Ormai Non Sbaglia Più Un Colpo! Michael McDermott – What In The World…

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Michael McDermott – What In The World… – Appaloosa Records

Capita che un lunedì di maggio, a Milano, in una banalissima pausa pranzo, vengo a sapere che presso la Feltrinelli di Viale Pasubio si esibirà gratuitamente un cantautore che considero uno dei più preziosi segreti della storia del rock, di quelli che negli anni ‘90 hanno riempito le mie serate musicali di adrenalina ed emozioni con le canzoni dei sui primi tre album, il capolavoro 620 W. Surf, Gethsemane e quello che porta semplicemente il suo nome. Mi precipito e me lo trovo davanti, Michael McDermott, in jeans e maglietta neri, chitarra acustica e armonica pronta all’uso, spalleggiato dal bravo Alex kid Gariazzo (Treves Blues Band) alla chitarra e mandolino, di fronte ad una platea distratta da cibo e chiacchiere, a regalare una performance di straordinaria intensità basata per lo più sui brani di Orphans, pubblicato qualche mese prima in Italia dalla benemerita Appaloosa Records. Questo accadeva nel 2019, quando ancora nessuno sapeva cosa significasse la funesta sigla Covid-19 e i concerti rock potevi andarli a sentire regolarmente, senza alcun problema di distanziamento o mascherine.

Nonostante il virus sia purtroppo diventato una triste realtà, da noi ma in misura anche maggiore negli States, McDermott ha deciso di pubblicare quest’anno un nuovo capitolo della sua discografia, sempre attraverso l’Appaloosa del compianto Franco Ratti, con tanto di traduzioni in italiano dei testi, lodevolissima iniziativa che permette di valutare appieno il contenuto delle canzoni del songwriter di Chicago, mentre negli States esce per la sua etichetta personale, la Pauper Sky Records. E devo dire che quest’ultimo What In The World… si rivela essere uno dei migliori lavori della sua carriera, a conferma della autentica rinascita umana ed artistica che Michael ha saputo portare avanti dopo essersi liberato dalla grave dipendenza dall’alcolismo. Fantasmi e demoni non hanno mai abbandonato i suoi racconti in musica, tra frustrazioni ed ossessioni dei personaggi che descrive (non sarà per caso che tra i suoi fans di vecchia data troviamo Stephen King) con occhio attento ai fatti di cronaca e agli aspetti più involuti dell’attuale società americana. La title track, posta volutamente in apertura (e in chiusura, come bonus, in versione acustica ugualmente efficace) si ispira in maniera evidente al Bob Dylan di Subterranean Homesick Blues, fra taglienti sventagliate chitarristiche e una ritmica serrata a sostenere un testo rabbioso che elenca orrori e assurdità che si stanno verificando negli USA dell’era Trump.

Ancor più evidente appare la citazione nel recente video che supporta la canzone, in cui Michael sfoglia cartelli contenenti le parole del testo, facendo il verso a maestro Bob. Ancora un evento tragico, il massacro commesso cinque anni fa da parte di un suprematista bianco nella chiesa di Charleston, nella Carolina del Sud, offre lo spunto per un altro brano potente, Mother Emmanuel, caratterizzato dal suono lancinante delle chitarre e da continui cambi di ritmo. Dalle tragedie collettive spesso si finisce a scavare nel personale come dimostra uno degli episodi migliori della raccolta, The Veils Of Veronica, dedicata alla nipote Erin, morta suicida poco dopo la scomparsa del fratello Ryan, ex militare e per lungo tempo sofferente di PTSD (disturbo da stress post traumatico). L’atmosfera del pezzo è perfetta nel descrivere il dramma interiore della protagonista con il lento crescendo delle chitarre sullo sfondo che ben supportano il tono intenso e dolente della voce di Michael.

Anche Die With Me descrive splendidamente il tentativo di superamento di un profondo trauma, come può essere un abuso sessuale subìto, altra notevole performance vocale del leader con la band alle spalle che lavora di fino. Il disco offre anche momenti più solari e disimpegnati nel gradevolissimo trittico formato da The Things You Want, No Matter What e Contender. La prima gode di un riff cadenzato e un po’ ruffiano che si memorizza subito e ti porta a canticchiarne il ritornello insieme al suo autore. La seconda è più acustica e ricorda certe gustose ballad uscite dalla magica penna di Tom Petty, con tanto di armonica a bocca a sottolinearne la linea melodica azzeccatissima, mentre la terza presenta un arrangiamento fiatistico bello quanto inatteso, con i sax suonati da Rich Parenti che danno vigore e spensieratezza alla vicenda del Contender del titolo, che cade al tappeto 99 volte per rialzarsi alla centesima. Tuttavia, sono le ballads il contesto in cui McDermott esprime il massimo delle sue potenzialità, come dimostra la trascinante New York, Texas… racconto efficace della fuga di una giovane coppia in attesa di un figlio verso una vita migliore.

Oppure la delicata descrizione di una barista in cerca di riscatto sociale in Blue Eyed Barmaid, impreziosita da un notevole arpeggio di chitarre acustiche. Rimangono la romantica Until I Found You manifestamente dedicata alla moglie Heather Lynne Horton, corista e violinista nonché membro dei Westies https://discoclub.myblog.it/2014/05/05/singer-songwriter-eccellenza-michael-mcdermott-and-the-westies-west-side-stories/ , il gruppo fondato da Michael insieme al chitarrista Joe Pisapia, al batterista Ian Fitchuk, al bassista Lex Price e al tastierista John Deaderick, gli ultimi due ancora presenti in quest’album che si chiude, prima della ripresa acustica di What In The World…, con un altro nostalgico gioiellino, atto d’amore nei confronti della Grande Mela in cui McDermott ha vissuto per parecchi e travagliati anni, intitolato Positively Central Park. Una splendida conclusione, che sembra uscire direttamente da uno dei locali del Village dove il suo autore si sarà esibito tante volte, a suggello di un album notevole che ci mostra il cinquantenne Michael McDermott in piana forma fisica e creativa.

Marco Frosi

11 Canzoni Che Riscaldano Il Cuore: Veramente Un Gran Bel Disco ! Michael McDermott – Out From Under

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Michael McDermott – Out From Under – Appaloosa/Ird

La vicenda umana ed artistica di Michael McDermott è cosa abbastanza nota: un giovane di belle speranze, nato a Chicago, all’inizio degli anni ’90 inizia ad esibirsi nei club della sua città, viene notato dagli emissari delle majors  e messo sotto contratto dalla Giant/Reprise; il primo album 620 W. Surf (peraltro bellissimo), prodotto da Don Gehman e Brian Koppelman, viene accolto da critiche entusiaste che inneggiano al nuovo Dylan o Springsteen (anche Mellencamp, visto il produttore), il secondo,  Gethsemane, è quasi  altrettanto bello, e il terzo, l’omonimo Michael McDermott del 1996, pure. Le note del disco sono firmate da un fan di eccezione, Stephen King, che scrive di lui  “uno dei più grandi cantautori del mondo e forse il più grande talento non riconosciuto del rock’n’roll degli ultimi 20 anni”, che era una cosa tipo il “ho visto il futuro del R&R” usato per Springsteen. Il problema è che i suoi dischi vendevano a fatica 50.000 copie, ma McDermott era già entrato in una spirale di autocompiacimento ed eccessi, sesso, droga e R&R, misti a tanto alcol, che in poco tempo lo conducono sulla strada della rovina fisica ed emozionale. E lì rimane per lunghi anni, continuando a pubblicare dischi anche buoni, ma non più memorabili. Poi, quando gli anni duemila sono ormai da lungo una realtà, inizia una lenta riscossa morale, prima con due buoni dischi come Hey La Hey e Hit Me Back, generati anche dall’incontro con Heather Horton, collega cantautrice e violinista, che diventa sua moglie, formando una famiglia, e sposandosi in Italia a Ferrara nel 2009, matrimonio da cui nasce una figlia, Rain.

In Italia trova anche una etichetta, la Appaloosa, che gli pubblica i primi due ottimi dischi del suo gruppo collaterale, i Westies https://discoclub.myblog.it/2016/03/05/ho-visto-il-futuro-del-rocknroll-il-nome-michael-mcdermott-ovvero-dischi-cosi-springsteen-li-fa-piu-westies-six-on-the-out/ , che fanno da prologo all’eccellente Willow Springs, dal nome della località vicino a Chicago dove è andato a vivere nel frattempo, e dove ha costruito il suo studio di registrazione casalingo. Anche quel disco del 2016 è veramente splendido, ricco di canzoni dai testi che trattano spesso e volentieri  di “perdenti” come lui (quindi anche autobiografiche), umorali, ironiche, divertenti, sopra le righe, lucide, universali, ma allo stesso tempo personali, e che tratteggiano l’altra America, quella nascosta, dove i sentimenti sono comunque un fattore importante. Il tutto condito da musiche di grande pregio e fattura, dove rock, folk e piccoli tocchi celtici, convivono con scossoni elettrici di grande qualità. Naturalmente quanto detto finora vale anche per il nuovo Out From Under, che come i dischi precedenti riporta nel CD i testi, tradotti in italiano, dove si apprezza la sua prosa brillante, con spunti romantici e storie quasi ai limite dell‘incredibile, ma ciò nondimeno; verosimili: il protagonista dell’iniziale Cal-Sag Road si trova coinvolto in un terzetto erotico con due ragazze, Rita e Gwen, che alla fine delle canzone sono morte ammazzate entrambe e in fondo al lago, in un noir da incubo, quasi alla Tarantino, e che nelle parole di McDermott contiene molti elementi veritieri, fatti che gli sono successi, salvo i due omicidi. Il tutto inserito in uno splendido contesto musicale, un folk-blues-rock che ricorda Dylan ( o Eric Andersen, visto il timbro di voce di McDermott), Springsteen e il meglio della musica Americana, condita dalle chitarre del bravissimo Will Kimbrough, il basso del suo braccio destro Lex Price e la batteria di  Steven Gillis, le tastiere di John Deaderick e il violino e la voce di Heather Horton, per un brano atmosferico, cinematico ed incalzante, veramente pregevole.

La delicata e deliziosa Gotta Go To Work vira verso un country-folk-bluegrass di fattura superba, con chitarre acustiche, mandolini, banjo e violino che si incrociano con elementi blues, in un’altra canzone che conferma la ritrovata vena artistica e d’ispirazione di questo splendido cantautore, che se non è alla pari con i grandissimi citati all’inizio, veramente poco ci manca, appena un gradino sotto. Il rock elettrico e mosso della incalzante Knocked Down rimanda al sound roots-blue collar del miglior Mellencamp e la voce non è da meno, rauca e vissuta come poche altre in circolazione; Sad Songs è il classico rock and roll da sentire in macchina, con i finestrini  abbassati e a tutto volume, quelle canzoni che una volta Bruce Springsteen scriveva come un fiume in piena, e ora, salvo saltuarie eccezioni, fatica ad estrarre dalle sue corde, una road song di quelle goduriose, con chitarre elettriche spiegate, armonie vocali da sballo, come pure la voce potente, una bellissima melodia e un drive irresistibile. This World Will Break Your Heart rischia veramente di spezzartelo il cuore, con le sue storie tristi ed inesorabili, accompagnate da una melodia cristallina e struggente,  quasi elegiaca e ricca di grande partecipazione, sempre dalla parte di quei “perdenti”, umani e sofferenti, che McDermott tanto ama, il tutto condito solo da una chitarra acustica, un pianoforte, il contrabbasso di Price e poco altro, giusto qualche tocco di tastiere sullo sfondo, grande canzone. Il menu è variegato e complesso, ci sono anche canzoni di speranza come Out From Under, che nel libretto dei testi è stata tradotta come “Riemergeremo”, una esortazione a non mollare, a lottare, con un altro tema musicale molto springsteeniano, forse il tema sonoro è già sentito e un filo risaputo, ma non manca di grinta ed energia.

Celtic Sea è un’altra ballata notevole, in crescendo, con un arrangiamento avvolgente e dal suono corposo, con il violino in bella evidenza, come pure il piano e gli intrecci vocali, oltre alle chitarre acustiche ed elettriche che sottolineano la bella melodia della canzone. In Rubber Band Ring, uno dei brani più divertenti del disco, c’è la presenza inconsueta del sax suonato da Rich Parenti, che tanto ci ricorda il Boss innamorato delle sonorità  soul spensierate anni ’60, forse leggerina, ma tanto godibile, una vera boccata di aria fresca. Il motto di Michael McDermott, il suo manifesto programmatico, potrebbe essere Never Goin’ Down Again, una promessa più che una minaccia, un’altra canzone dallo spirito ardente e vibrante, anche un monito a tutti i “nuovi  Dylan” e a quello che dovranno affrontare, con la musica che è classico rock americano anni ’80, quelli buoni però.  E in album che ha non punti deboli, ottima anche la briosa e solare Sideways, molto dylaniana, con organo e chitarre brillanti nel contrappuntare la voce sicura del nostro amico, che si fa intima e raccolta per la sua “preghiera” conclusiva, una God Help Us dove Michael esprime i suoi dubbi e incertezze verso una entità superiore, con un tono discorsivo e sofferto, ma pronto a considerare tutte le opzioni in campo. Veramente un bel disco, 11 canzoni che riscaldano il cuore.

Bruno Conti

Singer Songwriter Per Eccellenza! Michael McDermott And The Westies – West Side Stories

Michael McDermott And The Westies – West Side Stories – Appaloosa/IRD

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Non a caso il Post appena prima di questo, che leggete in questa pagina, è dedicato dall’amico Marco Verdi a Bruce Springsteen. Proprio il Boss è sempre stato uno dei punti di riferimento nella carriera di Michael McDermott (e lo è tuttora, visto che non più tardi del giorno di San Valentino di quest’anno, in un locale di Chicago dove vive da tempo, ha dedicato a Bruce una intera serata dove reinterpretava, a richiesta, brani dal repertorio di Springsteen); ma è altrettanto vero, fatico ad ammetterlo, che Bruce non fa più un disco bello come questo West Side Stories da parecchio tempo (Seeger Sessions strepitose escluse, ed anche però, per onestà, molte canzoni sparse qui e là nella sua produzione recente, come dice Marco nell’articolo che leggete qui sotto, che sottoscrivo). Ma anche McDermott non faceva un disco così bello dagli anni ’90, quando era stato presentato come “un nuovo Springsteen” (forse quello più di talento, con Will T Massey, che poi però si è perso per strada), tanto da fare esclamare a Stephen King “uno dei più grandi cantautori del mondo e forse il più grande talento non riconosciuto del rock’n’roll degli ultimi 20 anni”, paragonandolo a Van Morrison e allo Springsteen di Rosalita https://www.youtube.com/watch?v=12v3cd548gk . Se volete leggere quello che ho detto di lui sul Blog, andate qui http://discoclub.myblog.it/2011/07/26/il-manuale-del-perfetto-beatiful-loser-michael-mcdermott-tou/, e comunque continuate a leggere la recensione di questo CD.

Si diceva che McDermott non faceva un album così bello da quasi venti anni, Hey La Hey e Hit Me Back, i due dischi precedenti, erano dei buoni dischi, con delle ottime canzoni, ma questo West Side Stories è un piccolo capolavoro sull’arte del cantautore: pronto da circa un anno, mi pare che fosse in vendita sul suo sito in una tiratura limitata ed autografata, non ricordo se 50 copie a 100 dollari o 100 copie a 50 dollari, e poi un EP con 5 brani era disponibile solo per il dowload da qualche mese. Onore alla Appaloosa per avergli fornito un punto di appoggio in Italia (sua patria di adozione) e la possibiltà di pubblicare questo CD, come ricorda lui stesso, il primo da parecchi anni a questa parte ad uscire per una etichetta non autogestita, con due bonus tracks rispetto alla edizione limitata. Tutto nasce da una serie di jam tenute in quel di Nashville insieme ad una serie di musicisti, prima fra tra tutti l’amata moglie Heather Horton, ottima cantante e violinista anche in proprio, quella che gli ha “salvato la vita”, Lex Price, il bassista, che è anche il produttore del disco, Joe Pisapia alla chitarra elettrica, Ian Fitchuck alla batteria e al piano e John Deaderick, pianista aggiunto.

Lo spunto viene dai Westies, una gang criminale di origine irlandese che dalla fine degli anni ’60 fino a metà anni ’80 terrorizzò la zona West Side di Manhattan. Le canzoni, nate come ciclo dedicato a queata saga, poi si sono allargate a contenere temi più ampi della poetica di Michael (e nel libretto contenuto nella bella confezione in digipack del CD, oltre al testo originale trovate anche la traduzione italiana), questa risalita dal buio della mente umana fino alla luce delle storie e delle canzoni che i suoi genitori e nonni irlandesi gli hanno insegnato fin dall’infanzia. Il disco si apre con Hell’s Kitchen, una ballata di quelle altamente emozionali, che Bruce non scrive (quasi) più, con la seconda voce di Heather in evidenza, ma che, per certi versi, per le sue malinconiche atmosfere, mi ha ricordato anche le canzoni di Elliott Murphy, un altro beautiful loser, uno dei tanti nuovi Dylan, con Bruce, ad inizio anni ’70, e poi autore di una gloriosa carriera che continua fino ai giorni nostri, bellissima apertura, ma non temete perché tutto il disco è costellato di canzoni stupende. Trains, già presente come Dreams About Trains nel precedente Hit Me Back (ma se sono belle, repetita iuvant), è un altro brano bellissimo, in leggero crescendo, percorso dal violino di Heather Horton che ne nobilita i tratti dolenti anche con le sue armonie vocali e con la band che segue passo dopo passo l’ispirazione ritrovata di McDermott, altro grande brano  . Come pure Say It…, un delicato e struggente duetto con la moglie Heather, una ulteriore ballata elettroacustica di grande spessore, con chitarre acustiche e piano che rincorrono le voci dei protagonisti, cinque minuti di pura magia.

Un vero e proprio piccolo noir è Death, narra la storia della vicenda che porterà il protagonista sulla ghigliottina, nel racconto che fa alla sua “piccola”, colei che lo ha spinto fino a questa tragica fine, il violino di Heather è ancora protagonista di questa amara e tragica murder folk song, dall’arrangiamento musicale complesso e coinvolgente, quasi dylaniano, epoca Desire, nel suo dipanarsi . Bars potrebbe essere la metafora degli anni più bui della vita di Michael, quelli in cui l’oscurità era più profonda, ma come dice nel testo “Hai bisogno dell’oscurità per vedere la luce”, musicalmente un altro brano che ricorda assai il meglio dell’opera springsteeniana, con quello che pare un delizioso organo sullo sfondo. Tante le metafore presenti in questo West Side Stories, Rosie parla delle difficoltà di comunicazione e lo fa con un suono che ancora risale al meglio della tradizione musicale americana, un filo di country, il disco è pure stato registrato in quel di Nashville, ma anche tanto Bruce e Dylan, un pizzico di Cat Stevens (ognuno ci sente quello che vuole) ma anche molto Michael McDermott, che è un fior di autore, scrive delle canzoni meravigliose, tra le migliori che è possibile ascoltare nella canzone d’autore doc https://www.youtube.com/watch?v=su713vH4F4k . Atmosfere sospese per l’altro duetto con la moglie Heather, Fallen, una dolcissima canzone sulle pene d’amore, sussurrato dai due come se il mondo dipendesse da questo.

Five Leaf è l’ennesima stupenda ballata, con il profumo del Van Morrison mistico degli inizi o dello Springsteen dei primi dischi, quello più romantico e meno disincantato, e sono otto brani in fila, uno più bello dell’altro, non un momento di cedimento qualitativo, come dovrebbero essere tutti i dischi, gli americani dicono, con espressione riuscita, “all killer, no filler”! E anche Still l’ultimo duetto tra Heather e Michael è una piccola meraviglia di equlibri sonori, piano, chitarre acustiche, le voci ispirate della coppia, tutto contribuisce a creare un altra canzone che nella sua apparente semplicità ha una complessita di accenti notevoli. Le due bonus, che tali non sono: Gun, sulla piaga di quelli che girano per le strade americane con una pistola in tasca (o vorrebbero averla, come in questo caso), solo un demo, chitarra acustica, piano e violino, ma ragazzi che intensità. E infine Silent, anche questa già usata come The Silent Will Soon Be Singing nel precedente Hit Me Back , oltre sei minuti da puro folksinger per eccellenza. Nell’occasione McDermott sveste il giubbetto del rocker intemerato e mette la giacca e la cravata (slacciata) del cantautore più puro ed il risultato è sorprendente (oppure no?). Dischi così belli ne escono pochi in un anno, non lasciatevelo scappare.

Bruno Conti

Cofanetti e Cofanettini, Presenti e Imminenti! Ghost Brothers Of Darkland Country/Stephen King/John Mellencamp/T-Bone Burnett – ZZ Top The Complete Studio Album 1970-1990 – Woody Guthrie At 100 – Live At The Kennedy Center

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Tre uscite interessanti, in formati multipli, box sets o CD+DVD e notizie collegate.

Ghost Brothers Of Darkland Country – CD+DVD Hear Music/Concord/Universal 04-06-2013 USA – 11-06-2013 EU – 25-06-2013 ITA

In Italia esce tre settimane in ritardo rispetto al mercato americano ma non ci meravigliamo, d’altronde il progetto è in gestazione da parecchi anni e sarebbe dovuto uscire, secondo gli ultimi avvistamenti, il 19 marzo di quest’anno. Si tratta di un musical “gotico-sudista”, la parte letteraria è affidata a Stephen King, e pare non fosse eccelsa, da qui il ritardo, ma essendo lo scrittore americano un grande appassionato di musica ha coinvolto nella lavorazione anche John Mellencamp, che ha scritto musica e testi e T-Bone Burnett, che ha curato la direzione musicale e ha prodotto il disco, perchè, volendo, ne esiste anche una versione singola, solo con le canzoni e degli estratti del recitato che è a cura di Kris Kristofferson, Meg Ryan, Matthew McConaughey, Samantha Mathis, Elvis Costello, che sono il cast del musical o della mini-opera, come volete chiamarla.

Nella parte cantata invece abbiamo, come da lista dei brani completa, intermezzi parlati compresi:

Disc: 1
1. Introduction By The Zydeco Cowboy
2. That s Me (Performed by Elvis Costello)
3. Anna and Frank Badmouthing Drake
4. That s Who I Am (Performed by Neko Case)
5. The Ghosts Argue and Fight
6. So Goddam Smart (Performed by Dave Alvin, Phil Alvin, Sheryl Crow)
7. Monique and Anna Meet
8. Wrong, Wrong, Wrong About Me (Performed by Elvis Costello)
9. Frank and Drake Argue
10. Brotherly Love (Performed by Ryan Bingham, Will Dailey)
11. Monique, Frank, Drake, and Anna Argue
12. How Many Days (Performed by Kris Kristofferson)
13. The Ghosts Talk (Dialog Underscoring: Patrick Fleming)
14. Home Again (Performed by Sheryl Crow, Dave Alvin, Phil Alvin, Taj Mahal)
15. Monique Comforts Drake
16. You Are Blind (Performed by Ryan Bingham)
17. Joe Begins To Tell His Story
18. Tear This Cabin Down (Performed by Taj Mahal)
19. Joe Continues His Story
20. My Name Is Joe (Performed by Clyde Mulroney)
21. Jenna Expresses Her Feelings
22. Away From This World (Performed by Sheryl Crow)
23. Monique Frustrated With The Boys
24. You Don t Know Me (Performed by Rosanne Cash)
25. Joe Continues As The Ghosts Observe (Dialog Underscoring: Patrick Fleming)
26. And Your Days Are Gone (Performed by Sheryl Crow, Dave Alvin, Phil Alvin)
27. Jack And Andy Fight Over Jenna
28. Jukin (Performed by Sheryl Crow)
29. Jack And Andy Argue And Fight
30. So Goddam Good (Performed by Phil Alvin, Dave Alvin, Sheryl Crow)
31. Joe Talks With His Younger Self
32. What Kind Of Man Am I (Performed by Kris Kristofferson, Phil Alvin, Sheryl Crow, Dave Alvin, Taj Mahal)
33. The Shape Sums Things Up
34. Truth (Performed by John Mellencamp with Lily and Madeleine Jurkiewicz)
35. Joe Talks With The Bartender 

Della parte musicale si parla molto bene, anche se Mellencamp canta solo in un brano, il progetto letterario ha entusiasmato meno, ma sentirò bene per giudicare.

ZZ Top – The Complete Studio Albums 1970-1990 – Box 10 CD Rhino/Warner – 11-06-2013

Questo esce in contemporanea all over the world, a prezzo speciale, la settimana prossima e sono i dieci album pubblicati dalla band texana nel periodo del loro contratto con la Warner, e quindi, senza bonus o extra, comprende i seguenti dischi:

ZZ Top’s First Album (1971)
Rio Grande Mud (1972)
Tres Hombres (1973)
Fandango! (1975)
Tejas (1976)
Degüello (1979)
El Loco (1981)
Eliminator (1983)
Afterburner (1985)
Recycler (1990)

Woody Guthrie at 100! Live At The Kennedy Center – CD+DVD Sony Legacy 11-06-2013 UK 18-06-2013 USA – ??? ITA

Questa è la uscita più sorprendente, perché inattesa. Si tratta del concerto registrato il 14 ottobre dello scorso anno al Kennedy Center di Washington, DC per festeggiare il centenario della nascita di Woody Guthrie, a tre mesi dalla data di nascita, che era il 14 luglio. Lo spettacolo verrà trasmesso, in contemporanea all’uscita discografica dalla PBS Television, con otto brani in meno. Ovviamente anche le date di uscite discografiche e spettacoli vari non c’entrano nulla con il compleanno di Guthrie, ma è proprio lì il bello, sarebbe troppo semplice uscire alle date giuste. In ogni caso, questa è la lista completa:

CD:

  1. Howdi Do – Old Crow Medicine Show
  2. Union Maid – Old Crow Medicine Show
  3. Ramblin’ Reckless Hobo – Joel Rafael
  4. Hard Travelin’ – Jimmy LaFave
  5. Riding In My Car – Donovan
  6. I Ain’t Got No Home – Rosanne Cash with John Leventhal
  7. Pretty Boy Floyd – Rosanne Cash with John Leventhal
  8. I’ve Got To Know – Sweet Honey In The Rock
  9. House Of Earth – Lucinda Williams
  10. Pastures Of Plenty – Judy Collins
  11. Ease My Revolutionary Mind – Tom Morello
  12. Deportee – Ani DiFranco with Ry Cooder and Dan Gellert
  13. You Know The Night – Jackson Browne
  14. So Long, It’s Been Good To Know Yuh – Del McCoury Band with Tim O’Brien
  15. Woody’s Rag – Del McCoury Band with Tim O’Brien and Tony Trischka
  16. Do Re Mi – John Mellencamp
  17. 1913 Massacre – Ramblin’ Jack Elliott
  18. This Train Is Bound For Glory – All Performers
  19. This Land Is Your Land – All Performers

 

DVD:

 

  1. Howdi Do – Old Crow Medicine Show *
  2. Union Maid – Old Crow Medicine Show
  3. This Is Our Country Here – Jeff Daniels *
  4. Ramblin’ Reckless Hobo – Joel Rafael
  5. Hard Travelin’ – Jimmy LaFave *
  6. Riding In My Car – Donovan
  7. I Ain’t Got No Home – Rosanne Cash with John Leventhal *
  8. Pretty Boy Floyd – Rosanne Cash with John Leventhal
  9. I’ve Got To Know – Sweet Honey In The Rock
  10. House Of Earth – Lucinda Williams
  11. Pastures Of Plenty – Judy Collins *
  12. Ease My Revolutionary Mind – Tom Morello
  13. Deportee – Ani DiFranco with Ry Cooder and Dan Gellert
  14. I Hate A Song (spoken word) – Jeff Daniels *
  15. You Know The Night – Jackson Browne
  16. So Long, It’s Been Good To Know Yuh – Del McCoury Band with Tim O’Brien
  17. Woody’s Rag – Del McCoury Band with Tim O’Brien and Tony Trischka *
  18. Do Re Mi – John Mellencamp
  19. 1913 Massacre – Ramblin’ Jack Elliott *
  20. Nora Guthrie (spoken word)
  21. This Train Is Bound For Glory – All Performers
  22. This Land Is Your Land – All Performers

* Bonus track does not appear in televised PBS special

Il DVD contiene anche materiale raro relativo a performances dello stesso Guthrie, un documentario e interviste varie.

Sembra più che intereressante, peccato che non sia mai uscito a livello ufficiale il concerto che era stato fatto per festeggiare il 90° compleanno di Pete Seeger al Madison Square Garden di New York: per l’occasione c’erano Bruce Springsteen, John Mellencamp, Ani DiFranco, Emmylou Harris, Joan Baez, Dave Matthews, Tom Morello, Arlo Guthrie, Bruce Cockburn, Taj Mahal, McGarrigle Sisters, Steve Earle, Billy Bragg e tantissimi altri. Il tutto è durato più di quattro ore e mezza. Sono passati 4 anni, era il 2009, ma speriamo ci ripensino, come diceva il maestro Manzi “Non è mai troppo tardi!”, anche se alcuni, Kate McGarrigle e Richie Havens, non ci sono più. Per la serie le notizie collegate, nei prossimi giorni, mi devo ricordare di parlare giustappunto del doppio tributo a Kate McGarrigle, intitolato Sings Me The Songs: Celebrating The Works of Kate McGarrigle, curato con amore da Joe Boyd  e con la partecipazione di parenti ed amici, un cast fantastico, ma ne parliamo prossimamente.

Alla prossima.

Bruno Conti

Mi Permetto Di Insistere! Michael McDermott Italian Tour Parte Seconda.

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Se volete sapere le prossime date e ulteriori informazioni andate a leggervi il Post precedente su michael+mcdermott. Come breve appendice: visto il concerto ieri sera, molto bello, un’ora e trequarti di ottima musica, con Michael McDermott, a voce, chitarre acustiche ed elettriche e piano, la moglie Heather Horton al violino (bravissima) e seconda voce, più la sezione ritmica, basso e batteria arrivata giusto al mattino dagli Stati Uniti. Repertorio preso da tutti gli album con particolare preferenza per l’ultimo Hey La Hey e il primo 620 W. Surf, grande intensità e un musicista tornato ai migliori livelli, simpatico e disponibile prima e dopo il concerto.

Per i fans (ma anche per gli altri) vendeva quel DVD che vedete qui sopra (di cui ignoravo l’esistenza) All The Way From Michigan – Live At The Village Theater January 8, 2011 che è la testimonianza di un concerto acustico, solo lui e Heather Horton. A proposito di CD, al banchetto nel dopo concerto, oltre ad alcuni rari dischi di McDermott, tra cui la ristampa del primo album e alcuni degli ultimi, era in vendita anche l’album del 2009 Postcard Saturdays di Heather (presentato in alcune discografie come album di debutto, ma ne ha fatto sicuramente un altro nel 2005 Most Of All e forse un altro prima ancora nel 2003).

Visto che sono in tema di precisazioni, il brano Hard To Break, che in concerto canta la moglie Heather Horton sul disco è cantato da Kate York (per dare a Cesare quel che è di Cesare)!

E comunque se riuscite a vedere una delle date “elettriche” del tour, come Stephen King dice (e modestamente anch’io), non ve ne pentirete. Preserviamo i musicisti di talento!

Per altre notizie fr_whatsnew.cfm

Bruno Conti