Come Attore E’ Bravissimo, Ma Come Cantautore…Pure! Kiefer Sutherland – Reckless & Me

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Kiefer Sutherland – Reckless & Me – BMG CD

La storia del cinema americano è piena di attori che, prima o dopo, si sono cimentati anche come musicisti e/o cantanti: senza dover per forza risalire all’epoca di Dean Martin e Robert Mitchum, in anni recenti abbiamo avuto, tra i tanti, i casi di Kevin Costner, Kevin Bacon, Johnny Depp, Hugh Laurie, Kevin Spacey, Jeff Bridges, Tim Robbins, Dennis Quaid, per finire con Russell Crowe che pur essendo australiano fa parte comunque del mondo di Hollywood. Tra gli ultimi arrivati nel doppio ruolo c’è anche Kiefer Sutherland, eccellente attore di cinema diventato però famosissimo con la serie tv 24, in cui interpreta il ruolo dell’agente Jack Bauer. Attore poliedrico, figlio d’arte (il padre Donald è uno dei più grandi di sempre, ed è per me il migliore nelle parti da “bastardo” insieme al già citato Spacey, Gene Hackman e Gary Oldman), Kiefer ha esordito come musicista nel 2016 con Down In A Hole, un bel disco di solido rock chitarristico, nel quale il nostro si scopriva anche valido songwriter https://discoclub.myblog.it/2016/08/23/sorpresa-ecco-altro-cantattore-bravo-pure-kiefer-sutherland-down-hole/ .

Che la carriera di rocker non sia per Sutherland Jr. una sorta di divertimento da dopolavoro lo hanno dimostrato i molti concerti tenuti in questi anni, ed ora Kiefer arriva anche a fare il bis discografico con Reckless & Me, un album che si rivela fin dal primo ascolto addirittura splendido nonché sorprendente visto che stiamo comunque parlando di uno che si guadagna da vivere recitando. Reckless & Me è un lavoro di vero rock’n’roll, chitarristico e vibrante, suonato alla grande da un manipolo di sessionmen di lusso (con nomi altisonanti come Waddy Wachtel alle chitarre, Greg Leisz alla steel, Brian MacLeod alla batteria ed il grande Jim Cox al piano e organo), con un tocco country che non fa mai male. Ma quello che più stupisce è la bravura di Sutherland come autore: infatti il nostro è il responsabile di nove brani su dieci (Open Road è scritta dal produttore Jude Cole), canzoni autentiche, intense e profonde, che sembrano quasi opera di un veterano del pentagramma. Un disco di alto livello professionale ed emotivo, che fa dunque balzare il nome di Sutherland tra i principali “singing actors” in circolazione. Si parte subito forte con la già citata Open Road, splendida ed intensa rock ballad da cantautore vero, con piano e chitarre in evidenza ed un suono elettrico di sicuro impatto: Kiefer canta benissimo con una voce arrochita e vissuta (molto alla John Mellencamp), e sembra davvero una vecchia volpe non del grande schermo ma delle sette note. Something You Love è più spedita, con il piano che si muove sinuoso nell’ombra e le chitarre che rispondono a tono, ma la differenza la fa una melodia trascinante ed il ritmo sostenuto, con echi di grandi storyteller rock, da Springsteen e Seger in avanti.

Faded Pair Of Blue Jeans è limpida e solare, potrebbe essere un brano degli Eagles fine anni settanta, ed è decisamente gradevole anche questa, la title track, una rock song cadenzata e grintosa, ha evidenti somiglianze proprio con lo stile di Mellencamp, le chitarre tirano di brutto (bello l’assolo di slide) ed il pathos è alto, mentre Blame It On Your Heart è puro rock’n’roll, trascinante e con un sapore country dato dalla steel e dall’uso del pianoforte degno di un bar texano. Ancora ritmo elevatissimo con This Is How It’s Done, un divertente mix tra country e rockabilly, con un motivo che sembra quasi un talkin’ dylaniano ed un tempo alla Johnny Cash; Agave inizia con una chitarra bella aggressiva e prosegue con un’andatura spezzettata e tracce di southern: grinta e bravura a braccetto, con il nostro sempre più convinto e convincente. Rimaniamo idealmente al sud con Run To Him, un pezzo tosto, elettrico e paludoso tra Texas e Louisiana ed un coro femminile dai toni gospel, mentre Saskatchewan è una ballata che parte con la voce di Kiefer nel buio, poi entra una strumentazione limpida ed il brano si rivela terso, piacevole e disteso, con un retrogusto country che non guasta. Chiusura con la deliziosa Song For A Daughter, tra folk e cantautorato puro, in cui appare anche una fisarmonica: uno dei brani più riusciti di un album sorprendente e bellissimo, in poche parole da non perdere.

Marco Verdi

Un Ritorno Alle Sue Radici. Mary Cutrufello – Fireflies Till They’re Gone

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Mary Cutrufello – Fireflies Till They’re Gone – Self Produced 2012

L’occasione per ritornare a parlare di Mary Cutrufello viene data da un concerto a cui ho assistito recentemente in un meritevole locale di Pavia (Bar Trapani). Mary, una sorta di Armatrading roots, è nata nel 1970 a Fairfield (Connecticut), in seguito ha conseguito un diploma a Yale, prima di essere convertita dai dischi di Dwight Yoakam al country. Emigrata ad Austin, dove subisce l’influenza di Dale Watson, la “signorina” forma il gruppodegli Havoline Supremes e si invaghisce di honky tonk e alternative country, maturando però uno stile chitarristico duro, muscoloso e bluesato e cantato con voce mascolina, un po’ alla Melissa Etheridge degli esordi.

Una sua canzone, Tonight I Know, viene inclusa nella compilation Austin Country Nights e attira l’attenzione della crema musicale di Austin, e le ottime apparizioni dal vivo muovono l’interesse di diverse case discografiche, la spunta la Mercury che nel ’96 pubblica Who To Love, album ancora piuttosto acerbo ma che mette in evidenza la grinta e la bravura chitarristica dell’artista. Il seguente When The Night Is Through (‘98), amplifica le buone impressioni suscitate dall’esordio, poi segue nel 2001 Songs from the 6, e dopo un silenzio che poteva diventare permanente (a causa una grave affezione alle corde vocali), incide nel 2008 il suo capolavoro personale 35, un album autoprodotto caratterizzato da una voce roca, una chitarra scorticata da “blue collar” che attinge a piene mani da   Mellencamp, Seger e ovviamente dal Boss, primo amore musicale (con una bruciante Take Em ‘As They Come), con i migliori “turnisti” su piazza da Greg Leisz a Kenny Aronoff , Cody Braun dei Reckless Kelly, e Rami Jaffee dei Wallflowers.

Questo EP Fireflies Till They’re Gone venduto solamente ai concerti e sul sito, (disponibile per il download) fireflies.htm è stato registrato a Idaho, e Minneapolis, fra il Novembre 2011 e il Gennaio 2012 (prodotto dal batterista Greg Shutte), ed è una breve raccolta di canzoni country che riporta Mary alle sue radici.

Si parte con una My Wife’s the Only One Who Knows dall’incedere country e una pedal steel in evidenza. La seconda traccia It’s Not Supposed to Be That Way, viene ripescata dal repertorio di Willie Nelson, è una roadsong che parte acustica e poi si trasforma in una ballata “rollingstoniana” con tanto di piano, cantata con voce rauca e androgina. Eight Second Lives è malinconica e molto campagnola, mentre la seguente I Just Can’t Fall Out of Love with You sembra uscita da un disco di Waylon, molto western. Un violino accompagna On a Sunday in March, 55082 (il titolo si riferisce al codice di avviamento postale di Stillwater), ballata delicata con una melodia dolorosa. Chiude un piccolo ma grande disco Dreaming My Dreams, una canzone triste e penetrante uscita dalla penna di Allen Reynolds, giocata sul violoncello delle Jelloslave (Jacqueline e Michelle).

Mary Cutrufello avrà anche un cognome improponibile per una “rockstar” (e chissà, forse anche per questo la sua avventura non è mai decollata), ma è una chitarrista dal tocco felino e un’ottima cantante, e le sue canzoni esalano il sudore di chi è cresciuto a contatto col pubblico e la vita dura on the road, e per una che ha ripreso prima di tutto i fili della sua vita, merita grande attenzione.

Tino Montanari

*NDB I video scarseggiano, per cui mi sono arrangiato con quello che c’era! Lei è brava, qualcosa da acquistare in rete si trova, fateci un pensierino.