Ripartono Le Uscite Nel 2017, Parte II: Ristampe. Barclay James Harvest, Sea Level, Mick Clarke, Stoneground, Sea Train, Ozark Mountain Daredevils

barclay-james-harvest-xii-deluxe

Proseguiamo con le altre ristampe previste in uscita per venerdì 13 gennaio: un altro titolo dal catalogo Esoteric è l’ennesima ristampa per XII dei Barclay James Harvest, una delle migliori formazioni del rock progressivo britannico, diciamo lato melodico, tra i migliori discepoli dei Moody Blues, con due-tre eccellenti musicisti in formazione: il leader John Lees, voce e chitarra solista, Stuart “Woolly” Wolstelnholme, voce, tastiere e mellotron, Les Holroyd, basso, chitarra, tastiere e voce, con il batterista Mel Pritchard a completare il quartetto. Questo album, uscito in origine nel 1978, viene proposto in una versione tripla, in doppio CD più DVD: è l’ultimo dove appare Wolstenholme, che uscirà dal gruppo nel giugno del 1979 e viene considerato uno dei classici della band britannica.

[CD1: “XII” (New 24-Bit Re-Mastered Original Stereo Mix) Released in September 1978]
1. Loving Is Easy
2. Berlin
3. A Tale Of Two Sixties
4. Turning In Circles
5. Fact: The Closed Shop
6. In Search Of England
7. Sip Of Wine
8. Harbour
9. Nova Lepidoptera
10. Giving It Up
11. Fiction: The Streets Of San Francisco
Bonus Tracks:
12. Berlin (Single Version)
13. Loving Is Easy (Single Version)
14. Turning In Circles (First Mix)
15. Fact: The Closed Shop (First Mix)
16. Nova Lepidoptera (Ambient Instrumental Mix)

[CD2: “XII” (New Stereo Mix)]
1. Loving Is Easy
2. Berlin
3. A Tale Of Two Sixties
4. Turning In Circles
5. Fact: The Closed Shop
6. In Search Of England
7. Sip Of Wine
8. Harbour
9. Nova Lepidoptera
10. Giving It Up
11. Fiction: The Streets Of San Francisco

[DVD: “XII” (New 5.1 Surround Mixes & 96 Khz / 24-Bit Stereo Mixes / 96 Khz / 24-Bit Original Mix)]
1. Loving Is Easy
2. Berlin
3. A Tale Of Two Sixties
4. Turning In Circles
5. Fact: The Closed Shop
6. In Search Of England
7. Sip Of Wine
8. Harbour
9. Nova Lepidoptera
10. Giving It Up
11. Fiction: The Streets Of San Francisco

Ovviamente sono quelle edizioni forse fin troppo elaborate rispetto ai contenuti, con il disco ripetuto ben tre volte in diversi mixaggi, e con le cinque bonus che si riducono alle solite “single version” e “first mix2” che francamente lasciano il tempo che trovano, c’è pure l’Ambient Instrumental Mix, mah! Comunque il disco è buono, anche un triplo CD così strutturato mi pare eccessivo.

mick-clarke-ramdango

E veniamo alle altre cinque ristampe, tutte n uscite per la BGO, sempre il 13 gennaio. Il primo è un doppio CD dedicato a Mick Clarke, il grande chitarrista rock-blues britannico, uno dei più bravi usciti dalla scena del british blue originale, era il solista dei Killing Floor, una delle band minori ma tra le più valide del periodo, Poi autore di una lunghissima carriera solistica che prosegue a tutt’oggi. Non è la prima ristampa multipla che gli dedica la BGO: erano già usciti altri tre titoli, questa volta abbiamo addirittura tre titoli in un doppio CD: Ramdango Crazy Blues sono i due dischi del 2013 e 2014, mentre Shake It Up risale al 2015, quindi sono gli ultimi dischi del nostro, usciti in precedenza a livello di autodistribuzione, quindi di non facile reperibilità.

sea-level-ball-room

Proseguono le ristampe dedicate ai Sea Level, dopo i vari titoli dedicati alla band di Chuck Leavell dalla Real Gone Music, tocca alla BGO completare la serie con la ripubblicazione dell’ultimo disco del gruppo Ball Room, uscito in origine nel 1980, con ancora in formazione, oltre a Leavell, Lamar Williams al basso e Jaimoe, alla batteria, entrambi degli Allman Brothers, oltre a Davis Causey e Jimmy Nalls alle chitarre e Randall Bramblett, a sax, piano, tastiere e voce. Con la consueta miscela di jazz, blues fusion, e southern rock di gran classe

1. Wild Side
2. School Teacher
3. Comfort Range
4. Anxiously Awaiting
5. Struttin’
6. We Will Wait
7. You Mean So Much To Me
8. Don’t Want To Be Wrong
9. Brandstand

stoneground-stoneground-3

In questo doppio CD vengono riproposti il primo e il terzo album degli Stoneground, una delle classiche band californiane dei primi anni ’70, nate sulle ceneri dei Beau Brummels di Sal Valentino, avevano una formazione molto ampia, con diverse voci solista, tra cui 4 diverse vocalist femminili, tre chitarristi e il futuro bassista e tastierista dei Jefferson Starship e degli Hot Tuna Pete Sears, passato anche dall’Inghilterra per registrare Every Picture Tells A Story con Rod Stewart.  Alcuni dei restanti componenti della band (non Valentino e Sears) in seguito sarebbero diventati i Pablo Cruise, altra eccellente band di rock americano.

CD1: Stoneground]
1. Looking For You
2. Great Change Since I’ve Been Born
3. Rainy Day In June
4. Added Attraction (Come And See Me)
5. Dreaming Man
6. Stroke Stand
7. Bad News
8. Don’t Waste My Time
9. Colonel Chicken Fry
10. Brand New Start

[CD2: Stoneground 3]
1. Dancin’
2. On My Own
3. You Better Come Through
4. Ajax
5. Down To The Bottom
6. From A Sad Man Into A Deep Blue Sea
7. From Me
8. Lovin’ Fallin’
9. Butterfly
10. Gettin’ Over You
11. Heads Up
12. Everybody’s Happy

seatrain-watch

Altra band poco conosciuta ma importante della scena californiana dell’epoca furono i Sea Level, nati dalla dissoluzione dei Blues Project nel 1969: in formazione c’erano anche Peter Rowan Richard Greene, oltre a Andy Kulberg a basso e flauto. In effetti quando uscì Watch il loro quarto album del 1973 in formazione era rimasto solo Kulberg degli originali, ma il disco non è malaccio, contiene una versione splendida del classico Flute Thing, un pezzo all’origine suonato dai Blues Project e che usavo ai tempi quando trasmettevo in radio come sigla (scusate la divagazione). Il CD era già stato pubblicato dalla Wounded Bird, ma credo non sia più disponibile da tempo.

1. Pack Of Fools
2. Freedom Is The Reason
3. Bloodshot Eyes
4. We Are Your Children
5. Abbeville Fair
6. North Coast
7. Scratch
8. Watching The River Flow
9. Flute Thing

ozark-mountain-daredevils-1980

Last but not least la ristampa dell’omonimo album degli Ozark Mountain Daredevils del 1980. Gli Ozark sono stati una delle più grandi formazioni di country-rock classico americano, autori di alcuni album splendidi, e credo tuttora in attività, anzi ne sono certo visto che ricevo ancora regolarmente le loro news nella posta e proprio recentemente hanno annunciato alcune date dal vivo previste per il 2017. Comunque in questo disco del 1980, il loro settimo disco di studio, c’erano ancora in formazione Steve Cash John Dillon, e le loro armonie vocali non hanno perso lo splendore dei tempi d’oro anche se il sound è diventato più mainstream, tipo gli Eagles dell’epoca.

Per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Quattro “Giovani” Signore E Un’Amica! Dorothy Morrison, Tracy Nelson, Angela Strehli, Annie Sampson The Blues Broads – Live

blues broads live.jpg

 

 

 

 

 

 

The Blues Broads – Live – CD+DVD – Delta Groove

In questo album (CD+DVD, ok!) ci sono più di due secoli di esperienze musicali (e oltre, se consideriamo anche la Blues Broad onoraria, la pianista e cantante Deanna Bogart): le primavere delle quattro protagoniste di questo concerto dal vivo non sono poche. Tracy Nelson, calcava già i palcoscenici della Bay Area nel 1964 in compagnia di Charlie Musselwhite e poi come leader dei Mother Earth fece parte della scena blues-psichedelica di San Francisco insieme a Janis Joplin e Grateful Dead (per non parlare di oltre 40 anni di dischi blues, soul e gospel a nome suo), Dorothy Morrison era la voce originale di Oh Happy Day il celeberrimo brano di Edwin Hawkins, ma che leggenda (e lei stessa) vuole che sia stato scritto proprio dalla Morrison, adattandolo da un traditional. Annie Sampson, più o meno in quegli anni, fine ’60, inizio ’70, era la voce solista degli Stoneground, il gruppo che poi sarebbe diventato i Pablo Cruise, mentre la più giovane, “The First lady Of Texas Blues” come viene chiamata Angela Strehli, è in pista da metà anni ’70, quando muoveva i primi passi nella scena texana con il giovane Stevie Ray Vaughan. E proprio lei è la più Blues del lotto, perché poi i generi che si avvicendano in questo Live sono i più disparati nell’ambito della musica delle radici.

La Nelson e Annie Sampson dividono il microfono nel brano iniziale, Livin’ The Blues, una sorta di dichiarazione di intenti scritta dalla stessa Tracy, che conferma ancora una volta di avere una voce strepitosa. La Sampson si situa appena un gradino al di sotto nella propria Bring Me Your Love, un mid tempo soul dove èaiutata” dalla Morrison, che in questo augusto consesso è quella che ha la voce più incredibile. A rendere il tutto più appetibile non guasta che il gruppo che le accompagna ha grinta da vendere e un sound di quelli tosti, a partire dalla citata Bogart, che si cimenta anche al sax, proprio nel brano di cui sopra. Se proprio vogliamo essere pignoli, la più scarsa a livello vocale, ma tra tante virgolette, è proprio Angela Strehli, che peraltro, forse per smentirmi, canta alla grandissima una Two Bit Texas Town, che è proprio un blues Texas shuffle che permette di gustare l’eleganza del chitarrista Gary Vogensen. A proposito di Dorothy Morrison, quando raggiunge il centro del palcoscenico per cantare una versione poderosa di River Deep Mountain High, non puoi mancare di meravigliarti come un simile talento vocale sia sempre rimasto ai margini della musica, confinata, se così si può dire, nel circuito del gospel, le altre signore la spalleggiano e si dividono l’impatto vocale di questo capolavoro dell’accoppiata Phil Spector/Ike & Tina Turner. Blue Highway è un pigro country-blues-soul scritto da Angela Strehli che è anche la voce solista del brano.

It Won’t Be Long permette di godere della gran classe pianistica di Deanna Bogart che anche come vocalist, insieme alle altre, non scherza, un brano che trasuda R&B da tutte le parti e che non per nulla era nel repertorio della giovane Aretha Franklin. Walk Away è un intenso slow blues cantato con sentimento e voce da brividi da Tracy Nelson che poi lascia spazio a Vogensen per un altro eccellente assolo. In tutti i brani, le quattro vocalists sono spesso impegnate anche come voci di supporto che, dato il livello in campo, alza ulteriormente la quota di godimento per l’ascoltatore. Mighty Love è una ballata soul mid-tempo cantata con assoluta nonchalance e una potenza devastante da una deliziosa Morrison.

Un ulteriore esempio dell’amalgama delle voci è dato da Jesus I’ll Never Forget, un gospel cantato a cappella con assoluto rigore, prima del gran finale con una versione assolutamente coinvolgente del super classico Oh Happy Day:”When Jesus Washed…”, everybody sing!  In tutto sono dieci brani, che diventano undici nella versione DVD (ormai queste confezioni CD/DVD stanno diventando una bella realtà, sempre più spesso), cambia la sequenza delle canzoni e viene aggiunta una splendida versione di It’s All Over Now, Baby Blue di Bob Dylan, cantata da Annie Sampson e con un bel assolo di sax della Bogart. Se vi piacciono le belle voci qui c’è da godere!  

Bruno Conti  

Piaceri Proibiti! Pablo Cruise – It’s To Good To Be Live

pablo cruise.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Pablo Cruise – It’s Good To Be Live – BDG/Red Distribution CD+DVD

Negli anni ’70 c’era tutto un fiorire di nuovi gruppi e personaggi che a tutt’oggi sono considerati tra i depositari della buona musica (e non stiamo a fare i nomi, ma si sanno), poi c’era tutto un sottobosco di solisti e gruppi che potremmo definire “piaceri proibiti”, ovvero gente che faceva comunque buona musica ma non erano politically correct o perché erano commerciali o perché facevano della cosiddetta musica “orecchiabile”.

Quindi se qualcuno a quei tempi ti chiedeva cosa ascoltavi erano molto più cool, figo se preferite, dire” mah, io ascolto soprattutto Metal Machine Music di Lou Reed, gli Art Ensemble of Chicago e Shirley & Dolly Collins, ah sì…anche John Fahey”, non potevi certo confessare che ascoltavi anche, chessò i Supertramp di Crime Of The Century, o i primi Journey o Loggins & Messina, questi ultimi forse un po’ borderline ma ammessi, perché questa confessione sarebbe stata “un’anatrema” come avrebbe detto Faletti ai tempi dei testimoni di Bagnocavallo. Anche i Pablo Cruise erano tra questi piaceri proibiti.

Nato nel 1973 dallo scioglimento dell’ultima versione degli Stoneground dell’ex Beau Brummels Sal Valentino, il gruppo era composto da alcuni ottimi musicisti californiani, tra cui i due leader Cory Lerios alle tastiere (soprattutto piano) e voce, e David Jenkins alla chitarra e altro vocalist della band, alla batteria c’era ( e c’è tuttora, come gli altri due), Steve Price. Lo stile era quel rock americano, californiano se preferite, molto piacevole, ben suonato, con agganci ai Journey e Loggins & Messina già citati, ma anche il primo Billy Joel, Huey Lewis (che non a caso firma le note del libretto) con i suoi Clover, gli Eagles del secondo periodo, quelli meno country-rock, i primi Toto, insomma più o meno ci siamo capiti.

Oltre a tutto, dopo un paio di album, il primo omonimo del 1975 e Lifeline del 1976, con il terzo A Place In The Sun del 1977 arriva il grande successo con Whatcha Gonna Do? e la title-track. Poi ribadito con il successivo Worlds Away. In quegli anni i Pablo Cruise erano uno dei gruppi rock americani di maggior successo e, con le dovute prospettive, facevano anche della buona musica, commerciale ma suonata e cantata con gran classe, anche se poi a fine carriera hanno perso molto del loro smalto.

Questo per chi non li ha mai sentiti nominare. Per chi li conosce ed apprezza la loro musica questo doppio It’s Good To Be Live è il primo disco dal vivo della loro carriera ed è una piacevole sorpresa, Lerios And Jenkins sono in gran forma sia a livello vocale che strumentale, i successi ci sono tutti: Worlds Away, A Place In The Sun, Love Will Find A Way,(entrambe riprese anche nel finale, se piacciono si rifanno!), Whatcha Gonna Do, Ocean Breeze. Ma anche brani meno conosciuti e più recenti; il tutto eseguito con grande vigore, sarà musica orecchiabile ma Cory Lerios è un pianista di tutto rispetto, non ha nulla da invidiare al miglior Billy Joel, le mani volano sulle tastiere e gli assoli sono frenetici e sempre diversi tra loro, David Jenkins con la sua chitarra si alterna al proscenio con interventi brevi e ficcanti ed entrambi hanno delle belle voci che spesso armonizzano con quel sound californiano che li contraddistingue. Quindi scordatevi quelle reunion di maniera, con musicisti bolsi e alla frutta, qui la musica, sempre con i limiti già ricordati, è piacevole e piena di verve, il pubblico si diverte, noi che ascoltiamo il CD o guardiamo il DVD pure, quindi perché non consigliarlo?  E infatti lo faccio!

Bruno Conti