Si Torna A Parlare Di Una Piccola Leggenda Sotterranea Del (Folk) Rock Britannico. Levellers – Peace

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Levellers – Peace – On The Fiddle Recordings – LP – CD – 2 CD + DVD (Deluxe Edition)

Come già detto in altre occasioni, chi scrive ha conosciuto i Levellers in un concerto tenuto davanti a pochi intimi in quel di San Colombano Al Lambro, in occasione di un tour che promuoveva il secondo album della loro discografia, l’ottimo Levelling The Land (91), e da allora ho sempre seguito il loro percorso musicale (per onestà, con alcuni album non sempre all’altezza di quello appena menzionato). Peace arriva inaspettato a otto anni di distanza dal loro ultimo lavoro in studio, Static On The Airwaves (12), e due anni dopo We The Collective (18) https://discoclub.myblog.it/2018/04/15/30-anni-di-combat-folk-riletti-in-forma-acustica-levellers-we-the-collective/ , un disco con i loro “classici” rifatti con una bella sezione d’archi; il nuovo CD come sempre registrato negli abituali Metway Studios della natia Brighton, e prodotto dal collaboratore di lunga data Sean Lakeman (fratello del più noto cantautore Seth). Passano gli anni, ma la “line-up” del gruppo rimane sempre quella storica, composta da Simon Friend al mandolino e banjo, Mark Chadwick chitarra e voce, Jeremy Cunningham al basso, Matt Savage alle tastiere, Charlie Heather alla batteria, e il bravissimo Jon Sevink al violino, con il contributo di Ronan Le Bars alle pipes, Stephen Boakes al didgeridoo (strumento a fiato australiano), e come vocalist aggiunta in alcuni brani la brava Kathryn Roberts

Il repertorio propone come al solito canzoni con testi fortemente “politicizzati”, con storie ed eventi di vita reale radicali, suonate come sempre con la consueta energia e furore agonistico (marchio di fabbrica sin dall’esordio della band). Nella traccia di apertura Food Roof Family è immediatamente palpabile l’energia che sprigiona il gruppo, riportandoci alle atmosfere dell’esordio di A Weapon Called The World (90), seguito subito dai “riff” delle chitarre in una Generation Fear dall’arrangiamento quasi hard-rock, per poi passare ad una radiofonica Four Boys Lost, dove imperversa il violino di Jon Sevink (da sempre l’arma in più della band), mentre Burning Hate Like Fire è un brano scorrevole e accattivante dal suono molto “diverso”. Le storie proseguono con Born That Way, un brano interessante con un bel connubio di voce e strumenti, come pure nella “danzante” Our New Day”, perfetta da ballare nei Pub londinesi, magari dopo la fine della pandemia (dove è proprio impossibile non muovere il piedino), mentre Calling Out è il primo singolo di turno che sta viaggiando nelle radio inglesi, con un suono che può essere trasmesso in qualsiasi tipo di programmazione ( benché in tipico stile anni ’80).

A questo punto arrivano le chitarre acustiche di un brano folk-rock come Ghosts In The Water, un pezzo che rimanda al periodo di Zeitgeist (95). Con The Men Who Would Be King si torna a respirare le atmosfere “folk-punk-rock” degli esordi, mentre Albion & Phoenix è un altro tassello di vita reale (racconta la storia di un birraio abusivo), con uno sfondo musicale che ricorda gli anni formativi della band, brano dove tutti gli strumenti girano a mille, per andare a concludere con una traccia finale come Our Future, una canzone di speranza dall’arrangiamento intrigante e originale, che gira in forma acustica intorno agli strumenti a corda e alla bella voce di Mark Chadwick. Una delle caratteristiche distintive di Peace è l’uso di sonorità non convenzionali, privilegiando un sound folk più tradizionale basato su chitarra acustica e violino, e un cambiamento discreto tra gli stili vocali, tra la voce melodiosa di Chadwick e quella più spigolosa di Friend, dando ad ogni brano una piacevole miscela di voci contrastanti. I Levellers insomma, sono ancora una piccola istituzione della musica britannica, dopo trent’anni di carriera, la maggior parte passati “on the road” (restando per lunghi periodi uno dei live-act più richiesti in Europa), e udite, udite, senza aver mai cambiato la formazione, sintomo di un gruppo di musicisti in grado di condividere filosofie di vita e ideali politici, in modo inossidabile.

Per chi, come me, segue i Levellers, Peace può essere accostato ad periodo di Truth & Lies (05) e Letters From The Underground (08), un disco elettrico, vecchio stile, dove la vitalità, la grinta e la passione ci sono ancora (come nei due album di studio sopra ricordati), e nonostante gli anni che passano, i capelli ingrigiti e i figli a carico, ancora suonano musica per divertirsi e far divertire, con il risultato che almeno al sottoscritto fanno ancora battere il cuore. La copertina del disco, come tutte le altre dei Levellers, è opera di Jeremy Cunningham. E questo “dipinto” in modo specifico ricorda quella di Zeitgeist, sia pure con tonalità diverse.

Tino Montanari

Onde Radio Dall’Inghilterra. Levellers – Static On The Airwaves

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Levellers – Static On The Airwaves – OTF Recordings 2012

Devo ammettere che ho sempre avuto un debole per i Levellers, band folk-punk-rock di Brighton (Sud Inghilterra) sulla breccia ormai da più di un ventennio, che tengo in considerazione sin dal loro folgorante esordio “ufficiale” Levelling The Land (91), un vero e proprio “bestseller” del genere folk rock, tanto da rimanere nelle classifiche dei dischi più venduti in Inghilterra addirittura per anni. Il sottoscritto ha conosciuto i Levellers verso la fine del ’92, in un “torrido” concerto tenuto in un locale di San Colombano Al Lambro (purtroppo di fronte a poche persone), e questi “folletti” sul palco esprimevano la forza, la grinta, l’aggressività della generazione che rappresentavano (e tuttora rappresentano), il rispetto e la conoscenza della tradizione musicale nella quale era inserita. Infatti il gruppo ha mosso i primi passi della propria carriera artistica in piena era “punk-folk”, e a differenza di altri esponenti di quel periodo, ha subito dato delle connotazioni molto più elettriche al proprio suono, lasciando quasi esclusivamente all’incredibile violino di Jon Sevink le sfumature di un “sound” tradizionale, anche se va detto che il “nostro” usa generalmente lo strumento come una sciabola, cavandone sonorità che hanno poco di tradizionale e molto di “punk-rock”.

 

L’attuale “line-up” della band è composta oltre che dal citato Sevink al violino, da Mark Chadwick il cantante anche alle chitarre, Jeremy Cunningham al basso, Charlie Heather alla batteria, Matt Savage alle tastiere, e da Simon Friend al mandolino e banjo, e sotto la produzione di Sean Lakeman (fratello del più noto cantautore Seth), i Levellers con questo lavoro dimostrano musicalmente di restare fedeli alle proprie radici, dove le chitarre sono sempre sferraglianti, la sezione ritmica sembra scolpita nel granito tanto è vigorosa e solida ed il violino è sempre naturalmente al suo posto, più indiavolato che mai, ma capace anche di sfumature dolci e melodiose. I testi delle canzoni di Static On The Airwaves si riflettono sull’attuale politica estera britannica, partendo dal brano iniziale We Are All Gunmen dal ritmo saltellante, con una batteria pulsante e il violino a punteggiare la melodia, mentre la seguente Truth Is non conosce mezze misure, viaggia a tutto gas con il violino di Jon che si impossessa degli stacchi strumentali, e ricama veloci assoli. After The Hurricane è una ballata piuttosto dolce con un refrain indovinato, segue un pezzo solido come Our Forgotten Towns con un’apertura indiavolata nella forma classica della “fiddle tune”,  e ancora sempre a seguire una No Barriers dalla struttura analoga, con una arrabbiata base strumentale.

Un cenno a parte lo merita sicuramente Alone In This Darkness, un’oasi acustica in cui rivedo i Levellers che più ho amato, con un prezioso lavoro dell’immancabile violino, uno degli episodi migliori del lavoro. Si prosegue con l’irruenza e l’aggressività che pervadono Raft Of The Medusa, pezzo duro e tosto, mentre Mutiny ci porta verso lidi danzerecci, marchio di fabbrica dei primi album. Un arpeggio di chitarra introduce la splendida ballata folk Traveller, con sottofondo di piano, violino,chitarra acustica e armonie vocali, l’opposto di Second Life forse il pezzo meno riuscito del CD. Chiude il tradizionale The Recruiting Sergeant,arrangiato alla maniera dei mai dimenticati Pogues dello “sdentato” Shane MacGowan. Coinvolgente e appassionato Static On The Airwaves sprigiona un grande vigore, incanta nelle canzoni d’atmosfera e diverte negli episodi più orecchiabili, insomma, un’ottima occasione per entrare in contatto con la musica dei Levellers, sempre in bilico tra rock e folk, destinato non solo a chi ancora non li conosce, ma anche ai fans di vecchia data. Esuberante.

Tino Montanari