La Via Italiana Al Blues 3: Indipendente E “Alternativo”! Snake Oil Ltd – Back From Tijuana

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Snake Oil Ltd – Back From Tijuana – Killer Bats/Riserva Sonora 

Sono un po’ in ritardo perché il CD è “uscito” da qualche mese ma sono qui a parlarvi di una nuova, allegra, rumorosa, divertente e preparata, brigata di musicisti che si dedicano alla divagazione del Blues Made In Italy. Nuovi, almeno per chi scrive e, presumo, per i lettori del Blog, esclusi i liguri, genovesi nello specifico. I quattro, classica formazione a tre più cantante, i cui nomi probabilmente non diranno molto ai più, ma che per rispetto di chi fa musica con passione ricordiamo: Andrea Caraffini e Zeno Lavagnino (che nel frattempo ha lasciato il gruppo) sono la sezione ritmica, mentre Stefano Espinoza è il chitarrista e last but not least Dario Gaggero, il cantante, nonché autore delle divertenti notizie che punteggiano il loro sito  http://snakeoillimited.altervista.org/, e, nelle proprie parole, “fondatore e Leader Massimo degli Snake Oil Ltd., laureato col massimo dei voti all’ Università della Terza Mano di Fatima, sommo conoscitore di filtri d’amore, rappresentante esclusivo per l’Europa dell’Olio di Serpente più efficace e miracoloso del Globo Terracqueo”. Ma i giovani (almeno all’apparenza delle foto, meno forse Gaggero che vanta pure una collaborazione più “seria” con i Big Fata Mama), sono anche preparati e quasi enciclopedici nella scelta del loro repertorio che, partendo dal blues, sconfina nel rockabilly, nel R&R, nel voodoo rock delle paludi della Louisiana, meno marcato di quello di Dr. John, forse più deferente verso Fats Domino, nume tutelare della band, insieme a Bo Diddley, Hound Dog Taylor, Howlin’ Wolf, con qualche reminiscenza di Tav Falco, a chi scrive (se no cosa sto qui a fare) ricordano anche il sound dei primi dischi di Robert Gordon con Link Wray, o dei primissimi Dr. Feelgood, quelli più deraglianti di Wilko Johnson.

Ma poi la scelta del repertorio cade anche su brani “oscurissimi” tratti da vecchi 45 giri anni ’50 o da compilation di etichette poco conosciute, pure se la grinta e la velocità con cui vengono porti sta a significare la passione, che rasenta la devozione, di questi allegri signori che probabilmente fanno musica per divertirsi e, ovviamente, finiscono per divertire i loro ascoltatori. Anche l’idea di esordire con un disco dal vivo non è peregrina: Back From Tijuana/Live From The Sea è stato registrato ai Bagni Liggia di Genova Sturla, che sono più rassicuranti, presumo, delle stradine di New Orleans e anche temo delle paludi della Louisiana, ma l’aria di festa collettiva che si respira nei solchi digitali di questo album è assolutamente contagiosa anche per chi non era presente all’evento. Loro orgogliosamente annunciano che la prima tiratura del CD è andata esaurita e ne stanno preparando uno nuovo in studio.

Se nel frattempo  vi volete sparare, ad alto volume, una carrellata nelle origini del rock, qui trovate un po’ di tutto: dal blues del Delta di Son House, con l’iniziale Grinnin’ On Your Face ad una Give Back My Wig che dai solchi dei dischi Alligator di Hound Dog Taylor plana sulle tavole di un locale genovese, con la grinta del pub-rock tinto punk dei Feelgood, mista a sonorità Gordon-Wray e persino Blues Brothers, The Greatest Lover In The World è un Bo Diddley “minore” fatto alla Elvis primo periodo, quindi bene, Ask Me No Questions faceva la sua porca figura in In Session, il disco postumo di Albert King con Stevie Ray Vaughan e la solista di Espinoza qui viaggia che è un piacere.This Just Can’t Be Puppy Love, Leopard Man, Going Down To Tijuana, Bow Wow, non nell’ordine in cui appaiono nel disco, appartengono alla categoria “da dove cacchio sono uscite?”, ma ci piacciono. Too Many Cooks apparterebbe alla categoria, ma visto che l’ha recuperata anche Mick Jagger per il suo Very Best, da una inedita session con Lennon, lo mettiamo nella sezione chicche. Dove si aggiunge ad  uno-due tra la trascinante Whole Lotta Loving del vate Fats Domino e la cattivissima Evil (is going on) di mastro Howlin’ Wolf. Aggiungete il divertente R&R di Wynonie Harris Bloodshot eyes, The Drag, un brano degli Isley Brothers che ha la stamina dei più famosi Shout e Twist & Shout, senza dimenticare la conclusiva Let The Four Wind Blows, altro classico di Domino, oltre otto minuti, uno di quei brani che non ne vogliono sapere di finire. Se lo riuscite a trovare (magari sul loro sito citato prima, vista la distribuzione difficoltosa) sono soldi spesi bene, veramente bravi, anche qui siamo nella categoria morfologica “italiani per caso”!

Bruno Conti