Due Giorni Con Gli Stones. Parte 2: Bridges To Bremen

rolling stones bridges to bremen

The Rolling Stones – Bridges To Bremen – Eagle Rock/Universal DVD – BluRay – 3LP – 2CD/DVD – 2CD/BluRay

Nel 1994 i Rolling Stones erano tornati alla grande dopo le incertezze degli anni ottanta (e senza Bill Wyman, dimissionario dopo il tour di Steel Wheels) con Voodoo Lounge, un grande album di rock’n’roll come ai bei tempi, al quale era seguita una tournée monumentale che aveva riportato i nostri ai fasti degli anni settanta, e dalla quale era stato tratto lo strepitoso live Stripped (e di recente la sua versione “completa”, l’imperdibile Totally Stripped https://discoclub.myblog.it/2016/06/24/21-anni-fa-era-imperdibile-ora-indispensabile-the-rolling-stones-totally-stripped/ , oltre al bellissimo doppio Voodoo Lounge Uncut dello scorso anno, tratto dal concerto di Miami https://discoclub.myblog.it/2018/11/22/ed-anche-questanno-si-conferma-lequazione-natale-live-degli-stones-the-rolling-stones-voodoo-lounge-uncut/ ). Nel 1997 i quattro (Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts, ma che ve lo dico a fa?) tornarono a sorpresa con Bridges To Babylon, un altro ottimo lavoro che non eguagliava in bellezza il predecessore ma si rivelava un disco intrigante che cresceva alla distanza. Altro mega tour ed altro live album (No Security, 1998) che però era singolo e preso da date diverse, e quindi non dava l’idea al 100% di un concerto delle Pietre. A rimediare alla mancanza provvede oggi ancora la Eagle Rock, responsabile sia di Voodoo Lounge Uncut sia di tutti i live d’archivio degli Stones usciti negli ultimi anni, con questo magnifico Bridges To Bremen, testimonianza dello spettacolo tenutosi il 2 Settembre 1998 nella città tedesca del titolo, al Weserstadion.

Ed il concerto (che esce nella solita quantità di configurazioni, dove come al solito manca quella solo audio a meno che non vogliate accaparrarvi il vinile) è davvero splendido, forse anche meglio di quello di Miami uscito lo scorso anno: Jagger e soci sono perfettamente rodati da un anno abbondante di tour alle spalle, ed offrono uno show pirotecnico, più di due ore di formidabile rock’n’roll come se non ci fosse domani, coadiuvati dalla solita band che li accompagna dagli anni novanta (Darryl Jones al basso, Chuck Leavell alle tastiere, la sezione fiati comandata da Bobby Keys, che era ancora tra noi, ed i cori di Lisa Fischer, Bernard Fowler e Blondie Chaplin). Lo show inizia subito in maniera potentissima con (I Can’t Get No) Satisfaction, brano che solitamente veniva posto in chiusura ma che funziona magnificamente anche come opener, subito seguita dal una scintillante Let’s Spend The Night Together e dall’allora nuova Flip The Switch, puro rock’n’roll tutto ritmo e chitarre, con poco spazio per tirare il fiato. Bridges To Babylon è rappresentato nella prima parte con l’accattivante (e funkeggiante) singolo Anybody Seen My Baby?, la vibrante Saint Of Me e soprattutto Out Of Control, il brano migliore dell’album del 1997, rock song sontuosa e dal crescendo trascinante. In quel tour i nostri inaugurarono la possibilità per i fans di votare un brano per ogni serata sul sito web della band, brano che poi sarebbe stato puntualmente eseguito: a Brema tocca alla splendida ballata Memory Motel, molto poco eseguita nel corso degli anni, un pezzo toccante che è anche uno dei rari casi (a memoria mi viene in mente solo Salt Of The Earth) in cui Jagger e Richards si alternano alle lead vocals.

A proposito di Richards, il solito spazio di due brani in cui Keith assume la leadership è qui occupato dalla nuova e cadenzata Thief In The Night e dalla rara Wanna Hold You (proviene da Undercover, ed è meglio di molto del materiale contenuto in quel disco); c’è poi un unico omaggio a Voodoo Lounge con la potente You Got Me Rocking, un muro del suono rock incredibile, ed una luccicante Like A Rolling Stone, classico di Bob Dylan che a quei tempi trovava spesso e volentieri spazio in scaletta. Ma un concerto degli Stones che si rispetti è anche una sorta di greatest hits, ed anche qui abbiamo riletture piene di grinta ed energia di una serie di evergreen che letti uno di fila all’altro fanno venire i brividi ancora oggi: Gimme Shelter (strepitosa), Paint It Black (grandissima versione anche questa), Miss You (12 minuti), una It’s Only Rock’n’Roll con l’ombra di Chuck Berry ed un finale da paura con Sympathy For The Devil, Tumbling Dice, Honky Tonk Women, Start Me Up, Jumpin’ Jack Flash, You Can’t Always Get What You Want e Brown Sugar una dopo l’altra, una raffica che lascia senza respiro anche a 21 anni di distanza. La parte video contiene quattro canzoni in più, registrate al Soldier Field di Chicago nell’ambito dello stesso tour: Rock And A Hard Place, Under My Thumb, Let It Bleed e la rara All About You.

Altro grande live album quindi, ennesima imperdibile gemma che entra a far parte della discografia di un gruppo di fenomeni veri, la più grande rock’n’roll band di tutti i tempi.

Marco Verdi

Due Giorni Con Gli Stones. Parte 1: Rock And Roll Circus

rolling stones rock and roll circus

The Rolling Stones & Friends – Rock And Roll Circus – ABKCO 2CD – 3LP – Deluxe 2CD/DVD/BluRay Box Set

Nel 1968 i Rolling Stones erano ai massimi della loro popolarità, avendo dato alle stampe quello che all’epoca era il loro capolavoro, Beggars Banquet (che inaugurò un filotto di quattro album consecutivi da cinque stelle, uno in più se includiamo anche il live Get Yer Ya Ya’s Out, un record ad oggi imbattuto). Per capitalizzare ulteriormente il successo a Mick Jagger e soci venne in mente il progetto Rock And Roll Circus, un vero e proprio spettacolo equestre con trapezisti, clown, mangiafuoco ed attrazioni varie che si alternavano a performance musicali di alcuni degli artisti più in voga all’epoca, con gli Stones stessi nel ruolo di maestri di cerimonie e “numero” principale. Girato in uno studio di Londra da Michael Lindsay-Hogg (che da lì a breve diventerà famoso per essere il regista delle immagini che andranno a formare il docu-film Let It Be dei Beatles, incluso il celebre concerto sul tetto) e con uno stage che ricreava un vero e proprio circo, lo spettacolo vedeva ospiti di grande prestigio: infatti, oltre agli Stones, parteciparono alla serata gli Who, John Lennon (e consorte), Eric Clapton, Taj Mahal, Marianne Faithfull ed una band che all’epoca aveva un solo album all’attivo ma che in futuro avrebbe fatto parlare abbastanza di sé, vale a dire i Jethro Tull (e pare che nell’idea iniziale fossero previsti anche i Led Zeppelin).

Girato nel mese di Dicembre, il film-concerto avrebbe dovuto essere trasmesso dalla BBC durante le feste di Natale, ma la programmazione venne cancellata per motivi mai realmente chiariti (pare che Jagger non fosse del tutto soddisfatto della performance del suo gruppo, a suo dire surclassata da quella degli Who) e poi, anche a causa della morte di Brian Jones avvenuta dopo pochi mesi, finita nel dimenticatoio per ben 28 anni. Nel 1996 infatti venne finalmente pubblicata la versione “broadcast” sia su CD che su VHS, e nel 2004 anche in DVD con varie tracce bonus (in formato solo video): ora la ABKCO, che detiene ancora i diritti sulle canzoni degli Stones per quanto riguarda gli anni sessanta, pubblica forse la versione definitiva, con un secondo CD di brani aggiuntivi (cinque dei quali sono però gli stessi del DVD del 2004, però per la prima volta in formato audio), la prima volta in assoluto in vinile (triplo) ed un box deluxe con i due CD, il DVD ed anche l’esordio del BluRay. Dal punto di vista visivo il film è una tipica e coloratissima espressione dell’epoca in cui è stato girato, con sgargianti costumi che fanno venire in mente la Swingin’ London (ma anche la copertina di Sgt. Pepper), mentre da quello musicale il Rock And Roll Circus è ancora attualissimo oggi, con diverse performance potenti e di grande livello.

 

Dopo un’introduzione circense, ecco proprio i Jethro Tull con la nota Song For Jeffrey, eseguita in playback ma con voce e flauto di Ian Anderson rigorosamente dal vivo (particolare curioso, il chitarrista presente on stage è il futuro fondatore dei Black Sabbath, Tony Iommi, nell’unica testimonianza di sempre come membro dei Tull – fu all’interno del gruppo per appena due settimane – ma siccome la sua traccia è in playback in realtà la chitarra che sentiamo è ancora quella di Mick Abrahams); subito dopo gli Who con una roboante versione della splendida mini-suite A Quick One, While He’s Away: il quartetto è in grande forma, con Keith Moon al massimo della sua devastante potenza ai tamburi, ed offre una delle migliori performance della serata. E’ il turno di Taj Mahal con una vigorosa e grintosa rilettura di Ain’t That A Lot Of Love di Sam & Dave, più rock che soul, con elementi quasi swamp ed ottima prestazione vocale (il secondo chitarrista è Jesse Ed Davis); Marianne Faithfull si distingue con una gentile e leggiadra Something Better, con base strumentale pre-registrata, mentre uno degli highlights della serata è sicuramente l’intervento dei Dirty Mac, un supergruppo estemporaneo con John Lennon alla voce e chitarra ritmica, Eric Clapton alla solista, Keith Richards al basso (!) e Mitch Mitchell della Jimi Hendrix Experience alla batteria: i quattro offrono una versione tostissima della beatlesiana Yer Blues, in cui Lennon si dimostra un grande cantante e Clapton un chitarrista supremo (avrei fatto a meno invece di Whole Lotta Yoko, sempre con i Dirty Mac – ed il violinista israeliano Ivry Gitlis – ma anche con le urla belluine di Yoko Ono).

Ed ecco il piatto forte della serata, cioè la performance dei Rolling Stones, un’ottima prestazione nonostante i dubbi di Jagger, con tre classici che fanno parte ancora oggi delle scalette dei loro concerti (Jumpin’ Jack Flash, asciutta e diretta, You Can’t Always Get What You Want e Sympathy For The Devil), il coinvolgente e ritmato blues Parachute Woman, la splendida No Expectations, con Jones impeccabile alla slide ed il piano di Nicky Hopkins, e soprattutto una limpida rilettura della meravigliosa Salt Of The Earth, tra le ballate più belle di sempre dei nostri. Il secondo dischetto come dicevo prima offre le tracce che nel 2004 erano uscite solo in video: oltre a due performance del pianista classico Julius Katchen abbiamo altri tre pezzi con Taj Mahal protagonista, una stupenda versione del classico di Sonny Boy Williamson Checkin’ Up On My Baby, puro blues d’alta classe, una lunga e vibrante Leaving Trunk (Sleepy John Estes) e la gradevole e solare rock ballad Corinna, che non è il traditional dal titolo simile ma un originale del chitarrista di colore. Ma il pezzo forte di questo CD bonus sono tre brani inediti dei Dirty Mac riscoperti solo di recente, ovvero una versione alternata di Yer Blues https://www.youtube.com/watch?v=UikHIsQl1Kg , una interessante jam di riscaldamento intitolata appunto Warmup Jam e soprattutto un rehearsal basato sul classico dei Fab Four Revolution, perfettamente in equilibrio tra blues e rock’n’roll ma che purtroppo si interrompe dopo due minuti https://www.youtube.com/watch?v=7FD0ffegRZQ  (anche se a dire il vero neppure ora il concerto è completo, in quanto manca ancora Fat Man dei Jethro Tull). Una valida ristampa, imperdibile se non avete le precedenti edizioni: domani ci occuperemo ancora di Rolling Stones, ma con un balzo in avanti di ben 30 anni.

Marco Verdi

Da Rootsy Rocker A Provetto Bluesman. Dennis Brennan And The White Owls – Live At Electric Andyland

dennis brennan live

Dennis Brennan And The White Owls – Live At Electric Andyland – VizzTone Label         

Forse i più attenti di voi si ricorderanno del cantautore roots-rock di Marlboro, Massachusetts (per alcune biografie, altre dicono nativo di Berlin, sempre nel Massachusetts): per intenderci è proprio Dennis Brennan, quello di Jack In The Pulpit, un bel disco a cavallo tra Americana, country e blue collar rock del 1995, uscito per la Rounder, dove era accompagnato da Duke Levine alla chitarra e Billy Conway dei Morphine alla batteria (che si alternava con Jay Bellerose), oltre a Bruce Katz all’organo, solo per ricordare i musicisti più famosi che suonavano nel disco, ma c’erano anche i fiati in alcune tracce. Comunque sia prima, negli anni ’80, che successivamente, Brennan, da solo o all’interno di oscure band anche di impronta vagamente garage e psichedelica dell’area di Boston (The Martells, Push Push, Young Neal And The Vipers) era abbastanza popolare a livello di culto tra gli amanti del rock di qualità.

Il suo ultimo disco, devo dire passato abbastanza inosservato, è stato Engagement, metà in studio e metà live, pubblicato dalla minuscola etichetta Hi & Dry nel 2006 https://www.youtube.com/watch?v=KEscfNIhG3M , sebbene nel passato alcune sue canzoni siano state usate sia in colonne sonore che in serie televisive. Ma ecco che Brennan improvvisamente riappare, alla guida dei White Owls e sotto contratto per la VizzTone, con questo Live At The Electric Andyland (colta la citazione hendrixiana?), che segnala un deciso spostamento verso tematiche blues, trasformatosi nel frattempo anche in provetto armonicista, ma senza abbandonare del tutto le sonorità rootsy del passato (e cosa c’è di più vicino alla musica delle radici del Blues?). Il gruppo che lo accompagna prevede il batterista Andrew Plaisted (anche produttore dell’album e proprietario del piccolo locale dove è stato registrato il CD in presa diretta), due chitarristi, Tim Gearan e Stephen Sadler, alla lapsteel, David Westner all’organo, e Jim Haggerty al contrabbasso, e un repertorio che mescola brani originali e cover di varia provenienza: Cuttin’ In di Johnny Guitar Watson è subito un sapido tuffo nelle 12 battute più calde, con retrogusti soul, anche se le chitarre sono rilassate e sornione, come la voce del titolare che non ha perso il suo timbro da veterano rocker; in Nothing But Love, uno shuffle di Bo Jenkins, Brennan soffia anche con voluttà nella sua armonica e ha un timbro vocale che mi ha ricordato a tratti quello di Peter Wolf, degli eroi locali di Boston della J. Geils Band, meno watt ma stessa passione.

Yes, I’m Loving You, di tale Big Al Downing, è più mossa e con rimandi al R&R più canonico, grazie anche alla lap steel in modalità slide di Sadler, mentre End Of the Blue è un bel lento scandito, scritto da Gearan, giusto alla intersezione tra 12 battute e rock d’antan stonesiano. Good Lover è di Reed, non Lou ma Jimmy, molto classica e laidback, con call e response tra solista e lap steel. The (New) Calls Of The Freaks è addirittura un pezzo di King Oliver degli anni ’20, quindi blues primigenio, e Tangle, se Brennan che l’ha scritta avesse un bel vocione, potrebbe passare per un brano di Tom Waits di quello più tirato di fine anni ‘70, con Three Kind Of Blues di Sadler, altra traccia intensa con armonica e slide in bella evidenza. I Live The Life I Love è proprio il celebre pezzo di Willie Dixon  che era anche nel repertorio di Mose Allison, che è l’autore pure della successiva Foolkiller, decisamente ancora più mossa e scatenata. Non manca un pezzo di Ledbetter come I’m On My Last Go Round, sempre piuttosto vivace anziché no e un omaggio agli Stones dei primi anni con una sognante No Expectations, suonata e cantata con grande passione e che chiude in modo brillante un buon album.

Bruno Conti

Un Cofanetto Tira L’Altro, Il 7 Giugno (Anzi il 28 Giugno) Esce Anche La Versione Limited Deluxe (Definitiva?) Del Rock And Roll Circus Dei Rolling Stones!

rolling stones rock and roll circus

The Rolling Stones “Rock And Roll Circus (Limited Deluxe Edition) – 1BD/1DVD/2CD Limited Deluxe Edition ABKCO/universal  – 2 CD – 3 LP – 28-06-2019

Per la serie una ne pensano e cento ne fanno, in attesa di riprendere il tour sospeso per l’intervento a Mick Jagger, i Rolling Stones stanno per pubblicare (oltre a Bridges To Bremen, previsto per il 21 giugno, e dopo il recente Honk), sempre il 7 giugno (stesso giorno del cofanetto di Dylan e del “nuovo” Live di Neil Young, ma la data definitiva pare essere il 28 giugno) una ennesima edizione del Rock And Roll Circus, il famoso spettacolo televisivo di fine 1968, ampliata con alcune tracce inedite sia in audio che in video, ovvero alcuni brani di Taj Mahal, tre esecuzioni del grande pianista classico Julius Katchen e soprattutto le prove e la esecuzione di Revolution dei Beatles da parte dei Dirty Mac, vale a dire Eric Clapton (chitarra solista), Keith Richards (basso), Mitch Mitchell dei Jimi Hendrix Experience (batteria) e John Lennon chitarra e voce, più Yoko Ono, urla belluine. Nonché anche altri extra audio con dietro le quinte, interviste e materiale inedito nella parte video, più un libro di 44 pagine.

Non vi racconto per la ennesima volta la storia di questo spettacolo, penso sia nota, ma vi ricordo che nella versione in box sarà disponibile per la prima volta anche il Blu-ray. Comunque ecco tutto i contenuti completi del cofanetto quadruplo e relative caratteristiche tecniche.

Tracklist
The Rolling Stones Rock and Roll Circus (4K FILM)

THE FILM

Song For Jeffrey – Jethro Tull
A Quick One While He’s Away – The Who
Ain’t That A Lot Of Love – Taj Mahal
Something Better – Marianne Faithfull
Yer Blues – The Dirty Mac
Whole Lotta Yoko – Yoko Ono & Ivry Gitlis, and The Dirty Mac
Jumpin’ Jack Flash – The Rolling Stones
Parachute Woman – The Rolling Stones
No Expectations – The Rolling Stones
You Can’t Always Get What You Want – The Rolling Stones
Sympathy for the Devil – The Rolling Stones
Salt Of The Earth – The Rolling Stones

EXTRAS

Widescreen Feature Time: 65min., Aspect Ratio: 16:9
Pete Townshend Interview Time: 18min., Aspect Ratio: 4×3

The Dirty Mac
‘Yer Blues’ Tk2 Quad Split Time: 5min. 48sec, Aspect Ratio: 4×3

Taj Mahal
-Checkin’ Up On My Baby Time: 5min. 37sec., Aspect Ratio: 4×3
-Leaving Trunk Time: 6min. 20sec., Aspect Ratio: 4×3
-Corinna Time: 3min. 49sec., Aspect Ratio: 4×3

Julius Katchen
-de Falla: Ritual Fire Dance Time: 6 minutes 30 secs Aspect Ratio: 4×3
-Mozart: Sonata In C Major-1st Movement Time: 2min. 27sec., Aspect Ratio: 4×3

Mick & The Tiger/ Luna & The Tiger Time: 1min. 35sec., Aspect Ratio: 4×3

Bill Wyman & The Clowns Time: 2min., Aspect Ratio: 4×3

Lennon, Jagger, & Yoko backstage Time: 45sec., Aspect Ratio: 4×3

FILM COMMENTARY TRACKS:

Life Under The Big Top (Artists) Time: 65 minutes
Featuring: Mick Jagger, Ian Anderson, Taj Mahal, Yoko Ono, Bill Wyman, Keith Richards

Framing The Show (Director & Cinematographer) Time: 65 minutes
Featuring: Michael Lindsay Hogg, Tony Richmond

Musings (artist, writer, fan who was there) Time: 50 minutes
Featuring: Marianne Faithfull, David Dalton, David Stark

The Rolling Stones Rock and Roll Circus Expanded Audio Edition
1. Mick Jagger’s Introduction Of Rock And Roll Circus – Mick Jagger
2. Entry Of The Gladiators – Circus Band
3. Mick Jagger’s Introduction Of Jethro Tull – Mick Jagger
4. Song For Jeffrey – Jethro Tull
5. Keith Richards’ Introduction Of The Who – Keith Richards
6. A Quick One While He’s Away – The Who
7. Over The Waves – Circus Band
8. Ain’t That A Lot Of Love – Taj Mahal
9. Charlie Watts’ Introduction Of Marianne Faithfull – Charlie Watts
10. Something Better – Marianne Faithfull
11. Mick Jagger’s and John Lennon’s Introduction Of The Dirty Mac
12. Yer Blues – The Dirty Mac
13. Whole Lotta Yoko – Yoko Ono & Ivry Gitlis with The Dirty Mac
14. John Lennon’s Introduction Of The Rolling Stones + Jumpin’ Jack Flash – The Rolling Stones
15. Parachute Woman – The Rolling Stones
16. No Expectations – The Rolling Stones
17. You Can’t Always Get What You Want – The Rolling Stones
18. Sympathy For The Devil – The Rolling Stones
19. Salt Of The Earth – The Rolling Stones

BONUS TRACKS
20. Checkin’ Up On My Baby – Taj Mahal
21. Leaving Trunk – Taj Mahal
22. Corinna – Taj Mahal
23. Revolution (rehearsal) – The Dirty Mac
24. Warmup Jam – The Dirty Mac
25. Yer Blues (take 2) – The Dirty Mac
26. Brian Jones’ Introduction of Julius Katchen – Brian Jones
27. de Falla: Ritual Fire Dance – Julius Katchen
28. Mozart: Sonata In C Major-1st Movement – Julius Katchen

Nei prossimi giorni altre “ristampe”.

Bruno Conti

Ancora Rolling Stones: Per Il 21 Giugno E’ Annunciato Bridges To Bremen, Un Concerto Del 1998.

rolling stones bridges to bremen

Rolling Stones – Bridges To Bremen – 2 CD + DVD – 2 CD + Blu-ray – 3 LP – DVD – Blu-ray – Eagle Vision/Universal 21-06-2019

Sempre in attesa della ripresa del tour mondiale No Filter che, iniziato nel 2017 ad Amburgo, doveva, nella parte americana partire da Miami il 20 aprile scorso e concludersi (forse) il 25 giugno 2019, ma che come sapete è stato rinviato per l’intervento al cuore di Mick Jagger, Rolling Stones, oltre alla antologia Honk di cui avete letto ieri nel Blog, avevano programmato l’uscita “promozionale” anche di questo concerto Bridges To Bremen (che esce negli svariati formati di cui leggete sopra).

Questo concerto, che stranamente non viene pubblicato nella serie From The Vault, è relativo alla data del 2 settembre 1998 al Weserstadion di Brema, quindi nella parte europea del tour degli stadi “Bridges To Babylon ’97-’98”, nel corso del quale gli Stones chiedevano ai propri fans di votare sul loro sito la canzone che avrebbero voluto sentire nello spettacolo di quella specifica serata. Per l’occasione di questa data nel Nord della Germania il brano prescelto fu Memory Motel, un pezzo tratto da Black And Blue che la band eseguiva abbastanza raramente dal vivo, anche se in ogni tour, a partire dal Voodoo Lounge Tour, passando per il No Security Tour del 1998 (e relativo disco), e nelle varie tournée successive degli anni 2000 almeno una volta per ciascuna serie di concerti venne eseguita almeno una volta (ma non nell’ultimo No Filter Tour, almeno sino ad ora).

Come potete leggere sotto, scorrendo la tracklist completa del concerto ci sono altri brani “inconsueti” eseguiti in quella serata, e come bonus sono state aggiunte anche quattro tracce, solo nella parte video, estratte dal concerto di Chicago di Aprile 1998.

Ecco quindi i contenuti completi dei CD e DVD (o Blu-ray):

Visual formats:

1. (I Can’t Get No) Satisfaction
2. Let’s Spend The Night Together
3. Flip The Switch
4. Gimme Shelter
5. Anybody Seen My Baby?
6. Paint It Black
7. Saint Of Me
8. Out Of Control
9. Memory Motel
10. Miss You
11. Thief In The Night
12. Wanna Hold You
13. It’s Only Rock ‘n’ Roll (But I Like It)
14. You Got Me Rocking
15. Like A Rolling Stone
16. Sympathy For The Devil
17. Tumbling Dice
18. Honky Tonk Women
19. Start Me Up
20. Jumpin’ Jack Flash
21. You Can’t Always Get What You Want
22. Brown Sugar

Bridges To Chicago bonus performances:
1. Rock And A Hard Place
2. Under My Thumb
3. All About You
4. Let It Bleed

Audio formats:

(I Can’t Get No) Satisfaction
Let’s Spend The Night Together
Flip The Switch
Gimme Shelter
Anybody Seen My Baby?
Paint It Black
Saint Of Me
Out Of Control
Memory Motel
Miss You
Thief In The Night
Wanna Hold You
It’s Only Rock ‘n’ Roll (But I Like It)
You Got Me Rocking
Like A Rolling Stone
Sympathy For The Devil
Tumbling Dice
Honky Tonk Women
Start Me Up
Jumpin’ Jack Flash
You Can’t Always Get What You Want
Brown Sugar

Se ne riparla al momento dell’uscita. Alla prossima.

Bruno Conti

Ecco Una Nuova Strategia Commerciale: Paghi Tre E Prendi Uno! Rolling Stones – Honk

rolling stones honk front

Rolling Stones – Honk – Polydor/Universal 2CD – 3LP – 3CD Deluxe Limited Edition

Bisognerebbe pensare ad una legge internazionale, magari ratificata dall’ONU, che impedisca ai Rolling Stones e alle loro case discografiche di pubblicare nuove antologie per i prossimi 50 anni, essendo il mercato ormai saturo di compilation dello storico gruppo inglese, siano esse costruite con materiale degli anni sessanta, sia che prendano in esame solo il periodo della Rolling Stones Records (quindi da Sticky Fingers in poi), sia che mescolino entrambe le epoche, come hanno fatto le due ultime retrospettive in ordine di tempo, Forty Licks (2002) e Grrr! (2012). Questa introduzione è per dire che non si sentiva certo il bisogno di un’altra antologia del gruppo guidato da Mick Jagger e Keith Richards, ma i nostri evidentemente non la pensano come il sottoscritto, ed ecco quindi Honk, un doppio CD (o triplo LP) lanciato per promuovere il tour americano che sarebbe dovuto partire il 20 Aprile da Miami, ma è stato rimandato a data da destinarsi a causa dell’operazione al cuore subita da Jagger, per fortuna pienamente riuscita.

Honk è un doppio CD che esclude le incisioni degli anni sessanta e, a differenza di Forty Licks e Grrr!, non contiene inediti o brani incisi per l’occasione, assomigliando quindi di più alla famosa compilation del 1993 Jump Back (ed anche la copertina la ricorda molto). Per attirare però i fans in modo da fargli ricomprare per la centesima volta le stesse canzoni, le Pietre se ne sono inventata un’altra, e cioè un’edizione deluxe limitata (ma quanto? *NDB Pare sia limitato davvero: ad esempio Grrrr! non è più disponibile da tempo) con un terzo CD che presenta dieci brani dal vivo in versione inedita, una trovata non originalissima in quanto anche di dischi live degli Stones ultimamente ne escono a bizzeffe, ma che sarà sicuramente sufficiente a convincere molti estimatori del gruppo a mettere di nuovo mano al portafoglio. La parte antologica, 36 canzoni, non è fatta neanche male, in quanto comprende chiaramente tutti i classici del periodo in esame (Brown Sugar, Wild Horses, Tumbling Dice, It’s Only Rock’Roll (But I Like It), Miss You, Start Me Up, Angie), qualche successo più “recente” (Mixed Emotions, Love Is Strong, Streets Of Love, Don’t Stop, Out Of Control) ed anche diversi brani che non troviamo spesso nei greatest hits di Jagger e soci (Rocks Off, Happy, Rough Justice, Dancing With Mr. D, Hot Stuff, Rain Fall Down, Waiting On A Friend, Saint Of Me).

Ci sono anche sia Doom And Gloom che One More Shot, i due brani nuovi di Grrr! (rendendola dunque una compilation obsoleta) e tre pezzi dal disco blues del 2016 Blue And Lonesome, ad oggi ultima prova di studio dei nostri (Ride’em On Down, Just Your Fool e Hate To See You Go). Ma veniamo al disco dal vivo, che è quello che ci interessa più da vicino. Intanto non contiene tutti brani registrati lo scorso anno come pensavo inizialmente, ma anche un paio di pezzi del 2017, uno del 2015 e due addirittura del 2013, e poi il problema è che ci sono solo dieci tracce, con quindi parecchio spazio inutilizzato sul resto del dischetto. Sulla qualità nulla da dire, gli Stones dal vivo sono sempre una macchina da guerra, qualsiasi tour venga preso in esame, anche se ci sono dei duetti con gente che avrei fatto a meno di sentir cantare di fianco a Jagger: se Brad Paisley ci può stare dato che è anche un ottimo chitarrista (e poi Dead Flowers è talmente un capolavoro che quasi non importa chi la canti), sia Ed Sheeran che Florence Welch (leader dei Florence And The Machine) che quel fracassone di Dave Grohl non sono esattamente tra i più graditi da chi scrive.

Ma si sa che i nostri (soprattutto Jagger) sono inclini alle mode, e quindi becchiamoci Sheeran che si alterna a Mick nella sempre fantastica Beast Of Burden, un rock-errebi torrido e spettacolare, la Welch che non se la cava neanche male nella splendida ed emozionante Wild Horses, e Grohl che si butta a pesce nello scatenato rock’n’roll di Bitch: alla fine i tre non fanno nemmeno troppi danni. Gli altri sei pezzi vedono i nostri da soli con la loro abituale band di supporto, per tre coinvolgenti classici degli anni sessanta suonati a tutta adrenalina (Get Off Of My Cloud, Let’s Spend The Night Together e Under My Thumb), una rara ed annerita Dancing With Mr. D, meglio qui che nella versione originale che apriva Goats Head Soup, e soprattutto i due highlights assoluti del CD (insieme a Dead Flowers), cioè la stupenda soul ballad Shine A Light, calda e con umori tra southern e gospel, ed una scintillante She’s A Rainbow, deliziosa pop song che era anche l’unico grande brano del pasticciato Their Satanic Majesties Request.

Ascoltare i Rolling Stones dal vivo è sempre un piacere (ed a giugno uscirà Bridges To Bremen, un nuovo live inedito, stavolta registrato nel 1998), peccato che questa volta per farlo vi dovrete ricomprare per l’ennesima volta canzoni che conoscete a memoria.

Marco Verdi

Non So Se Fosse Necessaria Un’Edizione Deluxe, Ma E’ Comunque Sempre Un Bel Sentire! Keith Richards – Talk Is Cheap 30th Anniversary

keith richards talk is cheap 30th anniversary 2 cd keith richards talk is cheap 30th anniversary box

Keith Richards – Talk Is Cheap 30th Anniversary – Mindless/BMG 2CD – Super Deluxe 2CD/2LP/2x45rpm

Tanto per cominciare, l’album in questione è uscito in origine nel 1988, e quindi gli anni non sono 30 ma 31, e poi non avrei mai pensato che Talk Is Cheap, primo LP di Keith Richards lontano dai Rolling Stones, avrebbe potuto beneficiare di una ristampa deluxe, non perché non fosse un bel disco (anzi), ma perché non riveste chissà quale importanza nella storia del rock. Sul finire degli anni ottanta in molti ci si interrogava se gli Stones fossero o meno ancora una band, dato che gli ultimi due album di studio, i traballanti Undercover e Dirty Work, non erano stati seguiti da una tournée, i rapporti interni diciamo che non erano idilliaci e Mick Jagger aveva dato alle stampe due album da solista, She’s The Boss e Primitive Cool, che definire brutti è fargli un complimento.

Poi, nel 1988, anche Richards era uscito con il suo primo solo album in assoluto, Talk Is Cheap appunto, fatto che sembrava mettere una pietra tombale sulla storia degli Stones, che invece sarebbero tornati l’anno dopo con un nuovo lavoro di buon livello (Steel Wheels) e soprattutto con un nuovo tour in grande stile. Ma torniamo a Talk Is Cheap, che da molti viene considerato il miglior album di Keith (io personalmente preferisco il suo seguito, Main Offender, ma di un’attaccatura) e meglio anche degli ultimi lavori dell’epoca degli Stones (e qui sono d’accordo), un disco che vedeva finalmente un membro della storica band tornare a fare del sano rock’n’roll, dopo le porcherie danzereccie di Jagger. D’altronde Richards è sempre stata l’anima rock delle Pietre, ed in questo disco la cosa viene fuori alla grande: canzoni semplici, dirette (tutte scritte a quattro mani da Keith con il batterista Steve Jordan, che è anche il produttore) e decisamente chitarristiche e coinvolgenti. Certo, la voce di Richards non è quella di Jagger, ma il suo tono sghembo, incerto, quasi stonato è paradossalmente in grado di produrre più emozioni di una voce ben impostata ma priva di feeling (non mi riferisco a Mick, ma alla miriade di cantantucoli che già nel 1988 spopolavano nelle classifiche).

Keith è sicuramente un rocker dal pelo duro, ma a modo suo è anche un romanticone, e lo ha sempre dimostrato nelle (rare) ballate che ha scritto; in Talk Is Cheap il nostro si fa aiutare da una serie di sessionmen di gran nome, che donano al disco un suono potente e coeso: oltre a Jordan, abbiamo Waddy Wachtel alla seconda chitarra, sia ritmica che solista, Ivan Neville al piano, la vecchia conoscenza Bobby Keys al sax, oltre a partecipazioni di Chuck Leavell all’organo, Joey Spampinato, ex bassista degli NRBQ, Maceo Parker al sax alto, il grande Johnnie Johnson al piano, l’ex Stones Mick Taylor ovviamente alla chitarra e Patti Scialfa ai cori. La nuova edizione deluxe, presentata in un’elegante confezione dalla copertina dura, presenta l’album originale sul primo CD (rimasterizzato alla perfezione) ed un secondo dischetto, molto interessante, con sei brani inediti tratti dalle stesse sessions, per altri 32 minuti di musica. Esisterebbe anche una costosa versione Super Deluxe, che però non offre neppure un minuto di musica in più rispetto all’edizione “povera”, ma solo i due CD, due LP con lo stesso contenuto, i due 45 giri dell’epoca ed un libro di 80 pagine. Il CD originale inizia con Big Enough, un brano funky sudaticcio e vizioso, dal ritmo cadenzato ed il sax di Parker a punteggiare: il suono è potente ma non è esattamente una grande canzone, sembra più Jagger solista che Richards. Meglio, molto meglio Take It So Hard (il primo singolo di allora), che comincia con un riff “alla Keith” ed una ritmica tipica delle Pietre Rotolanti, un rock’n’roll coinvolgente e gioioso, con il nostro che incrocia la chitarra con quella di Wachtel.

La scattante e mossa Struggle è un’altra rock song elettrica di buon livello, un’ottima scusa per far sentire le sei corde, con un basso molto pronunciato a dettare il tempo. Irresistibile I Could Have Stood You Up, un vero e proprio rockabilly anni cinquanta con tanto di coro in sottofondo ed il formidabile pianoforte di Johnson a svettare, un brano divertentissimo sia per chi lo suona che per chi lo ascolta; Make No Mistake è invece un caldo errebi con tanto di fiati dei Memphis Horns, e la voce quasi confidenziale di Keith, imperfetta ma ricca di fascino, doppiata da quella più impostata di Sarah Dash. Ancora rock’n’roll, potente e stonesiano (ma va?), con You Don’t Move Me, con Wachtel che passa alla slide assumendo un po’ il ruolo di Ronnie Wood, ed ancora meglio è How I Wish, puro rockin’ sound 100% Stones, solita attività chitarristica goduriosa e Keith che canta anche abbastanza bene, mentre Rockawhile è più lenta ma sempre cadenzata e dall’atmosfera paludosa, quasi voodoo: non a caso una parte importante ce l’ha la fisarmonica di Stanley “Buckwheat” Dural, direttamente dalla Louisiana. Il disco termina con Whip It Up, ennesimo trascinante rock’n’roll a cui manca solo la voce di Mick (ma c’è il sax di Keys, e sembra davvero vintage Stones sound), Locked Away, evocativa e splendida ballata dal suono potente e cantata da Richards con il cuore in mano (forse il pezzo migliore dell’album), e It Means A Lot, che chiude con un funk-rock vigoroso e godibile, dall’ottimo finale chitarristico.

Nel dischetto con i sei brani bonus due sono jam sessions, intitolate semplicemente Blues Jam la prima e Slim la seconda, entrambe con una superband formata da Keith, Taylor, Johnson, Spampinato, Keys, Jordan e Leavell. E se la prima, poco più di quattro minuti, è di “riscaldamento”, la seconda di minuti ne dura ben dieci ed è assolutamente strepitosa, con una prestazione pianistica mostruosa da parte di Johnson, vero protagonista di un pezzo che da solo vale l’acquisto del doppio CD. Abbiamo poi due cover sempre dal sapore blues (con la stessa band): My Babe di Willie Dixon, soffusa, quasi jazzata e suonata con classe sopraffina, e la più “grassa” Big Town Playboy di Little Johnny Jones, dominata dalla slide di Taylor. Chiudono il CD la pimpante Mark On Me (unica canzone originale del dischetto), purtroppo rovinata da un synth anni ottanta che la fa sembrare un brano di Prince, non dei migliori, e Brute Force, un’altra jam strumentale ma stavolta senza superband, quattro minuti di chitarre in libertà. In definitiva una ristampa forse non indispensabile ma di sicuro interesse, non fosse altro che per il secondo CD, o almeno per due terzi di esso. Se invece non possedete il disco originale…ci state ancora pensando?

Marco Verdi

Ah, Finalmente, Una Bella “Raccoltina” Nuova Ci Mancava. Il 19 Aprile Esce Honk Dei Rolling Stones

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Rolling Stones – Honk – 2 CD – 3LP – Deluxe Edition 3 CD – 4 LP – Rolling Stones Records/Universal – 19-04-2019

Come era stato annunciato già da qualche tempo, per fine anno è prevista l’uscita di un nuovo album dei Rolling Stones (probabilmente a novembre), ma ecco che a sorpresa – anche se il singolo annunciato per il Record Store Day, ovvero She’s A Rainbow, ne condivide in parte la veste grafica – esce una ennesima inutile raccolta di successi della band di Jagger e Richards, oltre a tutto relativa solo al periodo dal 1971 al 2016, quello i cui diritti fanno capo alla band.

Ma, perché c’è sempre un ma, verrà pubblicata anche una versione Deluxe in tre CD, oltre a quella canonica in due dischetti con 36 brani, dove troveranno posto dieci brani inediti dal vivo, registrati nel corso degli ultimi tour, fino a quello del 2018, tra cui quattro duetti con personaggi attuali della musica pop e rock, probabilmente una mossa di marketing per aumentare l’appeal di questa edizione speciale.

Ecco il contenuto completo del triplo CD la cui uscita è prevista per il 19 Aprile.

[CD1]
1. Start Me Up
2. Brown Sugar
3. Rocks Off
4. Miss You
5. Tumbling Dice
6. Just Your Fool
7. Wild Horses
8. Fool To Cry
9. Angie
10. Beast Of Burden
11. Hot Stuff
12. It’s Only Rock’n’roll (But I Like It)
13. Rock And A Hard Place
14. Doom And Gloom
15. Love Is Strong
16. Mixed Emotions
17. Don’t Stop
18. Ride ‘Em On Down

[CD2]
1. Bitch
2. Harlem Shuffle
3. Hate To See You Go
4. Rough Justice
5. Happy
6. Doo Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker)
7. One More Shot
8. Respectable
9. You Got Me Rocking
10. Rain Fall Down
11. Dancing With Mr D
12. Undercover (Of The Night)
13. Emotional Rescue
14. Waiting On A Friend
15. Saint Of Me
16. Out Of Control
17. Streets Of Love
18. Out Of Tears

[CD3: Live]
1. Get Off My Cloud
2. Dancing With Mr D
3. Beast Of Burden (with Ed Sheeran)
4. She’s A Rainbow
5. Wild Horses (with Florence Welch)
6. Let’s Spend The Night Together
7. Dead Flowers (with Brad Paisley)
8. Shine A Light
9. Under My Thumb
10. Bitch (with Dave Grohl)

Il tutto esce quindi pochi giorni prima di Pasqua, per festeggiare tutti insieme con il portafoglio più leggero.

Alla prossima.

Bruno Conti

Meno Peggio Del Previsto, Anzi! Eric Church – Desperate Man

eric church desperate man

Eric Church – Desperate Man – EMI Nashville CD

Eric Church non è di certo il mio countryman preferito, anzi non si avvicina neppure alle zone di medio-alta classifica, ma devo riconoscere che nel variegato panorama musicale americano ha saputo, fin dal suo debutto Sinners Like Me del 2006, ritagliarsi una fetta piuttosto grossa di popolarità, il tutto senza ricorrere a sonorità becere come fanno ad esempio Keith Urban e Jason Aldean. Certo, la sua musica non arriverà forse mai a livelli per i quali noi del Blog ci strapperemmo i capelli (almeno chi li ha ancora), ma se non altro i suoi CD si lasciano ascoltare senza far venire voglia di spegnere il lettore dopo tre canzoni https://discoclub.myblog.it/2017/07/21/lui-non-mi-fa-impazzire-ma-stavolta-non-e-malaccio-eric-church-mr-misunderstood-on-the-rocks/ . Desperate Man, il suo nuovo lavoro (il sesto in assoluto), conferma la tendenza di Eric di fare musica abbastanza gradevole, pur mantenendo un’aura di commercialità che lo allontana non poco dagli appassionati di vero country: d’altronde il suo produttore è Jay Joyce, molto noto a Nashville, uno che sa anche produrre artisti di qualità (Emmylou Harris, The Wallflowers, Brandy Clark, Patty Griffin), ma spesso ha la mano pesante e non va tanto per il sottile.

Comunque Church è un uomo del Sud (e nato infatti in North Carolina) nonché un amante del movimento Outlaw degli anni settanta, e quindi la sua musica ha una decisa componente rock, poco presente peraltro in Desperate Man: infatti questa ultima fatica di Eric si rivela essere un disco composto prevalentemente da ballate, anche se lo zucchero stratificato tipico di Nashville è fortunatamente tenuto a bada, e la durata limitata dell’album, 36 minuti, evita che la noia possa affiorare. Il CD in realtà si apre con Tha Snake, un brano di pura swamp music: un lungo arpeggio di chitarra acustica introduce la canzone, poi dopo un minuto il ritmo sale e ci troviamo immersi in un’atmosfera tesa ed inquietante, con un suono paludoso, cupo e profondamente annerito, chiaramente ispirato da uno come Tony Joe White. Un pezzo niente male. Hangin’ Around è molto meno scura, ma è anche la meno riuscita del disco: ritmica scattante e nervosa, una chitarrina funkeggiante ed uno stile un po’ confuso (ma non esattamente country), ed Eric che canta con una strana voce stridula, un deciso downgrade rispetto al brano iniziale; Heart Like A Wheel è una ballata elettrica dal sapore southern soul, abbastanza riuscita sia per il refrain che per l’uso delle voci femminili, anche se la sezione ritmica sembra faticare non poco a “trovare” la canzone.

Anche Some Of It è uno slow, più nello stile country-pop del nostro, ma è suonato con gli strumenti giusti e non sfigura, così come la tenue e gentile Monsters, che non è originalissima ma se non altro ha una buona melodia di fondo e si lascia ascoltare con piacere, mentre con Hippie Radio restiamo in tema di ballate, per un brano elettroacustico prodotto in maniera intelligente, ben suonato e con Church che canta con misura. Higher Wire ha ancora il passo lento ma è più rock, anche se Eric le costruisce intorno un arrangiamento discutibile, meglio la title track (scritta con Ray Wylie Hubbard), che sembra ispirata dai Rolling Stones, con le dovute proporzioni ovviamente, e ha un tiro discreto (peccato per il coretto idiota); Solid, che invece è composta insieme ad Anders Osborne, è uno slow disteso e con un bell’intro di chitarra quasi pinkfloydiano (!), ma poi il brano cambia registro quasi subito per diventare un country-rock ancora con diversi debiti verso il sound della Louisiana. Il CD si chiude con Jukebox And A Bar, gradevole country ballad (forse la più country del disco), e con Drowning Man, solido pezzo elettrico di nuovo con agganci al suono del Sud.

Un album di livello più che accettabile questo di Eric Church, non scevro da imperfezioni ed al quale un po’ più di brio avrebbe sicuramente giovato, ma di certo non quella ciofeca che sarebbe stato legittimo paventare.

Marco Verdi

Siamo Arrivati A Quel Periodo Dell’Anno! Il Meglio Del 2018 In Musica Secondo Disco Club, Appendice E Riepilogo Finale

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Oltre alla formula alla lavagna (si scherza ovviamente), eccomi alla appendice conclusiva relativa ai miei dischi preferiti usciti nel corso del 2018. volevo fare una cosa il più esaustiva possibile, estrapolando le cose migliori di cui si è parlato nel Blog,  soprattutto quelle che già non erano entrate nelle liste di fine anno degli altri collaboratori. Scegliendo i titoli con una ricerca quasi certosina mi sono accorto che la lista era diventata di dimensioni epiche, con oltre 70 titoli, e quindi ho pensato di ampliarla in una sorta di riepilogo di quello che è successo nelle puntate precedenti, e dividerla, raggruppando i titoli in alcune categorie, e inserendo anche tutti i link dei vari Post che sono apparsi sul Blog, così se li vi siete persi potete leggerli, oppure andare a rinfrescarvi le idee, sempre secondo il principio già esposto varie volte, per il quale queste classifiche di fine anno vogliono essere soprattutto una occasione per segnalare alla vostra attenzione le proposte più discografiche più interessanti o sfiziose pubblicate nell’anno in corso, naturalmente secondo i nostri gusti.

Voci Femminili

rosanne cash she remembers everythingmarianne faithfull negative capabilitymary gauthier rifles & rosary beads

Rosanne Cash – She Remembers Everyhing Di questo album ci sarà una recensione prossimamente nell’ambito dei recuperi di fine/inizio anno

https://discoclub.myblog.it/2018/11/09/di-nuovo-questa-splendida-settantenne-che-non-ha-ancora-finito-di-stupire-marianne-faithfull-negative-capability/

Mary Gauthier – Rifles & Rosary Beads Anche questo disco, pure in virtù della recente nomination ai Grammy Awards come Miglior Album Folk, sarà oggetto di una recensione ad hoc.

Due voci classiche.

mary coughlan live_and_kickingbettye lavette things have changed

https://discoclub.myblog.it/2018/04/02/dopo-mary-black-unaltra-voce-irlandese-strepitosa-mary-coughlan-live-kicking/

https://discoclub.myblog.it/2018/04/07/la-regina-nera-rilegge-il-canzoniere-di-bob-dylan-bettye-lavette-things-have-changed/

Tre “sorprese”.

sarah shook yearsruby boots don't talk about ithaley heynderickx

https://discoclub.myblog.it/2018/05/20/una-delle-migliori-nuove-voci-in-circolazione-sarah-shook-the-disarmers-years/

https://discoclub.myblog.it/2018/03/14/una-nuova-country-rocker-di-pregio-dalla-voce-interessante-parliamone-invece-ruby-boots-dont-talk-about-it/

https://discoclub.myblog.it/2018/06/07/sempre-a-proposito-di-voci-femminili-intriganti-haley-heynderickx-i-need-to-start-a-garden/

Tre “conferme” assodate.

brandi carlile by the waydana fuchs loves live onshemekia copeland america's child

Brandi Carlile – By The Way, I Forgive You Altro disco da “recuperare” assolutamente.

https://discoclub.myblog.it/2018/07/09/strepitosa-trasferta-soul-a-memphis-per-una-delle-piu-belle-voci-del-rock-americano-dana-fuchs-love-lives-on/ Questo disco potrebbe rientrare anche nella categoria “tra soul, blues e gospel” che trovate tra poco (stesso discorso per la Copeland e la Lavette).

https://discoclub.myblog.it/2018/09/04/alle-radici-della-musica-americana-con-classe-e-forza-interpretativa-shemekia-copeland-americas-child/

amanda shires to the sunset

https://discoclub.myblog.it/2018/08/27/non-sara-brava-come-il-marito-ma-anche-lei-fa-comunque-della-buona-musica-amanda-shires-to-the-sunset/

“Chitarristi”

Uno e Trino, da solo, in coppia con Beth Hart e dal vivo.

joe bonamassa redemption 21-9beth hart & joe bonamassa black coffeejoe bonamassa british blues explosion live

https://discoclub.myblog.it/2018/09/17/ormai-e-una-garanzia-prolifico-ma-sempre-valido-ha-fatto-tredici-joe-bonamassa-redemption/

https://discoclub.myblog.it/2018/01/21/supplemento-della-domenica-di-nuovo-insieme-alla-grande-anteprima-nuovo-album-beth-hart-joe-bonamassa-black-coffee/

https://discoclub.myblog.it/2018/05/13/uno-strepitoso-omaggio-ai-tre-re-inglesi-della-chitarra-joe-bonamassa-british-blues-explosion-live/

Vecchie leggende.

billy gibbons the big bad blues 21-9roy buchanan live at town hall

https://discoclub.myblog.it/2018/10/10/bluesmen-a-tempo-determinato-parte-1-billy-f-gibbons-the-big-bad-blues/

https://discoclub.myblog.it/2018/10/10/bluesmen-a-tempo-determinato-parte-1-billy-f-gibbons-the-big-bad-blues/

“Nuovi virgulti”.

eric steckel polyphonic prayersean chambers trouble & whiskey

https://discoclub.myblog.it/2018/03/09/forever-young-un-chitarrista-per-tutte-le-stagioni-basta-trovare-i-suoi-dischi-eric-steckel-polyphonic-prayer/

https://discoclub.myblog.it/2018/12/04/uno-dei-migliori-nuovi-chitarristi-in-circolazione-sean-chambers-welcome-to-my-blues/

colin james miles to gomike zito first class life

https://discoclub.myblog.it/2018/10/20/ancora-gagliardo-rock-blues-dal-canada-colin-james-miles-to-go/

https://discoclub.myblog.it/2018/06/02/blues-rock-veramente-di-prima-classe-mike-zito-first-class-life/

Gli “aiutanti” di Ry Cooder.

delta moon babylon is fallingdamon fowler the whiskey bayou session

https://discoclub.myblog.it/2018/11/06/tornano-i-maghi-della-slide-delta-moon-babylon-is-falling/

https://discoclub.myblog.it/2018/11/13/uno-dei-dischi-rock-blues-piu-belli-dellanno-damon-fowler-the-whiskey-bayou-session/

Rock

Non sbagliano un colpo.

mark knopfler tracker deluxegraham parker cloud symbols 21-9

https://discoclub.myblog.it/2018/11/26/ennesimo-album-raffinato-e-di-gran-classe-da-parte-di-un-vero-gentiluomo-inglese-mark-knopfler-down-the-road-wherever/

Graham Parker – Cloud Symbols Un altro di quelli che mancano nelle recensioni.

Amanti degli anni ’70. 1.

sheepdogs changing coloursjonathan wilson rare birds

https://discoclub.myblog.it/2018/03/04/canadesi-dal-cuore-e-dal-suono-sudista-the-sheepdogs-changing-colours/

https://discoclub.myblog.it/2018/04/26/il-gabbiano-jonathan-vola-sempre-alto-jonathan-wilson-rare-birds/

Amanti degli anni ’70. 2

levi parham it's all goodmarcus king band carolina confessions

https://discoclub.myblog.it/2018/07/09/non-posso-che-confermare-gran-bel-disco-levi-parham-its-all-good/

Marcus King Band – Carolina Confessions Sempre inserito settore recuperi.

Tra Soul, Blues E Gospel

mike farris silver & stoneVictor Wainwright & The Train

https://discoclub.myblog.it/2018/12/23/sempre-raffinatissimo-gospel-soul-rock-tra-sacro-e-profano-mike-farris-silver-stone/

https://discoclub.myblog.it/2018/04/14/un-grosso-artista-in-azione-in-tutti-i-sensi-victor-wainwright-the-train-victor-wainwright-and-the-train/

teskey brothers half mile harvestsherman holmes project richmond project

https://discoclub.myblog.it/2018/12/05/vero-rock-blues-soul-di-squisita-fattura-in-arrivo-dallaltro-emisfero-teskey-brothers-half-mile-harvest/

https://discoclub.myblog.it/2018/05/06/sherman-holmes-una-vita-per-il-gospel-e-il-soul-the-sherman-holmes-project-the-richmond-project/

Il “nuovo” e il vecchio.

sue foley the ice queentony joe white bad mouthin' 28-9

https://discoclub.myblog.it/2018/04/27/ancora-una-reginetta-del-blues-sue-foley-the-ice-queen/

https://discoclub.myblog.it/2018/10/11/bluesmen-a-tempo-determinato-parte-2-tony-joe-white-bad-mouthin/

Bianchi per caso.

love light orchestra livebilly price reckoning

https://discoclub.myblog.it/2018/02/15/che-band-che-musica-e-che-cantante-divertimento-assicurato-the-love-light-orchestra-featuring-john-nemeth-live-from-bar-dkdc-in-memphis-tn/ Sarebbe uscito nel 2017, ma facciamo uno strappo alla regola, recensito comunque nel 2018.

https://discoclub.myblog.it/2018/07/24/cantanti-cosi-non-ne-fanno-piu-billy-price-reckoning/

Ancora bianchi per caso.

paul thorn don't let the devil rideboz scaggs out of the blues

https://discoclub.myblog.it/2018/05/08/in-pellegrinaggio-alle-radici-del-soul-e-del-rock-risultato-prodigioso-paul-thorn-dont-let-the-devil-ride/

https://discoclub.myblog.it/2018/08/22/piu-che-fuori-dentro-al-blues-e-anche-al-blue-eyed-soul-piu-raffinato-boz-scaggs-out-of-the-blues/

“Neri” per nascita.

tower of power soul side of townwalter wolfman washington my future is my past

https://discoclub.myblog.it/2018/07/02/per-festeggiare-il-loro-50-anniversario-torna-alla-grande-uno-dei-gruppi-funky-soul-piu-gagliardi-di-sempre-tower-of-power-soul-side-of-town/

https://discoclub.myblog.it/2018/05/29/passato-e-futuro-mirabilmente-fusi-in-uno-splendido-album-da-new-orleans-walter-wolfman-washington-my-future-is-my-past/

Country, country-rock e bluegrass.

old crow medicine show volunteertrampled by turtles life is good on the open road

https://discoclub.myblog.it/2018/05/14/straordinaricome-sempre-old-crow-medicine-show-volunteer/

https://discoclub.myblog.it/2018/05/17/sempre-piu-bravi-ed-innovativi-trampled-by-turtles-life-is-good-on-the-open-road/

A volte ritornano.

asleep at the wheel new routes 14-9michael martin murphey austinology

https://discoclub.myblog.it/2018/10/12/western-swing-country-e-divertimento-assicurato-asleep-at-the-wheel-new-routes/

https://discoclub.myblog.it/2018/12/09/non-e-mai-troppo-tardi-per-fare-il-miglior-disco-della-propria-carriera-michael-martin-murphey-austinology-alleys-of-austin/

Un terzetto di nomi nuovi.

red shahan culberson countycody jinks liferscarter sampson lucky

https://discoclub.myblog.it/2018/05/10/strade-alternative-per-il-country-assolutamente-da-conoscere-red-shahan-culberson-county/

https://discoclub.myblog.it/2018/07/31/almeno-per-ora-il-disco-country-rock-dellanno-cody-jinks-lifers/

https://discoclub.myblog.it/2018/06/05/non-e-solo-fortunata-e-proprio-brava-carter-sampson-lucky/

Country-rock.

jayhawks back roads and abandoned motelswild frontiers greetings from the neon frontiers

https://discoclub.myblog.it/2018/07/30/la-cura-ray-davies-ha-fatto-loro-molto-bene-the-jayhawks-back-roads-and-abandoned-motels/

https://discoclub.myblog.it/2018/08/14/al-quarto-album-di-buon-country-rock-made-in-nashville-si-puo-proprio-dire-che-sono-una-certezza-wild-feathers-greetings-from-the-neon-frontier/

“Altro”!

Vecchie glorie.

john prine the tree of forgivenessdavid crosby here if you listen

https://discoclub.myblog.it/2018/04/23/diamo-il-bentornato-ad-uno-degli-ultimi-grandi-cantautori-john-prine-the-tree-of-forgiveness/

https://discoclub.myblog.it/2018/11/19/da-ascoltare-molto-attentamente-soprattutto-le-celestiali-armonie-vocali-david-crosby-here-if-you-listen/

Anche loro.

john hiatt the eclipse sessionsradiators welcome to the monkey house

https://discoclub.myblog.it/2018/11/05/per-contratto-dischi-brutti-non-ne-fa-anzi-e-vero-il-contrario-john-hiatt-the-eclipse-sessions/

https://discoclub.myblog.it/2018/05/15/ma-non-si-erano-sciolti-tornano-in-studio-per-il-40-anniversario-radiators-welcome-to-the-monkey-house/

In ordine sparso.

michael mcdermott out from underjonathon long jonathon longjimmy lafave peace town

https://discoclub.myblog.it/2018/05/05/11-canzoni-che-riscaldano-il-cuore-veramente-un-gran-bel-disco-michael-mcdermott-out-from-under/

https://discoclub.myblog.it/2018/12/11/e-questo-nuovo-giovanotto-da-dove-e-sbucato-molto-bravo-pero-lo-manda-samantha-fish-jonathon-long-jonathon-long/

https://discoclub.myblog.it/2018/08/30/una-commovente-e-bellissima-testimonianza-postuma-di-un-grande-outsider-jimmy-lafave-peace-town/

 

Ristampe

Cofanetti che passione!

 

stax singles vol.4 rarities fronttom petty an american treasure frontmott the hoople mental train box front

https://discoclub.myblog.it/2018/02/04/torna-a-sorpresa-una-delle-piu-belle-serie-dedicate-alla-black-music-stax-singles-rarities-and-the-best-of-the-rest/

https://discoclub.myblog.it/2018/10/14/recensioni-cofanetti-autunno-inverno-2-un-box-strepitoso-che-dona-gioia-e-tristezza-nello-stesso-tempo-tom-petty-an-american-treasure/

https://discoclub.myblog.it/2018/11/30/recensioni-cofanetti-autunno-inverno-8-la-prima-delle-due-carriere-di-una-grande-rocknroll-band-mott-the-hoople-mental-train-the-island-years-1969-1971/

Flash dal passato.

joni mitchell live at the isle of wight 1970jimi hendrix both sides of the sky

https://discoclub.myblog.it/2018/09/13/joni-mitchell-both-sides-now-live-at-the-isle-of-wight-festival-1970-questa-e-veramente-unaltra-bella-sorpresa-la-recensione/

https://discoclub.myblog.it/2018/03/19/se-fosse-uscito-nel-1970-sarebbe-stato-un-gran-disco-ma-pure-oggi-jimi-hendrix-both-sides-of-the-sky/ Oltre ad Electric Ladyland è uscito anche  questo.

Big Brother And The Holding Company Sex Dope And Cheap Thrills

Quasi, anzi più bello del disco originale, in attesa di prossima  recensione ed articolo retrospettivo su Janis Joplin, già pronti.

https://discoclub.myblog.it/2018/09/20/big-brother-and-the-holding-co-sex-dope-and-cheap-thrills-anche-questo-album-compie-50-anni-e-recupera-il-suo-titolo-originale-oltre-a-25-tracce-inedite-esce-il-30-novembre/

Altri Album Dal Vivo.

bob malone mojo livejohn mellencamp plain spoken

https://discoclub.myblog.it/2018/09/06/ora-disponibile-anche-in-versione-dal-vivo-sempre-un-signor-musicista-bob-malone-mojo-live-live-at-the-grand-annex/

https://discoclub.myblog.it/2018/05/24/il-primo-vero-live-ufficiale-del-puma-john-mellencamp-plain-spoken-from-the-chicago-theatre/

little steven soulfire live 31-8rolling stones voodoo lounge uncut

https://discoclub.myblog.it/2018/09/12/il-disco-dal-vivo-dellestate-si-ed-anche-dellautunno-dellinverno-little-steven-and-the-disciples-of-soul-soulfire-live/

https://discoclub.myblog.it/2018/11/22/ed-anche-questanno-si-conferma-lequazione-natale-live-degli-stones-the-rolling-stones-voodoo-lounge-uncut/

Non ho più spazio sulla lavagna, comunque “tanta roba”, a dimostrazione che anche quest’anno, volendo cercare, esce ancora tanta buona musica, quindi se vi eravate persi qualcosa, buona lettura.

That’s all folks.

Bruno Conti