Ancora “Sudisti”, Ma Di Quelli Bravi! Skinny Molly – Haywire Riot

skinny molly haywire.jpg

 

 

 

 

 

 

Skinny Molly – Haywire Riot – Ruf Records –

Le tedesca Ruf Records, un tempo dedita solo a Blues e Blues-rock, negli ultimi anni ha iniziato a costruirsi un piccolo “roster” di artisti che gravitano intorno all’area southern, i più recenti sono i Royal Southern Brotherhood e Devon Allman da solista. Questi, per esempio, hanno presentato recentemente dei buoni risultati per il filone, insieme a Dixie Tabernacle, Brothers Of The Southland, Blackberry Smoke e vari altri, tenendo alta la bandiera del genere. Quasi tutti questi gruppi vedono nelle loro fila dei veterani che provengono anche dalle vecchie band storiche che hanno dato lustro all’area sudista nel passato. Senza dimenticare che molti dei gruppi originali sono tuttora in pista: Outlaws, Blackfoot, Molly Hatchet, i capostipiti Lynyrd Skynyrd (che però con gli ultimi album in studio stanno deludendo fortemente).

Proprio dall’ultimo album valido in studio degli Skynyrd, l’unplugged Endangeres Species, viene il chitarrista e cantante Mike Estes, che in quell’unico disco aveva contribuito con alcuni brani nuovi da affiancare alla rivisitazione dei classici. Estes, dopo avere pubblicato un paio di album da solista nella seconda metà degli anni ’90, con l’inizio del nuovo secolo, ha fondato questa nuova formazione, gli Skinny Molly, inizialmente con Dave Hlubek che era la chitarra solista e il primo vocalist dei Molly Hatchet, fino all’arrivo di Danny Joe Brown. Questa prima versione degli Skinny Molly nasceva come band per un tour europeo nel 2004, ma non ha mai inciso nulla perché Hlubek venne richiamato nel suo gruppo originale lasciandosi un altro “Skinny” alle spalle. Il batterista Kurt Pietro e il bassista Luke Bradshaw sono rimasti la sezione ritmica del gruppo, mentre il nuovo chitarrista è Jay Johnson già con Southern Rock Allstars e Blackfoot, e qui il cerchio si chiude, ma bene. Perché il risultato, già anticipato dal buon Good Deed del 2008, è assolutamente all’altezza delle attese: dell’eccellente southern rock, con tutti gli elementi al loro posto, doppia chitarra solista, una bella voce potente nella  tradizione dei grandi del genere (Ronnie e Danny Joe, in primis), ma soprattutto buone canzoni e niente derive hard commerciali, come nell’ultimo Lynyrd Skynyrd.

Si capisce sin dall’iniziale If You Don’t Care che siamo sulle coordinate giuste, le chitarre ruggiscono di gusto dai canali dallo stereo, Mike Estes (che scrive tutti i brani di questo Haywire Riot) canta con una convinzione e una varietà di toni che i suoi vecchi compagni di avventura non sembrano più avere. La versione di Devil In The Bottle che Estes aveva firmato con Dale Krantz, Gary Rossington e Johnny Van Zant, ha il gusto sapido dei migliori episodi del gruppo madre, con l’organo Hammond B-3 di Josh Foster ad aggiungere autenticità al suono degli Skinny Molly che non è solo una mera ripetizione degli stilemi del genere, e se lo è, prende solo il meglio dal passato. Come dimostra l’ottima Two Good Wheels che aggiunge la giusta quota di country (elemento fondante e imprescindibile, “sparito” dagli ultimi Lynyrd Skynyrd) con il mandolino e l’acustica di Estes che sovrappongono quella patina “campagnola” che è sempre stato uno degli ingredienti immancabili del southern, una bella ballatona con le palle, come il genere esige. Ma quando c’è da picchiare come fabbri e fare fischiare le chitarre come in Too Bad To Be True, si esegue con classe ed energia, senza mai cadere nel cattivo gusto, la band è in assoluto controllo del suono, rock ma se “sudista” deve essere, facciamolo bene.

Anche in quelle saghe senza tempo del vecchio West, come in Judge Parker, l’intreccio tra acustiche ed elettriche rende assolutamente l’atmosfera cercata, subito pronti all’assolo ma senza mai esagerare (nessun brano supera i 4 minuti), le cavalcate chitarristiche le riservano per i concerti dal vivo. Bitin’ The Dog, molto riffata e tirata e Lie To Me, un lento scandito dalla voce e dall’acustica di Estes illustrano bene le due anime del gruppo. Shut Up And Rock e ancora di più, After You, che ad un inizio attendista e country con il vocione minaccioso di Mike, fa seguire una bella parte centrale e finale dove alla slide del leader e alla chitarra di Johnson si aggiunge anche una terza chitarra solista, Derek Parnell, sono perfetti esempi di buon southern rock, sentito mille volte, ma sempre gradito, se è così ben eseguito. None Of Me No More forse è un po’ ripetitiva (Ok, più delle altre!) ma Dodgin’ Bullets, di nuovo con una modalità elettroacustica e le classiche improvvise accelerazioni chitarristiche, che sono il pane degli appassionati del genere, confermano il valore di questa formazione, gli Skinny Molly, attualmente una delle migliori in circolazione.               

Bruno Conti