L’ultimo Viaggio Di Una “Leggenda Australiana”, Forse! Archie Roach – Into The Bloodstream

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Archie Roach – Into The Bloodstream – Liberation Music 2012/2013

Con particolare e personale piacere oggi vi parlo di Archibald William Roach (all’anagrafe), alias Archie Roach, leggendario cantautore “aborigeno” australiano. Archie nasce a Mooroopna nel centro dello stato di Victoria, e quando era ancora molto piccolo, insieme alla sorella ed altri bambini australiani indigeni della “Stolen Generation”, furono allontanati con la forza dalle loro famiglie, da agenzie governative australiane, e collocati in un orfanotrofio. In seguito allevato da una famiglia scozzese di immigrati a Melbourne, ha trascorso poi la sua intera vita adulta nel tentativo di ritrovare il contatto con il suo popolo di appartenenza, e di tornare a quelle che erano le sue origini in quel contesto. Alla fine degli anni ’80 (diventato un musicista di strada), riuscì a fondare un gruppo chiamato Altogether (formato esclusivamente da musicisti aborigeni), che si esibiva nei festival dell’area di Melbourne, dove furono sentiti occasionalmente da Paul Kelly, che intuito il grande talento, lo selezionò come “opening act” ai suoi concerti.

Quello fra Roach e Kelly è un rapporto professionale e personale che risale allo splendido debutto (prodotto dallo stesso Kelly) con Charcoal Lane (92), album che contiene il più famoso brano di Archie, la struggente Took The Children Away (un dolente atto d’accusa sul trattamento dei bambini indigeni), diventato successivamente una specie di inno del mondo di quelle popolazioni.  Il successivo Jamu Dreaming (93) conferma la sua identità culturale, che, coerentemente, si manifesta anche nei lavori Looking For Butter Boy (97), Sensual Being (2002), nella splendida colonna sonora del film The Tracker, Ruby (2005) dedicato e registrato con la moglie Ruby Hunter, in Journey (2007) e dopo anni travagliati, ritorna con questo stimolante Into The Bloodstream, che mette insieme una band di supporto con musicisti di vaglia come il fido Craig Pilkington alle chitarre e percussioni, Steve Hadley alla basso, Dave Folley alla batteria, Tim Neal alle tastiere, Bruce Haymes alla fisarmonica e la brava cantante di colore Emma Donovan alle armonie vocali, il tutto prodotto dallo stesso Pilkington.

Il viaggio inizia con la “title track” Into The Bloodstream, una maestosa ballata atta a creare subito l’atmosfera del disco, cui fanno seguito il gospel di Song To Sing e Big Black Train un brano che ripercorre un’epopea, cantato meravigliosamente in uno stile à la Johnny Cash. Heal The People è una preghiera gioiosa di speranza per la popolazione indigena dell’Australia, mentre la straziante Mulyawongh (un toccante omaggio a sua moglie Ruby) è una delle più belle ballate della carriera di Roach. Si prosegue con un brano We Won’t Cry, composto e cantato in duetto con Paul Kelly, che vede come vocalist aggiunte le brave Vika e Linda Bull, mentre Wash My Soul In The River’s Flow è un altro gospel profano , suonato in un sorprendente arrangiamento “dixie”. I’m On Your Side esce ancora dalle penna di Paul Kelly aiutato dal nipote Dan, mentre la seguente Little By Little con una chitarra ritmica sincopata, vede come ospiti al controcanto i cantautori Dan Sulton e Emma Donovan. Con Hush Now Babies cantata in duetto con la Donovan, Archie mi ha fatto ricordare il compianto Ted Hawkins, mentre Top Of The Hill è una sorta di romanza, con il crescendo vocale degli Indigenous Choir, e la conclusiva Old Mission Road è un’altra ballata toccante, una storia di speranza in tempi di dolore.

Archie Roach vive le sue canzoni e la sua musica con il linguaggio del cantautorato americano, con atmosfere alla Gordon Lightfoot o Paul Simon, producendo un suono perfettamente in equilibrio tra chitarre acustiche ed elettriche, con arrangiamenti di una precisione e bellezza esemplare, come in questo magnifico lavoro. A questo signore, negli ultimi tre anni è successo di tutto, nel Febbraio del 2010 ha perso la moglie e collaboratrice musicale Ruby Hunter per un attacco di cuore, pochi mesi dopo Archie  stesso fu colpito da un ictus che lo lasciò incapace di parlare e di muovere le mani e nel 2011, nel bel mezzo della rieducazione, gli è stato diagnosticato anche un cancro ai polmoni, curato (per ora) con un intervento chirurgico. Roach attualmente vive con i suoi figli in una fattoria nei pressi di Berri, nel sud dell’Australia e la sua reputazione ormai travalica i confini della sua terra, così come la sua musica che è stata ed è molto importante per la comunità aborigena, che in lui vede la riprova che finalmente l’Australia tutta comincia a capire che non sono più un problema da risolvere, ma invece una cultura antica da rispettare. Come si fa a non voler bene a un artista e a una persona di tale levatura, uno che con le sue storie ci porta in Australia senza prendere l’aereo. Lunga vita fratello Archibald

NDT: Come al solito i suoi dischi sono costosi e di difficile reperibilità, ma se come penso, i lettori di questo blog hanno un’anima per la buona musica, fate il possibile per averli sul vostro scaffale.

Tino Montanari