Dei Simpatici “Buontemponi” Del Rockabilly/Country In Versione Acustica, Bravi Però! Big Sandy And His Fly-Rites Boys – What A Dream It’s Been

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Big Sandy And His Fly-Rite Boys – What A Dream It’s Been – Cow Island Music

In vari anni di recensioni mi sembra di avere incrociato un paio di volte (vado a memoria) la musica di Big Sandy And His Fly-Rite Boys, revivalisti per eccellenza, prima soprattutto rockabilly, poi anche boogie, R&R, country e western swing, una musica sostenuta da energia ed elettricità da vendere, ma anche assai raffinata all’occorrenza. Per cui quando ho visto questo What A Dream It’s Been, con cui festeggiano 25 anni di carriera e dovrebbe essere il loro 14° album, 45, EP, 78 giri(!?!) e ristampe escluse, mi sono meravigliato. Ma come, un album acustico? Per un gruppo di questa fatta è una sorta di ossimoro musicale, una contraddizione in termini, o almeno così sembra sulla carta. E invece funziona: hanno preso dodici brani, pescando dal meglio della loro produzione, tutte canzoni scritte da Robert Williams ossia Big Sandy, e ne hanno completamente stravolto gli arrangiamenti per farne una sorta di unplugged ante (o post) litteram, visto il genere da cui pescano, anche se, ribadisco, il materiale, come composizione, è tutto originale, ma lo spirito è ovviamente quello degli anni ’50, al limite ’60, ma anche moolto prima.

Ci sono echi del primo Elvis, del Buddy Holly più riflessivo, soprattutto con questi arrangiamenti, naturalmente molto western swing, Bob Wills e Spade Cooley nei loro cuori. La loro traiettoria musicale, soprattutto nei primi anni, ha incrociato anche quella di un neo-tradizionalista per eccellenza della prima ora come Dave Alvin (peraltro musicista a tutto tondo) che nel 1994 ha prodotto il loro primo album ufficiale, in un periodo in cui giravano anche Dwight Yoakam ed altri innamorati dei suoni del passato, rivisti con un nuovo spirito. Per questo nuovo capitolo Big Sandy e soci hanno utilizzato un approccio acustico, ma c’è un po’ di tutto nei ritmi e negli stili, bluegrass, country, swing, il rock and roll dell’Elvis della Sun, tex-mex, anche reggae, brani romantici old fashioned e puntatine verso atmosfere più rigorose, ma divertenti sempre, con tocchi folk nella strumentazione molto “stringata”. Nella title-track conclusiva, What A Dream It’s Been, un bel duetto con la bravissima Grey De Lisle (sono anche riusciti a sbagliare il nome sulla copertina), attrice e cantante deliziosa, in grado di avventurarsi in mille generi, si respira quell’aria demodé e sexy dei tempi che furono, ma che in America ha sempre praticanti assai volonterosi e validi al tempo stesso, in grado di rinverdire stili musicali mai sopiti, tra una “spazzolata” e una rullata di batteria, una slappata di contrabbasso, un assolo di acustica o mandolino, tutto l’album scorre molto piacevolmente.

Bruno Conti