Altri Ripassi Per L’Estate: Dal Texas L’Ultimo “Troubadour”? Matt Harlan – Raven Hotel

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Matt Harlan – Raven Hotel – Berkalin Records

Con questo nuovo lavoro Raven Hotel (uscito la scorsa primavera), ritorna uno dei migliori e, purtroppo, più sconosciuti talenti della nuova canzone d’autore texana, quel Matt Harlan che con l’esordio con Tips & Compliments (10) è stato in lizza una prima volta per la vittoria finale ai “famosi” Texas Music Awards (premio poi ricevuto nel 2013 come miglior songwriter), un disco prodotto da quella vecchia volpe di Rich Brotherton (Robert Earl Keen), successo di critica bissato dal successivo Bow And Be Simple (12) registrato con il gruppo danese dei Sentimentals, sempre di ottima fattura. Matt Harlan è un interessante personaggio, proveniente da Houston, che sfoggia la capacità di coniugare testi piuttosto personali con una costruzione melodica di tutto rilievo, scrivendo belle canzoni che lasciano il segno https://www.youtube.com/watch?v=tzf1-5P9vzc . La band che accompagna Matt negli studi di Austin, Tx, dove è stato registrato il CD, comprende, oltre al fidato produttore e polistrumentista Rich Brotherton alle chitarre, lap steel, dobro, banjo e sinth, il grande Bukka Allen all’organo, fisarmonica e piano, Mickey Raphael all’armonica (compagno d’avventura fisso nei dischi di Willie Nelson), Glenn Fukunaga al basso (visto e sentito spesso con Joe Ely), John Green alla batteria, Floyd Domino anche lui alle tastiere, John Mills al sassofono, la brava Maddy Brotherton al violino (una delle figlie di Rich), e l’indispensabile contributo come “vocalist” di supporto della moglie Rachel Jones, per un viaggio nel tempo nelle dodici stanze del Raven Hotel.

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La prima stanza è quella caratterizzata dal violino e dal banjo della delicata Old Spanish Moss https://www.youtube.com/watch?v=iYffTyrdkvk , poi ci sono le atmosfere country bluegrass di Half Developed Song, i toni caldi di una ballata tipicamente texana come Second Gear https://www.youtube.com/watch?v=tpwsbp_HscE , mentre il piano e la splendida voce di Rachel Jones disegnano una melodia cristallina in Riding With The Wind. Salendo al secondo piano dell’hotel, troviamo il sentimentalismo nostalgico di We Never Met (Time Machine) https://www.youtube.com/watch?v=CmjzAGkv7sk , le chitarre elettriche spianate di una Rock & Roll (qui in versione acustica https://www.youtube.com/watch?v=D7BuXsjKuZw )molto alla Mellencamp , le soffuse percussioni della title track Raven Hotel, passando per la dolce fisarmonica di Bukka Allen nella splendida Old Allen Road (da cantare sotto un cielo di stelle del Texas). Salendo ancora le scale si arriva alle suite, con le note ovattate di Burgundy & Blue, una malinconica canzone d’amore fatta come una ballata jazz, sostenuta dal sax fumoso di John Mills, alla quale si aggiunge Slow Moving Train, cantata in duetto dai coniugi Harlan, con l’armonica di Mickey Raphael ad illuminare la scena, mentre The Optimist si sviluppa su lap-steel e chitarre elettriche, andando a chiudere il portone del Raven Hotel con il folk delizioso e acustico di Rearview Display https://www.youtube.com/watch?v=lDSlg_ViS5Q .

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Matt Harlan, per chi scrive, possiede la liricità che soltanto gli “storytellers” di razza hanno avuto in passato (maestri quali Guy Clark e Robert Earl Keen, per citarne un paio), e pare inseguire la stessa lezione di quella generazione di “songwriters” che hanno raccontato e cantato l’altra faccia dell’America in chiave elettro-acustica (Chris Knight, Chris Smither e Slaid Cleaves, per citarne altri), e un disco come questo Raven Hotel è uno di quelli (ne sono certo) che finirà per piacere a tutti gli innamorati di un certo “songwriting” made in Texas, perché Harlan è un narratore, i racconti di Matt sono vere storie di vita reale, come i personaggi che occupano le dodici stanze del Raven. Matt Harlan è uno dei regali più belli, e meno conosciuti, usciti negli ultimi anni nel panorama del cantautorato americano.

Tino Montanari

Diari Texani! Eliza Gilkyson – The Nocturne Diaries

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Eliza Gilkyson – The Nocturne Diaries – Red House Records/Ird

Con una lunga e ricca carriera alle spalle (debutta nel ’69 e con questo sono ben 20 gli album che ha inciso), Eliza Gilkyson è una cantautrice notevole che ad Austin viene considerata come una piccola gloria locale, una delle artiste che ha contribuito a edificare la leggenda della musica texana (anche se, per la cronaca, è nata in California!). Come si confà al bravo e umile recensore, qualche nota biografica è fondamentale per capire da dove viene e quale è il suo progetto artistico. Eliza cresce in una famiglia dove la cultura, la poesia e la musica sono di casa (il padre Terry Gilkyson è stato un bravo compositore, e le sue canzoni sono state portate al successo da Dean Martin, Johnny Cash, White Stripes e altri ancora). Dopo aver preso le distanze dall’ingombrante padre, per cui all’inizio cantava nei demos, Eliza si è lentamente creata una sua carriera professionale di musicista a tempo pieno, che nel corso del tempo l’ha portata a collaborare con gli Amazing Rhythm Aces (grandissimi), Exene Cervenka (cantante del gruppo punk-rock X) Iain Matthews, e ad instaurare un proficuo rapporto con l’arpista svizzero Andreas Vollenweider.

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Dopo aver inciso un album Misfits (99), ricco di soddisfazioni per la sua etichetta Realiza Records (ma aveva già fatto dischi nel 1969 e 1979 e il suo primo “ufficiale”, Pilgrims, risale al 1987 https://www.youtube.com/watch?v=ns35h09X72c , si accasa  con la Red House Records, https://www.youtube.com/watch?v=XXd2xjTrNXo dove pubblica, tra gli altri, Lost And Found (02), l’ottimo Land Of Milk And Honey (04), Paradise Hotel (05), il live Your Town Tonight (07), Beautiful World (08), e il recente bellissimo Rose At The End Of Time (11) senza dimenticare i lavori editi con Iain Matthews e Ad Vanderveen More Than A Song (01) e Red Horse (10) con Lucy Kaplansky e John Gorka http://discoclub.myblog.it/2010/08/07/un-piccolo-supergruppo-red-horse-gilkyson-gorka-kaplansky/ .

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Come sempre nei suoi lavori, Eliza si circonda di bravi musicisti e The Nocturne Diaries non fa eccezione: a seguirla ci sono Mike Hardwick (a lungo con Jon Dee Graham) alle chitarre e dobro, Chris Maresh al basso, Rich Brotherton al mandolino, Warren Hood al violino, Ray Bonneville all’armonica, e suo figlio, e produttore del disco, Cisco Ryder alla batteria e percussioni (insomma il meglio dei “turnisti”di Austin), a cui vanno aggiunte le voci dell’amica Lucy Kaplansky e di Delia Castillo.

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Si parte con Midnight Oil, una tenue dolce ballata, seguita dall’intro acustico di Eliza Jane, che poi si sviluppa in un bluegrass con mandolino, banjo e violino, mentre No Tomorrow è un brano molto gradevole, delicato e intimista, per poi passare all’elettrica An American Boy che tocca livelli pari a quelli della migliore Lucinda Williams https://www.youtube.com/watch?v=vOKTZ7U4lQM . Where No Monument Stands è una bella poesia di William Stafford, messa in musica da John Gorka (uno che di buone canzoni se ne intende), una ballata incantevole con una Gilkyson particolarmente ispirata, a cui fa seguito una The Ark dall’incedere tambureggiante, mentre con Fast Freight viene ripescato un brano del padre Terry (registrato dal Kingston Trio nel loro album di debutto nel lontano ’58) https://www.youtube.com/watch?v=2efj7YCATSw , seguito dall’arrangiamento più rock del lavoro, una ballata elettrica,The Red Rose And The Thorn, che richiama alla mente le sonorità  delle canzoni di Mary Gauthier. Not My Home eTouchstone https://www.youtube.com/watch?v=JS9YVn-L1LY  sono amabili bozzetti che vedono Lucy Kaplansky al controcanto, mentre la ballata romantica World Without End (ricorda in modo imbarazzante Right Here Waiting di Richard Marx), appena sussurrata da Eliza, è di una bellezza incantevole, per poi chiudere il “diario” con una ninna-nanna, All Right Here, accompagnata solo da una chitarra slide e dalla pedal steel di John Egenes.

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Eliza Gilkyson, al pari di Mary Gauthier (e poche altre), resta una cantautrice “vera”, che ha tanto talento da regalare, grazie ad una voce calda e profonda, e nelle sue canzoni affronta temi ricchi di spunti socio-politici (e in questo non può non ricordare la grande Joan Baez), un’artista che non è certo un personaggio di profilo secondario, e The Nocturne Diaries è un lavoro fatto come sempre con passione e merita certamente un ascolto non affrettato, in quanto, ne sono certo, spesso la musica al “femminile” arriva più facilmente al cuore dell’ascoltatore.

Tino Montanari