50 Anni Non Li Dimostrano Affatto: Il Disco Folk Dell’Anno? Steeleye Span – Est’d 1969

steeleye span est'd 1969

Steeleye Span – Est’d 1969 – Park CD

Ed anche gli Steeleye Span, storico gruppo che insieme a Fairport Convention e Pentangle forma una ideale triade di band cardini del folk-rock inglese (a mio giudizio la pur ottima Albion Band è un gradino sotto), sono arrivati a celebrare i 50 anni di attività, essendosi formati nel 1969 su iniziativa del “Governatore” Ashley Hutchings. Ma a differenza dei Fairport, che a partire dal 25° anniversario hanno festeggiato ogni lustro in pompa magna, gli Span si sono limitati a fare quello che hanno sempre fatto, cioè incidere nuova musica e pubblicare un nuovo album (il loro 23° in studio), che limita al titolo, Est’d 1969, il riferimento alla ricorrenza in questione (*NDB Almeno il 40° Anniversario lo avevano festeggiato https://discoclub.myblog.it/2010/06/24/40-anni-e-non-sentirli-steeleye-span-live-at-a-distance/). Dopo anni di album di buon valore ma in cui prevaleva il mestiere rispetto a tutto il resto, le presente decade ha visto un ritorno dei nostri ad uno stato di forma invidiabile, prima con l’ottimo Wintersmith (2013, il loro disco più venduto dal 1976) e poi con l’ancora relativamente recente Dodgy Bastards di due anni e mezzo fa, un lavoro molto valido che vedeva un gruppo in palla ed alle prese con una serie di canzoni suonate con invidiabile grinta https://discoclub.myblog.it/2017/03/23/tra-folk-e-rock-una-storica-band-britannica-sempre-in-gran-forma-steeleye-span-dodgy-bastards/ .

Ma con questo Est’d 1969 andiamo aldilà di ogni più rosea previsione, in quanto i nostri ci hanno consegnato un disco di una bellezza sorprendente, nove canzoni ispiratissime ed eseguite da una band in stato di grazia: sarà stato l’anniversario, ma non esagero se dico che sembra di essere tornati agli anni settanta, e non ho paura di eleggere questo disco come il più bello uscito finora in ambito folk nel 2019. L’unica componente del nucleo originale è come saprete Maddy Prior, grande cantante e superba interprete, mentre l’altro membro con la più lunga militanza è il batterista Liam Genokey, in quanto l’ex marito della Prior Rick Kemp ha lasciato il gruppo (per la seconda volta) all’indomani delle sessions di Dodgy Bastards: gli altri componenti attuali sono Julian Littman, chitarra, tastiere e voce solista maschile, Andrey Sinclair, chitarra, Benji Kickpatrick (figlio di John), bouzouki, mandolino, banjo e chitarra, Jessica May Smart, violino, e Roger Carey al basso. Come di consueto, gli Span prendono brani della tradizione britannica e anche Child Ballads e le adattano al loro stile, ed in questo album arrotondano il tutto con un paio di brani di origine più recente. Est’d 1969 si apre con Harvest, un brano che non posso che definire splendido, un folk-rock elettrico dalla melodia emozionante e con un refrain corale dai toni epici, un pezzo tra modernità e tradizione che riesce a coinvolgere al massimo sin dalle prime note: dopo quattro minuti il brano cambia (in effetti è una sorta di medley tra due canzoni diverse) e si trasforma in un’altra fantastica folk song dalla maggiore vena rock ma con lo stesso livello di eccellenza. Sette minuti e mezzo di puro godimento, un pezzo che da solo vale l’album (e siamo solo all’inizio).

Old Matron è una folk ballad dal sapore antico, con accompagnamento potente in cui mandolino e violino vengono suonati con grinta da rock band, ed in più abbiamo la partecipazione del flauto di Ian Anderson (che in passato aveva già collaborato con gli Span, producendo Now We Are Six), che avvicina inevitabilmente il pezzo allo stile dei Jethro Tull di album come Songs From The Wood. The January Man è una canzone scritta da Dave Goulder ed incisa in passato anche da Christy Moore (ma la versione dei nostri è ispirata a quella che un giovane Tim Hart, altro loro ex membro fondatore, usava suonare nei folk club ad inizio carriera): l’incedere è drammatico ed il passo è cadenzato e quasi marziale, con il banjo a scandire il tempo ed un ottimo e pertinente intervento di chitarra elettrica, e con la voce vissuta della Prior ad aggiungere pathos. Decisamente bella anche The Boy And The Mantle, altro lungo ed epico brano impreziosito da un motivo corale splendido, e con il suono arricchito dal delizioso clavicembalo di Sophie Yates che dona al tutto un sapore “rinascimentale”; a seguire troviamo Mackerel Of The Sea, che forse ha un suono più addomesticato ma è nobilitata dalla solita impeccabile prestazione vocale di Maddy (e poi l’atmosfera è anche qui di grande presa emotiva), mentre Cruel Ship’s Carpenter è nettamente più rock delle precedenti, una ballata elettrica che unisce una bellezza cristallina ad un approccio vigoroso, e presenta l’ennesima linea melodica notevole.

La saltellante Domestic è di nuovo uno strepitoso e trascinante folk-rock eseguito in maniera superba, ancora con un cambio di ritmo a metà canzone ed un finale decisamente rock. Il CD si chiude con la lenta Roadways, forse il brano più “mainstream” ma suonato comunque con indubbia classe, e con la breve ma toccante e suggestiva Reclaimed (scritta da Rose-Ellen Kemp, figlia di Kemp e della Prior), cantata interamente a cappella. Buon compleanno quindi agli Steeleye Span, anche se questa volta il regalo lo hanno fatto loro a noi.

Marco Verdi

Gli Inizi Di Una Delle Band Fondamentali Del Folk-Rock Britannico. Steeleye Span – All Things Are Quite Silent: Complete Recordings 1970-71

Steeleye Span box 1970-1971 All tings are quiet

Steeleye Span – All Things Are Quite Silent: Complete Recordings 1970-71 – Cherry Tree/Cherry Red 3CD Box Set

Nonostante i Fairport Convention nel 1969 avessero raggiunto l’apice della loro carriera con il capolavoro Liege & Lief, il bassista e membro fondatore del gruppo Ashley Hutchings non era del tutto soddisfatto della direzione intrapresa, e quindi se ne andò per cercare di sviluppare un discorso più legato alla tradizione (anche Sandy Denny lasciò la band nello stesso periodo, ma questa è un’altra storia). Hutchings così si unì a Tim Hart e Maddy Prior, che erano già un affermato duo nei circuiti folk, e completò il nuovo quintetto con i coniugi Terry e Gay Woods, chiamando la nuova creatura Steeleye Span, proprio per riuscire a suonare quel tipo di musica che con i Fairport non riusciva più a fare, e cioè prendendo canzoni dallo sterminato songbook tradizionale inglese e scozzese (incluse molte delle cosiddette “Child Ballads”), e rivestendole con un arrangiamento che strizzava l’occhio a sonorità rock, con grande uso quindi di chitarre elettriche ed una sezione ritmica sempre presente: il risultato furono tre album di grande bellezza, dei quali almeno i primi due (Hark! The Village Wait e Please To See The King) sono considerati dei classici del folk-rock inglese. Oggi la Cherry Red riunisce quei tre album in questo bel boxettino intitolato All Things Are Quite Silent, corredato da un esauriente libretto con interessanti liner notes biografiche a cura di David Wells: i tre dischetti sono presentati così come sono usciti all’epoca, senza bonus tracks, con l’eccezione del terzo (Ten Man Mop, Or Mr. Reservoir Butler Rides Again, bel titolo corto e facilmente memorizzabile) che offre quattro tracce in più già uscite su una precedente ristampa del 2006. E’ chiaro che se già possedete questi album l’acquisto è superfluo, ma se viceversa conoscete gli Span più “commerciali” degli anni settanta (o non li conoscete affatto) direi che il box in questione diventa quasi indispensabile. Ma veniamo ad una disamina dettagliata dei tre album.

Hark! The Village Wait (1970). Inizio col botto da parte del gruppo, che aveva la particolarità all’epoca unica di presentare due voci soliste femminili: qui la line-up è completata da due batteristi che si alternano, entrambi con i Fairport nel destino, e cioè Dave Mattacks e Gerry Conway. I dodici brani presenti sono tutti tradizionali, con le eccezioni dell’introduttiva A Calling-On Song, un coro a cappella a cui partecipano tutti i componenti del gruppo, e l’intensa ballata che presta il titolo a questo box triplo, che ha comunque uno stile tipico delle canzoni di secoli prima. Il resto, come già detto, sono bellissime interpretazioni del songbook della tradizione britannica, a partire da una emozionante The Blacksmith, con la squillante voce della Prior a dominare ed un arrangiamento folk elettrificato, per proseguire con la drammatica Fisherman’s Wife, che vede il banjo cadenzare il tempo insieme alla sezione ritmica, Blackleg Miner, che fonde una melodia tipicamente British folk con un accompagnamento quasi “americano”, o Dark-Eyed Sailor, splendida e rockeggiante ballata dal motivo delizioso. Altri highlights di un disco comunque senza sbavature sono la squisita The Hills Of Greenmore, folk-rock di notevole impatto con un eccellente background sonoro per chitarre elettriche e concertina, la strepitosa Lowlands Of Holland, sei minuti di sontuoso folk elettrico dalla bella introduzione chitarristica, e la corale Twa Corbies (conosciuta anche come The Three Ravens), ricca di pathos.

Please To See The King (1971). Al secondo album la line-up cambia, in quanto le crescenti tensioni tra il duo Hart-Prior da una parte ed i coniugi Woods dall’altra, porta questi ultimi a lasciare la band, rimpiazzati dal grande cantante e chitarrista Martin Carthy, già molto conosciuto, e dal bravissimo violinista Peter Knight, che diventerà una colonna portante del suono degli Span. Please To See The King rinuncia alla batteria (come anche il suo successore), ma nonostante tutto preme ancora di più l’acceleratore su sonorità elettriche, diventando così l’album più popolare tra i tre, con versioni scintillanti di Cold Haily Windy Night, Prince Charlie Stuart, False Knight On The Road, Lovely On The Water (magnifica dal punto di vista strumentale), oltre ad una roboante Female Drummer, con la voce cristallina della Prior accompagnata in maniera pressante da violino e chitarra elettrica. Troviamo poi una diversa ripresa di The Blacksmith dal primo album, con Maddy circondata dalle chitarre e con un suggestivo coro, la bella giga strumentale Bryan O’Lynn/The Hag With The Money ed una versione di un pezzo che era già un classico per i Fairport, cioè The Lark In The Morning, molto più lenta e cantata anziché solo strumentale.

Ten Man Mop Or Mr. Reservoir Butles Rides Again (1971). Terzo ed ultimo lavoro con Hutchings alla guida del gruppo, questo album è meno cupo e più fruibile del precedente, anche se non allo stesso livello artistico (ma ci si avvicina molto), e “sconfina” fino a spingersi anche in Irlanda, cosa che non piacerà molto ad Ashley che, da buon purista, avrebbe voluto solo ballate di origine britannica. Ci sono due strepitosi medley strumentali, Paddy Clancey’s Jig/Willie Clancy’s Fancy e Dowd’s Favourite/£10 Float/The Morning Dew, ed altre ottime cose come la lunga Gower Wassail, con la voce solista declamatoria di Hart ed un bel coro alle spalle, la saltellante Four Nights Drunk, per sola voce (Carthy) e violino, con l’aggiunta della chitarra acustica nel finale, un’emozionante When I Was On Horseback, da brividi, la pimpante Marrowbones, che sembra quasi un canto marinaresco, e la vibrante Captain Coulston, tra le più intense dei tre dischetti. Come bonus abbiamo l’outtake General Taylor, un brano a cappella caratterizzato da eccellenti armonie vocali, e ben tre versioni del classico di Buddy Holly Rave On (anch’esse senza accompagnamento strumentale), la prima delle quali era uscita all’epoca solo su singolo. Dopo questo terzo album gli Span cambieranno manager, ingaggiando Jo Lustig che però vorrà spostare le sonorità del gruppo verso lidi più commerciali, cosa che causerà l’abbandono da parte di Hutchings (che fonderà la Albion Band) e Carthy, ma che aprirà nuovi orizzonti con album di grande successo come Parcel Of Rogues, Now We Are Six e All Around My Hat, lavori comunque molto belli che inaugureranno un nuovo capitolo di una storia che continua ancora oggi.

Marco Verdi

Alcune Prossime Ristampe “Primaverili”: Kate Bush, Stevie Nicks, Iain Matthews, Steeleye Span, Van Der Graaf Generator

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Alcuni prossimi interessanti cofanetti previsti in uscita tra fine marzo e fine aprile p.v.

Kate Bush – The Other Sides – 4CD Parolophone/Rhino – 22-03-2019

Vi ricordate i due cofanetti dedicati a Kate Bush usciti lo scorso mese di novembre? Ve ne avevo parlato in un Post https://discoclub.myblog.it/2018/10/21/prossime-uscite-autunnali-13-kate-bush-remastered-part-i-ii-come-dicono-i-titoli-tutto-il-catalogo-ristampato-in-due-box-in-uscita-il-16-e-30-novembre/ Il secondo Remastered, oltre agli album pubblicati dal 2005 al 2016 conteneva anche quattro CD di materiale “raro”, non pubblicato nella discografia ufficiale della cantante inglese.

Naturalmente ora la Warner, il 22 marzo, pubblicherà come cofanetto a sé stante proprio quei 4 CD, per la gioia di chi aveva acquistato il Box proprio perché interessato a quelle rarità.Il tutto ad un prezzo indicativo particolarmente interessante e contenuto, intorno ai 30 euro, a differenza dei due Remastered che invece erano abbastanza costosi.

Comunque ecco di nuovo il contenuto:

 CD1: 12” Mixes]
1. Running Up That Hill (A Deal With God)
2. The Big Sky (Metereological Mix)
3. Cloudbusting (The Organon Mix)
4. Hounds Of Love (Alternative Mix)
5. Experiment 1V (Extended Mix)

[CD2: The Other Side 1]
1. Walk Straight Down The Middle
2. You Want Alchemy
3. Be Kind To My Mistakes
4. Lyra
5. Under The Ivy
6. Experiment 1V
7. Ne t’enfuis pas
8. Un baiser d’enfant
9. Burning Bridge
10. Running Up That Hill (A Deal With God) 2012 Remix

[CD3: The Other Side 2]
1. Home For Christmas
2. One Last Look Around The House Before We Go…….
3. I’m Still Waiting
4. Warm And Soothing
5. Show A Little Devotion
6. Passing Through The Air
7. Humming
8. Ran Tan Waltz
9. December Will Be Magic
10. Wuthering Heights (Remix)

[CD4: In Others’ Words]
1. Rocket Man
2. Sexual Healing
3. Mna Na Heireann
4. My Lagan Love
5. The Man I Love
6. Brazil (Sam Lowry’s First Dream)
7. The Handsome Cabin Boy
8. Lord Of The Reedy River
9. Candle In The Wind

stevie nicks stand back box

Stevie Nicks – Stand Back:1981-2017 – 3CD Atlantic/Rhino – 19-04-2019

Sempre il gruppo Warner pubblicherà in data 19 aprile un cofanetto dedicato a Stevie Nicks, sulla falsariga di quello uscito lo scorso anno, sempre in autunno e dedicato a Lindsey Buckingham https://discoclub.myblog.it/2018/10/16/un-esaustivo-viaggio-attraverso-la-carriera-solista-di-un-musicista-eccelso-ma-sottovalutato-lindsey-buckingham-solo-anthology/Non sia mai che anche la sua compagna di vita ed avventure musicali non venisse debitamente omaggiata, anche se per la verità della bionda cantautrice di Phoenix era già stato pubblicato dalla Atlantic nel lontano 1998 un box triplo retrospettivo intitolato Enchanted, non più in produzione da anni, e che solo in parte si sovrappone come contenuti a quello attuale, pur presentando parecchie differenze, visto che arriva cronologicamente fino ai giorni nostri.

Ecco comunque i contenuti completi e dettagliati del nuovo Stand Back 1981-2017.

[CD1]
1. Edge Of Seventeen
2. Rooms On Fire
3. Stand Back
4. After The Glitter Fades
5. If Anyone Falls
6. Talk To Me
7. I Can’t Wait
8. Has Anyone Ever Written Anything For You
9. Long Way To Go
10. Maybe Love Will Change Your Mind
11. Blue Denim
12. Every Day
13. Planets Of The Universe
14. Secret Love
15. For What It’s Worth
16. The Dealer
17. Lady

[CD2]
1. Stop Draggin’ My Heart Around – with Tom Petty & The Heartbreakers
2. Leather And Lace– with Don Henley
3. Nightbird
4. I Will Run To You – with Tom Petty & The Heartbreakers
5. Two Kinds Of Love
6. Whenever I Call You ‘Friend’ – with Kenny Loggins
7. Magnet & Steel – with Walter Egan
8. Gold – with John Stewart
9. Too Far From Texas – with Natalie Maines
10. Sorcerer
11. You’re Not The One – with Sheryl Crow
12. Santa Claus Is Coming To Town – with Chris Isaak
13. Cheaper Than Free – featuring Dave Stewart
14. You Can’t Fix This – with Dave Grohl, Taylor Hawkins, and Rami Jaffee
15. Golden – with Lady Antebellum
16. Blue Water – featuring Lady Antebellum
17. Borrowed – with LeAnn Rimes
18. Beautiful People Beautiful Problems – with Lana Del Rey

[CD3]
1. Gold Dust Woman – Live
2. Dreams – Live
3. Angel – Live
4. Rhiannon – Live
5. Landslide – Live with Melbourne Symphony Orchestra
6. Sara – Live from The Soundstage Sessions
7. Crash Into Me – Live from The Soundstage Sessions
8. Circle Dance – Live from The Soundstage Sessions
9. Needles and Pins – Live with Tom Petty & The Heartbreakers
10. Rock and Roll – Live
11. Blue Lamp – from Heavy Metal Soundtrack
12. Sleeping Angel – from Fast Times At Ridgemont High Soundtrack
13. If You Ever Did Believe – from Practical Magic Soundtrack
14. Crystal – from Practical Magic Soundtrack
15. Your Hand I Will Never Let It Go – from Book Of Henry Soundtrack

Il 29 marzo verrà pubblicata anche una edizione singola con un estratto del contenuto del cofanetto.

iain matthews orphans and outcasts

Iain Matthews – Orphans And Outcasts – 4 CD Cherry Red – 26-04-2019

Alla fine di Aprile, il giorno 26, è prevista l’uscita di questo cofanetto Orphans And Outcasts dedicato a Iain Matthews, che come recita il sottotitolo raccoglie Demos, Outtakes And Live Performances. I più attenti, o quelli con la memoria migliore, ricorderanno che negli anni ’90 erano già usciti tre CD con lo stesso titolo, rispettivamente nel 1991, 1993 e 1998, per una piccola etichetta, la Dirty Linen, dischi che già da lunga pezza sono scomparsi nella notte dei tempi. Molti sapranno chi è Matthews, ma per i più giovani, o per chi lo ignora, ricordiamo che è stato il primo cantante dei Fairport Convention, poi negli anni ha militato nei Matthews Southern Comfort, nei Plainsong, negli Hi-Fi, insieme a David Surkamp dei Pavlov’s Dog, oltre ad avere registrato una serie di spesso meravigliosi album solisti, in bilico tra il miglior folk-rock britannico e la più luminosa musica west-coastiana. Nel box è raccolto materiale proveniente da tutti i periodi (con l’esclusione dei Fairport, ma con un brano dei Pyramid del lontano 1966) che è stato opportunamente rimasterizzato, ed è stato anche aggiunto un quarto volume con ulteriori rarità, live e outtakes.

Ecco la lista completa dei contenuti. Oltre a tutto pare che il cofanetto, a livello indicativo tra i 30 e i 35 euro, avrà anche un prezzo particolarmente appetibile.

[CD1: Vol. 1]
Matthews Southern Comfort 1970:
1. Touch Her If You Can
2. Yankee Lady
3. Belle
4. Later On
5. I Believe In You
Iain Matthews Radio Session 1971:
6. It Takes A Lot To Laugh
7. Not Much At All
8. Baby Ruth
9. Hearts (Outtake)
10. Christine’s Tune
Plainsong Radio Session 1972:
11. Seeds And Stems
12. Spanish Guitar
13. Tigers Will Survive
14. Any Day Woman
Miscellaneous:
15. Poor Ditching Boy (Outtake)
16. Even The Guiding Light (Live)
17. So Sad (Demo)
18. Groovin’ (Demo)
19. Let There Be Blues (Matthews/Lamb Demo)
20. New Shirt (Songwriting Demo)

[CD2: Vol. 2]
Miscellaneous:
1. S.O.S. (‘Hi-Fi’ Demo, 1981)
2. Better Not Stay (‘Hi-Fi’ Demo, 1981)
3. What Do You Wish You Could Be (Songwriting Demo, 1982)
4. Perfect Timing (Songwriting Demo, 1982)
5. Voices (Songwriting Demo, 1982)
6. Action (‘Shook’ Demo, 1983)
7. Change (‘Shook’ Demo, 1983)
8. Rendezvous (Songwriting Demo, 1984)
‘Walking A Changing Line’ Demos, 1987:
9. What The Wanter Wants
10. Action & Intent
11. Too Hard Too Soon
12. Steady
13. Your Heart Again
14. Still I See You
Miscellaneous:
15. We Don’t Talk Anymore (Songwriting Demo, 1988)
16. Rains Of ’62 (Alternate Take, 1989)
17. Mercy Street (Working Ref., 1989)
18. Perfect Timing (Working Ref., 1989)

[CD3: Vol. 3]
The Pyramid:
1. Me About You (by Pyramid, 1966)
Matthews Southern Comfort:
2. Woodstock (Alternate Take)
Iain Matthews Radio Session:
3. Hearts
4. Home
5. Never Ending
Miscellaneous:
6. I’ll Fly Away (Plainsong Demo, 1972)
7. Sing Senorita (Outtake, 1978)
8. On The Beach (Outtake, 1983)
9. The Fabrication (Demo, 1986)
10. Except For A Tear (Demo, 1986)
11. Next Time Around (Demo with Andy Roberts, 1991)
12. God’s Empty Chair (Demo with Andy Roberts, 1991)
13. Jaques And Tambo (with Mark Hallman, 1996)
14. Spirits (Plainsong Radio Session. 1997)
15. Sing Sister Sing (Live, 1997)

[CD4: Vol. 4]
Miscellaneous:
1. Let Me Live Until I See You Again
2. Seven Bridges Road (Live In LA, 1988)
3. Nothing’s Changed (Demo with Andy Roberts, 1989)
4. Voices (Plainsong Demo, 1991)
5. Living In Reverse (Demo with Andy Roberts, 1991)
6. Restless Wings (Hamilton Pool Demo, 1992)
7. Leaving Alone (Hamilton Pool Demo, 1992)
8. Ballad Of Gruene Hall
9. Rooted To The Spot (Demo, 1993)
10. Even If It Kills Me (Demo with Clive Gregson, 1997)
11. Horse Left In The Rain (Hamilton Pool Demo with David Halley, 1997)
12. Anchor Me (Demo with Michael Bonagura, 1997)
13. Something Mighty (Outtake, 1998)
14. Your Own Way Of Forgetting (Plainsong Outtake, 1998)
15. Mr Soul (Demo, 1998)
16. Stranded (Demo, 1999)

All Disc 4 tracks previously unissued

Steeleye Span box 1970-1971 All tings are quiet

Steeleye Span – All Things Are Quite Silent: Complete Recordings 1970-71 – 3CD box set – Cherry Tree UK – 26-04-2019

Sempre il 26 aprile, e sempre per una etichetta del gruppo Cherry Red, è prevista la pubblicazione di questo cofanetto triplo dedicato agli Steeleye Span, la storica band folk-rock inglese fondata da Ashley Hutchings dopo la sua fuoriuscita dai Fairport Convention. Il box raccoglie i primi tre album del gruppo, pubblicati appunto nel biennio 1970-1971, arricchiti di alcune rarità (poche per la verità) e con i CD che riproducono le grafiche degli album originali, nonché un libretto di 32 pagine che racconta la storia di quel glorioso periodo.

Ecco la tracklist completa.

CD1: Hark! The Village Wait]
1. A Calling-On Song
2. The Blacksmith
3. Fisherman’s Wife
4. Blackleg Miner
5. Dark-Eyed Sailor
6. Copshawholme Fair
7. All Things Are Quite Silent
8. The Hills Of Greenmore
9. My Johnny Was A Shoemaker
10. Lowlands Of Holland
11. Twa Corbies
12. One Night As I Lay In My Bed

[CD2: Please To See The King]
1. The Blacksmith
2. Cold, Haily, Windy Night
3. Jigs: Bryan O’Lynn/The Hag With The Money
4. Prince Charlie Stuart
5. Boys Of Bedlam
6. False Knight On The Road
7. The Lark In The Morning
8. Female Drummer
9. The King
10. Lovely On The Water

[CD3: Ten Man Mop Or Mr. Reservoir Butler Rides Again]
1. Gower Wassail
2. Jigs: Paddy Clancey’s Jig/Willie Clancy’s Fancy
3. Four Nights Drunk
4. When I Was On Horseback
5. Marrowbones
6. Captain Coulston
7. Reels: Dowd’s Favourite/£10 Float/The Morning Dew
8. Wee Weaver
9. Skewball
Bonus Tracks:
10. General Taylor
11. Rave On (‘Fake Scratch’ Single)
12. Rave On (Alternative Version #1)
13. Rave On (Alternative Version #2)

VAN-DER-GRAAF-GENERATOR-Aerosol grey machine box

Van Der Graaf Generator – The Aerosol Grey Machine – 50th Anniversary Edition box set – 2 CD +LP + 45 giri Esoteric UK

The Aerosol Grey Machine è il primo album dei Van Der Graaf Generator di Peter Hammill, l’unico uscito per la Mercury/Fontana (ma in Italia l’etichetta era Vertigo) nel 1969, e quindi ci risiamo con i 50esimi farlocchi, ma ormai ci siamo abituati. Prima del passaggio alla Charisma Records per il trittico dei loro tre album migliori,The Least We Can Do Is Wave to Each Other, H To He,Who Am The Only One Pawn Hearts, coincisi con l’ingresso nella formazione britannica di David Jackson, il sassofonista e flautista che insieme all’organista Hugh Banton, fu il motore principale del suono della band, insieme alla voce strepitosa di Peter Hammill.

L’album nel corso degli anni è stato giustamente rivalutato, anche se rimane inferiore ai tre citati poc’anzi, però come al solito si è voluto esagerare nel formato, spesso scontentando molti di quelli che sarebbero stati interessati a questa ristampa. Perché optare per questi formati misti, che uniscono vinili e CD insieme, quando si sarebbe potuta fare una edizione in LP e una in CD? Ok, nella confezione c’è anche un sontuoso libro con foto, interviste e un saggio di Sid Smith, oltre ad un poster creato dallo stesso Hammill, portando il prezzo però ad una altrettanto sontuosa cifra indicativa per il costo vicina ai 60 euro, che per chi è interessato solo al secondo CD, quello con inediti e rarità (quei pochi già non apparsi in precedenti ristampe), certo non incoraggia all’acquisto. Al solito ecco la lista completa dei contenuti musicali.

 Tracklist
[CD1: The Aerosol Grey Machine]
1. Afterwards
2. Orthentian Street (Parts 1 & 2)
3. Running Back
4. Into A Game
5. Ferret And Featherbird
6. Aerosol Grey Machine
7. Black Smoke Yen
8. Aquarian
9. Giant Squid
10. Octopus
11. Necromancer

[CD2]
1. Sunshine (1967 Demo) (Previously Unreleased)
2. Firebrand (1967 Demo) (Previously Unreleased)
3. People You Were Going To (BBC Session – November 1968)
4. Afterwards (BBC Session – November 1968)
5. Necromancer (BBC Session – November 1968)
6. Octopus (BNC Session – November 1968) (Previously Unreleased)
7. People You Were Going To (Single Version)
8. Firebrand (Single Version)

[LP: The Aerosol Grey Machine (180 Gram Vinyl In Unissed Gatefold UK Sleeve)]
1. Afterwards
2. Orthentian Street
3. Running Back
4. Into A Game
5. Aerosol Grey Machine
6. Black Smoke Yen
7. Aquarian
8. Necromancer
9. Octopus

[7-Inch Single]
1. People You Were Going To
2. Firebrand

Anche questo box uscirà il 26 aprile p.v..

Per oggi è tutto.

Bruno Conti

Tra Folk E Rock, Una Storica Band Britannica Sempre In Gran Forma! Steeleye Span – Dodgy Bastards

steeleye span dodgy bastards

Steeleye Span – Dodgy Bastards – Park CD

Il vulcanico bassista Ashley Hutchings, una delle figure più carismatiche del folk britannico degli ultimi cinquanta anni, detiene l’imbattibile record di essere stato membro fondatore di ben tre delle quattro band cardine del genere folk-rock inglese (l’unica con la quale non c’entrava niente erano i Pentangle), per poi abbandonarle tutte quante: i Fairport Convention sono di sicuro la più celebre tra queste, un vero e proprio dream team (con gente come Richard Thompson, Sandy Denny e Dave Swarbrick al suo interno non mi viene un altro termine per definirla) che però abbandonò dopo il capolavoro Liege & Lief per creare gli Steeleye Span, che lasciò a loro volta nei primi anni settanta per fondare la Albion Band. Parlando nel dettaglio di quanto successo con gli Span, Hutchings non era d’accordo di dare al gruppo, dopo i primi tre bellissimi album a carattere tradizionale, una svolta più commerciale, e se ne andò trascinando con sé anche Martin Carthy (altro storico folksinger inglese), sostituito da Rick Kemp, che in breve tempo si legò sentimentalmente con la cantante Maddy Prior e insieme diedero vita a diversi ottimi album di piacevole folk-rock, il più di successo dei quali è senz’altro All Around My Hat del 1975 (i primi sei lavori del nuovo corso sono stati riuniti qualche anno fa nell’imperdibile triplo CD A Parcel Of Steeleye Span).

Gli Span sono ancora oggi attivissimi, pur con diversi cambi di formazione tipici di questo tipo di band, anche se sia la Prior (unica tra i membri fondatori ancora in sella) sia Kemp sono sempre al bastone di comando, pur non essendo più sposati da tempo. Gli altri membri del gruppo attualmente sono Julian Littman alle chitarre, mandolino e pianoforte, la bravissima Jessie May Smart al violino (strumento indispensabile nell’economia della band), Liam Genockey alla batteria ed il nuovo chitarrista Andrew Sinclair, che sostituisce Pete Zorn purtroppo scomparso lo scorso anno. Dodgy Bastards è il nuovo album del sestetto (il loro ventitreesimo in totale), e giunge a tre anni dall’apprezzato Wintersmith, che era stato il loro disco più venduto degli ultimi 37 anni: Dodgy Bastards è un lavoro particolare, che prende spunto da alcune tra le più di trecento ballate popolari inglesi e scozzesi antologizzate nel diciannovesimo secolo dallo studioso americano Francis James Child (note al mondo come “Child Ballads”), ma le ripropone in versioni rivedute e corrette, sia nei testi che nelle musiche, con arrangiamenti che partono dalla base originale folk per arrivare ad assumere tonalità decisamente rock, in alcuni momenti anche piuttosto sostenuto. Il gruppo suona con la foga e la grinta di una band di giovani virgulti, e la Prior ha ancora una bellissima voce nonostante quest’anno per lei scattino le settanta primavere. C’è anche più di un brano con tendenza alla jam, con durate che superano i sette, otto ed in un caso anche i dieci minuti: basti pensare che tutto il disco (che comprende dodici canzoni) va ben oltre i settanta minuti, senza però risultare noioso o ripetitivo, ma al contrario conferma che gli Steeleye Span sono più vivi che mai, ed al contrario dei Fairport che da anni fanno dischi sì molto piacevoli ma decisamente sovrapponibili tra loro (e senza assumersi alcun rischio), non hanno perso la voglia di sperimentare e di rielaborare la tradizione.

Cruel Brother apre il CD con una bella introduzione corale a cappella, poi entrano all’unisono gli strumenti per un brano folk-rock davvero trascinante, guidato dalla splendida voce di Maddy, con un gustoso mix tra chitarre elettriche e violino ed un motivo di presa immediata, ed in più diversi cambi di ritmo e melodia che, uniti ad una durata che si avvicina agli otto minuti, fa del brano quasi una mini-suite. All Things Are Quite Silent è un’intensa e struggente ballata tutta basata sulla chitarra acustica, il violino e la voce cristallina della Prior, Johnnie Armstrong è un folk elettrificato dal carattere tradizionale, suonato però con grande forza e cantato con pathos da Kemp, mentre Boys Of Bedlam, già presente con un arrangiamento più tradizionale nel loro secondo album Please To See The King (1971), qui diventa una potente rock song elettrica, con il violino quasi stridente ed un’atmosfera al limite del minaccioso, il tutto mescolato mirabilmente con una melodia di stampo antico (si può parlare di folk-punk?). Anche la tosta Brown Robyn’s Confession (in cui canta la Smart) fonde in maniera egregia suoni moderni con un motivo chiaramente folk, con le chitarre ancora in primo piano ed un refrain scorrevole; Two Sisters è la rielaborazione di un noto standard folk conosciuto anche come Cruel Sister (brano che dava anche il titolo all’album dei Pentangle preferito dal sottoscritto), in una versione ancora tosta, diretta e potente, anche se le chitarre elettriche si mantengono nelle retrovie.

La fluida Cromwell’s Skull è un’oasi elettroacustica (canta Kemp) con una melodia molto bella ed emozionante, unita ad uno sviluppo strumentale vibrante che si dipana lungo otto minuti, con il violino grande protagonista ed uno strepitoso finale chitarristico: una delle più riuscite del lavoro. La title track è uno strumentale di “soli” tre minuti, una saltellante giga rock guidata ancora dallo splendido violino della Smart e da una chitarra che ne imita il timbro, Gulliver Gentle And Rosemary è di nuovo un folk-rock scintillante, dalla squisita melodia corale e decisamente coinvolgente, mentre The Gardener è puro rock, con le chitarre quasi hard, un’altra iniezione di energia appena smorzata dal violino. La nervosa ed ancora roccata Bad Bones prelude al gran finale, che è appannaggio del medley The Lofty Tall Ship/Shallow Brown, più di dieci minuti all’insegna di deliziose melodie tradizionali, cambi di ritmo ed interventi mai fuori posto da parte del violino, con momenti di pura poesia folk (Shallow Brown è splendida), per finire con una lunga ed affascinante coda strumentale.

Anche gli Steeleye Span si stanno avvicinando ai cinquanta anni di carriera, ma l’energia che esce da un disco come Dodgy Bastards indica chiaramente che non è ancora tempo per loro di appendere gli strumenti al chiodo.

Marco Verdi

Novità Di Dicembre Parte I. Amy Winehouse, Black Keys, Cure, Nils Lofgren, Emerson, Lake & Palmer, Yes, Yardbirds, Queen, Steeleye Span, Eccetera

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In attesa, verso fine settimana, di scatenarci con le nostre classifiche del meglio del 2011 nella musica (se volete potete mandare anche le vostre nei Commenti), passiamo a una nutrita serie di uscite del 5 Dicembre e qualche recupero, come al solito.

Partiamo con l’atteso e da tempo annunciato album postumo di Amy Winehouse Lioness:Hidden Treasures. Come si è poi scoperto la cantante inglese non aveva pronto, come si diceva, un nuovo album da pubblicare registrato in Giamaica e influenzato dalle sonorità dei Caraibi ( o se esiste non è questo che sta per uscire). In effetti, come è risultato evidente ai due produttori Mark Ronson e Salaam Remi che hanno assemblato questo disco per la Island non c’era molto materiale pronto per cui hanno dovuto anche ripescare qualche brano già pubblicato, in versioni differenti e qualche cover. Quindi c’è il singolo Our Day Will Come che è una cover di un vecchio brano doo-wop ed era stata incisa nel 2002. Between The Cheats un inedito del 2008, Tears Dry che è una versione differente di Tears Dry On Their Own che appariva già su Back To Black. Wake Up Alone altro brano registrato per quel disco, nel 2006, e poi non utilizzato, Will You Still Love Me Towmorrow il vecchio brano di Carole King portato al successo dalle Shirelles, anche questo inciso nel lontano 2004 e prodotto da Mark Ronson. C’è un’altra versione di Valerie, mai apparsa su un disco a nome Amy Winehouse se non nelle versioni Deluxe pubblicate in un secondo momento. Like Smoke, un duetto registrato nel 2008 con il rapper Nas (uhm) prodotta da Salaam Remi. The Girl From Ipanema uno dei primi brani incisi dalla diciottenne Amy nel lontano 2002. Halftime sempre del 2002 con ?uestlove dei Roots e Best Friends del 2003. Rimangono Body And Soul, l’unica incisa nel 2011, il famoso duetto con Tony Bennett, peraltro gia pubblicata e una cover molto bella di A song For you un brano di Donny Hathaway (anche lui trovato morto in una camera di albergo nel 1979 a 34 anni non ancora compiuti) registrato nel 2009, quindi a parte il duetto l’unica registrata in data posteriore a Back To Black. Comunque l’album nel suo insieme, anche se un po’ raffazzonato, si regge sul talento della Winehouse e globalmente non è male, poi l’uscita natalizia sicuramente non lo danneggerà.

A poco più di un anno dal precedente Brothers, sempre per la Nonesuch, esce il nuovo album dei Black Keys El Camino. Sono 11 brani per meno di 40 minuti di musica, un suono stranamente più rock del precedente potrebbe pensare qualcuno leggendo il nome di Danger Mouse come produttore. Ma Brian Burton che ha firmato tutti i brani con Dan Auerbach e si occupa anche delle tastiere non è nuovo a collaborazioni con gruppi rock, penso al disco come Broken Bells con James Mercer degli Shins e alla collaborazione “postuma” con Mark Linkous degli Sparklehorse nel bellissimo Dark Night Of The Soul, un-album-maledetto-danger-mouse-sparklehorse-dark-night-of-t.html.

E un bel doppio dal vivo dei Cure per Natale non ce lo vogliamo fare? Si chiama Bestival Live 2011 e si tratta della registrazione tenuta lo scorso mese di Settembre all’Isola di Wight. Due ore di musica per 32 brani, esce per la Sunday Best Recordings e i profitti della vendita vanno tutti in beneficenza al Isle of Wight Youth Trust. Questa la lista dei brani:

CD1:

01. Plainsong

02. Open

03. Fascination Street

04. A Night Like This

05. The End Of The World

06. Lovesong

07. Just Like Heaven

08. The Only One

09. The Walk

10. Push

11. Friday I’m In Love

12. Inbetween Days

13. Play For Today

14. A Forest

15. Primary

16. Shake Dog Shake

 

CD2:

01. The Hungry Ghost

02. One Hundred Years

03. End

04. Disintegration
Encore1:

05. Lullaby

06. The Lovecats

07. The Caterpillar

08. Close To Me

09. Hot Hot Hot!!!

10. Let’s Go To Bed

11. Why Can’t I Be You?
Encore 2:

12. Boys Don’t Cry

13. Jumping Someone Else’s Train

14. Grinding Halt

15. 10:15 Saturday Night

16. Killing Another

 

In Inghilterra tutte le riviste musicali ne hanno parlato molto bene e se l’ultimo brano non vi dice nulla, si tratta di Killing An Arab aggiornato ai giorni nostri.

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Un terzetto di “firme” storiche. Quello di Emerson, Lake And Palmer Live At The Mar Y Sol Festival ’72, edito dalla Shout è la registrazione completa del loro set al Festival che si tenne in Portorico in quel anno e di cui un brano fu pubblicato in un un vinile che comprendeva anche brani registrati a quello di Atlanta (sempre Festival). Sono solo 7 brani ma quasi 80 minuti di musica del gruppo all’apice della loro forma. Era già uscito ad aprile in vinile per il Record Store Day e si trova nel Box sestuplo From The beginning edito dalla Sanctuary nel 2007, quindi occhio ai doppioni! Se vi interessa la lista:

Track List:
01. Hoedown – 4:40
02. Tarkus – 22:53
03. Take A Pebble – 4:36
04. Lucky Man – 3:00
05. Piano Improvisation – 9:56
06. Pictures At An Exhibition – 15:28
07. Rondo – 18:30

Gli Steeleye Span ogni tanto tornano sul “luogo del delitto” e questo Now We Are Six Again è un doppio CD con la registrazione completa dal vivo del famoso album del 1974 (quello con Thomas The Rhymer e Two Magicians, che è uno dei loro brani che mi fa impazzire) nel primo CD e 11 bonus con successi e rarità nel secondo. Se non ne fosse uscito non da molto uno triplo (2 CD + DVD) Live At A Distance steeleye%20span, sarebbe l’ideale, ma i fans e gli appassionati del folk rock inglese gradiranno in ogni caso.

Anche gli Yes pubblicano dischi dal vivo (e non solo), come piovesse. Questo triplo dal vivo (2CD+DVD) In the Present: Live From Lyon esce per l’italiana Frontiers Records ma pochi giorni fa era uscita anche l’edizione espansa del classico Yesshows e il mese prima 9012live – The Solos Expanded, per non dire del semiufficiale Live On Air e a luglio era uscito pure il nuovo di studio Fly From Here. Credo che sia il record mondiale di uscite in un tempo così ristretto. Senza dimenticare il disco “classico” da solista di Stewe Howe.

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Fra poco ripartirà l’avventura della E Street Band con disco e tour, ma nell’attesa Nils Lofgren pubblica questo Old School per la Vision Records, sempre il 6 dicembre. Un bel disco di rock classico, non dimenticate che Nils era già in giro con i suoi Grin nel 1971 a 16 anni quando Springsteen doveva ancora decidere cosa fare della sua vita. Per onestà devo dire che in un paio di ballate (ma anche tre) lo stile ricorda quello del suo datore di lavoro e anche dell’amico Neil Young ma quando duetta con Paul Rodgers, Sam Moore e Lou Gramm, ospiti nell’album il vecchio Nils risveglia ancora vecchie emozioni e realizza uno dei suoi dischi migliori in assoluto. Veramente bello!

Quella di cui vedete la copertina non è l’ennesima ristampa degli Smiths ma un doppio tributo alla band inglese realizzato da artisti diciamo di nicchia dall’etichetta American Laundromat. Lo dico per i fans del gruppo, si chiama Please, Please, Please Tribute To The Smiths e non è il primo della serie e non sarà probabilmente l’ultimo. Ci sono alcuni nomi interessanti, ecco la lista completa di artisti e titoli dei brani:

Disc: 1
1. Panic (Kitten)
2. Stop Me If You Think You’ve Heard This One Before (The Rest)
3. What Difference Does It Make? (Joy Zipper)
4. Shoplifters of the World Unite (Tanya Donelly w/ Dylan in the Movies)
5. Please Please Please Let Me Get What I Want (William Fitzsimmons)
6. I Won’t Share You (Sixpence None the Richer)
7. Well I Wonder (Sara Lov)
8. Half a Person (Greg Laswell)
9. Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me (Dala)
10. Some Girls Are Bigger Than Others (Chikita Violenta)
Disc: 2
1. Sheila Take A Bow (Telekinesis)
2. Is It Really So Strange? (Solvents)
3. Hand In Glove (The Wedding Present)
4. How Soon Is Now? (Mike Viola and The Section Quartet)
5. There Is a Light That Never Goes Out (Trespassers William)
6. Rubber Ring (Girl in a Coma)
7. I Know It’s Over (Elk City)
8. What She Said (Katy Goodman)
9. London (Cinerama)
10. Reel Around the Fountain (Doug Martsch)

 

Sempre per gli appassionati, ma di tutt’altro genere, esce il nuovo Korn si chiama The Path Of Totality, è il loro 10°, etichetta Roadrunner, c’è l’immancabile Special Edition con il DVD e si tratta di una collaborazione con artisti dell’area dubstep ed elettonica. Non fa per me, ma segnalo.

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Se vi sono avanzati dei soldi per il Natale dopo la sbornia di cofanetti di questi ultimi mesi vi segnalo anche questo Queen 40 (Complete Deluxe Album Box Set), che in 30 CD raccoglie la discografia completa dei Queen nelle versioni doppie espanse che sono uscite in questo ultimo anno per la loro nuova casa discografica la Universal/Island. E’ solo il primo di una serie di 3 box che usciranno per le feste, degli altri due ve ne parlo la prossima settimana, anche se il bambolotto gonfiabile me lo potevano risparmiare!

Quello degli Yardbirds è l’ennesimo cofanetto che esce nel corso degli anni (io mi ero preso quello della Charly e qualche ristampa “sciolta” della Repertoire e mi accontento): si chiama Glimpses 1963-1968, sono 5 CD ed esce per la Easy Action Records (mai sentita) ma pare interessante. Nelle prime 3000 copie conterrà anche un 45 giri con I Wish You Would e Baby What’s Wrong prodotto dal mitico Mike Vernon, ma soprattutto 150, dicansi centocinquanta brani che tracciano la storia del gruppo, eccoli qua:

Disc 1

Disc One 1963-64
1. Honey In Your Hips (Alternate Studio Take)
2. Baby What’s Wrong
3. Eric Clapton
4. I Wish You Would
5. You Can’t Judge A Book By Its Cover (Studio Demo)
6. Jim McCarty
7. Louise
8. Eric Clapton
9. Someone To Love Me
10. Too Much Monkey Business
11. I Got Love If You Want It
12. Smokestack Lightning
13. Good Morning Little Schoolgirl
14. Respectable
15. The Sky Is Crying
16. Eric Clapton
17. I Wish You Would
18. Chris Dreja
19. I’m A Man
20. Someone To Love Me
21. Boom Boom
22. I’m A Man
23. Little Queenie
24. Too Much Monkey Business
25. Respectable
26. Carol
27. Here ‘Tis
28. Jim McCarty
Tracks 1,2,4,5. Recorded R.G. Jones Studios, Morden, Surrey England, December 1963 & January 1964. Tracks 9-15. Recorded 7th August 1964 at the Marquee London. Tracks 7 & 17.
Recorded 5Th April 1964 UK. Track 19. Recorded 26 July 1964, Live Crawdaddy, Richmond, Surrey. Tracks 21-27. Recorded 9th August 1964, Fourth National Jazz & Blues Festival, Richmond. Track 20. Re-Edit 7th August 1964, Marquee, London.

 

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 2

DISC Two 1965 74.31

1. Evil Hearted You, Keith Relf Introduction (27 September)
2. Keith Relf
3. Heart Full Of Soul Paul Samwell-Smith Interview/ (1 June)
4. Chris Dreja
5. I Ain’t Done Wrong (3 July)
6. Jim McCarty
7. Smokestack Lightning (Full Version)(16 November)
8. You’re A Better Man Than I Interview/ (16 November)
9. The Train Kept A-Rollin’ (16 November)
10. Jim McCarty
11. I’m Not Talking (16 March )
12. Keith Relf – I’m a Man
13. I’m A Man (9 April )
14. Keith Relf – The blues
15. Jeff’s Boogie (9 June)
16. Keith Relf
17. Steeled Blues (1 June)
18. Louise (4 June )
19. Keith Relf
20. I Wish You Would (6 August )
21. Love Me Like I Love You (9 August)
22. The Stumble (27 September)
23. Paul Samwell-Smith
24. You’re A Better Man than I
25. The Train Kept A-Rollin’
26. Chris Dreja
27. I’ve Been Trying (9 June)
28. Shapes of Things plus interview
29. Paul Samwell
30. For Your Love (Long Version)
31. My Girl Sloopy (Long Version)
32. I’m A Man (Live)
33. I Wish You Would
34. Macleans Advert

Tracks 1,3,5,7,8,9. Recorded at Maida Vale Studios London for the BBC during 1965. Tracks 11,13,15,17,18,20,21,22,27. Unreleased lost UK Radio sessions from 1965, Tracks 24 & 25 Live England November 1965, Track 28. U.S Broadcast 10th January 1966. Tracks 30-32. 6th August 1965, Fifth National Jazz & Blues Festival, Richmond Athletic Association Grounds, Richmond. Track 33. 23rd September 1965, Dutch TV

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 3

DISC Three 65-66 78:17
1. Happenings Ten Years Time Ago (26 July 1966 and 20 September 1966 – 2 October 1966,)
2. Keith Relf
3. Psycho Daisies
4. Stroll On (With Soundtrack Coda)
5. Chris Dreja
6. “Great Shakes” Advert
7. I Wish You Would
8. I’m A Man
9. The Train Kept A-Rollin’ (Live)
10. Over Under Sideways Down (Live)
11. Shapes of Things (Live)
12. He’s Always There (Alternate Version)
13. Turn into Earth (Alternate Version)
14. I Can’t Make Your Way (Alternate Version)
15. I’m A Man
16. For Your Love
17. Heart Full Of Soul
18. I Wish You Would (Live)
19. Jim McCarty
20. Questa Volta (Live)
21. Pafff…Bum (Live)
22. Chris Dreja
23. The Train Kept A-Rollin’ (Live)
24. Shapes Of Things (Live)
25. Jim McCarty
26. Jimmy Page
27. Jeff’s Boogie (6 May 1966, )
28. You’re A Better Man Than I (Live)
29. Keith Relf & Jeff Beck Interview Ravi Shankar (8 June 1966)
30. Shapes Of Things (Live)
31. Jim McCarty
32. Jim McCarty
33. Chris Dreja
34. I’m Not Talking (4 June 1965)
35. Heart Full of Soul (9 June 1965)
36. Spoonful (9 April 1965)
37. Bottle Up And Go (9 April 1965)
38. All The Pretty Little Horses (Hushabye) (9 April 1965)
39. .Jeff Beck
Tracks 1 & 3. Recorded at De Lane Lea Studios, London. Track 4. Recorded 3rd -5th October 1966, Sound Techniques Studios, Chelsea, London
Track 5. Radio Commercial (12th July 1966, Marquee Studios, London) Track 7 & 8. 10-11th August 1965, US Broadcast. Tracks 9-11. 27th June 1966, Music Hall De France. Tracks 12 & 13. 31st May – 4th June 1966, Advision Sound Studios, London. Track 14. 14th June 1966, IBC Studios, London. Tracks 15 – 17. Recorded 10-11th August 1965, US Broadcast. Track 18. 20th June 1965, Palais Des Sports, Paris, France. Tracks 20 & 21. Recorded 28th & 29th January 1966, “The 16th Festival of Italian Songs Tracks 23 & 24. 1st May 1966, “Poll Winners Concert,” Empire Pool, Wembley. Tracks 27, 34-38. Unreleased UK Radio Broadcast. Track 28 Recorded Live May 1966, England. Track 30. 1st April 1966, La Locomotive Club, Paris, France

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 4

DISC Four 1967-68
1. Shapes Of Things
2. Happenings Ten Years Time Ago
3. Over Under Sideways Down
4. I’m A Man
5. Chris Dreja
6. Shapes Of Things
7. Heart Full Of Soul
8. You’re A Better Man Than I
9. Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)
10. Over Under Sideways Down
11. Little Games
12. My Baby
13. I’m A Man
14. Chris Dreja
15. The Train Kept A-Rollin’
16. Dazed and Confused
17. Goodnight Sweet Josephine
18. Glimpses (Sound Effects)
19. “The In Sound”
20. Chris Dreja
21. Think about it
22. Jimmy Page
23. Dazed And Confused (Live)
Tracks 1-4. Recorded on 15th March at the Stadthalle Offenbach. Tracks 6 – 13. Recorded 7th April 1967 Stockholm. Tracks 15-17. Recorded 9th March in France. Track 18. Recorded early 1967 in New York. Track 19. August 1967 US Army Radio Program. Track 21. Recorded January 1968 London. Track 23. Unknown Venue in England January 1968

Yardbirds - Glimpses 1963 - 1968 Rarities

Disc 5

DISC 5 BBC Radio One Re-Mastered
1) I Ain’t Got You (22 March 1965)
2) For Your Love – Keith Relf Interview (22 March 1965)
3) I’m Not Talking (22 March 1965)
4) I Wish You Would (1 June 1965)
5) Too Much Monkey Business (6 August 1965)
6) Love Me Like I Love You (6 August 1965)
7) I’m A Man (6 August 1965)
8) Still I’m Sad – Paul Samwell-Smith Interview (27 September 1965)
9) My Girl Sloopy (Full Version) (27 September 1965)
10) Keith Relf interview (28 February 1966)
11) Shapes of Things (28 February 1966)
12. You’re A Better Man than I (28 February 1966)
13) Dust My Broom (28 February 1966)
14) Baby, Scratch My Back/ Keith Relf Interview (6 May 1966)
15) Over Under Sideways Down (6 May 1966)
16) The Sun Is Shining (Full Version)(6 May 1966)
17) Shapes of Things (6 May 1966)
18) Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine)(17 March 1967)
19) Little Games (17 March 1967)
20) Drinking Muddy Water (17 March 1967)
21) Think about It (16 March 1968)
22) Jimmy Page Interview/ Goodnight Sweet Josephine (16 March 1968)
23) My Baby (16 March 1968)
24} White Summer (5-6 March 1968)
25) Dazed and Confused (5-6 March 1968)
26} Think About It (5-6 March 1968)
All Tracks Recorded at Maida Vale Studios London for the BBC

Come direbbe quella pubblicità che ho visto in giro per le strade “Ciumbia!”.

 

E per finire le uscite di questa settimana un altro bel “radiofonico” della Left Field Media, Bob Dylan Life And Life Only. La sua casa ufficiale per i 70 anni è stata un po’ latitante, ma in compenso di questi dischi diciamo quasi ufficiali ne sono usciti un bel po’. In attesa del quadruplo Chimes Of Freedom che festeggia i 50 anni sia di Amnesty International che del vecchio Bob cucchiamoci anche questo ulteriore disco che peraltro pare interessante. Si tratta di materiale registrato tra il 1961 e il 1965 in quattro differenti broadcasts radiofonici. Inutile dire che i fans e collezionisti si precipiteranno all’acquisto, ma anche no visto a che livello ancora meno ufficiale è tutto materiale già in circolazione, ma al cuor non si comanda, anche se al portafoglio sì.

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Una aggiunta finale: (ri)esce anche questo doppio degli Allman Brothers che vedete qui sopra, si chiama Suny At Stonybrook, N.Y. 9/19/71 ed era già stato venduto sul loro sito nel 2003 e nel 2007 con diffusione ridotta. Se ve lo siete perso le altre volte anche in questo caso, vista l’etichetta, Peach Records Asssociates, non sarà facile trovarlo, ma ne vale la pena perché è materiale registrato dalla formazione originale con Duane Allman in una delle sue ultime apparizioni.

Per questa settimana è tutto, ma c’è ancora qualche uscita interessante e sfiziosa da qui a Natale, quest’anno le case non mollano la presa fino all’ultimo.

Bruno Conti

40 Anni E Non Sentirli. Steeleye Span – Live At A Distance

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Steeleye Span – Live At A Distance – 2 CD + DVD – Park Records

A voler essere proprio pignoli sono 41 e sono gli anni di carriera degli Steeleye Span, festeggiati con la pubblicazione di questo mini cofanetto. Sono in ritardo, lo ammetto, ma ve ne parlo solo oggi in quanto il box è finalmente disponibile con facilità anche per il mercato italiano tramite la distribuzione Ird e comunque stiamo parlando di uno dei gruppi storici della prima onda del folk britannico che in questo periodo sembra godere di una seconda giovinezza.

Gli Steeleye Span sono stati tra i fondatori di quel movimento che fondeva il folk tradizionale dell’area britannica (quindi non solo irlandese o celtico) con un nuovo approccio e una strumentazione spesso anche elettrica: i “soci” fondatori del gruppo furono Ashley Hutchings, appena uscito dall’altro grande gruppo da lui fondato, i Fairport Convention, e due coppie Tim Hart e Maddy Prior e Gay & Terry Woods, quindi con due voci femminili, una formazione inconsueta anche per quei tempi di sperimentazioni. Questa formazione registrò un solo album Hark! The Village Wait, molto bello ma non tra i loro migliori e questa la dice lunga sulla qualità della produzione di quegli anni.

Per non farla troppo lunga (ma se volete me lo dite e ci ritorno in un prossimo Post) nel corso degli anni si sono avvincendati nella formazione, tra gli altri, anche Martin Carthy, Peter Knight, Bob Johnson, Rick Kemp, Nigel Pegrum, Liam Genockey e Ken Nicol con molti dei componenti che sono “andati e venuti” più volte nella formazione.

La formazione classica, quella che ha operato tra il 1971 e il 1975 (il periodo migliore), prima senza e poi anche con batterista in formazione, ha anche avuto un notevole successo commerciale: un singolo tratto da Below The Salt, forse il loro miglior disco, Gaudete ( o Gaudeitei come dicono loro), cantato in latino!, ha raggiunto i top 20 della classifica inglese in quel periodo natalizio. Addirittura All Around My Hat, tratta dall’album dello stesso titolo è arrivata fino al numero 5, il produttore era quel Mike Batt che oggi si occupa della carriera di Katie Melua.

Tra le curiosità, come non ricordare la partecipazione all’ukulele di Peter Sellers (peraltro un virtuoso dello strumento) nel brano New York Girls tratto da Commoners Crown uno dei loro migliori che comprende la lunga, strepitosa ballata Long Lankin.

In ogni caso il gruppo, tra alti e bassi (e lutti, Tim Hart è morto proprio la vigilia di Natale dello scorso anno), ha continuato la proprio carriera, fondando una etichetta, la Park Records, che pubblica sia il loro materiale, quello di altri artisti storici (Jacqui McShee degli amici-rivali Pentangle) e di talenti emergenti, Kirsty McGee, la figlia di Rick Rose Kemp, la grande suonatrice di cornamusa Kathryn Tickell, i Rock, Salt & Nails: l’ultima pubblicazione degli Steeleye Span (ma più o meno in contemporanea ne è uscito anche uno nuovo in studio, Cogs, Wheels And Lovers) è questo triplo dal vivo che raccoglie, nel doppio CD, materiale registrato in vari tour tra il 2002 e il 2008 e nel DVD un concerto del 2006 all’Hove Centre. Il materiale è differente tra i due formati, quindi molto interessante.

La formazione è quella con Prior, Kemp, Knight, Genockey e Ken Nicol (ex Albion Band, in questi gruppi le storie sono intricate e intrecciate tra loro), la più longeva del gruppo e il materiale non sfigura certo con quello di molti gruppi attuali. Anche se gli anni passano per tutti la voce di Maddy Prior rimane una delle più belle di questo panorama musicale e anche gli altri “vecchietti” si fanno rispettare.

Dall’iniziale accapella Who’s The Fool Now alla travolgente Two Magicians (tratta dal classico Now We Are Six), una giga elettrica con un testo che è una sorta di filastrocca ma che è assolutamente irresistibile, provate a farla sentire alla vostra fidanzata, a vostra madre, se avete bimbi piccoli in casa, animali domestici, dopo poche note vi ritroverete tutti a danzare con cani, gatti, bimbi e umani al ritmo di questa canzone che è deliziosa e senza tempo, oggi come 36 anni fa. Tra il repertorio più recente ci sono la suite Ned Ludd, Lord Elgin e Bonny Black Hare tratte dall’ottimo Bloody Men del 2006 (continuano a fare bei dischi, per chi ama il genere ma anche per chi vuole avventurarsi in territori celtici di qualità).

Non mancano classici come il tradizionale The Blacksmith che era nel primo album del 1970 o inediti come lo strumentale The Neck Belly Reel dal ritmo travolgente e con il violino di Peter Knight in evidenza.

Sia il CD che il DVD si concludono con il brano The Song Will Remain che è l’equivalente di Meet On The Ledge il brano simbolo dei Fairport Convention.

Questa è The Three Sisters che trovate sia nel Cd che nel Dvd, tra le migliori.

Bruno Conti