Per Rimanere In Argomento: Canzoni Di Protesta In Chiave “Gospel-Soul”. Mavis Staples – If All I Was Was Black

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Mavis Staples – If All I Was Was Black – Anti Records

Dopo gli splendidi You Are Not Alone (10) http://discoclub.myblog.it/2010/09/17/musica-dell-anima-mavis-staples-you-are-not-alone/  e One True Vine (13) http://discoclub.myblog.it/2013/12/12/recuperi-fine-anno-parte-3-mavis-staples-one-true-vine/ , continua la collaborazione tra il concittadino Jeff Tweedy dei Wilco, e una delle più grandi voci del gospel.soul americano Mavis Staples, con questo terzo capitolo (per ora) If All I Was Was Black, che contrariamente ai precedenti è composto interamente di brani inediti firmati da Tweedy (con la Mavis che ha scritto il testo di tre canzoni), e che lo vede, come al solito, anche nelle vesti di produttore. Precisando che questo è probabilmente l’album più politico della carriera di Mavis Staples e Jeff Tweedy, (incentrato soprattutto contro l’attuale presidenza Americana), i due “lobbysti” portano negli studi The Loft di Chicago(la casa dei Wilco), dei  valenti ed abituali musicisti di area quali Stephen Hodges alla batteria e percussioni, Jeff Turmes al basso, Rick Holmstrom alle chitarre, presenti anche nel disco dello scorso anno http://discoclub.myblog.it/2016/02/24/le-ultime-voci-originali-della-soul-music-mavis-staples-livin-on-high-note/ , il polistrumentista Scott Ligon al clarinetto, piano e organo, e naturalmente lo stesso Jeff al basso e chitarre , aiutato dal figlio Spencer alla batteria e percussioni, senza dimenticare le belle e gentili armonie vocali di Kelly Hogan, Vicki Randle, e Akenya Seymour.

A differenza dei due lavori precedenti, la musica è meno radicata nel gospel e soul, e più orientata verso un folk con venature funky anni ’70, e l’iniziale Little Bit ne è la perfetta fusione con tanto di chitarre distorte su un ritmo “snervante”, mentre la title track If All I Was Was Black è a suo modo una canzone d’amore, resa al meglio dalla voce di Mavis e dai coretti soul in stile Stax, a cui fanno seguito un altro brano “groove-oriented” e dai toni scuri come Who Told You That, e il rilassato folk-gospel di Ain’t No Doubt About It, cantato in duetto con Tweedy (non per niente è il brano più simile ai Wilco). Con Peaceful Dream torna protagonista il gospel, per poi prontamente ritornare al funky-groove frenetico di No Time For Crying, passare ad una rock song con tanto di chitarra psichedelica e voci in falsetto di una funzionale Build A Bridge, e a quello che alla Staples riesce meglio, il soul di una ballata cantata con voce vellutata come We Go High. Si chiude sul ritmo leggermente blues di una sincopata Try Harder, e con  le brevi note acustiche di una “innocua” All Over Again.

Questo ultimo lavoro del “trittico” con Jeff Tweedy è il sedicesimo album in studio di questa signora, e se devo assegnargli un ipotetico podio di merito, certamente la sua posizione occuperebbe il gradino più basso (anche se il disco è sempre di buon livello), in quanto fra cimentarsi con brani firmati da Randy Newma, John Fogerty, Gary Davis, Allen Toussaint, Pops Staples, Little Milton e Nick Lowe (come nei dischi precedenti) e affidarsi al “songwriting” dell’ex Wilco, credetemi, passa tutta la differenza del mondo. In ogni caso, c’è qualcosa di speciale nella collaborazione fra Jeff Tweedy e Mavis Staples, che va oltre l’aspetto musicale, dimostrato in questa occasione nel condividere i temi politici, con testi aspri e rabbiosi, che affrontano i temi delle discriminazioni razziali, in una America (vista dalla parte dei “lobbysti), sempre ancora più divisa, ma la cosa più importante per chi scrive è certificare che la seconda (o terza) carriera artistica della grande Mavis Staples continua, come ha dimostrato lo splendido concerto tributo a lei dedicato http://discoclub.myblog.it/2017/07/04/un-altro-concertotributo-spettacolare-mavis-staples-ill-take-you-there-an-all-star-concert-celebration-live/ !

Tino Montanari