Lo Springsteen Della Domenica: Un Boss “Californiano” Ad Alti Livelli! Bruce Springsteen – Western Stars

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Bruce Springsteen – Western Stars – Columbia/Sony CD

Raramente, almeno negli ultimi tempi, un album è stato dissezionato, criticato, esaltato o stroncato ben prima della sua uscita come Western Stars, nuovissimo lavoro di Bruce Springsteen. C’è da dire che la maggior parte dei commenti sono stati positivi, ma non sono state comunque risparmiate dure critiche, soprattutto per la veste pop delle canzoni, un suono giudicato da alcuni troppo gonfio ed appesantito da arrangiamenti orchestrali, e più in generale per il fatto che, in pratica, Bruce in questo disco “non fa Bruce” (ma che vuol dire? Allora anche The Seeger Sessions, un capolavoro, andrebbe ridiscusso…e poi per avere il classico Springsteen basta aspettare l’anno prossimo, dato che il rocker di Freehold ha già annunciato che pubblicherà un album con la E Street Band). Tra l’altro è stato Bruce stesso in un certo senso ad annunciare il cambiamento di Western Stars, affermando in sede di presentazione che aveva voluto fare un disco ispirato alla musica pop californiana a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, citando artisti come Glen Campbell e Burt Bacharach (ed io aggiungerei anche Jimmy Webb, Harry Nilsson e John Denver, anche se nessuno dei cinque è/era originario del Golden State), un tipo di influenza che nessuno pensava che il Boss avesse ma che è indubbiamente reale visto l’esito finale dell’album.

Sì, perché Western Stars a mio parere è un disco bello, in parecchi punti molto bello, e ci fa ritrovare un Bruce di nuovo in forma smagliante come autore di canzoni e come musicista in generale dopo qualche lavoro tentennante (come il raffazzonato High Hopes ed il deludente Working On A Dream). Certo, i brani sono più tendenti al pop che al rock, ma è un pop sontuoso ed arrangiato alla grande, con la produzione di Ron Aniello che evoca praterie sconfinate ed i paesaggi a cielo aperto che sono raffigurati nelle splendide foto di copertina e del booklet interno. Una musica decisamente cinematografica, con canzoni a tema western per quanto riguarda i testi ma meno per le musiche, che restano come dicevo ancorate allo stile pop che il nostro annunciava presentando il disco; i tanto vituperati arrangiamenti orchestrali sono quindi parte integrante di questo tipo di musica, ed a mio parere non sono affatto pesanti o fuori posto, ma anzi contribuiscono ad aumentare il pathos in parecchie canzoni, canzoni che il Boss esegue in maniera convinta e convincente (è chiaro e lampante che le “sente” particolarmente), usando in alcune di esse un range vocale decisamente melodico ed abbastanza inedito.

Bruce ed Aniello si occupano della maggior parte degli strumenti (chitarre, banjo, basso ed una lunga serie di tastiere come piano, celeste, mellotron ed organo e percussioni varie tra cui vibrafono e glockenspiel), e sono coadiuvati dalla moglie del Boss, Patti Scialfa, ai backing vocals insieme ad altri coristi (tra i quali “Sister” Soozie Tyrell), dall’altro E Streeter Charlie Giordano al piano e fisarmonica, dai batteristi Gunnar Olsen e Matt Chamberlain, da ben tre steel guitarists (Greg Leisz, Marty Rifkin e Marc Muller), dal noto percussionista Lenny Castro e addirittura dal pianista delle origini della E Street Band David Sancious. Oltre naturalmente alle già citate sezioni di archi e strumenti a fiato. La prima canzone, Hitch Hikin’, ha un inizio abbastanza tipico, con Bruce che canta in maniera distesa una melodia limpida, circondato da strumenti a corda: dopo circa un minuto entra l’orchestra ma con discrezione ed anzi aumentando la tensione emotiva: il brano si sviluppa tutto sulla stessa tonalità ed è tutt’altro che monotono, ma è al contrario dotato di un crescendo degno di nota. The Wayfarer è costruita un po’ sulla stessa falsariga, ma ha più soluzioni melodiche e ad un certo punto la strumentazione si arricchisce ed entra la sezione ritmica, con gli archi e i fiati che diventano protagonisti: pop di alta classe. Tucson Train vede in un certo senso il Boss che conosciamo, il brano è più rock, ci sono anche le chitarre elettriche ed il mood è trascinante: c’è l’orchestra anche qui, ma io non vedo male questo brano anche in ottica E Street Band, potrebbe diventare un classico delle future esibizioni dal vivo. Anche la title track è una ballata tipica del nostro, con atmosfere western (titolo a parte), una bella steel sullo sfondo e quell’atmosfera da colonna sonora cinematografica che Bruce aveva in mente; Sleepy Joe’s Café è solare e contraddistinta da una ritmica pimpante, con un motivo delizioso, orecchiabile e coinvolgente (e sentori di Messico), in pratica una delle più immediate del CD.

La tenue Drive Fast (The Stuntman) iniza per voce, piano e chitarra (ed orchestra, anche se più nelle retrovie), poi entrano gli altri strumenti ma il mood resta intimo e rilassato, Chasin’ Wild Horses è una slow ballad intensa e con accompagnamento scarno ma di grande impatto, con una splendida steel, un banjo ed il solito emozionante assolo orchestrale: molto bella anche questa. Sundown è stupenda, una pop song extralusso dotata di un eccellente ed arioso arrangiamento che evoca spazi aperti e cavalcate nelle praterie, uno dei pezzi in cui l’interazione tra il Boss, il gruppo e l’orchestra funziona meglio. Splendida anche Somewhere North Of Nashville, un toccante lento dalla melodia straordinaria ed accompagnato solo da chitarra, piano e steel, un pezzo breve ma con il dna dei classici springsteeniani; Stones è una rock ballad fluida e limpida dalla strumentazione ricca e coinvolgente, altra canzone che Bruce riprenderà sicuramente dal vivo in futuro, mentre There Goes My Miracle è una pop song grandiosa nell’arrangiamento e raffinata nell’interpretazione, con un’ottima prestazione vocale: se il Boss voleva evocare certa musica dei primi anni settanta, qui ci è riuscito alla perfezione. L’album volge al termine con Hello Sunshine (il primo singolo, gira già da alcuni mesi), una ballatona tra cantautorato e pop che richiama vagamente Everybody’s Talkin’, e con Moonlight Motel, un bozzetto acustico ideale per congedarci da un disco a mio parere quasi perfetto, specialmente se rapportato alle intenzioni originali del suo autore.

D’altronde se ad ascolto ultimato ho già voglia di rimetterlo da capo vorrà pur dire qualcosa.

Marco Verdi

Sta Tornando! Il 14 Giugno Arriva Il Nuovo Album Di Bruce Springsteen Western Stars

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Bruce Springsteen – Western Records – Columbia Records/Sony Music – 14-06-2019

Se ne parlava già di diverso tempo (le prime notizie erano uscite da circa tre anni), ma ora è ufficiale, il 14 giugno uscirà il nuovo album di Bruce Springsteen Western Stars, il diciannovesimo disco in studio della sua carriera, il primo dai tempi di High Hopes del 2014, ovviamente se non contiamo la raccolta Chapter And Verse e il doppio dal vivo Springsteen On Broadway. Per l’occasione Bruce ha registrato questo album senza l’aiuto della E Street Band: tredici nuove canzoni ispirate, come ha detto lui stesso (citando anche Glen Campbell, Jimmy Webb, Burt Bacharach) , dalla musica pop raffinata della California fine anni ’60, primi ’70, anche con l’uso di arrangiamenti “orchestrali”. Tra i musicisti spicca la presenza di Jon Brion, a celesta, Moog e Farfisa (arrangiatore, musicista e produttore di pregio, a lungo con Aimee Mann, ricordate la colonna sonora di Magnolia?, ma anche, tra i tanti, con Fiona Apple Rufus Wainwright), il ritorno di David Sancious, il primo tastierista della E Street Band, mentre tra i collaboratori recenti non mancano Soozie Tyrell Charlie Giordano. Il produttore Ron Aiello suona anche il basso, le tastiere e altri strumentali, mentre ovviamente non può mancare la moglie Patti Scialfa: ci sono anche altri musicisti, in totale una ventina suonano nel CD, ma i nomi non sono ancora stati rivelati.

Il disco è stato registrato nel suo studio casalingo nel New Jersey, mentre alcune parti sono state registrate tra la California e New York. Springsteen ha aggiunto «Questo lavoro è un ritorno alle mie registrazioni da solista con le canzoni ispirate a dei personaggi e con arrangiamenti orchestrali cinematici,è come uno scrigno ricco di gioielli». Per la serie chi si loda si imbroda: ma la nuova canzone Hello Sunshine, disponibile proprio da oggi in rete, sembra comunque promettente, e qualcuno ha già visto dei rimandi con il sound di Tunnel Of Love (e al sottoscritto ha ricordato anche certe sonorità di Harry Nilsson).

Ecco comunque la lista completa dei brani.

1. Hitch Hikin’
2. The Wayfarer
3. Tucson Train
4. Western Stars
5. Sleepy Joe’s Cafe
6. Drive Fast (The Stuntman)
7. Chasin’ Wild Horses
8. Sundown
9. Somewhere North Of Nashville
10. Stones
11. There Goes My Miracle
12. Hello Sunshine
13. Moonlight Motel

Che sia la volta buona? Vedremo.

Bruno Conti

Springsteen News! Musicares DVD e Blu-ray + Record Store Day EP.

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A MusiCares Tribute to Bruce Springsteen – DVD o Blu-Ray – Columbia/Sony 25-03-2014

Come molti di voi sapranno (perché ne ho parlato in relazione ad altre edizioni) ogni anno, nella stessa settimana dei Grammy e organizzata dalla stessa associazione, si svolge la premiazione del Musicares Award to The Person Of The Year, in cui viene assegnato il premio al musicista che più si è distinto nell’ambito umanitario e nella filantropia verso i bisognosi (anche i colleghi in difficoltà). Negli ultimi anni il premio era andato a Paul MCartney, Barbra Streisand, Neil Young, Neil Diamond, ma la cerimonia si svolge dal lontano 1991 in cui il premio andò a David Crosby. La particolarità della serata sta nella impressionante quantità di musicisti che si radunano per rendere omaggio al festeggiato, eseguendo cover di molti dei suoi brani più celebri e, soprattutto da qualche edizione a questa parte, nel finale sale sul palco anche il soggetto dei festeggiamenti eseguendo, da solo o in coppia, alcune delle proprie canzoni. Essendo stato l’ultimo della serie Bruce Springsteen (l’8 febbraio del 2013 al Los Angeles Convention Center, quest’anno la festeggiata era Carole King) e trattandosi del ” Boss”, il concerto è andato ben oltre il limite delle due ore, con gran finale di 5 brani eseguiti dalla E Street Band e ospiti assortiti. Il tutto uscirà in DVD o Blu-Ray il 25 marzo p.v., con questo contenuto:

1. ALABAMA SHAKES – “Adam Raised a Cain”
2. PATTI SMITH – “Because the Night”
3. NATALIE MAINES, BEN HARPER, and CHARLIE MUSSELWHITE – “Atlantic City”
4. KEN CASEY – “American Land”
5. MAVIS STAPLES and ZAC BROWN – “My City of Ruins”
6. MUMFORD & SONS – “I’m On Fire”
7. JACKSON BROWNE featuring TOM MORELLO – “American Skin (41 Shots)”
8. EMMYLOU HARRIS – “My Hometown”
9. KENNY CHESNEY – “One Step Up”
10. ELTON JOHN – “Streets of Philadelphia”
11. JUANES – “Hungry Heart”
12. TIM MCGRAW and FAITH HILL – “Tougher Than the Rest”
13. TOM MORELLO and JIM JAMES – “The Ghost of Tom Joad”
14. JOHN LEGEND – “Dancing in the Dark”
15. STING – “Lonesome Day”
16. NEIL YOUNG & CRAZY HORSE – “Born in the U.S.A.”
17. NEIL PORTNOW – MusiCares Award Presentation,
BRUCE SPRINGSTEEN & THE E STREET BAND
18. “We Take Care of Our Own”
19. “Death to My Hometown”
20. “Thunder Road”
21. “Born to Run”
22. “Glory Days” with Cast Ensemble
Aggiungerei solo un “apperò” alla Piccinini o un mica male, se preferite.

springsteen ep

E non è finita sul fronte Springsteen. Il 19 aprile, per il Record Store Day, verrà pubblicato (naturalmente a tiratura limitata e di difficile reperibilità) anche un vinile EP 12 pollici, quindi formato LP,  intitolato American Beauty, contenente 4 brani inediti registrati nel corso delle stesse sessions di High Hopes, con la produzione di Ron Aiello. Tre con la presenza di Tom Morello in formazione, la citata title-track, Mary, Mary e Hey Blue Eyes, tutti brani “nuovi”, più quella che si suppone essere una ennesima cover, tra le più “oscure”, che tanto piacciono a Bruce: Hurry Up Sundown, si pensa (ma è da confermare, come pure la copertina dell’EP, che al momento manca all’appello) possa essere un brano del lontano 1967 dei rockers locali Balloons Farm, una band sconosciuta ai più che incideva per la Laurie Records ed il cui leader, ed autore del pezzo, era tale Mike Appel, il futuro primo manager di Bruce Springsteen. Un omaggio tardivo, un modo per fare la pace? O solo un caso di omoninia? Vedremo. Per il momento, siete avvisati.

Alla prossima.

Bruno Conti