Visto L’Argomento Forse Si Poteva Fare Meglio. One Note At A Time Soundtrack – Keeping The Music Alive Keeping New Orleans Alive

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One Note At A Time Soundtrack – Keeping The Music Alive Keeping New Orleans Alive – Louisiana Red Hot Records         

Questa è la colonna sonora di un documentario che fotografa la situazione di New Orleans e della sua musica e dei suoi protagonisti a una dozzina di  anni di distanza dall’uragano Katrina: girato da Renee Edwards, che esordisce alla regia con questo film che ha vinto molti premi negli Stati Uniti e in giro per il mondo. Completato nel 2016, il documentario è stato di recente nelle sale ed è stato trasmesso da alcune televisioni,e probabilmente, si spera, verrà pubblicato in futuro su DVD o Blu-ray, per ora è uscita solo la colonna sonora (che non è affatto facile da reperire) intesa proprio nel senso letterale del termine, in quanto nel CD ci sono anche molti brevi frammenti di interviste, dialoghi con i musicisti, e anche alcuni intermezzi creati ad hoc per lo score da Ray Russell, che ha supervisionato la scelta dei pezzi, alcuni realizzati da leggende della musica della Louisiana come Dr. John, rappresentanti della famiglia Neville, Brass band varie e anche parecchi  artisti della nuova scena di New Orleans, quelli che faticosamente stanno cercando di rilanciarne la musica.

Il tutto per chi ascolta il CD, per quanto interessante, è a tratti frammentario e spezzettato, probabilmente il film, che non ho visto, dovrebbe essere più intrigante ed avvincente: comunque nella colonna sonora ci sono momenti che potrebbero consigliarne l’acquisto, se siete fans della musica della Crescent City. Alcuni sono proprio piccoli accenni, altri sono anche fin troppo lunghi, come il remix della Let Me Do My Thing eseguito dalla Hot 8 Brass Band, che su un groove funky tipico del sound di NOLA, tra fiati e giri di basso insinuanti, poi però si trascina per quasi nove minuti tra rappate insulse e ripetute ad libitum e altre scelte sonore non felicissime, ok che è il “nuovo” sound della città, più al passo con i tempi, ma sinceramente preferivo quello vecchio. Come in una versione live di Papa Was A Rolling Stone dei Temptations, eseguita da Damion Neville & The Charmaine Neville Band; meno riuscita, nonostante il nome, è la Higher di Felice Guilmont, bella voce femminile, ma per un soul fin troppo sintetico e “moderno”, per i miei gusti personali. Decisamente meglio una ballata acustica come Slip Away, cantata da Chip Wilson e Jesse Moore, oppure un altro tuffo nel super funky, questa volta fiatistico, di Ray Nagin (Give My Projects Back) suonato dalla To Be Continued Brass Band, ed anche il suono più tradizionale e divertente di I Wish I Could ShimmyLike My Sister Kate, registrato dal vivo dalla New Orleans Ragtime Orchestra.

Niente male anche la dolce Please Don’t Take Me Home,un  pezzo tipico da cantautore, cantato da Bud Tower con il supporto di alcuni musicisti locali tra cui spiccano David Torkanowsky e Shane Teriot, oppure la jazz fusion quasi anni ’70 di una Tehran con influenze orientali ,eseguita dal Cliff Hines Quintet guidato dal chitarrista omonimo che sfrutta anche la presenza di un paio di voci femminili intriganti. I due brani dal vivo in sequenza  di Dr. John, Roscoe’s Song e Down The Road, inutile dire che sono tra le cose più interessanti, nonostante la voce sempre più “vissuta” del dottore, le mani volano sul pianoforte sempre con classe immensa; e non manca neppure il tributo al suono Dixieland di Louis Armstrong con una piacevole Down By The Riverside suonata e cantata da Barry Martin, per non parlare di uno strano vecchio R&R come Carnival Time di tale Alvin L. Johnson,  o del jazz classico proposto da Delfeayo Marsalis e la Uptown Jazz Orchestra alle prese con Blue Monk. Gran finale corale con Dr. John, Cyril Neville e altri musicisti meno noti che intonano brevemente la classica This Little Light of Mine. Alla fin fine questa fotografia della New Orleans attuale non è poi così male, scremata da tutti gli intermezzi è quasi bella.

Bruno Conti

Per Estimatori Fedeli ! Rickie Lee Jones – The Other Side Of Desire

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Rickie Lee Jones – The Other Side Of Desire – TOSOD/Thirty Tigers

Per quei pochissimi che ancora non la conoscessero, Rickie Lee Jones è una delle “signore” della canzone d’autore  americana, una raffinata cantautrice di Chicago, a diciannove anni trasferitasi a Los Angeles in cerca di fortuna, e leggenda (e realtà) vuole che verso la fine del ’77 al Tropicana Motel la “signorina” incontri Tom Waits, che rimase affascinato dalle composizioni e dalla personalità di Rickie, dando vita a una relazione artistica e sentimentale che si protrasse fino al 1980 (con  scorribande e sbronze condivise e la copia che appare immortalata sulla cover di Blue Valentine di Waits). Con un contratto in mano della potente Warner Bros. e la produzione di Lenny Waronker e Russ Titelman, la “ragazza” esordisce con l’omonimo Rickie Lee Jones (79), con un cast di collaboratori d’eccezione tra i quali Randy Newman e Dr.John ( disco dove era incluso un brano meraviglioso come Chuck E’s In Love, dedicato al collega e amico Chuck E. Weiss). Il disco vende oltre un milione di copie, ma il grande successo non la scalfisce, Rickie si ritira sulle colline di Los Angeles a scrivere le canzoni di Pirates (81) un lavoro ancora più raffinato e ispirato (We Belong Together brilla su tutti i brani), a cui farà seguire un bellissimo EP di cover Girl At Her Volcano (83), tra cui un inedito di Tom Waits Rainbow Sleeves, un classico del jazz come My Funny Valentine, e una sontuosa Under The Boardwalk dei Drifters, e The Magazine (84), dove spiccano una ballata come It Must Be Love, e una intrigante Theme For The Pope con la fisarmonica su un ritmo mediterraneo.

Dopo una pausa dovuta alla nascita di una bimba, la Jones pubblica Flying Cowboys (89) e Pop Pop (91), due album con diverse cover di carattere jazz, e brani di autori che vanno da Jimi Hendrix ai Jefferson Airplane (una toccante Comin’ Back To Me). Il ritorno a composizioni originali avviene con Traffic From Paradise (93), che grazie all’aiuto di “sessionmen” di lusso, tra i quali David Hidalgo (Los Lobos), Brian Setzer (Stray Cats) e Leo Kotte, la porta ad incidere alcuni dei brani migliori del suo “songbook”, oltre a una cover sorprendente di Rebel Rebel di David Bowie. Arriva anche il momento del primo live Naked Songs (95), frutto di una lunga tournèe in duo con il contrabbassista Rob Wasserman, a cui fanno seguito Gostyhead (97), un lavoro in cui la tecnologia ha un ruolo più che determinante, It’s Like This (00) con Ben Folds al pianoforte e ancora composto interamente da covers (su tutte Smile), mentre Live At Red Rocks (01) è una raffinata esibizione dal vivo che ripercorre il meglio della sua carriera e che fa da preludio al ben riuscito The Evening Of My Best Day (03), dove tra blues, jazz e funk trova il modo di scrivere una manciata di canzoni politiche, a cui farà seguito ancora una interessante e bella antologia della Rhino Duchess Of Coolsville (05), il dignitoso Balm In Gilhead (09), e infine rispunta con il quarto CD di covers The Devil Your Know (12), prodotto da Ben Harper, dove a suo modo rivisita vecchi brani di artisti rock e folk.

Finanziato con la solita campagna di “Pledge Music” The Other Side Of Desire arriva a distanza di sei anni dall’ultimo album di Rickie di registrazioni inedite, con la produzione del duo anglo-canadese John Porter (Roxy Music, Smiths, Billy Bragg, ma anche vari musicisti blues e soul) e Mark Howard e l’apporto di validi musicisti locali (il disco è stato registrato a New Orleans, dove la Jones, ma anche John Porter, risiedono): Jon Cleary all’organo e tastiere, James Singleton al basso, David Torkanowsky al pianoforte, Shane Teriot alle chitarre, Doug Belote alla batteria, e altri (tra cui troviamo come gradito ospite il grande Zachary Richard alla fisarmonica), per undici brani che risentono inevitabilmente dei suoni e dell’ambiente della città. “L’Altra Faccia Del Desiderio” parte con il singolo Jimmy Choos, un brano di indubbio spessore (dal ritmo un po’ sbilenco forse, ma è il suo fascino) e dalla melodia accattivante, seguito dal valzerone-country Valtz De Mon Pere (Lovers’ Waltz) cantato con Louis Michot dei Lost Bayou Ramblers, dove la voce di Rickie trasuda nostalgia https://www.youtube.com/watch?v=sj4HoLvO-Ns , per poi passare alle sonorità swing-blues di J’ai Connais Pas (un brano dove traspare l’antica passione per Fats Domino) https://www.youtube.com/watch?v=dT8CVhqrNPY , e raggiungere il punto più alto con la straziante e superba Blinded By The Hunt, un brano di atmosfera dall’andamento vagamente “reggae”. Le note meno buone, per chi scrive, iniziano con Infinity e I Want’t Here due canzoncine insulse e incompiute (dove stranamente Rickie gigioneggia con la voce), ma le cose brutte per fortuna finiscono qui, perché Christmas In New Orleans (anche se richiama troppo A Fairytale Of New York dei Pogues) è una signora ballata di grande fascino https://www.youtube.com/watch?v=PSO1zkXxClk , seguita dall’ammaliante “groove”di una Haunted in chiave soul (con la Jones che suona gran parte degli strumenti) https://www.youtube.com/watch?v=BOSJJu49DFY , una ballata evocativa come Fehttps://www.youtube.com/watch?v=x_7U6VbksL0et On The Ground  , la pianistica e monocorde Juliette, andando a chiudere con le atmosfere finali di una “circense” A Spider In The Circus Of The Falling Star, dal risultato lievemente noioso.

Devo ammettere che inizialmente non ero molto propenso a fare questa recensione, in quanto, per il sottoscritto, il nome di Rickie Lee Jones sarà sempre legato a quell’album d’esordio con la famosa Chuck E’s Love (ho consumato i solchi del vecchio vinile per i ripetuti ascolti), ma devo riconoscere che se The Other Side Of Desire non è un disco perfetto (tutt’altro), è pur sempre un disco di Rickie Lee Jones, un’artista che durante la sua carriera ha saputo allontanarsi dal folk meticciato e composito delle origini per abbracciare un cantautorato intimista dalle mille sfumature, jazz, rhythm and blues, rock e negli ultimi tempi pop e trip-hop (con risultati alterni), ma sempre con un tocco di classe nelle sue canzoni.

Adesso la “signora” si è trasferita a New Orleans, viaggia verso le sessantuno primavere, parla un corretto francese e si occupa della figlia e, giustamente, tutto intorno a lei, odora di leggenda.

Bentornata quindi alla Duchess Of Coolsville!

Tino Montanari

Non Otis, Sempre L’Altro! Bobby Rush With Blinddog Smokin’ – Decisions

bobby rush decisions

Bobby Rush With Blinddog Smokin’ – Decisions – Silver Talon Records CD/DVD

Il disco dello scorso anno di Bobby Rush, Down In Louisiana, era, per chi scrive, un buon disco, ma non un grande disco (per quanto, forse, sia il sottoscritto a pretendere troppo, visto che il disco era candidato ai Grammy come miglior disco blues, anche se il premio negli anni ha perso parte della sua autorevolezza) e pure questo Decisions viaggia più o meno sugli stessi livelli qualitativi. Se volete leggervi la storia di Bobby Rush andate a recuperare la recensione http://discoclub.myblog.it/2013/03/03/non-quello-giusto-ma-non/ , qui posso aggiungere che il nostro amico ama circondarsi, quando possibile, di ottimi musicisti, per mantenere la sua reputazione di inventore del folk-funk, definizione che si è affibbiato da solo. Questa volta si tratta dei Blinddog Smokin’, ottima formazione funky-soul-blues capitanata da Carl Gustafson, autore della traccia di apertura (e di altre nel CD), una eccellente Another Murder In New Orleans, un brano sul lato violento della Crescent City, interpretata in modo egregio da Rush, che duetta per la prima volta in carriera con l’amico e concittadino Dr. John, un blues carico di soul, mid-tempo, ideale per la voce (e il piano) del buon Mac Rebennack e che è uno dei motivi per cui varrebbe la pena di avere questo album https://www.youtube.com/watch?v=iK1AdcX0Djg (nella foto qui sotto, non si direbbe vedendola, ma il più giovane dovrebbe essere Dr. John).

bobby rush dr. john

Album che si avvale, oltre che dei Blinddog, di una serie impressionante di ottimi musicisti provenienti da quell’area geografica, New Orleans e dintorni, dove il disco è stato registrato: Sherman Robertson, Carl Weathersby e Shane Theriot, oltre allo stesso Rush, alle chitarre, David Torkanowsky alle tastiere, una nutrita serie di fiatisti, tra i quali Mindi Abair e Chuck Findley, per ricordare i più noti, Billy Branch all’armonica e moltissimi altri. Purtroppo non sempre i risultati, per quanto apprezzabili, sono all’altezza di questo spiegamento di forze: Rush, che è un arzillo quasi ottantenne (secondo alcune biografie li ha anche superati) ha una (in)sana mania, che però ogni tanto devia verso l’ossessione, per le donne “grosse”, quantomeno in quella specifica parte del corpo e nelle canzoni ama farcelo sapere.

bobby rush 1

Bobby Rush’s Bus è un funky-blues gagliardo, con armonica, fiati e voci femminili ben piazzate nella canzone, ma Dr.Rush, un hip-hop elettronico dove Bobby “rappa” (?!?) da par suo, è una ciofeca tremenda, mentre Skinny Little Women tratta l’argomento quantomeno a tempo di blues classico, ancora con l’armonica di Branch in bella evidenza https://www.youtube.com/watch?v=cz4OToB0g5A  e Funky Old Man (che sarebbe lui), con quel fior di musicisti che lo accompagnano, ha qualche evidenza dello splendore di Rufus Thomas o James Brown, divertente, per quanto sopra le righe https://www.youtube.com/watch?v=Iq2KsjaHads . Decisions è un buon blues, New Orleans style, con organo, armonica e chitarre in bella evidenza, forse le voci femminili di supporto sono troppo invadenti e la voce di Rush mostra i segni del passare del tempo, ma è ancora gagliarda https://www.youtube.com/watch?v=_3Rni2rbd5M . If That’s The Way You Like It I Like It, uno scioglilingua più che un titolo, con i suoi fiati in overdrive e la sezione ritmica in spolvero, è un altro funky che permette alla chitarra di salire al proscenio, ma evidenzia troppo i limiti attuali della voce di Bobby.

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Love of a woman è un altro blues classico, scandito ed eseguito con vigore dalla sua band https://www.youtube.com/watch?v=N5Vqi0HuXvA , bene anche Rush che si fa largo tra chitarre, piano, organo ed armonica. Discreta anche Stand Back, come molti dei brani presenti in questo album firmato da Carl Gustafson,  musicalmente sembra un brano dei Santana, solista in evidenza, fiati e vocalists di supporto ben piazzati, la voce non è memorabile e il risultato finale ricorda più i Santana delle “canzoni” recenti che la band rock dei tempi che furono. In Too Much Weekend Rush imbraccia la  chitarra acustica e ci presenta anche un lato più folk della sua produzione, un bel blues carico dove la voce è sul pezzo, vivace e decisa più che in altri brani del disco. Sittin’ Here Waiting è la bonus posta in conclusione, un altro blues elettroacustico di buona fattura che conferma il giudizio tutto sommato positivo – suonato bene, cantato anche, a parte qualche eccesso e cedimento qui è la – su questa nuova fatica del “vecchio” Bobby. Il DVD riporta il video del primo brano, l’interessante making of delle sessions dell’album e qualche intervista.

Bruno Conti

Un Misto Di Louisiana Gumbo, Rock E Blues, Con Sax! Scott Ramminger – Advice From A Father To A Son

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Scott Ramminger – Advice From A Father To A Son – Arbor Lane Music

Ragazzi che bel dischetto! Ma dove lo avevano nascosto per tutti questi anni il nostro amico Scott Ramminger? Sì, assolutamente, è già un amico: uno che fa un disco come questo Advice (per brevità) si merita comunque amicizia e rispetto da chi apprezza la buona musica. E ne aveva già fatto un altro un paio di anni fa, Crawstickers, dal nome del suo gruppo, dell’area di Washington, DC, che lo accompagna abitualmente http://www.youtube.com/watch?v=nEi3ZNm1PQw .

scott ramminger crawstickers

Questa volta ha fatto le cose in grande (ma non del tutto), si è preso il suo sax, che è lo strumento che utilizza abitualmente ed è partito per una trasferta in quel di New Orleans, dove lo aspettavano quattro musicisti straordinari: George Porter Jr., uno dei più grandi bassisti della storia della Crescent City (forse il più grande in assoluto), bastano i nomi dei Meters e dei Neville Brothers? Shane Theriot alla chitarra, negli ultimi anni ha suonato con Zachary Richard, Maria Muldaur e Jo-El Sonnier, ma in passato è stato con Aaron Neville e una miriade di altri. David Torkanowsky, se non sono disponibili Dr. John e Allen Toussaint (e Fats Domino e Professor Longhair per ovvi motivi), con piano e tastiere è il migliore su piazza ed è in grado di fare meraviglie e Johnny Vidacovich alla batteria, è un maestro dei ritmi (con DeVille e Johnny Adams). Aggiungete che Ramminger ha scritto alcune bellissime canzoni che sembrano delle outtakes dell’opera di Randy Newman, e canta anche con quello stile tra il laconico e il sardonico tipico del grande Randy. Non basta?

goerge porter jr.shane teriot

In alcuni brani il “nostro” Scott si circonda di alcune voci femminili da sballo, le McCrary Sisters, reginette del gospel e del soul, ma che due o tre cose sul funky forse le conoscono, sentitevi Funkier Than Him, un brano dove titillano ed aizzano di gusto il buon Ramminger, mentre i quattro di New Orleans, trovato un groove micidiale, provvedono a far venire giù le pareti di casa, con chitarra, sax e tastiere che decorano il tutto. Ma ci sono anche canzoni dove la melodia è di casa, per esempio la bellissima I Really Love Your Smile, Randy Newman meets Dr.John, con il pianino di Torkanowsky che va come un cippa lippa e il sax che ricama, mentre anche Theriot ci mette del suo.

mccrary sistersetta britt

Ma se serve del rock la premiata ditta chiama Etta Britt, anche da lei da Nashville come le McCrary Sisters, una abituata a duettare con Delbert McClinton, e sotto l’impulso della batteria in overdrive di Vidacovich ti confezionano una This Town’s Seen The Last Of Me, che di casa sta in mezzo tra gli Stones di Sticky Fingers e i Little Feat arrapati, giuro sul manuale delle giovani Marmotte! The Other’s Man’s Shoes è una ballata mid-tempo vellutata con la voce di Regina McCrary a duettare deliziosamente con Scott mentre Torkanowksy accarezza organo e piano con amore e Theriot con la sua chitarra tira la volata per l’assolo di sax del leader, che classe!

david torkanowksy

E anche la title-track, con tromba e trombone aggiunti, ci trasporta in qualche tipico locale di New Orleans, magari il Tipitina, a tempo di gumbo music http://www.youtube.com/watch?v=88GiyJGbBtg , la Britt è nuovamente la voce si supporto e il buon Ramminger sembra il fratello di Randy Newman (o di Hugh Laurie) in trasferta sulla foce del Mississippi. Se volete ancora un giro di danze, stretti stretti, al night di questi strepitosi musicisti, I’ve Got A Funny Feeling, è una ballatona di quelle che non si scrivono quasi più (quasi!), quando nel finale Theriot ti estrae dal cilindro un assolo di quelli magici, ti scappa l’applauso.

johnny vidacovich

Magic In the music con le McCrary di nuovo in azione, di supporto, e l’inesorabile basso di George Porter Jr. che macina ritmi (come in tutto il resto dei brani, peraltro) è un’altra traccia di ottimo funky-rock, Theriot sfodera anche il suo wah-wah per l’occasione.

Ma i Crawstickers in quel di Washington, DC che fanno http://www.youtube.com/watch?v=UbUE7JRd53U ? Aspettano il boss che, probabilmente finito il budget, torna a casa per registrare le ultime tre canzoni. I musicisti sono bravi, le tre sorelle non mollano l’osso, ma More Than One Flavor non ha lo stesso “gusto” degli altri brani, altra classe e grinta, qui siamo più nella normalità http://www.youtube.com/watch?v=tNtKu6r7ysw . Formazione ristretta per una Must Be True swingata, con organo e chitarra che guidano le danze, ma quel quid inesplicabile (o forse sì, saranno mica più bravi gli altri, ho questo vago sospetto?) delle sette tracce iniziali sembra sparito, anche se nella conclusiva Sometimes You Race The Devil ci si lancia pure nel reggae i vertici iniziali non si raggiungono più. Peccato, quello che poteva essere un piccolo capolavoro ritorna a più miti propositi, ma per l’eptalogia della prima parte (spesso ci sono dischi che di brani buoni faticano a metterne insieme due o tre) non posso fare a meno di consigliarlo agli amanti del New Orleans Sound e della buona musica in generale. Il disco è uscito già da parecchi mesi e si fatica a trovarlo ma vale la pena di cercarlo!

Bruno Conti