Novità Di Giugno Parte II. Sigur Ros, Tungg, Jason Isbell, These New Puritans, Phish, Jerry Garcia, Lloyd Cole, Big Star

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Riprendiamo con la rubrica delle uscite prossime alle quali non dedico un Post specifico o sono state già trattate con molto anticipo. Ci sono alcuni titoli già pubblicati nelle settimane scorse ma il grosso esce  il prossimo 25 giugno. Tra oggi e domani, diviso in due, il tutto. Partiamo con i primi tre.

Il nuovo Sigur Ros Kveikur, il primo, dopo la cessione del contratto Parolophone/Virgin alla Universal, a uscire per la XL Recordings, è anche la loro prima volta con la formazione a tre. E’ stato pubblicato, a macchia di leopardo, nei vari paesi, tra il 12 e il 18 giugno. Secondo il gruppo il suono è più “aggressivo” rispetto ai lavori precedenti. Può essere, anche se non più di tanto, ma non sono mai stato un fan sfegatato del gruppo islandese, non mi dispiacciono ma non mi fanno impazzire, comunque interessanti e rispettabili!

I Tungg vengono presentati come una band di “folktronica” o folk sperimentale se preferite. Vengono dall’area londinese e Turbines è il loro quinto album, pubblicato dalla Full Time Hobby il 18 giugno. L’alternarsi e l’incrociarsi di elettronica e suoni acustici è sempre affascinante anche se un po’ spiazzante, come l’interagire tra voci maschili e femminili anche se i puristi del folk non sempre li apprezzano a fondo. Al sottoscritto non dispiacciono ma apprezzavo anche i tedesco-canadesi Emtidi che facevano queste cose (meglio) più di 40 anni fa nei dischi Saat e nell’omonimo Emtidi.

Field Of Reeds dei These New Puritans è il disco del mese della rivista inglese Uncut e anche se ultimamente non sempre condividido a fondo le loro scelte (come in questo caso, parlo della rivista) è sicuramente un disco interessante ma “not my cup of tea”: indie-altenative-post-punk-new wave-alternative, vedete e sentite voi. Si tratta del loro terzo disco, il primo per la Infectious Records ed è uscito l’11 giugno, questa V (Island Song) mi ricorda, vagamente. qualcosa dei vecchi Van Der Graaf (anche se Peter Hammill è di un’altra categoria), e devo ammettere che il brano non è male.

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Jason Isbell, l’ex Drive-By-Truckers, ogni disco solista che pubblica fa un saltino in avanti a livello qualitativo e anche il nuovo Southeastern (quindi fa del southern rock dell’Est, in effetti venendo dall’Alabama), etichetta Relativity/Southeastern,  il suo sesto album, compresi due live, conferma questi progressi. Il CD è uscito l’11 giugno, anche se molti non se ne sono accorti, ma rimediamo, comprende dodici brani nuovi tutti firmati da Isbell ed è molto bello: tra gli ospiti due presenze femminili di spicco, Kim Richey e Amanda Shires. Senti che roba!!

Ogni tanto il nostro amico Lloyd Cole lascia la sua zampata (morbida, da gattone) e, dopo l’ottimo Broken Records del 2010 com-e-diventato-vecchio-ma-bravo-lloyd-cole-broken-record.html,  la settimana prossima esce il nuovo Standards, sempre per la Tapete Records. Nonostante il titolo sono tutti brani nuovi meno una cover (California Earthquake del grande John Hartford) e ne hanno parlato molto bene anche in questo caso, addirittura, una rivista, Classic Pop Magazine gli ha dato cinque stellette. Essendo stato finanziato anche dai fans, come ultimamente spesso capita, gli stessi hanno avuto diritto ad una special edition del disco con un secondo di CD di outtakes e rarities. Appena mi capita tra le mani, esce la settimana prossima, il 25 giugno, prometto recensione completa: da quello che ho potuto sentire mi sembra molto buono anche grazie ai musicisti utilizzati, Matthew Sweet, il batterista Fred Maher, Joan Wasser (Joan As A Policewoman), l’immancabile tastierista Blair Cowan.

Finalmente un nuovo Live dei Phish, sarà l’80°, ho perso il conto! Si chiama Ventura, è sestuplo, contiene le registrazioni dei concerti completi tenuti il 30 Luglio, 1997 e il 20 Luglio, 1998 al Ventura County Fairgrounds in Ventura, California. Se comprate il cofanetto sul sito del gruppo Dept.aspx?cp=773_61389, vi regalano anche un settimo CD con un estratto del concerto del 21 marzo 1993 al Ventura Theatre, Buenaventura. Certo che costa stare dietro ai Phish, in ogni caso li trovate qui sotto…

 

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Sempre a proposito di dischi dal vivo prosegue la pubblicazione del materiale di archivio di Jerry Garcia, Garcialive Volume Two della Jerry Garcia Band riporta il concerto tenuto il 5 agosto del 1990 al Greek Theater Berkeley, California. Si tratta di un doppio CD pubblicato, sempre il 25 giugno e solo negli Stati Uniti, dalla ATO Records e anche se il tour è lo stesso del doppio CD Jerry Garcia Band pubblicato dalla Arista nel 1991, il repertorio cambia, come potete verificare:

Set 1:
1. How Sweet It Is (To Be Loved By You)
2. Stop That Train
3. Forever Young
4. Run For The Roses
5. That’s What Love Will Make You Do
6. My Sisters And Brothers
7. Tears Of Rage
8. Deal

Set 2:
1. Midnight Moonlight (featuring Béla Fleck)
2. The Harder They Come (featuring Béla Fleck)
3. And It Stoned Me
4. Waiting For A Miracle
5. Evangeline
6. Think
7. That Lucky Old Sun
8. Tangled Up In Blue

Questa è la formazione:

Jerry Garcia – Guitar, Vocals
John Kahn – Bass
Melvin Seals – Organ
Jaclyn LaBranch – Vocals
Gloria Jones – Vocals
David Kemper – Drums

con Bela Fleck ospite nei due brani indicati. Non costa molto nonostante sia import, poco più di un singolo CD, quindi un pensierino si può fare.

Oggi finiamo con un “nuovo” CD dei Big Star, Nothing Can Hurt Me. Era già uscito come doppio LP, a prezzi vertiginosi, per il Record Store Day ad aprile ed ora la Omnivore Recordings lo rende disponibile anche come CD. Si tratta della colonna sonora del documentario dedicato alla band di Alex Chilton (e Chris Bell) e contiene tutto materiale inedito con versioni alternative di tutti i classici della band, e non solo, questa è la tracklist del vinile ma il CD, in uscita il 25 giugno, ha lo stesso contenuto:

Side 1:

1. O MY SOUL (Demo, 1973)

2. GIVE ME ANOTHER CHANCE

(Control Room Monitor Mix, 1972)

3. IN THE STREET (Movie Mix, 2012

4. WHEN MY BABY’S BESIDE ME

(Alternate Mix, 1972)

5. STUDIO BANTER (1972)

6. TRY AGAIN (Movie Mix, 2012) – Rock City

Side 2:

1. MY LIFE IS RIGHT (Alternate Mix, 1972)

2. THE BALLAD OF EL GOODO

(Alternate Mix, 1972)

3. FEEL (Alternate Mix, 1972)

4. DON’T LIE TO ME (Alternate Mix, 1972)

5. WAY OUT WEST (Alternate Mix, 1973)

 

Side 3:

1. THIRTEEN (Alternate Mix, 1972)

2. YOU GET WHAT YOU DESERVE

(Alternate Mix, 1973)

3. HOLOCAUST (Rough Mix, 1974)

4. KANGA ROO (Rough Mix, 1974)

5. STOKE IT NOEL (Backward Intro, 1974)

6. BIG BLACK CAR (Rough Mix, 1974),

Side 4:

1. BETTER SAVE YOURSELF

(Movie Mix, 2012) – Chris Bell

2. I AM THE COSMOS

(Movie Mix, 2012) – Chris Bell

3. ALL WE EVER GOT FROM THEM WAS PAIN

(Movie Mix, 2012) – Alex Chilton

4. SEPTEMBER GURLS

(Movie Mix, 2012)

Per oggi è tutto, alla prossima!

Bruno Conti

Novità Di Maggio Parte IV. Rumer, Joan Armatrading, Regina Spektor, Melody Gardot, Julia Stone, Sigur Ros, Sun Kil Moon, Edward Sharpe & The Magnetic Zeros

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Oggi doppio Post. Come promesso anche la prima parte delle novità discografiche in uscita martedì 29 maggio.

Partiamo come un florilegio di voci femminili che paiono concentrare le loro pubblicazioni in questo scorcio dell’anno. Quindi oltre alle già citate Carlile, Chapin Carpenter, Colvin, Lisa Marie Presley e Patti Smith tutte in uscita le prossime settimane, cos’altro troviamo per la gioia degli appassionati?

Secondo album per la britannica Rumer, l’annunciato da mesi disco di cover per Sarah Joyce sarà una vera cornucopia di delizie per chi ama la buona musica visto che la nostra amica non si limita a re-interpretare brani scontati ma ha scelto tra il fior fiore degli autori di culto e non solo. Ovviamente, ormai pare una maledizione, non manca la Special Edition singola ma con 4 tracce extra anche per questo Boys Don’t Cry pubblicato dalla Atlantic, questa la lista dei brani, con gli autori a fianco:

P.F. Sloan- Jimmy Webb
Be Nice To Me- Todd Rundgren
It Could Be The First Day- Richie Havens
Travelin’ Boy- Paul Williams
A Man Needs A Maid- Neil Young
Soulsville-Issaac Hayes
The Same Old Tears On A New Background- Stephen Bishop
Soul Rebel- Bob Marley
Flyin’ Shoes- Townes Van Zandt
Home Thoughts From Abroad- Clifford T ward
We Will- Gilbert O Sullivan
My Cricket- Leon Russell

Boys Don’t Cry (Special Edition)

Sara Smile-Hall and Oates
Just For A Moment- Ronnie Lane
Andre Johray- Tim Hardin
Brave Awakening-Terry Reid

La voce è meravigliosa come di consueto, naturale e leggiadra come nel disco precedente che se non avete vi consiglio caldamente perfect-pop-rumer-seasons-of-my-soul.html , quelle belle voci, calde e goduriose, molto anni ’70, ma chissenefrega, anzi.

A proposito di anni ’70, Joan Armatrading in quegli anni era inarrivabile, seconda solo a Joni Mitchell per la qualità dei suoi dischi. In questo ultimo periodo sta vivendo una nuova giovinezza, magari non a quei livelli ma Starlight che esce per la Hypertension la conferma cantautrice di spessore. Dopo Into The Blues e This Charming Life e il bellissimo CD+DVD Live At The Royal Hall questa volta Joan si cimenta con un repertorio più jazzato, ma sempre il jazz visto a modo suo, con quella voce che ci riporta a quella di uno dei suoi idoli, Nina Simone, che ricorda moltissimo nell’inflessione vocale.

La russa-americana Regina Spektor arriva al sesto album con questo What We Saw From The Cheap Seat, al solito per la Warner Bros. C’è anche una nuova versione di Don’t Leave (Ne Me Quitte Pas) che aveva inciso nel 2002 per Songs. La versione Deluxe questa volta la trovate solo su iTunes dove ci sono tre brani in più di cui due cantati in russo. Lei è brava, ma rimango fedele ai dischi fisici, quando possibile.

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Come la due copertine differenti vi avranno fatto intuire anche il nuovo album di Melody Gardot, The Absence, esce pure in versione Deluxe, in questo caso CD con DVD contenente il Making Of di La Vie En Rose, lo stessi brano e altre tre tracce extra. Questa volta la bravissima cantante americana di origine polacca si rivolge anche al Brasile, come sonorità, con l’aiuto di Hector Pereira che produce e suona la chitarra acustica. La versione Deluxe, stranamente, non esce contemporaneamente a quella normale in tutti i paesi, ma in Italia sì, per cui che ce frega? C’è pure il vinile se volete.

Julia Stone lascia momentaneamente a casa in Australia il fratello Angus e produce il suo secondo album da solista, questo By The Horns che stranamente esce in contemporanea a Down Under. Prodotto da Thomas Bartlett (the National) e con altri National tra i musicisti, oltre alla cover di Bloodbuzz Ohio del gruppo americano, ma anche dal co-produttore Patrick Dillett che di solito si occupa, tra gli altri, di Mary J Blige, il disco miscela il pop-folk sussurrato dalla vocina sexy di Julia, come nei dischi con il fratello, con arrangiamenti più complessi musicalmente. I due dischi come coppia hanno avuto un notevole successo sia di pubblico che di critica. Per avere una idea dello stile ascoltate questa piacevole cover di You’re The One That I want (è proprio quella di Grease, al ralenti). A luglio naturalmente esce il disco solista di Angus. Dimentico qualcosa? Etichetta Picture Show Records/Nettwerk.

 

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Nuovo album di studio, a sei anni dal precedente, per i Sigur Ros, titolo facile da ricordare questa volta, Valtari, esce per la Parlophone/EMI. Per non smentirsi, il vinile è triplo e contiene 16 brani contro i 9 della versione in CD (ma chi aveva fatto il pre-order ha diritto a due brani in più) e sul sito del gruppo c’è anche un ulteriore brano gratuito. E usciranno anche una dozzina di video affidati a vari diversi autori.

La copertina è bruttissima, una delle più brutte mai viste, anche per il taglio sghembo voluto del disegno ma la musica del nuovo doppio album dei Sun Kil Moon Among The Leaves pubblicato come al solito dalla Caldo Verde è come di consueto all’altezza della fama di Mark Kozelek leader dei mai dimenticati Red House Painters. Il disco è perlopiù acustico con Kozelek che si accompagna ad una acustic nylon string guitar ma in alcuni brani appaiono anche altri musicisti a “movimentare” le cose. La versione doppia è limitata e contiene due versioni alternative e tre brani dal vivo. Se interessa questo è il contenuto della limited edition, il titolo del terzo brano è fantastico!

01 I Know It’s Pathetic but That Was the Greatest Night of My Life
02 Sunshine in Chicago
03 The Moderately Talented Yet Attractive Young Woman vs. The Exceptionally Talented Yet Not So Attractive Middle Aged Man
04 That Bird Has a Broken Wing
05 Elaine
06 The Winery
07 Young Love
08 Song For Richard Collopy
09 Among the Leaves
10 Red Poison
11 Track Number 8
12 Not Much Rhymes With Everything’s Awesome at All Times
13 King Fish
14 Lonely Mountain
15 UK Blues
16 UK Blues 2
17 Black Kite

Bonus disc:

01 Among the Leaves (Alt. Version)
02 The Moderately Talented Young Woman (Alt. Version)
03 That Bird Has a Broken Wing (Live)
04 UK Blues (Live)
05 Black Kite (Live)

All’inizio del mese di maggio Edward Sharpe & The Magnetic Zeros sono passati dal David Letterman Show per presentare il nuovo album Here, pubblicato in Europa dalla Rough Trade e in America dalla Community/vagrant. Siccome la trasmissione di Letterman ora si vede anche nelle nostre lande sui canali Rai gratuiti del digitale terrestre, molti sono rimasti colpiti da questa eterogenea e numerosa formazione già approdata al secondo album. Se non li avete mai visti o sentiti, sono molto bravi, ecco qua!

Domani, proseguiamo con le altre, numerose, uscite del 29 maggio. Più sotto nella pagina trovate anche la recensione del nuovo Alejandro Escovedo!

Bruno Conti

Bravi Ma Basta. Of Men And Monsters – My Head Is An Animal

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Of Monsters And Men – My Head Is An Animal – Universal Republic

Quindi, prendendo spunto dal titolo di una importante “opera” di Lino E I Mistoterital (ma esiste ancora? Il tessuto, non il gruppo!) eccoci a parlare di questa confraternita islandese di “figli di…” e una “figlia di…”(ma ce n’è una anche nella sezione fiati) dove tutti hanno un cognome con un suffisso che finisce per sson e dottir ma non hanno praticamente nulla in comune,almeno a livello musicale, con i connazionali Sugarcubes e Sigur Ros, le altre glorie nazionali.

Tutto comincia nel 2010 quando il gruppo vince il “Musiktilraunir”, ovvero la Battle of The Bands dei gruppi esordienti che procura loro un contratto a livello locale. Nell’estate del 2011 esce in Islanda questo My Head Is An Animal, titolo estrapolato dal brano Dirty Paws che apre l’album. Nella loro isola è subito un successo che attira l’attenzione soprattutto della stampa specializzata americana, Paste e USA Today li inseriscono nei nomi da tenere d’occhio per il 2012 e a marzo di quest’anno sono ospiti al South By Southwest di Austin e iniziano ad avere una buona base di fans soprattutto a Seattle e Filadelfia che poi si sparge in tutti gli States tanto che l’album, pubblicato là il 3 aprile, schizza subito al 6° posto della classifica di Billboard (ma sono già scesi dopo l’exploit iniziale).

Sarà vera gloria? Forse non è un caso che alla manifestazione texana, negli anni precedenti, avevano avuto successo due gruppi come i Mumford and Sons e The Head and The Heart con la musica dei quali questi Of Monsters And Men hanno più di un punto di comune, e si sono fatti anche i nomi dei Decemberists, Arcade Fire, Great Lake Swimmers, Death Cab For Cutie, band che fanno parte tutte di questo fenomeno definito del “neo-folk-rock”. Tutto vero, la loro musica si può avvicinare al sound di queste band, con brani dall’andatura quasi di marcette epiche con dei ritornelli pop in crescendo nella parte centrale del brano e l’utilizzo anche di fisarmonica e fiati a fianco delle classiche chitarre, acustiche ed elettriche, in gran copia, tastiere quanto basta ed una sezione ritmica discreta di stampo folk che è in grado di propellere improvvisamente le canzoni verso euforiche accelerazioni. Sul tutto galleggiano le voci dei due leader (spesso usate all’unisono), quella femminile, vispa ed espressiva, di Nanna Bryndis Hilmarsdottir e quella più piana di Ragnar Porhallsson che sono i punti di forza del gruppo.

Il disco pubblicato dalla Universal differisce leggermente dall’edizione che era uscita per il mercato islandese: è stato aggiunto un brano, From Finner e, in alcuni altri, dietro alla consolle siede Jacquire King, già responsabile del successo di Kings Of Leon, Punch Brothers, Norah Jones, anche Tom Waits e molti altri, quindi perfettamente in grado di maneggiare gli stili più disparati per un suono più professionale. Sin dall’apertura della citata Dirty Paws il copione dei brani è più o meno quello (e forse è l’unico limite, se ce n’è uno, della loro musica), attacco di chitarre acustiche arpeggiate sul quale entrano la voce (o le voci), poi si unisce, spesso in crescendo la band, à la Arcade Fire o Mumford and Sons, cori di gruppo inframmezzati da oh-ah-eh euforici e che catturano l’ascoltatore e brevi pause inserite ad arte prima che il sound d’insieme del gruppo si riappropri del tema musicale del brano.

In King and Lionheart la voce è quella di Nanna, con qualche deriva tonale non dissimile da una Bjork meno “schizzata”, e una pronuncia inglese piuttosto chiara che nel Lionheart ripetuto ad libitum (e nel primo ascolto non avevo capito cosa diceva per via di quello “strano” inglese che usano gli islandesi) si avvicina ai temi sonori cari alla musica folk britannica. Mountain Sound è un’altra marcettina cantata a voci alternate dai due leaders e per certi versi mi ricorda quei brani pop primi anni ’80, ma di quello nobile di Housemartins o Smiths con qualche tocco “celtico” come i primi Big Country. Slow And Steady, come da titolo, rallenta i tempi ma non la loro capacità di fondere tematiche pop, anche gli U2 o i Simple Minds di Street Fighting Years vengono alla mente, temperati dalla voce evocativa della Hilmarsdottir, mentre gli arrangiamenti corali delle voci non mancano di avvincere l’ascoltatore. From Finner potrebbe ricordare i Cranberries di Dolores O’Riordan, quelli più tenui a tinte pastello degli esordi (ed infatti è stato citato come altro punto di riferimento), la fisarmonica è lo strumento guida di questo brano. 

Little Talks, con i suoi fiati euforici e un ritornello irresistibile, è il singolo trainante di questo album, che sta uscendo a pelle di leopardo in questa operazione di conquista del mercato globale: in Italia, Regno Unito e nel resto d’Europa verrà pubblicato a metà maggio (con l’eccezione di Olanda, Svizzera e Germania dove è già uscito con un discreto successo). Alcuni brani hanno un notevole appeal radiofonico quindi non è da escludere che il disco possa diventare un long seller come è stato l’esordio dei Mumford che è tutt’ora nelle classifiche americane. Non tutti i brani sono memorabilizzabili: la seconda parte dell’album è meno fresca e frizzante, Six Weeks cantata dal solo Porhallsson non mi sembra memorabile (se mi passate il gioco di parole) e si risolleva nel finale quando entra la voce di Nanna. Viceversa Love Love Love con le sue atmosfere folk (qualcuno ha detto John Barleycorn?), sognanti e fiabesche, per una volta resiste al tentativo continuo dell’accelerazione sonora a tutti i costi. Your Bones si riallaccia ai brani epici della prima ondata del folk britannico già ripercorse da gruppi come i Decemberists con in più il tocco sonoro delle trombe e dei fiati in genere mutuati dagli Arcade Fire in una riuscita miscela. Sloom, di nuovo cantata dalle due voci soliste alternate parte quieta ed acustica fino al consueto finale più gioioso che li riavvicina nuovamente al suono dei Mumford and Sons.

Pur confermando un piccolo cedimento qualitativo nella seconda parte del CD anche nel finale si può ascoltare una vibrante Lakehouse, di nuovo in area Cranberries e la dolce Yellow Light con una lunga coda strumentale. Tanti i nomi di riferimento ma anche buona musica, vedremo se resisterà alla distanza e agli ascolti ripetuti. Bravi, ma basterà?

Bruno Conti 

Dopo Jonathan Wilson Continua La “Rivincita” Della Psichedelia? Dalla Svezia The Amazing – Gentle Stream

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The Amazing – Gentle Stream – Subliminal Sound

Una “psichedelia” gentile e affiancata dal folk-rock e dai suoni della West Coast con più di un pizzico di progressive rock (anche se Stoccolma è nella Svezia orientale che già di suo è ad est), ma almeno idealmente le coordinate di The Amazing (non hanno false modestie fin dal nome del gruppo) sono quelle. Molto in comune anche con il quasi omonimo album di Jonathan Wilson che da qualche mese sta allietando i miei ascolti e che finalmente posso citare come punto di riferimento “moderno” per identificare un tipo di musica senza dover necessariamente ricorrere a nomi che vengono dal passato (ma aspettate un attimo che arrivano)!

Intanto, per la cronaca, il gruppo è già al terzo disco, un album completo e un mini negli ultimi due anni, entrambi decisamente belli ma questo è il loro migliore. E hanno anche un gruppo collaterale da cui provengono due quarti dei componenti, gli ottimi Dungen con una militanza di una decina di anni sulla scena musicale svedese, fautori di un rock leggermente più estremo, con propaggini di jazz-rock, progressive e vaghe tracce hendrixiane che si uniscono ai suoni più morbidi di questo Gentle Stream. I due sono il batterista Johan Holmegard e soprattutto il chitarrista Reine Fiske, il vero asso nella manica di entrambe le formazioni e, solo nel caso degli Amazing il cantautore Christoffer Gunrup, con una voce morbida e melliflua come poche. Devo ammettere che dalla Svezia non vengono solo gli Abba o i Cardigans, i Roxette e Yngvie Malmsteen o se proprio vogliamo anche gli Ark ma in passato da lì è venuto un artista di culto come Bo Hansson autore nei “mitici” anni ’70 (per parafrasare il buon Gianni Minà) di una serie di album strumentali che musicalmente hanno più di un punto in comune con questo album (se volete investigare vi consiglierei due dischi bellissimi come Lord Of The Rings e Magicians Hat vere fucine di idee e continui cambiamenti sonori all’interno di strutture molto trasversali, ma anche gli altri album meritano). 

Ma veniamo a questo Gentle Stream, colpevolmente accantonato (ma come diceva il maestro Manzi, “Non è mai troppo tardi”) e che invece si segnala come uno dei dischi più interessanti di questo 2011 appena concluso: derivativo come pochi, ma se è fatto così bene, non si può non accettare. Ora vi colpirò con un’orgia di citazioni (musicali) perché uno non si può trattenere, ascoltando questo disco ti fioriscono spontanee!

A partire dall’inizale Gentle Stream quasi 7 minuti di pura magia sonora, che affianca il già citato Jonathan Wilson nella ripresa di sonorità uscite dalla Laurel Canyon di inizio anni ’70 e dalla West Coast tutta, quindi il Crosby di If I Could Only Remember My Name, l’opera tutta del Neil Young in vena di morbide jam chitarristiche, i Pink Floyd di quegli anni, Quicksilver, Mad River con la chitarra elettrica meravigliosamente inventiva di Friske che si libra come un novello Cipollina o Garcia oltre a Stills e Young nelle loro cavalcate più geniali. E il resto del gruppo non è da meno, con due batteristi mai scontati nel loro agile drumming.

E come non ricordare il Nick Drake di Bryter Layter nelle dolci evoluzioni da paesaggi autunnali della deliziosa Flashlight, tra folk, Canterbury sound dei primi Caravan (la batteria jazzata e l’uso del flauto), e poi nel finale con l’entrata del sax anche i King Crimson più sognanti (ma non scordiamoci McDonald & Giles, grandissimo disco).

International Hair riprende ed amplia queste tematiche folk (vogliamo dire Fairport, John Martyn e Incredible String Band e i Pink Floyd più pastorali?). E diciamolo! Delicate voci femminili di supporto si incrociano con la voce di Gunrup per creare dei punti di contatto anche con i primi Radiohead di Thom Yorke, mentre le tastiere peraltro sempre presenti anche nei brani precedenti cuciono il sound con una presenza discreta ma molto efficace e le chitarre si insinuano nelle pieghe del sound con un lavoro sottile e di fino di gran classe, sempre senza dimenticare il notevole lavoro delle percussioni.

Ancora suoni cesellati tra folk e gentile psichedelia nell’incantato rock progressivo di The Fog che può ricordare (almeno a chi scrive) i primi Genesis di Trespass e Nursery Cryme (senza la voce di Gabriel, Ok, non si può avere tutto dalla vita!). Poi tornano le cascate di chitarre in Gone, altro eccellente esempio di come la West Coast di quegli anni si può fondere con il meglio del sound britannico della stessa epoca attraverso la riproposizione sonora degli Amazing, il risultato chiamatelo come volete a me verrebbe in mente “buona musica”!

Dogs (nonostante il nome) è decisamente Meddle o Atom Heart Mother dei Pink Floyd suonata da CSNY sotto la direzione di Jerry Garcia o, se vi capiterà di sentirli, dei passaggi del Bo Hansson sopracitato, con organo, chitarre e le batterie che costruiscono un tappeto sonoro perfetto per le “estatiche” vocalità di Gunrup prima di esplodere in una jam strumentale finale di rara efficacia. I due minuti di Assumptions tra fade-in e fade-out finscono prima che tu te ne accorga e sono uno specie di intramuscolo prima di inoltrarti negli ampi spazi della conclusiva When The Colours Change ancora a cavallo tra progressive, psichedelia e improvvisazione pura con la voce che galleggia tra chitarre e tastiere, se volete possiamo ricordare tra i contemporanei anche certe cose dei Sigur Ros più ispirati. Nomi e citazioni (certe, probabile e inconsce) ve ne ho sparate a raffica e forse vi ho stordito (guardatevi e ascoltatevi i video però!) ma l’importante è che il risultato finale con tutte queste analogie sicuramente presenti è assolutamente valido per i propri meriti e quindi vi consiglio questo Gentle Stream di cuore. Si fatica un po’ a trovarlo ma vale la ricerca!

Bruno Conti

Novità Di Novembre Parte II. Sigur Ros, Thea Gilmore, Etta James, Rush, Scorpions, Cass McCombs, Judy Collins, Laura Veirs, Billy Joel

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Seconda “ondata” di uscite di Novembre, sempre in aggiunta a quanto “anticipato” a parte con Post ad uopo, tipo Pink Floyd Wish You Were Here nelle varie edizioni, Deep Purple BBC Sessions, il Carole King natalizio, Daryl Hall Laughing Down Crying.

Esce un nuovo doppio CD con DVD (o BluRay) dei Sigur Ros, si chiama Inni e si tratta della registrazione di un concerto tenuto nel novembre del 2008 all’Alexandra Palace di Londra (Ally Pally per gli inglesi). Girato in alta definizione dal regista Vincent Morisset è stato trasferito su pellicola 16 mm e ri-filmato di nuovo e “trattato” attraverso specchi e altri oggetti, per creare degli effetti unici, da Karl Lemieux che di solito collabora con i Godspeed You! Black Emperor. Sembra un interessante seguito di Heima. Poteva mancare una limited edition con cartoline? Etichetta Krunk.

Il progetto di Thea Gilmore (ma la conoscete?), musica e voce e Sandy Denny, parole, era in gestazione dal mese di agosto. Esce per la Island la settimana prossima, si chiama Don’t Stop Singing e non vedo l’ora di sentirlo visto che mi piacciono entrambe e la Gilmore è una delle nuove cantautrici più interessanti ed era stata scelta espressamente per dare vita a questo progetto. Sulla rivista Mojo di Dicembre l’hanno un po’ stroncato ma preferisco verificare applicando il famoso principio “San Tommaso”! (anche se il giornalista che ha scritto la recensione, Andy Fyfe, non è uno di quelli di cui di solito mi fido e la rivista aveva appena dato 5 stellette all’ultimo stupendo June Tabor). Quindi, provare per credere.

Questo The Dreamer dovrebbe essere l’ultimo disco di Etta James. Mi spiego meglio: non ultimo in senso di nuovo, ma, dopo questo ultimo CD la grande cantante soul ha annunciato il suo ritiro. Speriamo di no. Esce, a macchia di leopardo, l’8 novembre negli Stati Uniti, la settimana dopo in Europa e a fine mese in Italia, sempre per la Verve Forecast/Universal. Da quello che ho sentito mi sembra ottimo come sempre, voce un po’ “affaticata” ma sempre gran classe e ottima scelta di brani, Insomma, bella musica.

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Per la serie, ma non è che gli Scorpions ci stiano pigliando per i fondelli? Prima dell’uscita di Sting In The Tail avevano annunciato che sarebbe stato il loro ultimo album e poi hanno fatto anche un Farewell World Tour. Ed adesso esce questo Comeblack per la Sony/BMG! Tutte cover di classici: brani di Beatles, Kinks, Rolling Stones, T-Rex, Small Faces, Soft Cell (?!?) e già che c’erano nuove versioni di Wind Of Change, Still Loving You, Blackout, Rock You Like A Hurricane che evidentemente loro considerano dei “classici” alla stregua di Ruby Tuesday, Across The Universe, Children Of The Revolution, Tin Soldier, All Day And All Of The Night.

Era già qualche mesetto che i Rush non pubblicavano un bel Live, ero preoccupato! Time Machine 2011:Live In Cleveland esce per la Eagle Vision in DVD o Blu-Ray e in doppio CD per la Roadrunner Records. Preferibile la versione video che dura quasi tre ore. A fine mese sono annunciati tre cofanetti da 6 CD ciascuno, Sector 1 – 2 – 3 con la discografia raccolta in box e in questi giorni è uscito per la Left Field Media un disco dal vivo di quelli semi-uffiiciali ABC 1974 con un broadcast radiofonico di un concerto del 26 agosto del 1974 all’Agora Ballroom di Cleveland. Quindi mani ai portafogli e provvedere.

A proposito di Classici, Piano Man di Billy Joel è sempre stato il mio album preferito del cantautore di Long Island, ancora di più di The Stranger, quello dove meglio ha saputo fondere il suo stile pianistico al rock classico. Brani come Piano man, The Ballad Of Billy the Kid e Captain Jack sono fantastici. In questa doppia Legacy Edition che esce per la Columbia/Sony l’8 novembre in USA e un paio di settimane dopo in Europa è stato aggiunto un secondo CD che riporta uno spettacolo radiofonico registrato ai Sigma Sound Studios di Philadelphia (proprio quelli del mitico Philly Sound) nell’aprile del 1972 quando Joel era ancora senza contratto e proprio in base a questo concerto fu scelto dalla Columbia di allora. Ovviamente nel concerto ci sono anche molti brani mai sentiti prima.

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Altra uscita in tempi differenziati nei diversi continenti è quella del nuovo Judy Collins Bohemian che esce l’8 novembre in America e ai primi di dicembre in Europa, sempre la sua etichetta, la Wildflower Records. Un misto di brani nuovi, quattro e covers di grandi artisti, tra gli altri l’amata Joni Mitchell e Jimmy Webb. Per chi ama le belle voci è sempre un bel sentire.

Cass McCombs è uno dei cantautori americani emergenti più interessanti e questo Humor Risk dovrebbe essere il suo sesto album. Esce martedì 8 novembre per la Domino Records e oltre alle sue solite ballate tormentate e raffinate questa volta ci sono anche pezzi rock più vivaci. Sempre bella musica.

Laura Veirs è una delle cantanti più amate dalla critica e da suo marito, il famoso produttore Tucker Martine, quello di Decemberists, My Morning Jacket, Bill Frisell e molti altri. Insieme hanno realizzato questo Tumble Bee che sottotitola Sings Folk Songs For Children. Ed è un disco molto piacevole e ben suonato, se volete regalare ai vostri figli (e a voi stessi) un bel disco di musica folk diverso dal solito esce per la Bella Union il prossimo 8 novembre. Piacevolissimo e non palloso. La versione di Jamaica Farewell di Harry Belafonte è una piccola meraviglia.

Bruno Conti