Ci Ha Lasciato Anche “The Screaming Eagle Of Soul”, Il 23 Settembre E’ Morto Charles Bradley, Un Breve Ricordo!

charles bradley

Questo ricordo di Charles Bradley è ricavato da alcuni Post che gli avevo dedicato in passato sul Blog e che vi ripropongo in versione aggiornata.

Questo signore ha aspettato di arrivare alla rispettabile età di 63 anni prima di pubblicare il suo primo disco,  No Time For Dreaming, quindi figuriamoci se si offende perchè il sottoscritto lo ha fatto attendere alcuni mesi prima di decidersi a recensirlo. Intanto diciamo subito che è bellissimo e valeva l’attesa, si tratta di uno dischi soul migliori dell’anno 2011. La Daptone Records (l’etichetta di Sharon Jones e di Naomi Shelton) se lo è “giocato” con calma, pubblicandogli un 45 giri ogni 2 anni circa dal 2002 al 2010 per un totale di sette, poi, sempre affiancato dalla Menahan Street Band (che sono bianchi fuori ma neri dentro), ha deciso che era il momento di fare uscire l’album completo. Vogliamo chiamarlo retro-soul pensando di offenderlo? Con una voce così, nata da mille “battaglie” vissute tra i più disparati lavori per sbarcare il lunario, Charles Bradley non fa certo mistero di quali siano le sue preferenze musicali e basta guardarlo per capire.

Trattasi di soul, infatti lo chiamano “The Screaming Eagle Of Soul” e nella sua voce ci sono echi di Otis Redding, James Brown (il suo idolo), Marvin Gaye (più a livello musicale che vocale ma anche…), sicuramente Al Green, un pizzico abbondante di Wilson Pickett, mica pischelli qualsiasi. A furia di aspettare di pubblicare il suo album, questo genere, nei corsi e ricorsi, è tornato di moda quindi Bradley al momento è perfetto. E i fiati, le chitarre, l’organo, le voci delle coriste, la ritmica rimbombante della Menaham Street Band richiama alla mente Booker T & the Mg’s, i Mar-Keys, il vecchio Isaac Hayes nella sua veste di arrangiatore. Ci sono brani più belli e vissuti, come l’iniziale The World (Is Going Up In Flames), la straordinaria Lovin’ You, Baby che se Otis fosse ancora vivo avrebbe fatto sua, i temi sociali alla Marvin Gaye di The Golden Rule (e anche quel tipo di ritmi) ma cantati con la grinta di un Wilson Pickett. Momenti più leggeri, tipo The Telephone Song che sembra una versione di Buonasera dottore di Claudia Mori rivista in un ottica maschile e black, ma molto migliore dell’originale. La ballata sofferta alla Al Green di I Believe In Your Love, con un giro di basso strepitoso e coriste e fiati ai limiti della perfezione.

Il funky reiterato alla James Brown della gagliarda title-track e lo slow fantastico (sempre vicino alle tematiche dei lentoni à la Brown) con una chitarrina col reverbero sfiziosa che contrappunta, insieme ai fiati, “l’urlato” di Bradley. In You I Found Love, con i suoi fiati sincopati è un’altra variazione sul tema della perfetta canzone soul da declamatore/urlatore più Wilson che Otis ma con con gli ottoni sempre di provenienza Stax. Eccellente anche Why Is it So Hard, altro brano con il testo che si immerge nel sociale e la musica che sprofonda sempre più nel soul, “deep” come non mai. La chitarrina acustica, i ritmi latineggianti, il classico organo hammond, le percussioni e i fiati che entrano in sequenza nello strumentale Since Our Last Goodbye rimandano più ai Mar-Keys che agli Mg’s ma sempre di piacevolissima musica parliamo.Sarà tutto un gioco di rimandi e citazioni come nella conclusiva Heartaches And Pain, che ci riporta nuovamente al miglior Otis Redding ma lasciamoli “citare” ed essere derivativi se il risultato è questo, meglio retro che avant-soul mille volte se sono così bravi.

Per la serie, bravi, fateci incazzare anche proprio voi della Daptone che siete i paladini del vinile, la “nuova” versione per il download dell’album aggiunge alla tracklist le cover di Heart Of Gold di Neil Young e Stay Away dei Nirvana (anche se pare che ci sia nel LP un codice per il download gratuito dei 2 brani). Comunque, in ogni caso, la versione in CD da dodici brani basta e avanza, è di un “derivativo” mostruoso ma così autentico che sembra quasi vero e si gode come ricci sempre quando c’è buona musica!

charles bardley changes

Charles Bradley aveva esordito nel 2011, a 63 anni, con l’album No Time For Dreaming uscito per la meritoria etichetta Daptone (quella di Sharon Jones, anche lei scomparsa alla fine dello scorso anno), o meglio per la divisione Durham Records. Poi, il figlio illegittimo nato dall’unione tra James Brown e Otis Redding (non si può? Scusate!), con qualche gene di Wilson Pickett e Marvin Gaye caduto casualmente nella provetta, aveva confermato il suo talento pubblicando il secondo album, Victim Of Love, nel 2013, e quell’anno, ad inizio novembre era anche passato dal Bloom di Mezzago, dove avevo avuto il piacere di vederlo in concerto. In precedenza, nel 2012 era uscito Soul of America, un eccellente documentario sulla sua vita, e nell’aprile 2016 Changes, quello che rimarrà il suo ultimo album. Poi nel mese di agosto gli venne riscontrato un cancro al fegato e dovette sospendere il suo tour mondiale e tutte le sue altre attività. Da allora non si è più ripreso, fino alla scomparsa avvenuta alla età di 68 anni sabato 23 settembre in quel di  Brooklyn, New York, dove viveva da parecchi anni. Riposa In Pace Vecchia Aquila Del Soul!

Bruno Conti

Nessun “Ferito” Da Questa Esplosione Di Sano Rock! Gaslight Anthem – Get Hurt

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Gaslight Anthem – Get Hurt – Island Records/Universal – Deluxe Edition 12-08-2014 USA/UK 02-09-2014 ITA

Non sono pochi quelli che aspettavano al varco Brian Fallon e i suoi Gaslight Anthem (chi scrive per esempio preferisce il “side-project” Horrible Crowes), dopo il poco convincente ultimo lavoro Handwritten (12). I Gaslight Anthem vengono dal New Jersey (il luogo mi ricorda vagamente qualcosa!), hanno all’attivo un disco di esordio Sink And Swin (07), fatto di pura rabbia (punk-rock), un seguito che ha fatto il botto, sia come vendite che a livello di critica, The ’59 Sound (08), ancora oggi uno dei più riusciti dischi rock del decennio scorso, e un terzo album dallo spirito stradaiolo e diretto American Slang (10) http://discoclub.myblog.it/2010/05/21/74c2d457cf63354e408dd1c8efce6e13/ , il sopracitato Handwritten; l’uscita all’inizio di quest’anno della compilation The B-Sides (una raccolta di “outtakes” dei loro trascorsi recenti) preludeva a questo Get Hurt (la Deluxe Edition contiene quattro tracce in più, per un totale di quasi 55 minuti), e devo dire che ad un primo ascolto mi sembra abbastanza riuscito.

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Come al solito la band viene portata per mano dal frontman, cantante e chitarrista, Brian Fallon, con i fidati “pards” Alex Levine al basso, Alex Rosamilia alle chitarre, tastiere e voce, Benny Horowitz alla batteria e percussioni (il classico quartetto rock n’roll in stile Del Fuegos), e come vocalist di supporto, due brave fanciulle che rispondono al nome di Sharon Jones (che fanciulla non è più, ma grande cantante sì) e Natalie Prass. Il tutto viene registrato ai Blackbird Studios di Nashville, con l’attenta produzione di Mike Crossey (Artic Monkeys e Jake Bugg). Get Hurt mostra i muscoli fin dall’inizio con il singolo Stay Vicious https://www.youtube.com/watch?v=K2edphSNRPY , a cui fanno seguito le dinamiche forti di 1,000 Years e la title track Get Hurt dalla atmosfera malinconica https://www.youtube.com/watch?v=I_TI14Z5NNQ .

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In Stray Paper e Helter Skeleton https://www.youtube.com/watch?v=7PLXqTZWKBk si sente il “sound” del primo Springsteen, passando poi alla melodica Underneath The Ground, mentre Rollin And Tumblin ha un intro che si adatterebbe ad un album dei Black Keys https://www.youtube.com/watch?v=iy8hLP3SFkk e anche Red Violins (un altro brano che ricorda fortemente il Boss) ci fa venire voglia di muovere il piedino. Selected Poems inizia lentamente per poi scatenarsi con poderosi “riff” di chitarre, che ritroviamo anche nella robusta Ain’t That A Shame, mentre con Break Your Heart si viaggia dalle parti delle ballate alla Tom Petty https://www.youtube.com/watch?v=WszGQrPMnd0 , chiudendo l’edizione standard con una Dark Places che picchia duro, con una sezione ritmica che potrebbe ricordare i Green Day. Come non sempre succede, questa volta le bonus tracks della Deluxe sono interessanti, a partire da Sweet Morphine che inizialmente pare un plagio clamoroso di The Dark End Of The Street (famosissimo brano soul di Dan Pennhttps://www.youtube.com/watch?v=1kCOnZL7ULs , seguita da Mama’s Boys, introdotta da una armonica inconsueta, che poi evolve in un brano “roots”, ancora un brano dal ritmo incalzante come Halloween, e la dolce chiusura con Have Mercy, con la voce e la chitarra di Brian accompagnate dal controcanto di Sharon e Natalie https://www.youtube.com/watch?v=EZT5TB_n-gc .

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Per chi scrive, Brian Fallon è un “bravo ragazzo” del New Jersey che compone canzoni intense e appassionate, e le canta con intensità anche maggiore, non dimenticando mai che lui e il suo gruppo, prima di raggiungere il successo, sono emersi da una oscura gavetta fatta di concerti nei club del Jersey, con live che hanno esaltato la loro giovanile energia, sempre suonando come una vera “bar-boogie band”. Get Hurt è un disco importante (anche per quelli che li aspettavano al varco) perché sono ancora con noi, lottano con noi, e possiamo di nuovo ascoltare una delle rock n’roll band più trascinanti e interessanti degli ultimi dieci anni: se sul futuro non ci sono certezze, il presente del rock n’roll passa (anche) attraverso i Gaslight Anthem di Brian Fallon.  

NDT: Adesso spero che Brian Fallon dia anche finalmente un seguito a Elsie (e al Live At The Troubadour) http://discoclub.myblog.it/2013/09/30/il-secondo-lavoro-di-brian-fallon-un-live-affascinante-da-to/  degli Horrible Crowes!

brian fallon

Se avete notizie in merito, fatemi sapere. Grazie!

Tino Montanari

Una Giovane “Vecchia”? Meschiya Lake And The Little Big Horns – Foolers’ Gold

meschyia lake - fooler's gold

Meschiya Lake & The Little Big Horns – Foolers’ Gold – Continental Song City/IRD

Una giovane “vecchia” o una vecchia “giovane”? Direi ovviamente la prima! E comunque come li vogliamo chiamare questi gruppi? Neo-revivalisti, neo-tradizionalisti, ammesso che ci sia differenza! Sicuramente, nonostante il nome della band, non credo ci siano riferimenti al Generale Custer, ma mai dire mai. E’ il secondo disco che pubblicano con questa “ragione sociale”: il primo Lucky Devil, ora questo Foolers’ Gold, anche se Meschiya Lake, come solista, ha pubblicato pure un disco dal vivo in coppia con Tom McDermott. Nata e cresciuta a Rapid Lake, North Dakota, la nostra amica ha un passato anche da artista da circo ed ha girato l’America in lungo e in largo prima di stabilirsi a New Orleans dalla metà degli anni duemila. Nel 2007 ha iniziato a lavorare con i Loose Marbles e nel 2009 sono nati i Little Big Horns http://www.youtube.com/watch?v=7qhn7qN2mPk .

meschiya lake band

La signorina Lake, che ora ha 33 anni (perderò mai questo vizio di dire l’età delle signore?), si è “inventata” una piacevole miscela di jazz vecchio stile alla Bessie Smith o Billie Holiday primo periodo, musica tradizionale dal Cotton Club anni ’20 e ’30, Duke Ellington e Jelly Roll Morton, un po’ di blues, del vecchio Rhythm & Blues,  forse più jump music, in definitiva New Orleans Music. Il tutto cantato con una voce pimpante e spiritata, che pesca qui e là tra i nomi citati, ma può ricordare anche una Amy Winehouse meno “moderna” e trasgressiva o Sharon Jones, che condividevano tra l’altro lo stesso gruppo di accompagnatori. Il materiale è molto “Traditional arranged” con qualche puntatina verso Cole Porter, Miss Otis Regrets, vecchio gospel, Satan, Your Kingdom Must Come Down, trovata recentemente anche sul live dei Sacred Shakers, ma era pure nel disco della Band Of Joy di Robert Plant, rischia di diventare uno standard della canzone “moderna”. Ormai gruppi e solisti che si impossessano di nuovo della grande tradizione della canzone di prima della seconda guerra mondiale impazzano negli Stati Uniti, vedi anche Pokey LaFarge o Luke Winslow-King, per non parlare della Preservation Hall Jazz Band che a New Orleans è una sorta di istituzione. Volendo, in un ambito più “leggero”, anche l’olandese Caro Emerald, a grandi linee, fa parte della stessa famiglia.

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Meschiya Lake, super tatuata ovunque, anche sulla sopracciglia (?!), ha quel quid che marchia i talenti, una bella voce che piace soprattutto (almeno al vostro recensore) nei brani lenti: il blues di Don’t Start With Me, la stupenda Midnight On The Bayou, perfetta per una gita per le strade della Big Easy, cantata con una voce che raccoglie decadi di grandi voci femminili del passato, la delicatissima The Fragrance, con un’aria quasi tzigana grazie ad un violino strappalacrime che si insinua tra i “piccoli grandi fiati”, la cadenzata Organ Grinder http://www.youtube.com/watch?v=9LqnlD1gxtU Il resto è perlopiù travolgente: dai ritmi irresistibili di Catch ‘Em Young, cantata con uno swing nella voce che replica quello che giunge dalla musica, una My Man che ricorda molto le atmosfere del Cab Calloway di Minnie The Moocher http://www.youtube.com/watch?v=3B9snMFflOM , o il dixieland alla Louis Armstrong (non lo avevamo ancora menzionato!) di It’s The Rhythm In Me. E ancora la struggente I’ll Wait For You o i ritmi latineggianti di Foolers’ Gold, vai con la rhumba.

meschiya lake 2

Young Woman’s Blues, come da titolo, è quel blues meticciato con il jazz che andava nei quartieri francesi già un centinaio di anni fa e ancora oggi ha un effetto corroborante. La già citata Satan, Your Kingdom Must Come Down comunque la arrangi è sempre una gran canzone http://www.youtube.com/watch?v=XUVIuE-YvdI e in Miss Otis Regrets per non seguire il tempo ti devi fare legare le gambe http://www.youtube.com/watch?v=VYGcVZuO67Q . La conclusiva I Believe In Music è New Orleans Sound allo stato puro, con un basso tuba che scandisce il tempo e gli altri fiati che lo seguono http://www.youtube.com/watch?v=wAk_lQAHw_0 , ha perfino un tocco più contemporaneo o come dicono quelli che parlano bene, “modernità nella tradizione”, un motto che vale per tutto il disco. E, particolare non trascurabile, lei è veramente brava, canta alla grande in tutto il disco.

Bruno Conti

Novità Di Gennaio Parte Ib. Sharon Jones, Blood, Sweat And Tears, James Vincent McMorrow, Buddy Guy And Junior Wells, Jennifer Nettles, Gaslight Anthem

sharon jones give the peoplebuddy guy and junior wells play the blues

Ecco la seconda parte delle novità in uscita questa settimana.

Partiamo con il nuovo CD di Sharon Jones And The Dap-Kings. La cantante nera americana approda al suo quinto disco per la Daptone Records. Doveva uscire nel 2013 ma era stato posticipato a causa del cancro al cancreas che l’aveva colpita. Sembra che la malattia sia stata risolta, tanto che sarà presto in tournée con li suo gruppo (la dimensione ideale per vederla e sentirla, una vera forza della natura). Comunque il soul verace ed old school si apprezza in pieno anche in questo Give The People What They Want: volete soul? volete soul? Sì, eccolo, 10 brani tosti, poco meno di 35 minuti di musica (nelle versioni Deluxe, peraltro di non facile reperibilita e per il dowload ci sono 2 brani in più e un video) http://www.youtube.com/watch?v=PrOYkHjdpdM . Tra l’altro se andate al cinema in questo periodo la potrete vedere nel nuovo film di Martin Scorsese, The Wolf Of Wall Street, mentre canta Goldfinger in pieno stile James Bond http://www.youtube.com/watch?v=AxIhhgzBY_Q . In ogni caso se vi piacciono il soul e il R&B classici non cercate troppo, o lei o Charles Bradley, con una punta abbondante di preferenza per Sharon.

Buddy And Guy And Junior Wells Plays The Blues è uno dei dischi di blues elettrico più belli di sempre: nella versione “normale” singola è regolarmente in produzione, su etichetta Rhino, però la Handmade, alcuni anni fa, ne aveva pubblicata una versione doppia Deluxe in edizione limitata e numerata non più disponibile. Ora la Friday Music ripubblica, sempre in versione doppia Deluxe e limitata (ma allora è un vizio) questo classico del Blues http://www.youtube.com/watch?v=kmOZl1tnxNs . Il disco, uscito in origine nel 1972, è famoso, anche e soprattutto, perché è co-prodotto da Tom Dowd ed Eric Clapton, che suona naturalmente nel disco insieme a Dr.John e Mike Utley alle tastiere, la J.Geils Band e A.C.Reed al sax. Nella versione doppia potenziata ha 23 tracce, 13 in più di quella singola, che comunque, se le vostre finanze non ve lo permettono, va benissimo lo stesso. In ogni caso è un gran disco!

blood sweat and tears complete columbia singlesjames vincert mcmorrow post tropical

Questo doppio CD dei Blood, Sweat And Tears The Complete Columbia Singles ad essere sinceri è già uscito da un paio di mesi, però visto che non ne avevo ancora parlato lo faccio ora. Pubblicato dalla Real Gone Music, come da titolo, raccoglie tutti i singoli pubblicati dalla band fondata da Al Kooper e poi guidata per lunghi anni da David Clayton-Thomas. Dei BS And T sono uscite, nel corso degli anni, le ristampe più o meno di tutta la discografia (i primi due album imprescindibili) ma per l’occasione, per rompere gli ex ministri Maroni ai completisti, l’etichetta ha inserito cinque versioni di brani che appaiono per la prima volta in CD. Questa è la tracklist:

Disc One

I Can’t Quit Her

House in the Country

You’ve Made Me So Very Happy

Blues—Part II

Spinning Wheel

More and More

And When I Die

Sometimes in Winter

Hi-De-Ho

The Battle

Lucretia Mac Evil

Lucretia’s Reprise

Go Down Gamblin’

Valentine’s Day

Lisa, Listen to Me

Cowboys and Indians

 

Disc Two

So Long Dixie

Alone

I Can’t Move No Mountains

Velvet

Roller Coaster

Inner Crisis

Save Our Ship

Song for John

Tell Me That I’m Wrong

Rock Reprise

Got to Get You into My Life

Naked Man

No Show

Yesterday’s Music

You’re the One

Heavy Blue

James Vincent McMorrow chi è costui? E’ un cantante irlandese molto interessante che per registrare questo suo secondo album, Post Tropical, se ne è andato a Torneo (giuro!), un piccolo paesino tra El Paso, Texas ed il confine messicano. L’etichetta è la Believe Recordings distr. Emi/Universal, Vagrant negli USA e l’album mi sembra molto interessante, cantato con una voce in falsetto pazzesca  che ha fatto scattare paragoni con Bon Iver e James Blake (ma al sottoscritto piace molto di più questo signore) questo è il video di Cavalier http://www.youtube.com/watch?v=j0DvjgagJko e questa la versione Live a dimostrazione che sa anche cantare, non è un prodotto creato in studio http://www.youtube.com/watch?v=JOYAXJpjyYw. Un poco neo-soul furturistico ma non è l’unica canzone bella del disco http://www.youtube.com/watch?v=jgE3AengS0A

jennifer nettles that girlgaslight anthem live in london dvd

In tutt’altro genere altro nome nuovo (va beh, facciamo seminuovo) è quello di Jennifer Nettles, la cantante degli Sugarland, una band di country-pop popolarissima negli Stati Uniti. Perché ve ne parlo? Perché il disco, That Girl,  che esce per la Mercury Nashville/Universal, è stato prodotto da Rick Rubin che di solito non si scomoda per le mezze calzette e contiene una versione di Like A rock http://www.youtube.com/watch?v=EqvLc1xrt3o , una delle mie canzoni preferite di Bob Seger. Non so se il resto del disco è bello (sentirò) però questa versione è notevole. Nell’album, tra il milione di musicisti utilizzati da Rubin, suona anche il tastierista dei Faces (di prossima reunion. è ufficiale lo ha confermato Rod Stewart) Ian McLagan e questo è sinonimo di qualità.

Per finire con le uscite di questa settimana un DVD: Gaslight Anthem Live In London, etichetta Island/Mercury/Universal. La copertina “sembrerebbe” un omaggio a London Calling dei Clash (ma giusto quel poco) però sono indeciso se consigliarvelo, il concerto sarebbe anche bello, però, cazzarola, neanche 40 minuti per un video non sono pochini? Mah…allora meglio questo http://www.youtube.com/watch?v=p8ttMVE04dU che è gratis e dura di più.

Alla prossima.

Bruno Conti

 

Novità Di Ottobre Seconda Parte Della Parte II. Radiohead, Marketa Irglova, William Shatner, John Wesley Harding, ZZTop Tribute, Rich Robinson, John Fahey, Ozark Mountain Daredevils Eccetera

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Altri dischetti in uscita questa settimana. Partiamo con il doppio album di Remix dei Radiohead Tkol Rmx 1234567 che esce per la XL Recordings al prezzo di un singolo album. Già The King Of Limbs non mi era parso un disco fantastico adesso abbiamo un ulteriore doppio di 19 brani, tutti quelli che erano usciti come remix in 12″, de gustibus. Per chi ama il genere remix, non i Radiohead, secondo me.

Marketa Irglova (che per qualche strano motivo ero convinto si chiamasse Inglova) era la ragazzina ceca del film Once e, prima e dopo, in coppia con Glen Hansard nel gruppo degli Swell Season. Nel frattempo, in una pausa sabbatica del gruppo ognuno ha lavorato ad un progetto solista, per primo esce questo Anar per la Anti Records. Registrato negli Stati Uniti, che sono la sua nuova patria dopo il trasferimento da Dublino, nel frattempo si è pure sposata (non con Hansard) con un ingegnere del suono. Il disco unisce il suo amore per la musica classica, il piano e cantanti come Joni Mitchell e Kate Bush. Negli Swell Season era quella che cantava meno ma il disco è bello.

Un ennesimo tributo, questa volta agli ZZTop A Tribute From Friends esce per la Show Dog Nashville/Universal questa settimana e dalla ascoltata veloce che gli ho dato…Preferisco non esprimermi sembra un disco degli Aerosmith più picchiati che rifanno i pezzi del trio texano e infatti i M.O.B. del primo brano sono Steven Tyler, Johnny Lang e la sezione ritmica dei Fleetwood Mac. Ma la loro versione di Sharp Dressed Man non è neppure malaccio. Mi chiedo cosa c’entrino Filter, Nickelback, Wolfmother, Coheed & Cambria, Mastodon, Duff McKagan e altri che se allargate la copertina del disco riuscite a leggere, con la musica degli ZZTop. Salverei la versione di Tush di Grace Potter and The Nocturnals e promuoverei Jamey Johnson che ci regala una versione fantastica di oltre 8 minuti di La Grange. Un album tutto così l’avrei preso subito, mi accontenterò di un EP con i 3 brani buoni.

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Questo è un terzetto di uscite dalla non facile reperibilità, per usare un eufemismo. Uno dei migliori gruppi country-rock della storia, gli Ozark Mountain Daredevils, pubblicano un nuovo doppio album registrato in concerto. Si intitola Alive & Wild ed esce per la New Era Productions solo sul suolo americano dove è stato registrato nell’autunno del 2010. Costa un botto, un po’ per la distribuzione e un po’ anche perché è stato realizzato utilizzando solo materiale ecologico, niente plastica nella confezione. Ci sono tre dei membri originali della formazione e il sound è più country-folk che country-rock a giudicare da quello che ho sentito, con le magiche armonie vocali delle origini affaticate dal tempo che passa. Insomma piacevole ma non indispensabile, se non avete nulla di loro meglio investire su uno dei Twofer della BGO che accoppiano il primo omonimo a It’ll Shine When It Shines e The Car Over The Lake a Men From Earth, i primi due prodotti dal grande Glyn Johns e che rivaleggiano con il meglio di Eagles, Poco o Flying Burrito Brothers.

John Wesley Harding è uno dei cantautori “sconosciuti” più longevi e più bravi in circolazione, inglese ma americano d’adozione ha già pubblicato 19 album e tre romanzi e si vi capita di sentirlo per sbaglio in un blind test ha la voce quasi identica a Costello (e anche lo stile si avvicina), ironico e caustico, basta leggere i titoli delle canzoni, nel nuovo album The Sound Of His Own Voice che esce in questi giorni per la Yep Rock, ce n’è una che si chiama There’s A Starbucks (Where the Starbucks Used To Be). Il disco è co-prodotto con Scott McCaughey (quello dei R.E.M., Baseball project, The Minus Five) e l’ingegnere del suono è Tucker Martine (Decemberist, My Morning Jacket) e marito di Laura Veirs che appare nell’album con 4 dei Decemberists stessi, Peter Buck, Rosanne Cash e John Roderick dei Long Winters. Ad un primo ascolto mi sembra uno dei migliori della sua carriera, consigliato se lo conoscete già ma anche come disco in generale.

Il CD delle Pistol Annies Hell On Heels in America è già uscito da più un mese per la Sony Nashville e mi ero dimenticato di proporlo. Si tratta di un disco di ottimo country con un trio di voci femminili, in cui la più famosa è sicuramente Miranda Lambert, ma anche le altre due Ashley Monroe e Angaleena Presley sono molto brave. Country delle “radici” tipo quello che fa abitualmente la Lambert della quale ai primi di novembre uscirà anche il nuovo album da solista Four The Record sempre country ma con la giusta dose di rock.

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E’ lui o non è lui? Certo che è lui! William Shatner alias il Comandante Kirk (ma anche Tj Hooker) torna a colpire gli appassionati di Star Trek con un nuovo album, questa volta addirittura doppio, per la Cleopatra Records, Seeking Major Tom, che fra un mesetto uscirà anche in Europa. Ma quello che stupisce è la quantità di musicisti famosi che riesce a raccogliere intorno ai “suoi progetti musicali”, questa volta, guarda caso, le odissee spaziali. Leggete chi c’è e cosa suonano e cantano sotto il suo vocione declamante:

01. Major Tom (feat. The Strokes’ Nick Valensi and Zakk Wylde on guitar and and Mike Inez (Alice In Chains) on bass)
02. Space Oddity (David Bowie) [feat. Ritchie Blackmore (ex-Deep Purple) on guitar and Alan Parsons on keyboards)
03. In a Little While (U2) (feat. Manuel Göttsching from Ash Ra Tempel on guitar)
04. Space Cowboy (Steve Miller) (feat. Brad Paisley on guitar and vocals)
05. Space Truckin’ (Deep Purple) (feat. Deep Purple drummer Ian Paice and Johnny Winter on guitar)
06. Rocket Man (Elton John) (feat. Steve Hillage (ex-Gong member) on guitar)
07. She Blinded Me With Science (Thomas Dolby) (feat. Bootsy Collins on bass and Patrick Moraz (ex-Yes and Moody Blues) on keyboards/synth)
08. Walking on the Moon (The Police) (feat. Toots (Toots & the Maytals) on vocals)
09. Spirit in the Sky (Norman Greenbaum) (feat. Peter Frampton on guitar)
10. Bohemian Rhapsody (Queen) (feat. John Wetton (Asia) on bass and vocals)
11. Silver Machine (Hawkwind) (feat .Wayne Kramer (MC5) on guitar and Carmine Appice (Vanilla Fudge/Rod Stewart) on drums)
12. Mrs. Major Tom (feat. Sheryl Crow)
13. Empty Glass (The Tea Party) (feat. Michael Schenker (UFO/Scorpions) on guitar)
14. Lost in the Stars (Frank Sinatra version) (feat. Ernie Watts on saxophone)
15. Learning to Fly (Pink Floyd) (feat. Edgar Froese (Tangerine Dream) on guitar and keyboards)
16. Mr. Spaceman (The Byrds) (feat. Dave Davies (The Kinks) on guitar)
17. Twilight Zone (Golden Earring) (feat. Warren Haynes (Gov’t Mule/Allman Brothers) on guitar)
18. Struggle
19. Iron Man (Black Sabbath) (feat. Zakk Wylde on guitar and vocals)
20. Planet Earth (Duran Duran) (feat. Steve Howe (Yes) on guitar)

Non gli sfugge nessuno: alcune sono piacevoli come la versione di Rocket Man o Mrs. Major Tom l’unica cantata da Sheryl Crow. Altre sono da sentire per crederci: Bohemian Rhapsody con John Wetton alla voce ve la raccomando. Altre ancora sono credibili, Walking On The Moon con Toots Hibbert in fondo era già reggae di suo e Silver machine degli Hawkwind con Wayne Kramer degli MC5 e Carmine Appice dei Vanilla Fudge è quasi bella! Ma Dave Davies dei Kinks che fa Mr. Spaceman dei Byrds e Ritchie Blackmore e Alan Parsons che fanno Space Oddity non me le sarei mai aspettate. Anche perchè ovviamente sono gli altri che conoscono lui, dubito che Shatner avesse mai sentito nominare Manuel Gottsching degli Ash Ra Tempel prima di questo disco!

Dale Watson è uno dei re del rockabilly moderno, ma anche dell’honky tonk, e questo The Sun Sessions registrato ai famosi Sun Studios di Nashville, Tennessee (ma non li avevano chiusi)? è proprio bello. Pubblicato dalla Red House, sembra un disco di Elvis dei tempi d’oro ma più ancora sembra un album perduto della prima produzione di Johnny Cash. Boom Chicka Boom!

Martina McBride è una delle più famose cantanti country americane, negli anni ’90 rivaleggiava come popolarità (e spesso cantavano insieme) con Garth Brooks. Questo Eleven che esce per la Republic Nashville sarà mica l’undicesimo della sua carriera? Mi sa di sì! Comunque se vi piace il country e amate le belle voci c’è in giro di peggio (ma anche di meglio, tipo la Miranda Lambert citata prima)! Una canzone che tratta il tema del cancro è sempre benvenuta anche se farcita di buoni sentimenti, ma ci sta, le intenzioni sono ottime!

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Quello che vedete raffigurato qui sopra è il nuovo album di Sharon Jones and The Dap-Kings ma anche no! Mi spiego meglio. Se leggete le anticipazioni in giro per la rete (quelle poco informate) parlano del nuovo fantastico album di Sharon Jones. Sul fantastico possiamo essere d’accordo perché lei è proprio brava, sul nuovo dobbiamo intenderci. In effetti si tratta di una raccolta di materiale uscito in dischi in vinile, b-sides, compilations, colonne sonore, brani natalizi e altro materiale registrato tra il 2004 e oggi e raccolto in questo Soul Time pubblicato dalla Daptone Records/Goodfellas. E’ comunque un bel sentire visto che lei ha una gran voce (la James Brown femminile) e per quei due o tre che non lo sanno i Dap-Kings erano quelli che suonavano spesso nei dischi di Amy Winehouse. 

Il nuovo cofanetto di John Fahey Your Past Comes Back To Haunt You The Fonotone Years 1958-1965 pubblicato dalla Dust To Devil/Revenant Records ha un solo difetto, o meglio due, la reperibilità e il prezzo. Per il resto si tratta di un box di cinque CD che come dice il titolo raccoglie il materiale registrato nei primi anni della sua carriera, molti brani appaiono per la prima volta su CD ed è l’occasione per ascoltare uno dei più grandi chitarristi acustici della storia agli albori della sua carriera. Sono 115 brani rimasterizzati ed inseriti in un box che contiene anche il primo libro scritto sulla storia di John Fahey, uno dei più grandi visionari ed improvvisatori della storia dello strumento, per chi scrive alla pari con Robbie Basho. Non l’ho mai visto in concerto (Robbie Basho sì, fine anni ’70, non mi chiedete la data, di tutti i posti, all’Anteo di Milano, se non ricordo male non era manco amplificato, tanto eravamo tutti a pochi passi dal palco improvvisato, un personaggio stranissimo ma un musicista fantastico) ma ho sentito tutti i suoi dischi e vi posso assicurare che se vi piace la musica “coraggiosa” qui c’è materiale molto interessante, aldilà del prezzo, credo si andrà verso i 100 euro. Ma il materiale della Dust To Devil/Revenant è sempre interessante, sono quelli che avevano pubblicato il cofanetto di inediti di Captain Beefheart, Grow Fins.

Rich Robinson è il fratello “meno bravo”, si fa per dire, dei Black Crowes, il chitarrista e questo Through A Crooked Sun è il suo secondo album da solista dopo Paper del 2008 e il Live acustico con il fratello Chris Robinson, Brothers Of A Feather registrato prima della reunion del gruppo. Non è male, la voce non è al livello di quella del fratello (ovviamente) ma ci sono belle ballate, pezzi rock e molta chitarra come è giusto. Etichetta Spunk.

Direi che per questa settimana è tutto.

Bruno Conti

Il Migliore Del “Colonnello”! Steve Cropper – Dedicated

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Steve Cropper – Dedicated – 429 Records/Fontana/Universal

Mi avevano detto di aspettare fino alla data di uscita prima di parlare di questo nuovo CD di Steve Cropper, ma visto che per l’Italia sarà il 30 di agosto, mentre negli Stati Uniti esce martedì prossimo 9 agosto rompo gli indugi e ve ne parlo. Il disco è molto bello, sicuramente il migliore come solista per Steve “The Colonel” Cropper che però, non dimentichiamolo, ha inciso una valanga di dischi con Booker T & The MG’s e suonato in tutti i dischi più belli della Stax, da Otis Redding a Sam And Dave passando per Wilson Pickett e Eddie Floyd. E poi, ed è il motivo per cui è conosciuto in Italia, ha suonato con i Blues Brothers di John Belushi e Dan Aykroyd.

E’ ancora un giovanotto, i 70 li compie il 21 ottobre, come testimonia questo disco, bellissimo come si è detto, ma anche per merito di ospiti e amici che suonano in questo tributo. Perché anche Cropper che è un “mito” ha avuto a sua volta degli “eroi” che nel suo caso erano i Five Royales uno dei gruppi storici del doo-wop e poi con contaminazioni con gospel e R&B anche del nascente soul che contribuirono a definire. In particolare Pete “Lowman”, uno dei tre fratelli Pauling, che era la colonna del gruppo e che, come in molte storie della musica non a lieto fine, morirà da alcolizzato nel 1973.

Ma prima ha fatto in tempo a scrivere alcune pagine indimenticabili con una serie di canzoni che resterranno sempre nella memoria collettiva della musica popolare (anche per merito di queste versioni).

Si parte con Steve Winwood che ci regala una 30 Second Lover scoppiettante che non ha nulla da invidiare ai suoi vecchi hits con lo Spencer Davis Group, visto che la voce rimane miracolosamente intatta nel tempo. Bettye Lavette ancora una volta si riconferma come la “vecchia” Diva del Soul più in forma e pimpante anche in questa Don’T Be Ashamed cantata in duetto con Willie Jones.

Breve intermezzo. Nel disco suonano: Steve Cropper, chitarra (eh va beh, ovvio), David Hood basso e Spooner Oldham, tastiere, in una inedita alleanza tra Stax e Muscle Shoals, Steve Ferrone e Steve Jordan si alternano alla batteria, Neal Sugarman dei Dap Kings (gruppo di Sharon Jones, ma anche di Amy Winehouse) si occupa dei fiati. Mentre Jon Tiven (che in alcune recensioni misteriosamente diventa Joe e suona i fiati, per la serie informarsi mai?) si occupa della produzione del disco insieme allo stesso Cropper. Voi direte, e come fai a saperlo? Perchè ho recensito un disco di un suo “protetto” Troy Turner jon%20tiven, e mi ha anche gentilmente ed educatamente ringraziato nei Commenti.

Fine intermezzo. Ovviamente con tutto quel ben di Dio di musicisti sarebbe difficile fare male. Proseguendo, troviamo Baby Don’t Do It in duetto tra un BB King in gran forma e la figlia di un suo “discepolo” Shemekia Copeland, diventata cantante di grande bravura. Molto particolare e godibile la versione di Dedicated To The One I Love che tutti ricordano nella versione di Mama Cass dei Mamas and Papas e che Lucinda Williams, non potendo competere a livello vocale, trasforma in un suo pezzo con l’aiuto di un altro “grande vecchio” Dan Penn.

John Popper (L’ex Blues Traveler) con armonica al seguito se la cava più che bene in My Sugar Sugar. Neanche a dire che quando siamo in ambito soul Delbert McClinton è nel suo elemento e la versione di Right Around The Corner è tra le cose migliori del disco. Nel disco di un chitarrista un brano strumentale non può mancare: e infatti ce ne sono due (facciamo due e mezzo), Help Me Somebody e Think, più Slummer The Slam, in duetto con Buddy Miller, che è anche cantato ma è l’occasione per “lasciare andare” le chitarre per i due musicisti. Uno potrebbe pensare che anche I Do il brano dove appare Brian May potrebbe essere uno strumentale e invece il vecchio “Queen” rispolvera le sue vecchie doti di “armonizzatore” usate in alcuni brani di Mercury e risulta tra i più rispettosi del doo-wop del brano originale, ovviamente modernizzato alle sonorità attuali.

Sharon Jones è, forse, la migliore delle cantanti soul delle ultime generazioni e la conferma è questa ottima e ritmata Messin’ up che potrebbe sembrare un brano di James Brown (che invece aveva cantato Think che qui appare come strumentale). Bettye Lavette le risponde con una sontuosa deep soul gospel ballad come Say it. Dan Penn era più noto come autore che come cantante ma qui sfoggia una voce alla Ray Charles bianco per una bellissima Someone Made You For Me.

Mancano due brani per concludere: Come On And Save Me, un duetto tra Dylan LeBlanc, che forse appare per meriti di famiglia (in quanto figlio di…), e ancora una esplosiva Sharon Jones. Lucinda Williams, “williamizza” se si può dire When I get Like This e conclude in gloria questo piacevole tributo. Inutile dire che Steve Cropper lavora di fino con la sua chitarra nella maggior parte dei brani, da perfetto “comprimario” di gran classe quale è sempre stato, non gregario o “spalla”.

Non ho trovato video in rete relativi a questo album per cui ho messo qualche “classico”, se volete altre informazioni home.html

Bruno Conti