Ci Mancava Un Ennesimo Bel Tributo A Bob Dylan! Various Artists – Take What You Need

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Various Artists – Take Whay You Need: UK Covers Of Bob Dylan Songs 1964-69 – Ace CD

Uno degli infiniti modi per capire l’importanza di Bob Dylan è notare che nel 2017, a 55 anni dal suo esordio discografico, sono usciti ben tre tributi alla sua arte, e tutti da parte di artisti di una certa importanza (Old Crow Medicine Show, Willie Nile e Joan Osborne, il tutto mentre Bob era sempre più impegnato ad omaggiare Frank Sinatra): ora la Ace, etichetta londinese indipendente che aveva già pubblicato How Many Roads: Black America Sings Bob Dylan, ha ideato questo originale Take What You Need, che come recita il sottotitolo si occupa di radunare alcune cover dylaniane da parte di artisti britannici, uscite negli anni sessanta. Quella era infatti la decade nella quale Dylan, oltre che essere già importante, era anche “cool”, e se volevi essere al passo coi tempi dovevi giocoforza incidere una sua canzone prima o poi; in diversi casi le cover ottennero più successo degli originali (per esempio Blowin’ In The Wind di Peter, Paul & Mary o la Mr. Tambourine Man dei Byrds), in altri si occupavano di canzoni che Bob non aveva neppure pubblicato (Farewell Angelina di Joan Baez o The Mighty Quinn dei Manfred Mann), in altri, assai raramente, la rilettura surclassava nettamente la versione di Dylan (una su tutte, All Along The Watchtower di Jimi Hendrix). Take What You Need è interessante in quanto racchiude tutte cover abbastanza poco note, certamente rare (non inedite, ma vi sfido a trovarle comunque in giro) anche se va detto che in quasi nessun caso superano l’originale.

L’ascolto è però tutto sommato piacevole, grazie anche al libretto incluso che fornisce note dettagliate canzone per canzone, ma soprattutto per la bellezza dei brani stessi. Si inizia con The Fairies, un gruppo-meteora che fece uscire appena tre singoli, con una deliziosa Don’t Think Twice, It’s All Right, tra folk-rock e country, con la melodia del brano che si presta alla perfezione a questo trattamento, in contrasto con la voce arrochita e “beat” del cantante Dane Stephens. Una giovanissima Marianne Faithfull ci presenta una Blowin’ In The Wind molto leggiadra, tra folk e pop, gradevole anche se un po’ barocca, diciamo che quello della folksinger non era il vestito giusto per lei; la corale Oxford Town dei Three City Four (un gruppo folk che comprendeva Leon Rosselson alla voce e soprattutto il grande Martin Carthy alla chitarra) ha il sapore dei vecchi canti appalachiani, con il banjo come strumento guida, mentre Ian Campbell ed il suo Folk Group rileggono The Times They Are A-Changin’ in maniera rigorosa, con la stessa enfasi dei gruppi del folk revival di casa al Village (cover già datata allora, era il 1965 e Dylan era tre passi avanti ed aveva già attaccato la spina). I Manfred Mann sono famosi per la già citata The Mighty Quinn, ma qui la scelta è ricaduta su If You Gotta Go, Go Now: bella versione, molto Dylan ’65 grazie all’uso di chitarre ed organo; It’s All Over Now Baby Blue (canzone che contiene la frase che intitola il CD) dei misconosciuti The Cops’n’Robbers, un gruppo errebi-garage che sparì dopo tre singoli, si salva per la bellezza della canzone, ma sparisce in confronto con quella dei Them.

Mr. Tambourine Man del duo folk-rock Chad And Jeremy è letteralmente copiata da quella dei Byrds, riff di chitarra compreso, ad un ascolto disattento potrebbe sembrare la stessa canzone, cover senza la minima personalità, mentre Noel Harrison, figlio dell’attore Rex, riesce a fare sua la splendida Love Minus Zero/No Limit proponendo una rilettura di ottimo livello. One Too Many Mornings da parte della folksinger Julie Felix (che allora veniva spacciata per la Joan Baez inglese) è forse scolastica ma comunque bella, pura e cristallina; la grandiosa Visions Of Johanna è materia pericolosa, ma gli sconosciuti The Picadilly Line (è giusto con una “c” sola) la ripropongono con mano leggera, rispettosa e preservando la melodia originale. Il folksinger scozzese Alex Campbell, troppo tronfio, non rende un gran servizio a Just Like Tom Thumb’s Blues, meglio The Alan Price Set, con l’ex Animals che ci regala una versione essenziale, voce e piano, della bellissima To Ramona, mentre The Factotums (un gruppo di Manchester scoperto da Andrew Loog Oldham che però non ebbe fortuna) rilasciano una Absolutely Sweet Marie decisamente dylaniana, ma piacevole e riuscita. I poco noti The Alan Bown sono presenti con una All Along The Watchtower bella, roccata e potente: pare addirittura che Hendrix fu influenzato da questa versione, più che dall’originale di Bob (la voce solista, Jess Roden, poi nei Bronco, sarebbe stato uno dei candidati a sostituire Jim Morrison nei Doors, ma questa è un’altra storia); Boz altri non è che Raymond Burrell, futuro membro prima dei King Crimson e poi dei Bad Company, e la sua I Shall Be Released in veste soul-rock è una delle più belle del CD.

Julie Driscoll e Brian Auger (che sono i due raffigurati in copertina) colorano I Am A Lonesome Hobo di soul-errebi, trasformandola completamente, mentre I’ll Keep It With Mine dei Fairport Convention è fin troppo nota (ma allora perché non mettere la drammatica Percy’s Song?); il quartetto The Mixed Bag è tra i meno conosciuti del CD (hanno all’attivo appena due 45 giri), anche se questa pimpante e divertente Million Dollar Bash è prodotta dal grande Tim Rice ed è tra le più gradevoli. Il chitarrista folk-blues Cliff Aungier non sbaglia con una vivace Down Along The Cove (ma il flauto c’entra poco), mentre i Country Fever, che è uno dei gruppi meno noti tra quelli in cui ha militato il grande chitarrista Albert Lee, si cimentano con la non facile Tears Of Rage e riescono nell’intento, bella versione. Il CD si chiude con due degli artisti più popolari: Joe Cocker alle prese con una Just Like A Woman un po’ troppo pop per i miei gusti (ci suona anche Jimmy Page, ma non fa molto per farsi sentire), e Sandie Shaw, la “cantante scalza”, che propone un’eterea Lay, Lady, Lay, bell’arrangiamento ma voce troppo infantile. In definitiva Take What You Need è un dischetto gradevole, non troppo impegnativo, ma interessante, con diverse buone versioni di classici di Bob Dylan e qualcuna meno valida: mi sento comunque di consigliarlo soltanto ai dylaniani incalliti.

Marco Verdi