica ad un altro dei suoi classici assoluti, con Back To Ommadawn, 41 anni dopo l’originale Oldfield torna sul luogo del delitto con un nuovo album che lo riporta anche ad un suono più acustico e meno lavorato, migliore rispetto agli ultimi lavori. Il CD è diviso in due lunghe suites di oltre 20 minuti ciascuna ed esce il 20 gennaio per la EMI/Virgin del gruppo Universal, anche un versione CD+DVD con il secondo dischetto che contiene la versione 5.1 dell’album.

bash & pop anything could happen

Per certi versi è un ritorno anche il nuovo disco dei Bash & Pop. Si tratta del gruppo che Tommy Stinson, vecchio bassista dei Replacements, fondò dopo lo scioglimento della sua prima band. Ora, dopo la breve reunion della vecchia band nel 2015, che non ha portato a nuove prove discografiche, come pareva dovesse essere, Stinson ha riunito un gruppo di musicisti nel suo studio casalingo a Hudson NY, Luther Dickinson, Frank Ferrer, Cat Popper, Steve Selvidge, e Joe “The Kid” Sirois, e visto che il disco era riuscito bene ha deciso di utilizzare la vecchia ragione sociale. Anche l’etichetta che pubblica l’album Anything Could Happen, la Fat Possum, ogni tanto riappare. Uscita prevista il 20 gennaio p.v.

Lo scorso venerdì 13 è uscito un “nuovo” album di David “Honeyboy” Edwards,  I’m Gonna Tell You Somethin’ That I Know: Live At The G Spot. In effetti si tratta dell’ultimo concerto tenuto da uno dei grandi del Blues, attivo sino dagli anni ’30, Edwards nel 2010, alla tenera età di 95 anni ha registrato questo ultimo concerto che ora la Omninore Records, specializzata in ristampe e album di materiale raro od inedito, pubblica in versione CD+DVD, con il seguente contenuto. Il musicista è poi scomparso nel 2011.

[CD]

  1. Ride With Me Tonight
  2. That’s Alright
  3. Little Boy Blue
  4. You’re The One
  5. Goin’ Down Slow
  6. Country Boy
  7. Catfish Blues
  8. Apron Strings
  9. Sweet Home Chicago

Bonus Track:

  1. That’s Alright

 [DVD]

  1. Ride With Me Tonight
  2. That’s Alright
  3. Little Boy Blue
  4. You’re The One
  5. Goin’ Down Slow
  6. Country Boy
  7. Catfish Blues
  8. Apron Strings
  9. Sweet Home Chicago

Bonus Feature:

  1. Honeyboy Tells You Something That He Knows

lee hazlewood 13

Un’altra etichetta specializzata in ristampe è la Light In The Attic, che il 13 gennaio ha pubblicato la ristampa dell’album 13 di Lee Hazlewood, una delle leggende della musica pop country e strumentale del secolo scorso, un personaggio che ha iniziato a fare musica negli anni ’50 come produttore per Duane Eddy, di cui ha arrangiato, firmato o prodotto varie hit, a partire da Peter Gunn; poi ha iniziato a lavorare con Nancy Sinatra, e le loro canzoni più famose sono state These Boots Are Made For Walking e Some Velvet Morning, quest’ultima celeberrima anche in una versione “spaziale” psych-rock dei Vanilla Fudge, arrivata ai primi posti delle classifiche italiane nel 1969 e vincitrice della Gondola D’Oro alla Mostra Internazionale della Musica Leggera di Venezia.

Nel 1972, quando uscì questo album Hazlewood si era già trasferito in Svezia, e l’album è ancora più “strano” di altri suoi dischi, una fusione di funky, blues, soul e pop, con elementi country e un ampio uso dei fiati. Il tutto cantato con il suo tipico baritono. La ristampa della Light In Attic comprende 4 bonus tracks.

1. You Look Like A Lady
2. Tulsa Sunday
3. Ten Or 11 Towns Ago
4. Toocie And The River
5. She Comes Running
6. Rosacoke Street
7. I Move Around
8. And I Loved You Then
9. Hej, Me I’m Riding
Bonus Tracks:
10. Cold Hard Times
11. Drums
12. The Start
13. Suzie

ronnie baker brooks times have changed

Viceversa il 20 gennaio uscirà il nuovo album di Ronnie Baker Brooks, di cui avete già letto la recensione sul Busca del collega Mauro “Zambo” Zambellini, che sottoscrivo. Il bluesman americano, aveva già pubblicato tre dischi a livello indipendente tra il 1998 e il 2006, ma questo è il sue esordio per la Mascot/Provogue. Il CD è stato registrato a Memphis nei famosi Royal Studios, quelli per intenderci dove Willie Mitchell produceva gli album di Al Green: e infatti nel disco di Brooks suonano anche molti dei musicisti della rinomata Hi-Records. Michael Toles e i fratelli Hodges, oltre a Steve Cropper e ad una delle ultime apparizioni di Bobby “Blue” Bland, scomparso nel 2013. Nel sound del disco, Times Have Changed,  confluiscono rock, soul, R&B e naturalmente molto blues, il tutto con la produzione di Steve Jordan, che suona anche la batteria nell’album, e tra gli altri ospiti presenti ci sono anche i Memphis Horns, Al Kapone, Big Head Todd,  Angie Stone, Lee Roy Parnell e Felix Cavaliere. Oltre al babbo di Ronnie, il grande Lonnie Brooks, uno dei chitarristi e cantanti più rappresentativi del blues elettrico di Chicago, autore di moltissimi CD per la  Alligator e ancora in ottima forma a 83 anni per questo duetto a fianco del figlio.

Questa comunque è la lista dei brani con relativi ospiti.

1. Show Me (feat. Steve Cropper)
2. Doing Too Much (feat. ‘Big Head’ Todd Mohr)
3. Twine Time (feat. Lonnie Brooks)
4. Times Have Changed (feat. Al Kapone)
5. Long Story Short
6. Give Me Your Love (Love Song) [feat. Angie Stone]
7. Give The Baby Anything The Baby Wants (feat. ‘Big Head’ Todd Mohr & Eddie Willis)
8. Old Love (feat. Bobby “Blue” Bland)
9. Come On Up (feat. Felix Cavaliere & Lee Roy Parnell)
10. Wham Bam Thank You Sam
11. When I Was We

Direi che anche per oggi è tutto.

Bruno Conti

P.s Come avrete notato, nel Blog ultimamente ci sono dei problemi tecnici che spero si risolvano al più presto.

Girando Per La California…! Cracker – Berkeley To Bakersfield

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Cracker – Berkeley To Bakersfield – 429 Records – 2 CD

I Cracker, nati dalle ceneri dei Camper Van Beethoven (gruppo cult della scena underground americana anni ’80) troppo normali non sono mai stati, e nel tempo ci hanno abituato a dischi spiazzanti, diversi uno dall’altro e non riconducibili ad una sola matrice musicale. All’inizio la formazione guidata da Johnny Hickman e David Lowery, entrambi cantanti e chitarristi, sembrava una delle tante copie di un altro gruppo di culto come i Replacements, come risultava evidente fin dal disco d’esordio l’omonimo Cracker (92), poi con l’ottimo Kerosene Hat (93) ne allargava la visione musicale verso un country-rock del tutto personale, con ballate di buon effetto come Take Me Down To The Infirmary e una cover dei Grateful Dead Loser. Pur non ottenendo mai un grande successo commerciale, i Cracker diventano una band di culto nell’ambiente musicale alternative, e il successivo Golden Age (96) rimescola ancora le carte con un “sound” diviso tra il rock nervoso dei Gin Blossoms e le melodie pop dei Counting Crows, mentre il successivo Gentleman’s Blues (98) offriva canzoni di buon livello allineate al tipico rock americano.

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A ben vedere forse la migliore sintesi del gruppo viene offerta da Garage D’Or (00.) un rappresentativo greatest hits, con un bonus CD comprendente rarità, brani live e alcune cover, tra cui una superba versione di You Ain’ Going Nowhere di Bob Dylan, e sulla stessa sintonia si pone Forever (02), mentre a mischiare ancora le carte arriva Countrysides (03) un ottimo album passato purtroppo in silenzio, con la rivisitazione di una serie di autori country come Merle Haggard, Ray Wylie Hubbard, Dwight Yoakam, Terry Allen e una singolare rilettura di Sinaloa Cowboys di Springsteen. Le ottime impressioni vengono confermate  da un live Hello Cleveland (03) e dai successivi lavori in studio Greenland (06) e Sunrise In The Land Of Milk And Honey (09), che portano il gruppo del geniale David Lowery  a ritagliarsi un posto a sé nel variegato panorama del rock americano.

cracker 3 cracker 4

A distanza di alcuni anni i Cracker ritornano con il loro decimo album, un doppio CD che unisce Berkeley (la Bay Area) con Bakersfield (la parte più country della California), per un esperimento interessante, con una prima parte più rock, e la seconda più country, a dimostrazione ancora una volta della duttilità della band guidata dall’imprevedibile Lowery https://www.youtube.com/watch?v=w-1neiBtFsU . Lungo il primo viaggio (Berkeley), si riforma la formazione classica di Kerosene Hat con il bassista Davey Faragher (ora con Elvis Costello) e il batterista Michael Urbano a comporre la sezione ritmica, più l’attuale line-up con il leader David Lowery  e il suo compare di sempre Johnny Hickman alle chitarre e voce, i tastieristi Thayer Sarrano e Mark Golde, e Marc Gilley al sassofono, e prende il via con la cantilena acustica di Torches And Pitchforks, il rock sempre vigoroso di March Of The Billionaires, passando per il garage-punk del singolo Beautiful, alla tensione elettrica di brani come El Comandante e El Cerrito https://www.youtube.com/watch?v=BJBBLDU-xgA , recuperando il pop rock di Reaction, l’energia dei primi lavori con You Got Yourself Into This e Life In The Big City, e il giro di chitarre e cori in Waited My Whole Life https://www.youtube.com/watch?v=V4xJYgY7Zpc .

cracker 5 cracker 6

Il secondo viaggio verso Bakersfield (la città natale di Buck Owens e Merle Haggard), vede la band accompagnata da una mezza dozzina di sessionmen del giro country-music, che rispondono al nome di Bryan Howard e Sal Maida al basso, Jeremy Wheatley alla batteria, Luke Moeller al violino e alla pedal steel Matt “Pistol” Stoessel, per un “sound” prettamente country, che parte con le divertenti California Country Boy e Almond Grove, i classici accordi della pedal steel di King Of Bakersfield https://www.youtube.com/watch?v=w-1neiBtFsU , passando per la suadente e bellissima Tonight I Cross The Border, un brano (sentire per credere) “rollingstoniano” come Get On Down The Road, per poi tornare alle atmosfere country di I’m Sorry Baby e l’honky tonky di The San Bernardino Boy, andando a chiudere il viaggio con due ballate,  la “campagnola” When You Come Down, e la “loureediana” Where Have Those Days Gone con piano e lap-steel ad accompagnare la melodia.

I Cracker hanno sempre suonato un classico rock americano, a tratti anche roots, e dopo vent’anni di carriera David Lowery e Johnny Hickman sono ancora i padroni della nave e questo Berkeley To Bakersfield è un disco fatto da “filibustieri” di navigata esperienza, capaci ancora di salpare il mare e relative tempeste con la forza della loro musica, confermando l’impressione che siano stati per molti versi sottostimati https://www.youtube.com/watch?v=ElExzxJblF0 . Perdersi questo nuovo ultimo lavoro è un vero delitto, credetemi.!

Tino Montanari  

Ci Sono Amore E Logica Nella Musica Dei “Figli Di Bill” ? Chiedere Al Babbo! Sons Of Bill – Love And Logic

sons of bill love and logic

Sons Of Bill – Love And Logic –Gray Fox/Blue Rose

Sons Of Bill – The Gears EP – Blue Rose

Bill Wilson è un padre fortunato (professore emerito di Letteratura e Teologia presso l’Università della Virginia), ha generato tre eccellenti musicisti, James, Sam e Abe, che con gli amici di sempre Seth Green e Todd Wellons si uniscono, a metà anni 2000, a formare i Sons Of Bill, una roots rock band che proviene appunto da Charlottesville, Virginia. Li seguo fin dall’esordio con A Far Cry From Freedom (06) un disco di alt-country molto influenzato da Wilco e Steve Earle, a cui hanno fatto seguire pochi anni dopo One Town Away (09,) prodotto dal veterano Jim Scott (Tom Petty e Whiskeytown per citarne alcuni) che dà al lavoro un impronta più country-rock, e l’ottimo Sirens (12) che sotto la produzione di David Lowery (Cracker) risulta essere un disco di rock’n’roll chitarristico condito da infiltrazioni di Neil Young, Bruce Springsteen e Drive-By Truckers, mostrando (per chi scrive) una tendenza a migliorarsi negli anni e risultare sempre più credibili. E succede anche con questo quarto lavoro Love And Logic, prodotto dall’ex batterista dei Wilco e degli Uncle Tupelo, Ken Coomer e registrato negli studi Creative Workshop di Nashville, disco che vede sempre alla testa della conduzione familiare James Wilson alle chitarre e voce, Sam Wilson a pedal steel, piano, dobro e voce, Abe Wilson alle chitarre, banjo, tastiere e voce, e la consueta sezione ritmica con Todd Wellons alla batteria e percussioni e Seth Green al basso e vibrafono, il tutto condito dall’ineccepibile lavoro ai cursori di Jim Scott e Tchad Blake.

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Il disco si apre con Big Unknown,  e il suono ci riporta subito ai tempi dei meravigliosi primi Jayhawks, mentre la seguente Brand New Paradigm cantata a due voci viaggia verso una melodia “seventies” https://www.youtube.com/watch?v=igGZ_aawOpM , si prosegue con la suggestiva Road To Canaan con una chitarra acustica vagante che accompagna il dolce controcanto di Leah Blevins (una giovane cantautrice di Nashville) https://www.youtube.com/watch?v=Vv7zG-w8ZEg , e il commovente  e doveroso omaggio all’ex Big Star Chris Bell in Lost In The Cosmos (Song For Chris Bell) https://www.youtube.com/watch?v=WvaIQE2Z8uw . Si riparte con un banjo che introduce Bad Dancer, che nello sviluppo del brano può ricordare i mai dimenticati Replacements https://www.youtube.com/watch?v=8wHD7BlzEDo , passando anche per la ballata pianistica lenta e avvolgente Fishing Song, una Higher Than Mine dominata in sottofondo dalla pedal steel del fratello Sam. Arms Of The Landslide è un brano pop-rock, un suono probabilmente già sentito altre volte (R.E.M. su tutti), ma il “problema”, se esiste, non ci tocca più di tanto, mentre Light A Light è sicuramente la “perla” del disco, una ballata epica, quasi westcoastiana, da ascoltare e riascoltare all’infinito, per poi chiudere con le rarefatte atmosfere acustiche di una sontuosa Hymnsong.

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L’EP The Gears, uscito solo in Europa, oltre a ripresentare (o meglio anticipare, visto che è uscito prima) tre brani dall’album, Bad Dancer, Brand New Paradign e Road To Canaan https://www.youtube.com/watch?v=hxY3lJJoPWM , pesca da un prossimo (forse) album live le chitarristiche Turn It Up e Unknown Legend, e due pregevoli versioni acustiche di Santa Ana Wind e Radio Can’t Rewind, a dimostrare la versalità musicale della band.

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Oggi i Sons Of Bill sono una roots-rock band matura e con un sound che riflette le loro origini, un gruppo che mette in risalto la scrittura classica dei fratelli (attingendo per l’ispirazione dai libri di Omero, Faulkner, Salinger e dagli Slayer), e per questo si capisce che ci troviamo di fronte ad un lavoro di qualità ben superiore alla media, un piccolo grande disco che consiglio vivamente, ricordando oltre a Bill, la signora Wilson.

Tino Montanari

Una Grande Serata Tra Folk e Rock (Ma Non Solo) Con I Lowlands A Pavia!

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Lowlands – Piazza Della Vittoria – Pavia – 08/06/2013

Nello splendido scenario di Piazza Vittoria in quel di Pavia (con sullo sfondo il magnifico palazzo del Broletto), i Lowlands di Ed Abbiati hanno concluso la prima parte della loro campagna europea che li ha visti suonare da Dublino a Londra, passando per Roma e Firenze, con l’ultima recentissima tappa di Stoccolma, in un concerto che arriva a dieci anni esatti dal rientro in Italia di Ed, non occasionalmente nel giorno del suo compleanno e, particolare importante, anche di sua moglie. L’attuale line-up della band oltre ad Ed Abbiati chitarra e voce, è composta dallo storico chitarrista Roberto Diana, Francesco Bonfiglio alle tastiere e fisarmonica, Enrico Fossati al basso e Mattia Martini alla batteria.

La parte iniziale del concerto vede Ed e il suo gruppo eseguire brani tratti dal loro ultimo lavoro Beyond, a partire dal rock urbano di Lovers and Thieves, Walking Down The Street, Waltz in Time, Ashes e Hail Hail e poi una versione sempre accattivante di Gypsy Child. Si riparte da una struggente Fragile Man (scritta da Ed per un suo amico recentemente scomparso), proseguendo con un set che ripropone brani pescati dall’album d’esordio The Last Call, dove spicca per bellezza la tenue That’s Me On The Page, mentre In The End fa muovere il piedino e invita a ballare, non mancano Gotta Be (brano firmato con l’amico Tim Rogers) sana e robusta baraonda rock, per poi passare alla  dolce ninna nanna Lullaby (dedicata alle figlie). La parte finale del concerto, vede salire sul palco gli amici Alex Cambise al mandolino e Jimmy Ragazzon (leader dei Mandolin’ Brothers) per una torrida versione di Everybody Knows This Is Nowhere di Neil Young, un brano dei primi anni ’60 di Bruce Channel  in cui appariva Delbert McClinton che si narra abbia dato ai tempi alcune lezioni di armonica a John Lennon, Hey Baby, per fare ballare il pubblico presente, e una Left Of The Dial dei Replacements cantata con la rabbia degna di un Paul Westerberg. Chiudono un concerto splendido Keep On Flowing con piano e fisarmonica nel più classico blue collar rock e una acustica e dolcissima Homeward Bound.

Mentre la gente a fine concerto sfollava contenta e soddisfatta della serata musicale, pensavo che noi pavesi dovremo essere grati a gruppi come i Lowlands,  i Mandolin’ Brothers e artisti minori locali, ma altrettanto bravi (come per esempio Sergio “Tamboo” Tamburelli) che portano in giro per l’Italia e in Europa, una musica fatta di sudore, cuore e di grande qualità.

Tino Montanari     

Record Store Day 2013 – Lowlands Left Of The Dial + Ed Abbiati Speaks (Ma Anch’io)…! Parte I

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Lowlands – Left Of The Dial – Everybody Knows This Is Nowhere – Gypsy Child/IRD

La scorsa settimana ci siamo visti con Ed Abbiati per fare quattro chiacchiere (anche cinque) sulla prossima uscita del nuovo EP dei Lowlands per il Record Store Day 2013, il prossimo 20 aprile (a proposito ho visto che suonano a Stoccolma per festeggiare l’evento, due passi da qui, se siete dalla quelle parti!), e anche su passato, presente e futuro della Band, qualche giorno per trascrivere il tutto in un italiano decente (e con un po’ di editing per ridurre al minimo le prolissità, soprattutto mie, senza riuscirci credo) e fra poco potrete leggere il risultato, ma prima due parole sul dischetto…

L’EP o CD singolo, come preferite, esce in una tiratura limitata di 200 copie e come in tutti i 45 giri seri ha un doppio lato A: Left Of The Dial, la cover dei Replacements da una parte (e sopra vedete il video) e sull’altro lato (virtuale) Everybody Knows This Is Nowhere di Neil Young. Avviso per i naviganti, questi sono i Lowlands che roccano e rollano a tutte chitarre con Roberto Diana e la sua solista “all over the place”, registrato lo scorso 8 novembre a Bryn Mawr nel Galles è rock puro e semplice, non adulterato, oltre alla chitarra di Roberto, basso Enrico Fossati, batteria Mattia Martini e tastiere, piano e organo, il fido Francesco Bonfiglio, nel gruppo dai tempi di Gypsy Child, più la voce di Ed, la formula perfetta del R&R. Non vi resta che comprarlo e spararlo a tutto volume sul vostro impianto.

Passiamo alla “intervista”. Giustamente avevo detto al nostro amico: hai parlato con il Busca, con Mescalina, con varie riviste estere, facciamo quattro chiacchiere anche noi, magari anche di argomenti non trattati in precedenza, una cosa informale, detto fatto (qualche mesetto per organizzare l’incontro in terreno neutro) e via.

Domanda interlocutoria, per rompere il ghiaccio, visto che abbiamo entrambi cognomi riconducibili a calciatori, se digito su Google Bruno Conti (più chiaro per me, avendo vinto il mondiale 1982) meno per lui visto che il portiere del Milan si chiama Christian Abbiati, ma se aggiungiamo rispettivamente Disco Club e Lowlands si apre tutto un mondo di musica.

E quindi, per partire dalle origini, la prima domanda al cittadino del mondo Ed riguarda la tua origine, come molti sanno, doppia nazionalità, mamma inglese e papà italiano, ma esattamente dove? L’anno è il 1973, come riporta anche Wikipedia.

Esatto, nato a Portsmouth sulla costa inglese, poi dal 1975 al 1980 in Francia (oui) e nuovamente dal 1983 al 1986, quindi francese prima lingua, poi inglese e nuovamente francese, scuole medie e superiori in Italia e finalmente si impara l’italiano (ma non per cantare). Saltando di palo in frasca, ad inizio anni 2000 un annetto sabbatico in Australia (NDB Qui sviluppa la sua ammirazione per Tim Rogers e una delle band più interessanti di Down Under, gli You Am I, poco conosciuti, purtroppo, nelle nostre lande, ancorché “basse”) e poi “cacciato” per scadenza del permesso di lavoro e ritorno in Europa a pochi giorni dall’11 settembre, trovo un lavoro nel mio ambito che è quello dell’informatica a Londra.

La seconda domanda è: come scatta la passione per la musica? Qualche appassionato in famiglia?

La mamma, nata più o meno agli albori dell’epoca beat con i Beatles a due passi, Paul McCartney il preferito, i vinili in casa erano la raccolta di Leonard Cohen, quella di Dylan (il primo Greatest Hits), Madman Acros The Water di Elton John, la colonna sonora del Violinista sul Tetto (Fiddler On The Roof) in conseguenza del fatto che prima di diventare mamma, da giovane, fosse stata una attrice teatrale e poi la sorella maggiore negli anni ’80, per osmosi, origliando alle pareti, ti lascia sentire Cure, Depeche Mode, U2, R.e.m. mentre a Parigi negli anni ’70 nella collezione del babbo, c’era una raccolta di Modugno. Se vuoi sapere come scatta la passione per la musica, da ragazzino avendo una famiglia che per lavoro si spostava moltissimo ero abbastanza introverso, quindi ascoltavo molta musica e leggevo tanti libri, le prime cassettine fatte dalla sorella con R.e.m., Replacements (ecco qua!) ma non ricordo se, pur essendo l’84/’85 c’era Left Of The Dial, sarebbe divertente ma non ricordo, c’erano solo i nomi dei gruppi, niente titoli. In quegli anni c’era anche la passione per lo sport, il rugby soprattutto, ma a seguito di un incidente dove mi sono rotto il ginocchio, passando da quattro allenamenti alla settimana a zero, tramite un amico dell’epoca, Stefano Speroni, poi nella prima formazione dei Lowlands, gli ho chiesto di insegnarmi tre o quattro accordi sulla chitarra acustica, siamo nel 1992, a 19 anni. Subito, non essendo la pazienza tra le mie virtù, ho iniziato a scrivere canzoni mie, in inglese che era la lingua che si parlava in casa, una conseguenza del fatto che già scrivessi comunque poesie, racconti, libri già prima del ritorno in terra inglese.

Quindi erano anche gli anni delle “vacanze scozzesi” poi raccontate nel disco di Donald e Jen MacNeill?

Più o meno sono quelli, anche se si era in mezzo al nulla, di fronte al Canada (a qualche milione di chilometri), a Colonsay, Highlands scozzesi, mentre i mie zii e cugini erano a Oronsay, due volte ogni giorno in mare, lavorare in fattoria durante il giorno, nel periodo estivo, con la radio sul trattore, il pezzo di Bryan Adams (Everything I Do) I Do It for You dalla colonna sonora di Robin Hood sempre presente e cordialmente “odiato” e le canzoni alla sera che scriveva Donald, che era il musicista del luogo (NDB Breve reminiscenza del sottoscritto che ricorda di averlo visto, Bryan Adams, nel 1983 al Rolling Stone di Milano quando in giro per il mondo era già famoso, ma saranno state presenti poco più di 100 persone, una tristezza, però molto professionale, e anche bravo, agli inizi, poi due palle, fine della digressione).

A questo punto mi scappa di dire che poi è arrivato quello senza la B davanti.

Ryan Adams, io lo chiamo il migliore della mia generazione, fantastico, di recente stavo ascoltando i suoi concerti dal vivo (credo che parli del box set Live After Deaf, 15 cd dal vivo pubblicati a tiratura limitata e si viene a anche a parlare della miriade, oltre 400 che si trovano sul sito gratuito archive.org)  i miei due preferiti degli anni ’90 sono lui e Tim Rogers, l’australiano ( e a questo punto Ed, un po’ piccato per il mio scetticismo verso la fama di Tim, parte con una difesa a spada tratta degli You Am I): hanno fatto 4 o 5 Lollapalooza, il loro disco di esordio è stato prodotto da Lee Ranaldo e lui è una gran penna. Di Ryan Adams sono fiero di avere visto i Whiskeytown a Londra nel loro unico tour europeo, al Borderline vicino Tottenham Court Rd nel 1998, prima dell’inizio della fine per il gruppo (a questo punto si viene a parlare brevemente di locali e tour, di Lee Clayton che Ed non conosce, e si finisce per parlare delle gaffes di un noto giornalista italiano già ricordate su questo blog).

Torniamo al ritorno dall’Australia, a questo punto dovremmo essere ai primi passi dei Lowlands?

Per la verità a fine anni ’90 avevo già registrato dei demo a Londra di miei canzoni, con altri musicisti, mai pubblicati, genere un po’ più grezzo di quello del gruppo e anche in Australia ho registrato dei demos, che ho ancora. Nel 2002 ero di nuovo a Londra, senza lavoro nel post 11 settembe, un po’ con il culo per terra, e nell’inverno di quell’anno, ospitato da amici, ho scritto praticamente tutti i brani che poi sarebbero diventati The Last Call, tranne uno e poi nella primavera del 2003 tornai a Pavia, dove avevo fatto il liceo da ragazzino, ma non conoscevo più gli amici di un tempo. C’era già una scena locale, c’erano i Mandolin Brothers, che esistono praticamente da sempre, c’era fermento, c’era un locale giusto, Spazio Musica e dove avere sistemato la prima la mia vita, con lavoretti vari e poi un lavoro fisso, ho conosciuto Simone Fratti, il contrabbassista, c’era un chitarrista John Prunetti, Stefano Speroni, anche lui avanti e indietro da Londra, in quel periodo era a Pavia e tramite un amico americano che stava producendo un tributo ai Gourds e mi conosceva avendo sentito alcuni miei demo, mi propose di registrarne uno per il CD, peraltro mai uscito, credo siano state registrate 50 canzoni, ma l’album non è stato mai pubblicato.  Il brano in questione era Lowlands e avevo conosciuto anche il gruppo a Austin, Texas (si parla anche brevemente dei Gourds, di nuovo in pista nel 2011, del violoncellista che suonava anche con Lyle Lovett o viceversa e del gruppo collaterale di Kevin Russell,  gli Shinyribs). A questo punto, con un mezzo gruppo, perché non c’erano un chitarrista, un bassista, un batterista, a rate, quando c’erano i soldi, i Lowlands, che almeno avevano un nome, iniziano a incidere il primo album, un giorno di studio ogni tanto, con lentezza, quasi di nascosto, il primo brano inciso era l’ultimo scritto, In The End, registrato in un giorno, non c’era ancora Roberto e la Chiara è arrivata solo per fare gli overdubs a disco in fase di completamento, dal Conservatorio ma anche da gruppi rock metal che avevano aperto per gli Skid Row in Italia (l’avreste mai detto?), violino elettrico, pedale wah-wah che spesso veniva scambiato per una chitarra. Per dire la nostra attitudine dei tempi, Simone Fratti il bassista elettrico, tutto tatuato era un punk ma aveva studiato il contrabbasso al Conservatorio, la Chiara Giacobbe veniva anche lei dal Conservatorio. Io avevo già in mente il suono che volevo, tra l’acustico e l’elettrico, e sono stato fortunato a trovare dei musicisti in grado di realizzarlo alla perfezione, una parte acustica folk tradizionale e una parte elettrica, molto Replacements, un po’ rovinata, un po’ sguaiata.

A questo punto lo interrompo per giocarmi il “domandone”: sul sito inglese Americana-UK.Com siete stati definiti “Italy’s Number One Roots-Rock Band” ma che genere fate esattamente?

Anche l’unica, non ce n’è molte, ma se dovessi definire il genere per me è semplicemente Rock (e qui concordiamo), forse roots (ma i Waterboys che genere fanno? Folk-rock”) ma all’inizio ci avevano inserito nell’alternative country, ma onestamente quel genere negli anni ’90 era rock in effetti (c’erano gli Uncle Tupelo), Mellencamp era con il violino ma era rock, quindi non so che genere facevamo, anche se spero che dal feedback che ho sentito in questi ultimi mesi, dopo Beyond, la gente comincia a dire che abbiamo un suono Lowlands,  anche se la svolta senza violino ha portato un cambiamento (ma in Fragile Man suona ancora, un brano registrato prima del resto dell’album, per “ricordare” il soggetto della canzone, nato da un SMS ricevuto da questo amico che poi non ce l’avrebbe fatta, ma riuscì almeno a sentire la canzone in questa versione). Tornando al genere, mi piacciono i Waterboys, i Replacements di Tim (butto lì Wilco, perché Ed in una intervista ha detto che ogni volta che sente il nome paga da bere) perché ogni pezzo ha una sua forte personalità a prescindere dal genere, anche i Wilco all’inizio hanno avuto i loro problemi, ma stare nei Lowlands, non è stato solo per motivi finanziari, almeno credo, c’era una unità di intenti, la voglia di fare musica tra mille difficoltà, il problema dei soldi non si è mai posto, anche perché non ce n’erano o molto pochi, quasi tutti facevamo anche altri lavori per tirare la carretta, ma eravamo comunque dei musicisti professionisti, io, Chiara, Roberto, la band in generale ha voluto sempre essere presente, magari anche oltre i nostri mezzi, siamo sempre andati in giro a suonare dove ci chiamavano, tour faticosi e quello ha avuto un suo peso. Sull’evoluzione della band, ci sono stati dei momenti in cui eravamo tutti insieme e altri in cui alcuni poi se ne sono andati (si parla anche di Will T Massey, un cantante di culto che non ha avuto un grande successo ma che Ed apprezza moltissimo).

A questo punto sbuca nell’ingresso del teatro anche Roberto Diana che stava provando con il suo quartetto per un concerto serale e stava finendo la memoria audio del telefonino (il resto è stato registrato su quello di Ed) direi che possiamo interrompere qui la trascrizione più o meno fedele di quanto detto e il resto alla prossima puntata (penso domani o dopo, il tempo di scrivere il tutto).

End Of Part One, segue.

Bruno Conti