Già Le Canzoni Sono “Belline”, Ma Lei E’ Bravissima! Emma Swift – Blonde On The Tracks

emma swift blonde on the tracks

Emma Swift – Blonde On The Tracks – Tiny Ghost CD

Se non avete mai sentito nominare Emma Swift non dovete preoccuparvi, in quanto stiamo parlando di una singer-songwriter australiana (ma che da anni vive a Nashville) che è discograficamente ferma all’EP d’esordio omonimo del 2014, al quale hanno fatto seguito solo un paio di singoli incisi con la collaborazione del noto musicista britannico Robyn Hitchcock, che tra parentesi è legato ad Emma anche dal lato sentimentale, visto che vivono insieme a Nashville (e bravo Robyn: oltre al fatto che è molto più giovane, la Swift è pure carina). Dopo ben sei anni Emma si fa dunque viva con il suo primo vero album, e come il titolo Blonde On The Tracks può far intuire si tratta di un disco composto interamente da canzoni di Bob Dylan, grande passione sia di Emma che di Robyn (il quale aveva dedicato al Vate un intero live uscito nel 2002, Robyn Sings), un lavoro al quale la bionda cantautrice aveva iniziato a pensare nel 2017 ma che si è decisa a mettere a punto solo qualche mese fa “approfittando” del lockdown.

Io sono uno che appena sento odore di Dylan rizzo le antenne, ma una volta ultimato l’ascolto di questo album non posso che esprimere la mia positiva sorpresa: Blonde On The Tracks è infatti un disco davvero molto bello, con otto canzoni una più bella dell’altra (e fin qui niente di nuovo), ma quello che più mi stupisce è la bravura di Emma (che, ripeto, non conoscevo) nell’interpretarle, grazie ad una bella voce limpida, espressiva ma anche seducente e ad un background strumentale molto classico basato sulle chitarre (lo stesso Hitchcock e Pat Sansone, membro dei Wilco e produttore dell’album), steel guitar (Thayer Serrano), piano ed organo (ancora Sansone) e la sezione ritmica di Jon Estes al basso e Jon Radford alla batteria. La bravura di Emma è stata anche quella di non aver stravolto le canzoni proposte, ma nello stesso tempo aver dato un tocco personale pur rispettando le melodie originali, con il risultato finale di aver realizzato un disco che mi sento di consigliare senza remore ad ogni fan del grande Bob (copertina a parte, che sembra realizzata da un bambino dell’asilo alle prese con un programma di Photoshop taroccato).

L’inizio del CD con Queen Jane Approximately (molti dei brani scelti sono rivolti al sesso femminile, ma Emma non si fa molti problemi e le ripropone con il testo identico) è splendido, ed anche in maniera decisa: l’arrangiamento è byrdsiano al 100%, con quel suono di chitarra 12 corde che sembra appartenere proprio a Roger McGuinn, e la Swift mostra di avere una voce davvero bellissima. La canzone è già grande di suo, ma questa interpretazione è pressoché perfetta. Emma con questo album vince anche un immaginario premio per essere stata la prima a proporre un pezzo tratto dall’ultimo capolavoro dylaniano Rough And Rowdy Ways: I Contain Multitudes è il brano che apre quel disco straordinario, ed Emma ne rispetta l’atmosfera intima performandolo per sola voce e chitarra acustica, con gli altri strumenti che entrano con discrezione solo nei due bridge. Eppure la canzone emerge alla grande, e buona parte del merito va alla prestazione vocale da brividi.

Si torna nei sixties con One Of Us Must Know (da Blonde On Blonde, del quale, molti non lo sanno, era il primo singolo), che inizia ancora con la voce circondata dal minimo indispensabile, con una steel che miagola sullo sfondo ed un pianoforte che segue con sicurezza la melodia, fino allo splendido ritornello full band. Visto il titolo del CD non poteva mancare almeno un brano da Blood On The Tracks (in realtà ce ne sono due), e Simple Twist Of Fate è uno dei tanti capolavori di quel disco: Emma la rilegge in maniera classica, voce, due chitarre e poco altro, con la bellezza della canzone che fa il resto. Dicevo dei brani rivolti alle donne: Sad Eyed Lady Of The Lowlands è uno dei casi più leggendari in tal senso in quanto Dylan l’aveva dedicata alla moglie Sara, e la versione della Swift rispetta la durata fiume di quasi dodici minuti dell’originale ma non annoia, grazie al suo arrangiamento da sontuosa ballata folk-rock cantata al solito in maniera sopraffina.

Un’altra canzone “al maschile” è The Man In Me, un pezzo quasi pop per gli standard di Dylan (era su New Morning), e la rilettura è decisamente piacevole ed orecchiabile, merito anche di una veste sonora molto anni settanta con chitarre, piano ed organo sugli scudi. Chiudono l’album Going Going Gone, altra versione splendida e toccante di un pezzo non molto noto di Bob, ma che in questa rilettura fluida brilla particolarmente rivelandosi come una delle più riuscite, e lo stesso vale per You’re A Big Girl Now, per la verità abbastanza simile all’originale nell’arrangiamento (e quindi molto valida anche questa). Blonde On The Tracks non è quindi “solo” un album di cover dylaniane, ma un disco bellissimo in cui finalmente scopriamo il talento di Emma Swift come cantante ed interprete, nella speranza di poter finalmente apprezzare al più presto anche il suo lato cantautorale.

Marco Verdi

Un “Piccolo Genio” Della Scena Musicale Americana. Paul Burch & WPA Ballclub – Light Sensitive

paul burch light sensitive

Paul Burch & WPA Ballclub – Light Sensitive – Plowboy Records

Nella musica di Paul Burch e della sua combriccola di soci, accoliti ed amici del WPA Ballclub ci sono vari tipi di musica, proposti in una frizzante miscela che unisce sonorità nuove e “antiche”: il nostro amico lo fa ormai dal lontano 1996 e nel corso di una decina di album si è proposto come uno di quei (piccoli) geni che ogni tanto spuntano dalla scena musicale americana. Se ne sono accorti in tanti che hanno chiesto i suoi servigi; infatti Burch ha suonato con Lambchop, Waco Brothers, Clem Snide e decine di altri artisti che non citiamo per brevità. Quindi, in mancanza di una parola per descrivere il suo stile, potremmo prendere a prestito da New Orleans il termine di gumbo, ma per uno che vive ed opera a Nashville non saprei proprio con cosa sostituirlo. Però funziona tutto molto bene, anche perché nel disco suonano diversi “luminari” della musica roots americana, detti alla rinfusa: il suo amico Dennis Crouch che suona basso e contrabbasso e co-produce con Paul, Jen Gunderman che si alterna con Heather Mulder al piano, Justin Amaral alla batteria, Chloe Feoranzo a sax e clarinetto, Fats Kaplin a violino, viola e hawaiian steel, oltre naturalmente a Burch che suona chitarre varie, Wurlitzer, batteria e percussioni.

E già che passavano da Nashville ha coinvolto anche Luther Dickinson, Amy Rigby, Aaron Lee Tasjan e pure Robyn Hitchcock si è prestato a “cazzeggiare” nella splendida ballata sudista, acida e chitarristica On My Flight To Spain, dove appare nella parte dell’Airport Voice Of Reason. Ma tutto l’album è una continua sorpresa di cambi di tempo e genere, dall’iniziale Love Come Back quasi waitsiana nell’intersecarsi di chitarre “in vibrazione”, sax e armonie vocali femminili di Carey Kotsionis, mentre Crouch e lo stesso Burch imbastiscono una intesa tra jazz e scansioni ritmiche sghembe ed inconsuete. Un cambio di a(m)bito e siamo a New Orleans per una Mardi Gras In Mobile, dove i ritmi più rilassati di Nola si fondono con i profumi caraibici del calypso di Harry Belafonte; titoli sempre suggestivi per le canzoni, Jean Garrigue,dedicata ad una poetessa del secolo scorso, è di nuovo una ballata, questa volta notturna e jazzy, con piano e sax, cantata con voce suadente da Paul, mentre Fool About Me, a parte la voce diversa, potrebbe passare per uno di quei brani sornioni ed ironici tipici di Randy Newman, una sorta di ragtime, con la slide di Luther Dickinson che lavora di fino sullo sfondo.

The Tell è “solo” una bellissima canzone, atipica per Burch, nel senso che è molto tradizionale, con una bella melodia impreziosita dalle armonie di Aaron Lee Tasjan, ma il nostro amico si riprende subito con lo strano strumentale Glider, dove la line-up è formata da Jen Gunderman all’harmonium, Fats Kaplin all’hawaiian steel e Paul Burch stesso alla steel, con Crouch al contrabbasso, Haloa! E che dire di Marisol che sembra un tentativo di trasporre i ritmi di Time Out di Dave Brubeck sotto forma di una raffinata canzone, dove brillano la viola di Kaplin, il piano della Gunderman, e la voce di Burch che ci culla sempre con le sue liriche visionarie e qualche ardito falsetto; a proposito di testi, che ne dite di quello di 23rd Artillery Punch che rivaleggia con quelli di Dylan “Fellini Came with a dapper dwarf/In a ballet skirt and a dozen whores/And a crooked cardinal and a horny nun…”), questa volta coniugato a tempo di swing con il clarinetto di Chloe Feoranzo in evidenza.

Come titolo anche Prince Ali’s Fortune Telling Book of Dreams non scherza, con la musica che è un altro flessuoso omaggio a quella di New Orleans, quella un po’ fifties, con pianini, chitarrine, pensate a tutto ciò che finisce in “ine”, appunto anche le vocine divertenti di Amy Rigby e Carey Kotsionis. You Must Love Someone oltre ad essere una doverosa esortazione, è un altro lentone hawaiano a tempo di valzer, con Kaplin di nuovo alla steel e il resto del gruppo che sottolinea con classe il cantato quasi da crooner di un ispirato Burch, che in chiusura lascia scatenare il suo combo in Boogie Back, che come da titolo omaggia quasi il sound alla Rockpile di Lowe ed Edmunds, ma con un suono che sbuca da qualche 78 giri degli anni ‘50. Sarà anche anacronistico e fuori dal tempo, ma Paul Burch è veramente bravo.

Bruno Conti

Più Che Terribile, Bellissimo, Il Disco ! Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World

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Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World – Rough Trade/Self

La storia dei Decemberists inizia nel 2000 in quel di Portland, quando un ragazzo nativo del Montana Colin Meloy, insieme al bassista Nate Query e alla organista Jenny Conlee, con la collaborazione del chitarrista Chris Funk e del batterista Ezra Holbrook, pubblicano in maniera artigianale il primo EP 5 Songs (01), dischetto che li lancerà verso la produzione musicale professionale, poi avviata con il primo album ufficiale Castaways And Cutouts (02), dove la band svaria tra dolci melodie, arrangiamenti ariosi e anche una lieve forma di psichedelia. Il secondo lavoro dei Decemberists vede l’entrata in formazione di Rachel Blumberg (alla batteria e seconda voce), Her Majestic (03) è  un disco che coniuga sonorità rurali con l’aggiunta di archi e fiati, una sorta di “concept-album” dedicato ad un tema specifico, formula che si ripropone con Picaresque (05), un lavoro più folk con sprazzi pure di sonorità vicine al pop più “raffinato”, a cui fanno seguire The Crane Wife (06), una “miscellanea” di suoni che vanno da richiami seventies, alla psichedelia, e persino intriganti danze gitane.

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Il grande salto arriva con The Hazard Of Love (09), una vera e propria opera-rock dove danno il loro contributo una serie di ospiti (tra i quali Robyn Hitchcock), con una prima parte composta da ballate e madrigali, e una seconda che si affida ad un rock classico, caratterizzato da un suono progressivo e psichedelico e che prende in parte le distanze dal folk degli esordi, per poi arrivare alla maturità con lo splendido The King Is Dead (11), con una fisionomia quasi “indie-rock” (certificata in tre brani del disco) con la presenza del chitarrista dei R.E.M. Peter Buck e di Gillian Welch, seguito da un EP di inediti Love Live The King (11) http://discoclub.myblog.it/2011/11/06/la-band-dell-anno-the-decemberists-long-live-the-king/ , arrivando poi al primo live ufficiale del gruppo, We All Raise Our Voices To The Air (12), dove si evidenzia ancora una volta la bravura della formazione (che nel corso degli anni, ha annoverato tra i suoi componenti anche Petra Haden, e turnisti di valore come la brava Lisa Molinaro, Jesse Emerson e David Langenes), sempre capitanata dal quarantenne Colin Meloy.

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Questo nuovo lavoro prodotto come di consueto da Tucker Martine (My Morning Jaket, Neko Case e la moglie Laura Veirs tra i suoi clienti ), vede la line-up del gruppo composta oltre che dal cantante, chitarrista  e compositore Meloy, da Jenny Conlee alle tastiere, piano e fisarmonica, Nate Query al basso e contrabbasso, il “nuovo” John Moen alla batteria e percussioni e il multi strumentista Chris Funk ,(che nel frattempo hanno avviato anche una carriera parallela con i Black Prairie) per quattordici brani pervasi da un senso cristallino della melodia, su un consueto impianto folk-rock. Si parte con The Singer Addresses His Audience una ballata acustica, dove spicca la coralità delle voci, seguita dalla baldanzosa Cavalry Captain, una gioiosa sinfonia come Philomena, che ricorda i favolosi anni ’60,  passando per il pomposo pop del singolo apripista Make You Better https://www.youtube.com/watch?v=Xq76aQRmbQA ,  e la trama sonora pianistica e chitarristica di Lake Song https://www.youtube.com/watch?v=_cErckfwG_8 . Con Till The Water’s All Long Gone si ritorna alla ballata elettroacustica, mentre The Wrong Year è ariosa e frizzante, di tutt’altro tenore la sofferta The Wrong Year con arpeggi di chitarra alla Bruce Cockburn https://www.youtube.com/watch?v=98XFrVREkm8 , per poi volare in Irlanda con Carolina Low e Anti-Summersong  in compagnia di violini, bouzouki e fisarmoniche. Ci si avvia al finale con la western-song Easy Come, Easy Go, un altro brano di spessore come Mistral, andando a chiudere con una ballata romantica come 12/17/12 (con una bella armonica che accompagna la melodia), e una meravigliosa A Beginning Song che inizia dentro una cornice acustica, per poi svilupparsi attraverso un crescendo alla Mumford & Sons https://www.youtube.com/watch?v=Cm6xtkX_Dvs .

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Passano gli anni, ma Colin Meloy non perde occasione di confermarsi un grandissimo cantastorie (dentro e fuori dai Decemberists), con un gruppo che rimane sempre fedele a sé stesso, e che negli anni, con merito e coerenza, ha consolidato la propria posizione di riferimento nel grande panorama della musica indipendente americana, e non solo. Le illustrazioni del CD, sono curate, com’è consuetudine, dalla moglie di Meloy, Carson Ellis!

Tino Montanari

decemberists what a terrible world deluxe

*NDB Per i più “ricchi” tra voi esistono anche delle versioni Deluxe dell’album, che trovate qui http://www.myplaydirect.com/the-decemberists/features/33948334

Novità Di Agosto Appendice. Justin Hayward, Robyn Hitchcock, Brad Paisley, Shovels And Rope, Guy Clark, Danny Bryant, Arthur Brown, David Wiffen, Wagons, Phil Ochs, Kinks, Tribute To Jean Ritchie

justin hayward spirits live justin hayward spirits live dvd

Consistente appendice alle uscite del mese di agosto: titoli in uscita il 26 agosto, alcuni che erano sfuggiti nei precedenti Post e alcune novità di cui non è certa la data di pubblicazione. In ogni caso molti CD (e DVD) interessanti, per cui, visto il numero elevato, partiamo:

proprio con una pubblicazione prevista in tutti e tre i formati, CD DVD e Blu-Ray, si tratta di Spirits… Live, dai concerti che Justin Hayward ha tenuto nell’autunno del 2013 sulla costa occidentale degli Stati Uniti, per promuovere il suo disco Spirits In The Western Sky, ed in particolare la data conclusiva del tour, al Buckhead Theatre di Atlanta. Naturalmente in quella che è stata solo la sua seconda tournée negli USA, senza i Moody Blues, non potevano mancare anche alcuni brani tratti dal repertorio del gruppo inglese https://www.youtube.com/watch?v=ffyHZ556ncE , 15 brani in tutto. Con DVD e Blu-Ray che hanno oltre un’ora di contenuti speciali (tra i quali tre brani extra), un lungo documentario sul dietro le scene. Pubblica la Eagle Rock, domani 26 agosto.

robyn hitchcock the man upstairs

Sempre domani, per la Yep Rock, esce il nuovo album di Robyn Hitchcock, The Man Upstairs, di cui avevo letto mirabilie. Ad un veloce ascolto, pur amando Hitchcock, e prima ancora i Soft Boys, devo dire che il disco non mi ha entusiasmato, anche se, trattandosi di un disco molto intimista, mi riprometto ascolti futuri. Il fattore che lo rende interessante è che si tratta di un disco acustico (e fin qui nulla di strano, il nostro amico Robyn in passato ne ha fatti altri, a partire dall’ottimo I Often Dream Of Trains), anzi un disco folk, prodotto da Joe Boyd, sulle tracce delle sue collaborazioni con Nick Drake e Fairport Convention. E quindi questo album, il ventesimo della sua discografia in studio, si avvale solo di tre musicisti, oltre a Hitchcock, Charlie Francis al piano, Jenny Adejayan al cello e la norvegese Anne Lise Frokedal, alla chitarra e soprattutto alle armonie vocali. Cinque composizioni nuove e cinque cover, tra le quali The Ghost In You dei Psychedelic Furs https://www.youtube.com/watch?v=52DUrv1gCUw , To Turn You On dei Roxy Music e The Crystal Ship dei Doors, quest’ultima in particolare, le migliori. Tra i brani nuovi piacevoli Comme Tojours (in un franco-inglese delizioso) e San Francisco Patrol https://www.youtube.com/watch?v=cm9ydhJNyN0 . Le camicie sempre bellissime!

brad paisley moonshine

Dall’altra parte dell’oceano arriva il nuovo album di Brad Paisley, uno dei pochi countrymen di Nashville che vale la pane di ascoltare. Il disco si chiama Moonshine In The Trunk, esce per la Arista e presenta 15 brani, quasi tutti scritti da Paisley, da solo o in compagnia, con l’eccezione di Gone Green di Kenny Lewis, dove Paisley duetta con Emmylou Harris https://www.youtube.com/watch?v=SnvUSHYrg60 (c’è un altro duetto, High Life, con Carrie Underwood) e una cover di un brano di Tom T. Hall, Me And Jesus, inserita come bonus. C’è anche un brano JFK 1962, su un famoso discorso tenuto da John Fitzgerald Kennedy quell’anno e vari brani dove si possono apprezzare anche le qualità di Brad come musicista, ottimo chitarrista in particolare https://www.youtube.com/watch?v=egF3LGg9k_k . Però l’escursione a tempo disco di Crushin’ It e il loop elettronico di Limes se li poteva risparmiare, ma bisogna accontentare anche il mercato, evidentemente.

shovels and rope swimmin' time

Sempre in ambito country, ma decisamente più orientati verso il bluegrass, l’Americana e la roots music in generale, arrivano gli Shovels & Rope, un duo composto da Michael Trent e Cary Ann Hearst, che dopo il successo del precedente O’ Be Joyful, che gli ha fatto vincere il premio come Migliori Artisti Emergenti nella categoria, pubblicano questo nuovo Swimmin’ Time, sempre per la Dualtone. Questa volta il suono sembra parzialmente più elettrico ed influenzato dal rock https://www.youtube.com/watch?v=SgJMyU8kbLw , anche se le immancabili armonie vocali, loro marchio di fabbrica, non mancano https://www.youtube.com/watch?v=h1n7FAsiezo . Sentiremo meglio.

guy clark an american dream

Uno che il country lo ho sempre “dominato” alla grande, Nashville o non Nashville, è sempre stato Guy Clark. La Raven australiana pubblica in questi giorni un doppio CD che raccoglie  quattro album del cantautore texano, comunque imperdibili: mancano Old # 1 e Texas Cookin’ del 1975-1976, usciti per la RCA mentre troviamo i tre usciti per il gruppo Warner, il disco omonimo del 1978 https://www.youtube.com/watch?v=cTwE8DVpM9cThe South Coast Of Texas del 1981 e Better Days del 1983, più Boats To Build pubblicato dalla Elektra/Asylum nel 1992. Manca anche Old Friends che era uscito per la Sugar Hill nel 1989. Edizione molto curata, rimasterizzata e con le solite note molto dettagliate dell’etichetta Down Under. Difetti? Niente inediti e come tutti i dischi australiani costa un botto. Se non li avete (ma esistono tutti singolarmente in compact) fateli vostri, in caso contrario astenersi, se non siete dei collezionisti “malati”! Ho dimenticato qualcosa? Ah, sì il titolo: An American Dream, Classic Albums 1978-1992.

danny bryant temperature

Dopo l’ultimo album Hurricane, dove Danny Bryant era stato affiancato dal produttore e tastierista heavy Richard Hammerton, non sempre con risultati felici, e l’ottimo disco dal vivo Night Life: Live In Holland, esce un nuovo album, il terzo per la tedesca Jazzhaus (in effetti la data dovrebbe essere il 2 settembre o forse il 29 agosto) che segna un ritorno al rock-blues, tirato e senza compromessi https://www.youtube.com/watch?v=2OFw4tbxA6U , dell’artista inglese, un vero virtuoso della chitarra. Reduce dal tour accompagnato dalla band di Walter Trout (anche con il figlio in formazione), per raccogliere ulteriori fondi per lo sfortunato arista americano: a proposito è stato operato, gli hanno trapiantato un nuovo fegato e pare che sia in via di guarigione. Il disco si chiama Temperature Rising e penso che se ne parlerà nel Blog prossimamente, per cui mi astengo da giudizi, ma pare decisamente buono.

arthur nrown zim zam zin

Questa non è una ristampa, per quanto possa sembrare incredibile si tratta di un nuovo disco del Crazy World Of Arthur Brown, uscito la settimana scorsa, il 18 agosto, 46 anni dopo il leggendario esordio, quello che conteneva Fire per intenderci, il settantenne artista britannico pubblica un nuovo disco Zim Zam Zim, per la Bronzerat Records, e non sembra neanche brutto. E’ uscito la settimana scorsa, contiene dieci nuovi brani, il “vocione” è sempre quello (sembra Tom Waits a momenti) https://www.youtube.com/watch?v=yXYgLPBfF_w  e anche lo stile, un misto di rock, psychedelia, blues e “stranezze, con qualche spunto elettronico non fastidioso, lo rende un artista comunque interessante anche quasi cinquanta anni dopo il suo tempo.

david wiffen david wiffen

Questo disco era uscito in origine nel 1971, meno celebrato di quello che viene considerato il capolavoro di David Wiffen, Coast To Coast Fever si tratta comunque di un grande album dell’artista canadese, se non altro perché contiene una delle sue canzoni più belle in assoluto, quella Drivin’ Wheel https://www.youtube.com/watch?v=wNGnNA7gwKk , ripresa recentemente anche da David Bromberg nel suo ultimo album, ma in passato cantata da Tom Rush, Byrds, Roger McGuinn, Cowboy Junkies, i fratelli Robinson dei Black Crowes, persino Rumer. Il disco, pubblicato ai tempi dalla Fantasy, aveva avuto una versione in CD “semi-ufficiale” della Akarma, e ora questa nuova edizione, uscita a fine luglio, per la americana Water Records, con quattro bonus tracks. Ho letto che il suono della rimasterizzazione pare non sia eccelso (penso comunque migliore della edizione Akarma), ma la cosa è controversa, per cui si applicherà il sistema San Tommaso, ossia ascoltiamo e poi vi sapremo dire.

wagons acid rain

Per la serie album di non facile reperibilità, come per Wiffen qui sopra, anche il nuovo disco degli australiani Wagons, Acid Rain & Sugar Cane, è uscito a fine maggio in Australia e ai primi di luglio nel resto del mondo (ma non ce ne siamo accorti), etichetta Spunk Records/Six Shooter prodotto da Mick Harvey, Ex Bad Seeds, pare sia bello come i precedenti, nella sua (in)consueta miscela di country-rock https://www.youtube.com/watch?v=WXoiX2bFPDY , ballate alla Nick Cave o alla Johnny Cash https://www.youtube.com/watch?v=6eWPkraf6mo , pezzi alla ZZ Top https://www.youtube.com/watch?v=Hlqf43YSP1g  e R&R. Sulla carta sembra strano ma nei dischi precedenti, almeno cinque, più uno a nome Henry Wagons, funzionava!

phil ochs live again

Negli ultimi mesi sono usciti alcuni album dal vivo “inediti” di Phil Ochs, qualcuno ufficiale, altri meno, per quanto provenienti da broadcasts radiofonici. L’ultimo della serie è questo Live Again!, come al solito solo voce e chitarra acustica: si tratta di un concerto registrato allo Stables Di East Lansing il 26 maggio del 1973 https://www.youtube.com/watch?v=853oNAqObXg . Pubblicato dalla Rockbeat Records che recentemente ha pubblicato dei CD d’archivio dal vivo molto interessanti e ben registrati, a partire da quello al My Father’s Place di NY di Roy Buchanan, oltre ai classici di Ochs contiene anche una versione riveduta e corretta di un brano Here’s To The State Of Mississippi che per l’occasione diventa Here’s To The State Of Richard Nixon, apparsa all’origine solo nella doppia antologia in vinile Chords Of Fame.

kinks lola versus powerman

Il 18 agosto la Legacy della Sony/Bmg ha ristampato nella classica versione doppia Deluxe anche Lola Versus Powerman And The Moneygoround Part 1, che mancava all’appello nella serie delle ristampe potenziate https://www.youtube.com/watch?v=LemG0cvc4oU . Nel doppio CD è contenuta anche la colonna sonora di Percy del 1971, oltre alla solita quota di demos e versioni alternate. Questa è la lista completa dei brani:

CD 1: Lola Versus Powerman and the Moneygoround Part One plus bonus tracks

  1. The Contenders (2.42)
  2. Strangers (3.18)
  3. Denmark Street (1.59)
  4. Get Back in Line (3.04)
  5. Lola (4.01)
  6. Top of the Pops (3.39)
  7. The Moneygoround (1.43)
  8. This Time Tomorrow (3.21)
  9. A Long Way from Home (2.26)
  10. Rats (2.38)
  11. Apeman (3.51)
  12. Powerman (4.16)
  13. Got to Be Free (2.59)
  14. Anytime (3.32)
  15. The Contenders (Instrumental Demo) (3.00)
  16. The Good Life (3.16)
  17. Lola (Alternate Version) (5.16)
  18. This Time Tomorrow (Instrumental) (3.17)
  19. Apeman (Alternate Stereo Version) (3.40)
  20. Got to Be Free (Alternate Version) (2.02)

Tracks 1-13 originally released on Lola Versus Powerman and the Moneygoround, Part One, Pye LP NSPL 18359, 1970 Tracks 14-20 previously unreleased

CD 2: Percy plus bonus tracks

  1. God’s Children (3.17)
  2. Lola (Instrumental) (4.42)
  3. The Way Love Used to Be (2.12)
  4. Completely (3.39)
  5. Running Round Town (1.03)
  6. Moments (2.56)
  7. Animals in the Zoo (2.19)
  8. Just Friends (2.35)
  9. Whip Lady (1.18)
  10. Dreams (3.42)
  11. Helga (1.53)
  12. Willesden Green (2.25)
  13. God’s Children (End) (0.28)
  14. Dreams (Remix) (3.21)
  15. Lola (Mono Single) (4.06)
  16. Apeman (Mono Single) (3.52)
  17. Rats (Mono Single) (2.40)
  18. Powerman (Mono) (4.25)
  19. The Moneygoround (Mono Alternate Version) (1.39)
  20. Apeman (Alternate Mono Version) (3.40)
  21. God’s Children (Mono Film Mix) (3.16)
  22. The Way Love Used to Be (Mono Film Mix) (2.04)
  23. God’s Children (End) (Mono Film Mix) (0.49)

Tracks 1-13 originally released on Percy, Pye LP PSPL 18365, 1971
Tracks 14, 18-21, 23 previously unreleased
Tracks 15-17 originally released on various singles, 1970
Track 22 originally released on Percy, Castle CD ESMCD 510, 1998

dear jean ritchie

Alcuni siti di vendita lo danno come già uscito, ma quello ufficiale della Compass Records riporta come data di pubblicazione il 2 settembre. Si tratta di Dear Jean, Artists Celebrate Jean Ritchie, un doppio CD tributo che giustamente omaggia una delle “grandi signore” del folk americano, celebre per i suoi bellissimi album su Folkways, a cavallo tra la fine anni ’50 e gli anni ’60, ma già in azione con il suo dulcimer degli Appalachi dalla decade precedente https://www.youtube.com/watch?v=CBPLbwqvXLU . Conosciuta come “The Mother Of Folk” Jean Ritchie, 91 anni a dicembre dello scorso anno è una delle più importanti artiste della musica tradizionale americana  ed in questo CD, a fianco di artisti poco conosciuti, ci sono alcuni dei migliori interpreti del genere, provenienti da diverse generazioni, anche se manca Emmylou https://www.youtube.com/watch?v=x1dZB63gwcQ Questa è la lista completa dei brani e dei musicisti che appaiono nei 2 CD:

Disc: 1
1. Black Waters (John McCutcheon, Tim O Brien, Suzy Bogguss, Kathy Mattea, Stuart Duncan and Bryn Davies)
2. Now is the Cool of the Day (Molly Andrews)
3. The L&N Don’t Stop Here Anymore (Robin and Linda Williams with John Jennings)
4. Morning Come, Maria s Gone (Janis Ian)
5. Lord Bateman (Sally Rogers and Howie Bursen)
6. High Hills and Mountains (Al, Alice and Ruth)
7. Young Man Who Wouldn’t Raise Corn (Peggy Seeger)
8. West Virginia Mine Disaster (Susie Glaze)
9. With Kitty I’ll Go (Mick Lane with Pat Broaders)
10. I Celebrate Life [Spoken Word] (Pete Seeger)
11. Pretty Betty Martin (Kathy Reid-Naiman)
12. Shady Grove (Sparky and Rhonda Rucker)
13. The Cuckoo (Sam Amidon)
14. Thousand Mile Blues (Dan Schatz)
15. Blue Diamond Mines (Riki Schneyer)
16. The Bluebird Song (John McCutcheon)
17. Go Dig My Grave (Dale Ann Bradley and Alison Brown)
18. Jubilee (Kathy Mattea and Friends)
Disc: 2
1. One I Love (Judy Collins)
2. Let the Sun Shine Down on Me (Kim and Reggie Harris)
3. My Dear Companion (Cathy Fink and Marcy Marxer)
4. Last Old Train s a-Leavin (Peter Pickow, Jon Pickow, and Kenny Kosek)
5. Wintergrace (Debra Cowan and John Roberts)
6. Pretty Saro (Robbie O Connell)
7. Fair Nottamun Town (Elizabeth LaPrelle)
8. Golden Ring around the Susan Girl [Instrumental] (Matt Brown)
9. I’ve Been a Foreign Lander (Atwater-Donnelly)
10. One More Mile (Rachael Davis)
11. Farewell to the Mountains (Magpie)
12. I’ve Got a Mother (Starry Mountain Singers)
13. Jemmy Taylor-O (Big Medicine)
14. Brightest and Best (Lorraine and Bennett Hammond)
15. Hangman (Ralston Bowles and May Erlewine-Bernard)
16. Jackaro (Archie Fisher)
17. Who Killed Cock Robin? (Oscar Brand and Jean Ritchie)
18. Twilight a-Stealing (The Ritchie Nieces)Disc 1
19. The Peace Round (Jean Ritchie and Friends)

Anche per questa volta è tutto, alla prossima.
Bruno Conti