Pennellate Cosmiche Di “Indie Pop Slowcore Americana Free Jazz”. Spain – Mandal Brush

spain mandala brush

Spain – Mandala Brush – Glitterhouse Records

Dal dizionario, significato di Mandala: “Nella tradizione religiosa buddista e induista, rappresentazione simbolica del cosmo, realizzata con intrecci di fili su telaio o con polveri di vario colore sul suolo, o dipinta su stoffa, o affrescata sulle pareti del tempio.” E dalla cartella stampa apprendiamo che gli Spain, perché di loro parliamo, in questo Mandala Brush praticano dell’ “indie pop slowcore Americana free jazz.”  Se riuscirò almeno a capire i titoli delle canzoni riportate nel retro copertina, che utilizzano anche loro simboli e caratteri di non facile comprensione, cercherò di illustrarvi dove portano queste pennellate cosmiche di Josh Haden e soci, quantomeno a livello musicale. La band californiana, in circa 25 anni di carriera, ha realizzato sei album di studio, questo è il settimo, ma ci sono anche alcuni Live ed antologie: Josh, essendo degno figlio di tanto padre, Charlie Haden, uno dei più grandi contrabbassisti  della storia del jazz (scomparso nel 2014), ha sempre cercato di privilegiare nella propria carriera più la qualità che la ricerca del successo, quindi i suoi dischi sono per scelta stati dei prodotti di nicchia, spesso affascinanti, con punte di merito per l’esordio The Blue Moods Of Spain e per Sargent Place, ma anche Carolina era un buon disco https://discoclub.myblog.it/2016/07/02/nel-nome-del-padre-spain-carolina/ .

Il gruppo ovviamente ruota attorno alla personalità di Josh Haden, autore dei brani, cantante e bassista, unico membro fisso della formazione, che nel disco si avvale della presenza di Kenny Lyon, chitarrista e organista, di Danny Frankel, eclettico batterista e del tastierista Shon Sullivan. Non manca in alcuni brani la presenza delle sorelle, Petra e Tanya Haden, oltre ad altri musicisti di supporto. Quindi ancora una volta ci siamo, con qualche variazione significativa nel suono, per esempio nell’iniziale Maya In The Summer, che all’inizio rimanda ai Doors e al suono “freakettone” della California acida, con Josh che sembra più intenso del solito nel suo cantato a tratti quasi sguaiato, per quanto la musica dai risvolti ipnotici sia vicina al messaggio universale di una ode alla pace ed all’amore, con il basso pulsante, la chitarra vagamente morriconiana e il lavoro intricato di Frankel alla batteria https://www.youtube.com/watch?v=4-LqleQST5Y ; il pezzo forte dell’album è però GOD Is Love (non ho tutti i caratteri nella tastiera del PC per scrivere l’altro titolo riportato nel retro copertina), un lungo brano strumentale  di quasi 15 minuti, con Matthew DeMerritt al sassofono, flauto ed altri strumenti esotici, Petra Haden , violino e voce femminile senza parole che galleggia a tratti sulla strumentazione free form folk jazzy del brano, con la chitarra quasi acida, le percussioni e i fiati, sax e flauto che mi hanno ricordato in parte un disco poco conosciuto ma splendido come Come degli 1, un band che incideva per la Grunt, l’etichetta del giro Jefferson Airplane.

Molto godibile viceversa la spagnoleggiante (ovviamente) The Coming Of The Lord, dove tromba, trombone, clarinetto e flauto si combinano con la voce melodiosa di Haden e una ritmica quasi rock e basica, con sugarkane che è “semplicemente” una bellissima e dolcissima folk-rock song, dove le armonie di Petra aggiungono fascino alla canzone; la lunga (rooster + cogburn) rimane in questi territori di Americana music “estrema”, dopo una lunga intro psych, che ritorna nel finale, si evolve in un brano che rimanda al Joe Henry più ombroso ed introspettivo, con il solito lavoro di fino alla batteria di Frankel. You Bring Me Up, con entrambe le sorelle ai cori è uno dei brani che più rimane nella forma canzone, un soul-rock che ricorda certi brani avvolgenti della Band https://www.youtube.com/watch?v=UHilfJM3vhk , mentre Tangerine con violino struggente e sax  ritorna al folk jazz dei brani più complessi di questo Mandala Brush, con [Holly]  che si fa più intima e quasi cameristica grazie agli intrecci sonori di fisarmonica, violino e cello; Folkestone, Kent con una tromba pimpante e un suono che rimanda agli episodi più estroversi del Nick Drake di Bryter Layter https://www.youtube.com/watch?v=OItM5jUPqIA , influenza che rimane anche in quella piccola gemma che è Laurel, Clementine, uno dei  brani che ricorda di più il suono classico degli Spain, con la voce dei fratelli Haden che si incontra di nuovo nel  finale ricco di pathos, e con la conclusiva Amorphous, che giustifica nuovamente l’impiego del termine Americana Free Jazz con il suo intreccio di un cantato folk per quanto estremo, quasi alla Tim Buckley, e le derive improvvisative della musica. Ancora una volta un disco non facile, fuori dagli schemi,  ma dal fascino inalterato.

Bruno Conti

In Viaggio Attraverso Le Note Ammalianti Della Band Di Josh Haden. Spain – Live At The Lovesong

spain live ath the lovesong

Spain – Live At The Lovesong – Glitterhouse Records LP – CD – Download

Josh Haden, leader indiscusso degli Spain,  altri clienti abituali su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2016/07/02/nel-nome-del-padre-spain-carolina/ , è un uomo di altri tempi: dopo la morte del padre, il mitico Charlie Haden, contrabbassista jazz di fama mondiale, avvenuta nel 2014, ha portato la sua band a suonare periodicamente (ogni martedì,) sul palco del Love Song Bar di Los Angeles, in serate aperte a continue ospitate (Bill Frisell, Matt DeMerritt, Joe Baiza, Bobb Bruno, Ryan Qualls, Craig Haynes e la sorella Pedra Haden), instaurando quindi un rapporto con il pubblico intimo e coinvolgente. Fortunatamente la benemerita Glitterhouse, dopo aver ascoltato alcuni nastri di questi eventi, si è convinta a farne un disco live, e nelle varie serate a salire sul palco la “line-up” degli Spain era composta da Josh voce e basso, Kenny Lyon alla chitarra, Shon Sullivan alle tastiere, Danny Frankel alla batteria, Joe Wong alle percussioni, riproponendo in versioni alternative e dilatate alcuni brani del proprio repertorio, pescando principalmente dal magnifico esordio The Blue Moods Of Spain, il tutto con la produzione musicale di Nate Pottker.

Come i titoli suggeriscono e chi conosce gli Spain ne troverà conferma, si tratta di musica d’atmosfera, come propone subito l’iniziale e poco convenzionale Tangerine, che  vede come ospite il sassofonista di Macy Gray Matt DeMerritt, a dare un impronta jazz all’arrangiamento del brano, seguito dalla bellissima, ma poco nota, Every Time I Try, cantata da Ryan Qualls che viene ripescata dalla colonna sonora di The End Of Violence, un film del lontano ’97 diretto da Wim Wenders, per poi saccheggiare dal citato The Blue Moods Of Spain una versione “psichedelica” di World Of Blue, dove spicca anche il chitarrista jazz Bobb Bruno, la tenue e come sempre bellissima Untitled N° 1, con il batterista jazz Craig Haynes e la tromba del bravo Mike Bolger, e una stratosferica versione di Ray Of Light dove troviamo sul anche palco la chitarra di Bill Frisell, il basso di Zander Schloss (Circle Jerks, Red Hot Chili Peppers) e il violino della sorella Petra Haden, salutata con giubilo dai clienti (e non poteva essere altrimenti), con tanto di slide e melodica aggiunte alle operazioni, per quindici minuti di musica di altissimo livello.

La parte finale dà spazio alle canzoni più recenti, una From The Dust recuperata da Sargent Place, rivoltata come un  calzino e che vede come ospite la chitarra rock-jazz di Joe Baixa, e con il “southern-rock soft” di Lorelei, tratta dal recente Carolina, per concludere con la classica e meravigliosa Spiritual, un lungo blues con ampio spazio alla voce di Petra e al coro dei Mystery Gospel Choir. Meritati applausi e sipario. Quindi dopo una carriera che ha superato ampiamente le due decadi, certificata dagli otto album precedenti, in bilico fra gli umori contaminati del folk-blues, Americana, e leggere sfumature jazz, occorre anche dire che in questo “live” brani vecchi e nuovi contribuiscono a formare una scaletta ben bilanciata, che non fa che confermare ancora una volta che gli Spain di Josh Haden sono una delle formazioni più interessanti e ingiustamente sottovalutate del sottobosco indipendente americano!

NDT: Se non fosse stato che Los Angeles non è proprio dietro l’angolo, un salto era da fare, ma se per caso dovessero ripetere l’esperienza (durata da maggio 2016 a marzo 2017) e avete un martedì sera libero, fateci un pensierino e andate a bervi una buona birra, in caso contrario “accontentatevi” di questo disco, inizialmente disponibile solo in doppio vinile e per il download, ma a breve previsto anche in una versione a tiratura molto limitata, solo per il mercato americano, in CD.

Tino Montanari

“Nel Nome Del Padre”! Spain – Carolina

spain carolina

Spain – Carolina – Glitterhouse Records

Come ampiamente ricordato da tempo, questo Carolina è il primo album che Josh Haden e i suoi Spain pubblicano dopo la morte del padre Charlie Haden (uno dei contrabbassisti jazz più significativi del 20° secolo e leader della Liberation Music Orchestra), un “gigante”che è stato coinvolto in tutti i precedenti dischi del gruppo, come musicista, e soprattutto come mentore e guida musicale Per il “nuovo corso” il buon Josh ha affidato la produzione al polistrumentista Kenny Lyon (uno che nel corso degli ultimi 40 anni ha suonato con artisti del calibro dei Lemonheads, Sting, Bruce Springsteen, Joe Walsh), un tipo che spazia dalle chitarre alla lap e pedal steel, dal pianoforte alle tastiere, e banjo, con l’apporto alla batteria di Danny Frankel (John Cale, KD. Lang, Marianne Faithfull), la solita componente familiare con la sorella Petra Haden (Decemberists) al violino e parti vocali, il tutto registrato nello Studio Gaylord di Los Angeles (particolare storico, si trova di fronte all’albergo in cui fu assassinato Robert Kennedy).

Il lavoro precedente Sargent Place si chiudeva con You And I (con ospite papà Charlie), e il passato ha una grande rilevanza in questo Carolina, a partire dalle radici country-western del brano iniziale Tennessee, per poi passare alle inconfondibili ballate “eleganti” come The Depression e Apologies, la bellezza “folk-country” di Lorelei, e il triste violino di Petra che accompagna il valzer sofferto di One Last Look (una drammatica storia vera di minatori). Haden e i suoi soci si confermano come sempre “maestri” dei ritmi blandi, del cosiddetto slowcore, con In My Hour, e in particolare con la seguente. magnifica, The Battle Of  Saratoga (il capolavoro del disco, dove il protagonista è un musicista eroinomane), la bellezza melodica di una pianistica Starry Night (altra gemma del lavoro, in stile Tindersticks), il folk-blues rallentato di For You, andando a chiudere con i ricordi dell’ infanzia con la dolce e cadenzata Station 2.

La storia della musica (in genere) è sempre stata piuttosto severa con i figli d’arte (uno per tutti Adam Cohen), Josh Haden (per chi scrive) rappresenta la classica eccezione, e lo dimostra con questo Carolina, dove in queste nuove canzoni, che viaggiano verso una nuova forma cantautorale, riesce mirabilmente ad alternare storie della Grande Depressione (The Depression), a storie di vita vissuta (Battle Of Saratoga e One Last Look) e ricordi della sua infanzia (Station 2), specchio del percorso suo personale e della sua famiglia, tipicamente “americana”.

Con sei dischi in un arco ventennale, gli Spain di Josh Haden restano una sorta di benedizione per gli amanti della buona musica, una delle band più ingiustamente sottovalutate del grande sottobosco indipendente americano, e per chi già conosce il loro percorso musicale l’acquisto di questo CD è quasi obbligatorio; a tutti gli altri consiglio di recuperare almeno il disco d’esordio The Blue Moods Of Spain (dalla splendida copertina in perfetto stile “Blue Note”), dove si trova la conclusiva Spiritual, un prodigio di canzone, quasi otto minuti di musica celestiale (da ascoltare in ogni momento della vita), che rappresenta il punto più alto come autore di Josh Haden. Papà Charlie in un angolo del Paradiso, sarà contento.!

Tino Montanari

Novità Di Giugno, Prima Decade. Paul Simon, Spain, Train, Dexys, Boo Hewerdine, Joan Baez, Shawn Colvin & Steve Earle, William Bell, Eli Paperboy Reed, Band Of Horses, Rolling Stones, Van Morrison

rolling stones totally stripped european versionvan morrison it's too late 3cd+dvd

Torna la rubrica delle anticipazioni sulle novità. Queste sono le più importanti ed interessanti tra quelle previste per il 3 e 10 giugno. Dei cofanetti dedicati ai Rolling Stones, Totally Stripped e a Van Morrison, It’s Too Late To Stop Now…Volumes II, III, IV & DVD vi ho già riferito nelle settimane scorse, basta andare a cercare a ritroso nel Blog e trovate tutte le informazioni. Vediamo le altre uscite.

paul simon stranger to stranger

Nuovo album per Paul Simon Stranger To Stranger, il secondo che esce per la Concord/Universal dopo il buono ma non eccelso (per chi scrive) So Beautiful Or So What del 2011 http://discoclub.myblog.it/2011/04/10/temp-d60b04cfdc8f0c74be0a93f5c8899c81/ , mentre nel 2012 è uscito l’eccellente CD+DVD Live In New York City. Anche il nuovo lavoro, da quello che ho sentito e da quello che ha detto chi ha ascoltato l’album nella sua interezza, è un buon lavoro, eclettico e ricco di spunti musicali, con mille generi fusi insieme: però il terzetto di brani con l’artista electro-dance italiano Clap! Clap!, presente in tre brani in modo per fortuna non troppo invasivo (ovvero non si sente troppo) è bilanciato dal ritorno del produttore storico di Simon, Roy Halee (quello dei dischi più belli di Simon & Garfunkel e di Graceland). Nel disco confluiscono anche elementi di musica africana, folk peruviano, ritmi flamenco (grazie alla presenza in alcuni brani di alcuni ballerini usati a mo’ di percussione) e anche elementi quasi “contemporanei” grazie alla presenza di strumenti provenienti dal repertorio di Harry Partch. Ci sono anche un paio di brani strumentali e l’immancabile versione Deluxe, singola e molto costosa, con cinque tracce extra: 2 brani Live, un altro strumentale, un inedito e il duetto con Dion New York Is My Home, tratto dal disco di quest’ultimo. Al solito poi ne parliamo con più calma dopo l’uscita ufficiale, prevista per il 3 giugno.

spain carolina

Tornano anche gli Spain di Josh Haden che, sempre il 3 giugno, pubblicheranno il loro ottavo album (compreso il best), ma quinto effettivo di studio, intitolato Carolina, sempre su etichetta Glitterhouse in Europa (in America è su Diamond Soul Recordings), con la produzione di Kenny Lyon, che nel disco suona di tutto, chitarre elettriche ed acustiche, tastiere, piano, banjo, lap e e pedal steel. Josh Haden ha scritto i dieci brani, suona il basso ed è affiancato dalla sorella Petra Haden al violino e alle armonie vocali, e dall’altro nuovo componente del gruppo, Danny Frankel batterista newyorkese in pista già agli albori del CBGB e poi con Lou Reed, Kd Lang, Rickie Lee Jones, Fiona Apple, John Cale, Laurie Anderson e mille altri. Il disco è stato registrato ai Gaylord Studios di Los Angeles, di proprietà di Lyon, nell’edificio di fronte al club dove il padre di Josh, Charlie Haden guardava Ornette Coleman inventare il suo jazz. Il genere della band è stato definito Alternative, Indie Rock, slowcore, ma secondo me fanno semplicemente buona musica, al di là delle etichette http://discoclub.myblog.it/2014/02/25/i-notturni-josh-haden-spain-sargent-place/ . E questo Carolina lo conferma ancora una volta.

train does led zeppelin II

Di solito (le jam band soprattutto) capita che gruppi importanti eseguano nei concerti di Halloween o di Capodanno, album importanti e storici nella loro interezza, penso a band come Phish Gov’t Mule, ma è raro che un gruppo pubblichi un intero album di studio dedicato ad un disco specifico del passato, però in questo caso il titolo non lascia dubbi Train Does Led Zeppelin II. 

E i Train Led Zeppelin II lo fanno davvero bene, forse fin troppo fedele all’originale, ma a giudicare dai brani che potete ascoltare sopra, magari vale la pena di fare un ripasso. 1. Whole Lotta Love 2. What Is and What Should Never Be 3. The Lemon Song 4. Thank You 5. Heartbreaker 6. Living Loving Maid (She’s Just a Woman) 7. Ramble On 8. Moby Dick 9. Bring It On Home https://www.youtube.com/watch?v=PwhF_LkSJqo Non ho sentito le versioni di Whole Lotta Love Heatrbreaker, ma il resto non è male e Pat Monahan conferma di avere una gran voce. Sempre il 3 giugno la data di uscita, etichetta Crush/Atlantic (la stessa degli Zeppelin).

dexys let the record show

Nel 2014 Kevin Rowland aveva pubblicato un voluminoso (e costoso) cofanetto, soprattutto nella versione in 4 DVD + 2 CD, ma esistevano anche le versioni divise in 3 CD o 2 DVD, il tutto intitolato Nowhere Is Home era la riproduzione di un concerto al Duke Of York’s Theatre, dove si ripercorreva il meglio della sua storica band dei Dexys (una volta anche Midnight Runners) http://discoclub.myblog.it/tag/kevin-rowland/ . Il gruppo, nella prima tribolata incarnazione, si era diviso intorno alla metà degli anni ’80, dopo averci regalato una breve serie di ottimi album, che fondevano soul, o meglio celtic soul alla Van Morrison, rock, musica irlandese, pop di grande qualità, R&B e molto altro, in dischi come Searching For TheYoung Soul Rebels, Too-Rye-Ay e il sottovalutato, ma splendido, Don’t Stand Me Down. Poi le manie di grandezza di Rowland e un evidente calo di ispirazione avevano posto fine alla storia. La storia venne ripresa nel 2012 con l’ottimo One Day I’m Going To Soar ed ora con questo album che riprende un progetto che avrebbe dovuto essere il quarto album di studio della band, Let The Record Show: Dexys Do Irish and Country Soul. Mi piacciono questi titoli dove si capisce subito il contenuto del disco.

Esce per la Warner Music in varie edizioni e contiene classici della musica irlandese e del country (ma non solo, direi che la peraltro bellissima Both Sides Now di Joni Mitchell difficilmente appartiene alle due categorie), ma comunque ecco la lista completa dei contenuti del disco, che esce anche in una versione tripla Deluxe, forse superflua, ma non essendo particolarmente costosa un pensierino si può fare, dove c’è un secondo CD di versioni accapella solo voce o brani strumentali, e un DVD con il consueto Making Of.

Tracklist 1. Women Of Ireland 2. To Love Somebody 3. Smoke Gets In Your Eyes 4. Curragh Of Kildare 5. I’ll Take You Home Kathleen 6. You Wear It Well 7. 40 Shades Of Green 8. How Do I Live 9. Grazing In The Grass 10. The Town I Loved So Well 11. Both Sides Now 12. Carrickfergus [Deluxe Edition Bonus CD2] 1. To Love Somebody (Solo Vocal) 2. Smoke Gets in Your Eyes (Solo Vocal) 3. Curragh of Kildare (Solo Vocal) 4. I’ll Take You Home Again, Kathleen (Solo Vocal) 5. How Do I Love (Solo Vocal) 6. Grazing in the Grass (Solo Vocal) 7. The Town I Loved So Well (Solo Vocal) 8. Carrickfergus (Solo Vocal) 9. How Do I Live (Instrumental) 10. Grazing in the Grass (Instrumental) 11. Both Sides Now (Instrumental) [Deluxe Edition Bonus DVD] 1. 50 Minute Film

A giudicare dalla cover della Mitchell e di Carrickfergus il CD promette molto bene!

boo hewerdine born ep

Boo Hewerdine è un artista di culto, un “beautiful loser” che piace molto agli estensori di questo Blog, soprattutto al sottoscritto. Una carriera iniziata negli anni ’80 con i misconosciuti Bible, poi collaborazioni con un altro “piccolo grande artista” come Darden Simth, e con molti dei migliori talenti del nuovo folk anglosassone, Kris Drever, Eddie Reader, Heidi Talbot, John McCusker, gli State Of The Union e altri. Ogni tanto pubblica un album nuovo, l’ultimo Open, lo scorso anno. Ora esce, per l’etichetta Reveal, un nuovo EP Born, che dovrebbe essere preludio ad un album intero.

Io ve lo segnalo sempre, perché secondo me merita, poi non so se questo EP con cinque brani, tiratura limitata di 1.000 copie, in uscita il 3 giugno, sarà recuperabile, ma i fans sono avvisati.

joan baez 75th celebration

Quest’anno oltre a Bob Dylan un’altra icona della musica americana ha festeggiato il suo 75° compleanno, parliamo di Joan Baez, la quale, a differenza del menestrello di Duluth, ha deciso di festeggiare l’evento in pompa magna, con un mega concerto registrato al Beacon Theatre di New York il 27 gennaio scorso. Ora la Razor & Tie pubblica, il 10 giugno, questo 75th Birthday Celebration in vari formati. C’è il doppio CD, il DVD, o la versione deluxe 2 CD+DVD e il contenuto è fantastico, sia per la scelta dei brani che per ospiti presenti alla serata. Vedete un po’ chi c’era e cosa hanno cantato:

God is God – Joan Baez
There But For Fortune – Joan Baez
Freight Train – Joan Baez and David Bromberg
Blackbird – Joan Baez and David Crosby
She Moved Through the Fair – Joan Baez and Damien Rice
Catch the Wind – Joan Baez and Mary Chapin Carpenter
Hard Times Come Again No More – Joan Baez and Emmylou Harris
Deportee (Plane Wreck at Los Gatos) – Joan Baez, Emmylou Harris, and Jackson Browne
Seven Curses – Joan Baez
Swing Low, Sweet Chariot – Joan Baez
Oh Freedom / Ain’t Gonna Let Nobody Turn Me Around – Joan Baez and Mavis Staples
The Water Is Wide – Joan Baez, Indigo Girls, and Mary Chapin Carpenter
Don’t Think Twice, It’s All Right – Joan Baez and Indigo Girls
House of the Rising Sun – Joan Baez, Richard Thompson, and David Bromberg
She Never Could Resist A Winding Road – Joan Baez and Richard Thompson
Before The Deluge – Joan Baez and Jackson Browne
Diamonds & Rust – Joan Baez and Judy Collins
Gracias a la Vida – Joan Baez and Nano Stern
The Boxer – Joan Baez and Paul Simon
The Night They Drove Old Dixie Down – Joan Baez
Forever Young – Joan Baez
 

shawn colvin & steve earle

Altra formidabile ed imprevedibile accoppiata, Shawn Colvin & Steve Earle pubblicano il 10 giugno il loro disco di duetti Colvin & Earle per la Fantasy del gruppo Universal. Per i misteri della discografia internazionale, la versione singola, ma Deluxe, con tre brani in più, già di per sé fin troppo costosa, uscirà solo per il mercato americano (niente Europa ed Italia), quindi pure di difficile reperibilità.

Il disco, prodotto da Buddy Miller e registrato nel suo studio privato e casalingo, consta di dieci brani nella versione standard, sei scritti dalla coppia Earle e Colvin, più quattro cover, un brano di Emmylou Harris, uno di Sylvia Fricker, Tobacco Road Ruby Tuesday degli Stones. Tredici i brani della Deluxe edition: 1. Come What May 2. Tell Moses 3. Tobacco Road 4. Ruby Tuesday 5. The Way That We Do 6. Happy & Free 7. You Were on My Mind 8. You’re Right (I’m Wrong) https://www.youtube.com/watch?v=QnUktPxUxbU 9. Raise the Dead 10. You’re Still Gone Deluxe Edition Bonus Tracks: 11. Someday 12. That Don’t Worry Me Now 13. Baby’s in Black

Nel disco suonano anche Fred Eltringham alla batteria, Chris Wood (Medeski, Martin & Wood Wood Brothers) al basso e Richard Bennett alle chitarre. Ottimo ed abbondante!

william bell this is where i live

William Bell è stato uno dei primi artisti ad essere messo sotto contratto dalla Stax: il suo primo singolo You Don’t Miss Your Water, una splendida soul ballad, risale al 1961, e il suo ultimo album per l’etichetta di Memphis al 1974. Ora, 42 anni dopo e all’età di 76 anni ritorna su etichetta Stax per questo bellissimo This Is Where I Live.

  https://www.youtube.com/watch?v=dbXMYJSvddk

Dodici brani di soul music senza tempo: 1. The Three Of Me 2. The House Always Wins 3. Poison In The Well 4. I Will Take Care Of You 5. Born Under A Bad Sign 6. All Your Stories 7. Walking On A Tightrope 8. This Is Where I Live 9. More Rooms 10. All The Things You Can’t Remember 11. Mississippi-Arkansas Bridge 12. People Want To Go Home

Le note del disco sono firmate da Peter Guralnick, uno dei decani e tra i più grandi giornalisti musicali americani e nell’album, prodotto da John Leventhal, appaiono brani scritti appositamente per l’occasione da Rosanne Cash, Marc Cohn, Cory Chisel Scott Bomar, oltre che da Leventhal che ha scritto molto dei brani con lo stesso Bell. Oltre ad una ripresa del suo super classico Born Under A Bad Sign, scritta ai tempi insieme a Booker T Jones per Albert King e suonata anche dai Cream. Per gli amanti della soul music che godranno come ricci, sono solo tre parole: gran bel disco!

eli paperboy reed my way home

Un altro che fa grande soul music, “bianca”, mista a rock, è questo signore di belle speranze Eli Paperboy Reed, di cui ,i era piaciuto moltissimo il terzo album http://discoclub.myblog.it/2010/04/29/soul-music-con-l-a-nima-maiuscola-eli-paperboy-reed-come-and/, meno il successivo Night Like This uscito per la Warner Bros nel 2014, dove la voce e le canzoni c’erano ma il suono era drasticamente cambiato. Ora il nostro amico passa alla Yep Rock per questo nuovo My Way Home, in uscita il 10 giugno e sembra avere messo di nuovo la testa a posto. con un disco solido e ben suonato.

Ecco i brani contenuti: 1. Hold Out 2. Your Sins Will Find You Out 3. Cut Ya Down 4. Movin’ 5. Tomorrow’s Not Promised 6. My Way Home 7. Eyes On You 8. The Strangest Thing 9. I’d Rather Be Alone 10. A Few More Days 11. What Have We Done

E un altro estratto, strepitoso, questa volta dal vivo, dal nuovo disco. Dimensione Live dove emerge il suo talento veramente notevole, sentite che roba.

band of horse why are you ok

Nuovo album anche per i Band Of Horses dopo l’interessante Live At the Ryman del 2014 http://discoclub.myblog.it/2014/02/17/cavalli-razza-versione-unplugged-band-of-horses-acoustic-at-the-ryman/, uscito per una etichetta indipendente, tornano ad una major la Interscope/Universal che pubblica loro il nuovo album Why Are You Ok, prodotto da Jason Lyttle dei Grandaddy, e con la supervisione esecutiva di Rick Rubin (che sarà anche il produttore del nuovo Avett Brothers in uscita il 24 giugno), oltre al mixaggio di Dave Fridmann dei Mercury Rev.

Questi i titoli delle canzoni: 1. Dull Times/The Moon 2. Solemn Oath 3. Hag 4. Casual Party 5. In A Drawer 6. Hold On Gimme A Sec 7. Lying Under Oak 8. Throw My Mess 9. Whatever, Wherever 10. Country Teen 11. Barrel House 12 Even Still

E comunque anche l’ultimo disco del 2012 Mirage Rock aveva avuto un ottimo produttore nella persona di Glyn Johns e pure quelli precedenti, con Phil Eck (Fleet Foxes, Modest Mouse, Shins). Il disco sembra buono ad un veloce ascolto. Sempre ottimi dal vivo https://www.youtube.com/watch?v=xEFGGChcivg

Direi che è tutto, alla prossima lista di uscite.

Bruno Conti

P.s Scusate, ma c’era stato nei giorni scorsi un problema tecnico nella impaginazione di questo Post, ora risolto.

Aspettando I Richmond Fontaine…La Sorpresa Del 2014? The Delines – Colfax

the delines colfax

The Delines – Colfax – Décor Records/Audioglobe

Non credo che esistano dischi in grado di essere ascoltati solo in un determinato contesto, è altresì vero che certe canzoni, in situazioni particolari, riescono a ricordarci emozioni profonde, in quanto ad ognuno è capitato, capita e capiterà sempre di infatuarsi di amori musicali, ed è quello che è  successo al sottoscritto nell’ascoltare l’album di debutto dei Delines, Colfax, una splendida collezione di canzoni notturne e desolate. I Delines sono un side project di Willy Vlautin, il leader dei Richmond Fontaine (anche autore di fortunate opere letterarie, come il romanzo The Motel Life), che, conquistato dalla voce della cantante dei Damnations (oscura band texana), Amy Boone, ha pensato bene di formare una sorta di mini supergruppo, se mi passate l’ossimoro, chiamando a raccolta il suo “pard” nei Richmond Fontaine il polistrumentista Sean Oldham, la tastierista Jenny Conlee dei Decemberists e Tucker Jackson dei Minus 5 alla pedal steel, che affiancati da  Freddy Trujillo al basso e dal produttore John Askew, in trasferta allo Studio Flora Recording di Portland, Oregon, nel giro di poche settimane, hanno dato vita a questa piccola meraviglia.

delines colfax

Musicalmente, queste sono tra le canzoni più “ricche” mai scritte da Vlautin, e la Boone è la sua “musa”; a partire dall’iniziale dolente Calling In (si viaggia dalle parti dei primi Cowboy Junkies), passando per le atmosfere soul di Colfax Avenue (la più lunga strada americana, situata a Denver, citata più volte da Jack Kerouac in On The Road) e The Oil Rigs At Night https://www.youtube.com/watch?v=pW3zEkWfjkw , alle pennellate di pedal steel nella dolce Wichita Ain’t So Far Away e alla melodica I Won’t Slip Up https://www.youtube.com/watch?v=1gu0Q8MkRmo . L’intro di pianoforte di Sandman’s Coming sembra rubato da un brano di Randy Newman, una sorta di ninna nanna in chiave jazz, mentre in State Line la voce di Amy si manifesta in tutta la sua intima bellezza, come pure nella meravigliosa e languida Flight 31,nell’ammaliante He Told Her The City Was Killing Him, per approdare, alla fine di un innamoramento musicale, a una ballata avvolgente come I Got My Shadows (Roberta Flack ne sarebbe andata fiera), e all’arrangiamento ovattato e vagamente psichedelico di una intrigante 82nd Street.

delines 2

Per chi conosce il suono dei Richmond Fontaine ne troverà molto in questo gruppo (ma non poteva essere altrimenti), anche se è la poliedrica voce della Boone che caratterizza il disco, una voce che spazia dal soul al jazz, dal blues al folk, accomunando idealmente Memphis a Nashville.

Per dare un indirizzo d’ascolto si possono azzardare paragoni con i Walkabouts più intimi (quando canta Carla Torgerson), i Cowboy Junkies di Margo Timmins, gli Spain di Josh Haden e volendo, direi anche due gruppi minori (ma non meno bravi), come Hem e Trespassers William, depositari di una musica dai suoni notturni, da ascoltare dopo la mezzanotte, possibilmente in dolce compagnia.

Tino Montanari

I “Notturni” di Josh Haden! Spain – Sargent Place

spain sargent place

Spain – Sargent Place – Glitterhouse Records

Dopo 10 anni di silenzio, questo è il terzo lavoro di Josh Haden e soci nell’arco di due anni, dopo l’ottimo The Soul Of Spain (2012) http://discoclub.myblog.it/2012/06/26/buon-sangue-non-mente-un-affare-di-famiglia-spain-the-soul-o/ e The Morning Becomes Eclectic Session (2013), live registrato negli studi di Radio California KCRW (puntualmente recensiti dal sottoscritto su questo blog http://discoclub.myblog.it/2013/12/07/vero-paradiso-delizie-musicali-spain-the-morning-becomes-eclectic-session/ ). Il titolo dell’album (dalla bellissima copertina), si riferisce all’indirizzo dello studio di registrazione di Gus Seyffert (*NDB accreditato come produttore di Black Keys, Beck, Norah Jones in quasi tutte le recensioni perché così diceva il comunicato stampa della Glitterhouse, ma in effetti “solo” il bassista in tour della Jones e collaboratore dei Black Keys, sempre al basso)), e oltre al consueto nucleo familiare, Josh voce e chitarra, la sorella Petra al violino e il “mitico” papà Charlie ospite al contrabbasso (straordinario jazzista), l’attuale line-up del gruppo è composta da Daniel Brummel alle chitarre, Randy Kirk alle tastiere, Matt Mayhall alla batteria, con il mixaggio dell’esperto Darrell Thorp (Radiohead, Paul McCartney fra i suoi clienti e lui sì, ingegnere del suono per Beck), per l’ennesimo lavoro di classe elegante e ricercato degli Spain, con strumenti dal suono misurato e mai invadente, grazie, in questo caso sì, alla produzione di Seyffert. Con la voce del leader Josh Haden che sussurra brani che uniscono i Cowboy Junkies ai Velvet Underground psichedelici del terzo album, e direi anche ai mai dimenticati (per chi scrive) American Music Club di Mark Eitzel.

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La triade iniziale è per certi versi spiazzante, a partire dall’inno ipnotico Love At First Sight, seguita dalla struggente ballata https://www.youtube.com/watch?v=5Do2UGK4Y3s The Fighter dove Daniel Brummell è protagonista con il proprio strumento https://www.youtube.com/watch?v=mfcW9OE11cQ e dal minimalismo di It Could Be Heaven. Con From The Dust e Sunday Morning le sonorità si spostano verso uno stile più “bluesy”, per poi passare alla morbida e avvolgente Let Your Angel, un’altra ballad impeccabile dal suono caldo e profondo, come pure la canzone successiva To Be A Man, aperta dalle note del basso di Josh, a cui bastano pochi accordi  selezionati con cura, una chitarra e un piano, per scolpirsi nella mente. Si riparte con In My Soul https://www.youtube.com/watch?v=-Euy195kgXg , una dolce dichiarazione d’amore appena sussurrata e soffusa dalla voce di Josh che introduce il brano più malinconico, una ammaliante You And I in duetto con il capofamiglia Charlie al basso, mentre la conclusiva Waking Song è il brano più scheletrico e rallentato, con un incedere ripetitivo, quasi psichedelico.

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Ancora una volta il gruppo del “predestinato” Josh Haden riesce a reinventarsi senza perdere un briciolo della propria identità, assemblando un cocktail elegante ed equilibrato di blues, rock dolcemente psichedelico, soul e un pizzico di jazz, sussurandolo a voce bassa, quasi in silenzio. Tutti coloro che conoscono l’universo Spain sanno già che fare, a tutti gli altri un consiglio, ascoltatelo, vi costerà meno di una seduta dallo psicanalista!

Esce il 28 febbraio.

Tino Montanari

 

Un Vero Paradiso Di Delizie Musicali! Spain – The Morning Becomes Eclectic Session

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Spain – The Morning Becomes Eclectic Session – Glitterhouse 2013

Dopo il recente The Soul Of Spain (recensito puntualmente su queste pagine virtuali), l’uscita un po’ a sorpresa di questo live (senza applausi), arriva a ricordarci quanto sono bravi gli Spain di Josh Haden e soci. Questo nuovo CD The Morning Becomes Eclectic Session, registrato alla radio KCRW di Santa Monica (la stessa del recente Live di Nick Cave) il 4 Ottobre 2012 http://www.youtube.com/watch?v=Z8WEDOEe0_Q , comprende una scaletta troppo breve per considerarla come un Best Of, ma più che emblematica di un percorso della loro non immensa produzione  (solo quattro album), comunque depositari di un suono e uno stile (per chi scrive) alla pari della migliore canzone d’autore degli ultimi vent’anni.

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Le delizie partono con la magnifica ballata Nobody Has To Know estratta dal secondo album She Haunts My Dreams (99), mentre la seguente Untiled #1 viene ripescata dal folgorante esordio The Blue Moods Of Spain (95), per poi sciorinare una She Haunts My Dreams, rifatta in una versione più veloce, tolta dai solchi di un lavoro sottovalutato come I Believe (01). Dopo una pausa per spot radiofonici (tutto il mondo è paese), si riparte con un trittico dall’ultimo album The Soul Of Spain, con l’hammond delizioso di I’m Still Free http://www.youtube.com/watch?v=xODZxLaOcmA , il jazz notturno di Walked On The Water e la dolce e lenta ballata Only One http://www.youtube.com/watch?v=7bjcwc72Irc , per poi chiudere con l’immancabile lunga e toccante Spiritual (collocata strategicamente a fine tracklist) http://www.youtube.com/watch?v=OSbPGImK9l4 , cantata e suonata dalle Sisters Haden (Petra al violino, Tanya al violoncello e Rachel alla voce), oltre al fratello Josh alla chitarra, tutti figli del noto musicista jazz Charlie Haden.

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Su questo The Morning Becomes Eclectic Session, posso sottoscrivere quanto già scritto a proposito della simile operazione condotta recentemente dai Tindersticks, per i fans del gruppo è qualcosa di più di una semplice sessione radiofonica, una rivisitazione di alcune canzoni amate che vengono dall’anima, per tutti gli altri che non conoscono già gli Spain, un’ottima occasione per scoprire la musica e la poesia di una band (per chi scrive) superlativa.

Tino Montanari

Riletture Cinematografiche. Petra Haden Goes To The Movies

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Petra Haden – Petra Goes To The Movies – Anti/Self 2013

Vorrei evitare, in queste poche righe, qualsiasi dissertazione sul fenomeno dei figli d’arte, ma devo ammettere che l’uscita di questo CD di Petra Haden, figlia del grande bassista jazz Charlie Haden e sorella di Josh (leader degli Spain) è molto intrigante. Petra, vanta già un nutrito “curriculum” come violinista e vocalist, prima come membro dei That Dog, dei Decemberists e di Tito & The Tarantula e poi attiva con molte collaborazioni con artisti importanti, i più famosi Green Day, Foo Fighter e Beck, esordendo da solista nel 1999 con Imaginaryland, poi l’eponimo Petra Haden nel 2003, seguìto dal “remake” dell’album degli Who Sell Out (2005) rivisitato a cappella.

Accompagnata in alcuni brani dal pianista Brad Mehldau, dal chitarrista Bill Frisell (suo collaboratore nel disco d’esordio omonimo) e dal papà Charlie, la Haden (che da sempre fa uso di sovra incisioni nel suo repertorio), anche in questo lavoro usa questa tecnica vocale per rivisitare alcune (una quindicina) delle più note canzoni scritte per il cinema, passate e recenti, usufruendo di pochissime parti suonate.

Si parte dall’iniziale Rebel Without A Cause Main Tittle (tratta da Gioventù Bruciata), seguita da Hand Covers Bruise (The Social Network), passando per temi leggendari pescati da Bagdad Cafe, Psycho, Goldfinger, Superman, Taxi Driver, Tootsie. Non poteva mancare un riferimento alle nostre  pellicole con Nuovo Cinema Paradiso, Carlotta’s Galop da 8 1/2, e l’epica morriconiana A Fistful Of Dollars Theme da un Per Un Pugno di Dollari, per chiudere con This Is Not America scritta ed eseguita da David Bowie e Pat Metheny, per Il Giorno Del Falco.

Mi sembra opportuno precisare che Petra Goes To The Movies non è certamente un disco di facile ascolto (nonostante la brillante trasposizione dei brani), a meno che non si sia “fans” del vocalese o delle colonne sonore, ma è altrettanto indubbio che Petra sia un’artista di spessore e personalità, come certificato da tutti i componenti della famiglia Haden.

Tino Montanari

Buon Sangue Non Mente, Un Affare Di Famiglia! Spain – The Soul Of Spain

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Spain – The Soul Of Spain – Glitterhouse 2012

Avviso ai naviganti: il figlio di Charlie Haden è tornato. Gli Spain sono la creatura di Josh Haden figlio d’arte, suo padre è infatti il notissimo bassista jazz, leader della mitica Liberation Music Orchestra, collaboratore stretto di Ornette Coleman e “sideman” in centinaia di dischi. La band si è formata nel ’93 ed ha esordito nel ’95 con l’acclamato The Blue Moods of Spain, ricevendo il plauso della stampa mondiale, e Josh, al tempo in compagnia della sorella Petra si è creato subito un folto seguito. Passati quattro anni da quel disco, ma il progetto Spain nel contempo ha suonato dal vivo ed è apparso in vari album e colonne sonore (come non ricordare l’eccellente brano incluso nella “soundtrack di End Of Violence di Wim Wenders), sono usciti con She Haunts My Dreams e I Believe, per poi terminare la loro storia con il capitolo finale Spirituals The Best Of Spain (2003), con l’aggiunta di due canzoni incise all’inizio di carriera, e di tre registrate dal vivo. La prima “line-up” degli Spain (quella di The Blue Moods of) comprendeva Josh, Petra e Tanya Haden, Merlo Podlewski, Ken Boudakian e Evan Hartzell, mentre per questo ritorno Josh ha voluto rimettere in piedi il gruppo con nuovi membri, Randy Kirk tastiere e chitarre, Matt Mayhall percussioni e batteria, Daniel Brummel chitarre acustiche e elettriche, ma sempre con l’apporto delle tre “grazie” Petra, Rachel e Tanya Haden.

La voce di Josh apre il disco con la dolce Only One in perfetto stile Cowboy Junkies (periodo The Caution Horses), batteria semplice in evidenza, voce profonda e pochi accordi di chitarra. Without A Sound ha un inizio simile ma questa volta è il piano a condurre la melodia a ritmo di valzer, mentre Because Your Love è  ritmica e rimanda ai pezzi dei Velvet Underground. Si prosegue con due ballate, che sono il marchio di fabbrica degli Spain, I’m Still Free e I Love You, con sonorità notturne, e un uso continuo di tastiere e chitarre arpeggiate. Il ritornello di All I Can  Give è ammaliante, mentre nella splendida Walked On The Water brano jazzato e notturno, solcato dal violino di Petra e dal violoncello di Tanya, troviamo il quarto componente della famiglia, la gemella Rachel ai cori. La pianistica Sevenfold potrebbe stare benissimo in un disco di Bruce Hornsby, seguita dal brano più veemente del lavoro Miracle Man, che sfiora la psichedelia. L’intro di Falling ricorda Colour My World (un sottovalutato brano dei Chicago), e la degna chiusura è affidata alla ballata elettrica Hang Your Head Down Low, lunga e sinuosa, che viene introdotta dalla voce profonda di Josh e si sviluppa attraverso rarefatti accordi di chitarra ed un uso semplicemente perfetto delle tastiere.

 Gli Spain danno vita ad una musica dai contorni poetici, con un suono estremamente curato e pulito nel quale brillano i limpidi arpeggi delle chitarre, le misurate variazioni delle tastiere, e la calda e coinvolgente, intima e profonda voce del “leader”. Josh scrive composizioni con testi che hanno spesso temi ricorrenti, come l’amore e le esperienze personali, dal carattere semplice e introspettivo, dalle atmosfere affascinanti e suggestive, che continuano a crescere ascolto dopo ascolto. Se non avete mai incrociato sulla vostra strada le canzoni degli Spain, è sicuramente questa l’occasione per farlo, lasciandovi trasportare nel loro mondo dei sogni, con la musica di Josh Haden, il frutto di uno scrittore sensibile e un musicista di talento.

 Tino Montanari

Novità Di Maggio Parte III. Spain, Garbage, Tom Jones, Lisa Marie Presley, Bob Seger, Paul McCartney, Paul Buchanan, Cult, Soulsavers, Eccetera

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In questo periodo sono stato preso dal sacro fuoco delle recensioni singole e ho quindi tralasciato, con alcune eccezioni, la rubrica delle novità discografiche, quindi rimediamo. Confermando per questa settimana l’uscita anche delle tre ristampe Deluxe di Sandy Denny di cui potete leggere in precedenti Post (basta usare la funzione “cerca” a lato e li trovate), veniamo alle altre novità di queste ultime due settimane.

Partiamo con il nuovo album degli Spain, The Soul Of Spain, il quinto album della band di Josh Haden, il figlio del grande jazzista Charlie e anche lui bassista. Si tratta del primo album da nove anni a questa parte e anche il primo per l’etichetta Glitterhouse mentre in America esce a livello autoprodotto. Pubblicato la scorsa settimana e preceduto da ottime recensioni, il nuovo album rimane nonostante il cambiamento di formazione, nelle solite coordinate sonore spaziali, raffinate e spesso maestose, con belle ballate, dove piano, tastiere e appena qualche accenno di chitarra in più rispetto al passato si miscelano con la voce particolare di Josh, sempre in primo piano.

Il nuovo disco dei Garbage si chiama Not Your Kind Of People è uscito il 15 maggio scorso per la V2/Universal e la versione con la copertina rossa sarebbe quella Deluxe con 15 brani (contro gli 11 della versione normale, con copertina chiara, entrambe peraltro in dischetto singolo). Anche in questo caso Shirley Manson & Co. tornano dopo una pausa di 7 anni e non ci sono cambiamenti di suono rispetto al passato nonostante le dichiarazioni della cantante che era stanca di “loop, elettronica e chitarre” e aveva iniziato un progetto mai completato per un disco solista sotto la supervisione di Paul Buchanan dei Blue Nile (di cui tra poco).

Anche il nuovo album di Tom Jones Spirit In The Room, Island/Universal, esce oggi 22 maggio in quella doppia perversa versione, normale con 10 brani e Limited Edition Digipack con 13 brani (+ la radio version di Hit Or Miss). Al di là del continuare a non capire il perché delle due versioni, l’album è molto bello e continua nella nuova strada intrapresa con il precedente Praise And Blame del 2010. Il produttore è sempre Ethan Johns, il suono è sempre raffinato e rarefatto e il repertorio spazia da Richard Thompson a Leonard Cohen, Paul McCartney, Paul Simon, Tom Waits, Odetta ma anche Joe Henry e i Low Anthem. Tra le bonus Bob Dylan e Mickey Newbury. Il capello e la barba sono diventati bianchi ma la voce è sempre fantastica.

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Prosegue la serie delle ristampe del catalogo di Sir Paul McCartney: questa volta è il turno di Ram, l’album del 1971 che esce in quattro versioni, oltre al singolo CD rimasterizzato e al doppio vinile, trovate la versione doppia Deluxe e la Super Deluxe Edition con libro

Disc 1 – Remastered Album (Stereo)
1. Too Many People / 2. 3 Legs / 3. Ram On / 4. Dear Boy / 5. Uncle Albert/Admiral Halsey / 6. Smile
Away / 7. Heart Of The Country / 8. Monkberry Moon Delight / 9. Eat At Home / 10. Long Haired Lady
/ 11. Ram On / 12. The Back Seat Of My Car
Disc 2 – Bonus Audio
1. Another Day (pubblicato al tempo come singolo) / 2. Oh Woman, Oh Why (B-side di Another Day
single) / 3. Little Woman Love (B-side di Mary Had A Little Lamb single) / 4. A Love For You (mix
inedito) / 5. Hey Diddle (mix inedito) / 6. Great Cock And Seagull Race (inedito, strumentale) / 7. Rode
All Night (inedito) / 8. Sunshine Sometime (inedito, strumentale)
Disc 3 – Remastered Mono Album
(realizzato all’epoca per le radio, versione mono per la trasmissione in AM – modulazione di ampiezza)
Disc 4 – Thrillington: Remastered Album
Pubblicato sotto lo pseudonimo di Percy “Thrills” Thrillington contiene una rivisitazione orchestrale
dell’intero album Ram, registrata nel giugno 1971 sotto la supervisione di Paul McCartney.
1. Too Many People / 2. 3 Legs / 3. Ram On / 4. Dear Boy / 5. Uncle Albert/Admiral Halsey / 6. Smile
Away / 7. Heart Of The Country / 8. Monkberry Moon Delight / 9. Eat At Home / 10. Long Haired Lady
/ 11. The Back Seat Of My Car
Disc 5 – DVD
1. Ramming (documentario sull’album, con foto d’archivio, filmati ed estratti dell’intervista a Paul
realizzata per il libro incluso nella Deluxe Edition in 4CD+DVD) / 2. Heart Of The Country (promo
video) 3. 3 Legs (promo video) / 4. Hey Diddle (performance di Paul & Linda in Scozia, mai finora
pubblicata per esteso) / 5. Eat At Home On Tour (corto realizzato con filmati del tour europeo del 1972
con una versione live di Eat At Home registrata a Groningen in Olanda) – Menu music jingle dal disco
promozionale Brung To Ewe By, realizzato all’epoca per la promozione di RAM).

LIBRO di 112 pagg. con molte foto inedite, 5 stampe di foto, un libretto (facsimile di agendina scritta
da Paul), album fotografico di foto realizzate durante la regiostrazione dell’album
+ la versione downloadabile ad alta risoluzione 24bit 96kHz high sia dell’album rimasterizzato
(Disc 1) che del Bonus audio (Disc 2) in una card inserita nel package.

In base alle disponibilità del portafoglio scegliete voi, considerando che il cofanetto dovrebbe superare i 100 euro. Anche questo nei negozi da oggi 22 maggio.

Questo “strano” Bob Seger, Get Out Of Denver, edito da una fantomatica Smokin’, è il solito broadcast radiofonico del 1974 registrato appunto in quel di Denver nel 1974, appena dopo l’uscita dell’album Seven e prima del grande successo che sarebbe arrivato in seguito già con il doppio Live Bullet. Tra le chicche una versione di 12 minuti di Let It Rock di Chuck Berry e cover di Nutbush City Limits, Gang Bang della Sensational Alex Harvey Band, I’ve Been Workin’ di Van Morrison e Don’t Burn Down The Bridge di Albert King. Non solo per fan e collezionisti, è uscito la scorsa settimana.

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Il nuovo album dei Soulsavers The Light The Dead See da domani nei negozi su etichetta V2/Coop/Universal è veramente bello. Non pensavo che dopo la separazione da Mark Lanegan il duo inglese avrebbe fatto ancora della buona musica e invece questo disco è forse il loro migliore: e il merito direi che risale in gran parte a Dave Gahan dei Depeche Mode che ammetto di non avere mai amato in modo particolare (per usare un eufemismo) ma in questo album canta da grande rocker, tra chitarre, tastiere e zero campionamenti. Non me lo aspettavo, consigliato.

A 28 anni dal primo album dei Blue Nile e dopo otto anni da High, Paul Buchanan pubblica il suo primo album da solista Mid Air. E proprio di album solo si tratta, voce e pianoforte con qualche piccolo tocco di tastiere in sottofondo di tanto in tanto, 14 brani per una durata totale di 36 minuti, un solo brano che supera i 3 minuti, non facile ma molto bello, mi ha ricordato in parte Leonard Cohen e Tom Waits. Etichetta Newsroom Records, in uscita oggi 22 maggio. Ne esisteva anche una versione limitata doppia in box set di 2000 copie disponibile solo sul suo sito ma è andata esaurita.

Tornano anche i Cult di Ian Astbury e Billy Duffy, che come aveva annunciato Astbury nel 2009 non avrebbero più pubblicato nuovi album di studio, salvo cambiare prontamente idea. Dopo le avventure con Doors e MC5 il cantante aveva riformato il gruppo e questo Choice Of Weapon, il primo per la Cooking Vinyl (che dopo Marilyn Manson si lancia sempre più nel rock mainstream), è prodotto da Chris Goss dei Masters Of Reality con Bob Rock. Poteva mancare la versione Deluxe doppia? Certo che no, ma almeno è doppia con 4 brani extra. Data 22 maggio.

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Secondo album per le Smoke Fairies, le “fatine” inglesi Jessica Davies e Catherine Blamire scoperte da Jack White nel 2009 che aveva pubblicato un loro vinile a 45 giri per la sua etichetta. Il precedente Through Low Light And Trees era un buon album di, chiamiamolo, dark folk-rock futuribile. Questo nuovo Blood Speaks non l’ho ancora sentito ma dal singolo mi pare simile. Etichetta V2/Coop e anche in questo caso non manca la Deluxe Edition con 3 tracce extra, rispetto alle 10 della versione normale.

Il disco di Andre Williams con i canadesi Sadies è gia uscito da un paio di settimane negli States per la Yep Rock (ma esce in Europa il 29 maggio). Tra gli ospiti ci sono anche Jon Spencer e Jon Langford ma per il sottoscritto è uno di quelli della serie “non indispensabile”, giudizio personale. Sarà anche heavy/trash Blues e lui sarà anche stato ai tempi un grande cantante R&B, soul e Blues ma ora, a 76 anni, borbotta, parla, declama e canticchia con il suo vocione particolare e vissuto su un buon background strumentale, ma secondo me se ne può fare tranquillamente a meno. Fate Vobis.

Il nuovo disco di Lisa Marie Presley Storm and grace è uscito da un paio di settimane negli States ma sarè disponibile in Italia dal 29 maggio per la Island/Universal. Si tratta del terzo album della figlia di Elvis dopo i 2 francamente imbarazzanti, per me, in un ambito pop-rock, che aveva fatto tra il 2003 e il 2005 e che erano un po’ l’equivalente dei film che faceva la mamma Priscilla. Il disco ,come abbondantemente annunciato, è prodotto da T-Bone Burnett, molti brani sono co-firmati da Richard Hawley e Ed Harcourt, il suono è quello classico di Burnett con musicisti come Jay Bellerose, Denis Crouch, Greg Leisz, Blake Mills, Patrick Warren e molti altri, ma, se vogliamo trovare un difetto, lei non ha un gran voce, il babbo anche quando faceva delle cagate a livello discografico e cinematografico  era un’altra cosa. Comunque il disco non è male, sentirò meglio e non manca la solita versione Deluxe con quattro canzoni in più.

Alla prossima.

Bruno Conti