Ultimi Ripassi Di Fine Estate: Bella, Brava E …Texana! Kacey Musgraves – Pageant Material

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Kacey Musgraves – Pageant Material – Mercury Nashville CD

Uno dei molteplici successi da Top Ten della carriera di Rod Stewart (e che in seguito ha dato il titolo ad una antologia a lui dedicata) si intitolava Some Guys Have All The Luck, e se questa frase certo si adatta benissimo al buon Rod, di sicuro è valida anche per molte ragazze. Una di queste è sicuramente la country singer Kacey Musgraves che, oltre a vantare una splendida presenza fisica (andate su Google Immagini e capirete), è texana ( cosa che in campo musicale sappiamo essere un punto di vantaggio), ha una bella voce e, da quando ha firmato per la divisione di Nashville della Mercury (i suoi album precedenti, autodistribuiti, sono pressoché introvabili) ha portato due album su due, compreso quello di cui mi accingo a parlare, in testa alla Country Top 100 di Billboard. Kacey però non è una pop star mascherata da cantante country come va di moda ora dalle parti di Nashville e, anche se i due produttori che si è scelta per il nuovo lavoro (Luke Laird e Shane McAnally) hanno in curriculum “gentaglia” del calibro di Lady Antebellum, The Band Perry, Reba McEntire e Carrie Underwood (non ce l’ho con loro, ma il country sta da un’altra parte), la nostra, da buona texana, ha saputo tenere in mano le redini.

Pageant Material è un disco di ballate d’altri tempi, suonate e cantate in modo raffinato ma senza eccessi di zucchero (un mezzo miracolo di questi tempi), con una serie di sessionmen di prim’ordine (ad esempio, la steel guitar, grande protagonista del disco, è suonata dal noto Nashville Cat Paul Franklin, (frequente collaboratore anche di Mark Knopfler) e con i due produttori che, oltre a scrivere con Kacey tutti i brani, intervengono con mano leggera ma sapiente. La Musgraves non è la tipica texana tutta grinta, chitarre e ritmo, anche perché le sue influenze sono classiche e tutte al femminile, dalla capostipite Patsy Cline fino alle famose honky tonk angels Dolly Parton, Loretta Lynn e Tammy Wynette (replicate talvolta anche nel look, con le cotonature tipiche di quegli anni): Pageant Material è dunque un disco di piacevole ascolto, che mostra che le doti di Kacey non riguardano solo l’aspetto.High Time inquadra benissimo lo stile della Musgraves, una country song d’altri tempi, cantata in maniera gentile e dominata dalla steel, con una sezione d’archi non invadente. Con Dime Store Cowgirl siamo più ai giorni nostri, una canzone pulsante, orecchiabile e dal buon ritmo; la delicata Late To The Party ha un retrogusto pop, ma è arrangiata con gusto e si lascia ascoltare con piacere (e la voce limpida di Kacey è uno dei suoi punti di forza).

La title track ha ancora un piede negli anni sessanta, ed è dotata di una melodia per nulla banale, This Town ha un’aria blues che non credevo fosse nelle corde della ragazza, mentre la vivace Biscuits, tra country e bluegrass, ha uno splendido ritornello corale ed è una delle più riuscite. Somebody To Love è una deliziosa ballad semiacustica molto classica (e qui sento echi della reginetta del genere negli anni settanta, cioè Linda Ronstadt), mentre la tenue Miserable ha un’aria malinconica; Die Fun e Family Is Family sono due riempitivi, comunque gradevoli. L’album (prima della sorpresa finale) si chiude con il buon uptempo di Good Ol’ Boys Club, dal refrain evocativo, la bucolica e solare Cup Of Tea e la languida e romantica Fine. Finito? No: dopo pochi secondi abbiamo una ghost track, una versione molto riuscita di Are You Sure?, un pezzo non molto noto di Willie Nelson (un valzerone tipico dei suoi) che, sorpresa, vede la partecipazione proprio di Willie stesso, con l’inconfondibile Trigger e la sua voce da brividi, una partecipazione che, nonostante la bravura di Kacey, fa salire di non poco la temperatura del CD. Un dischetto piacevole e ben confezionato, anche se per il futuro non disdegnerei una maggior dose di rock.

Marco Verdi

Forse Non Si Presenterà Neppure Al Suo Funerale! George Jones 1931-2013

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Ieri se ne è andato, alla età di 81 anni, George Jones, uno degli ultimi grandi della country music di Nashville. Per lui parlano le cifre, oltre 60 album di studio, un paio di live, una ventina di raccolte, 14 Numeri Uno. Ha fatto più “comebacks” nella sua vita musicale che Elvis, Tina Turner e i Rolling Stones messi insieme. Quattro mogli (tra cui la grande Tammy Wynette), quattro figli dai diversi matrimoni (ma non dalla Wynette), una vita di eccessi tra droga e alcol, tanto che neppure Jim Morrison e Janis Joplin sono stati così “trasgressivi”, fino a meritarsi l’appellativo di No-Show Jones, quando nel 1979 non si presentò a 54 suoi concerti e il suo manager dell’epoca fu arrestato per spaccio di cocaina (e per la serie che non gli mancava nemmeno il senso dell’umorismo, ha scritto anche una canzone sull’argomento, proprio No-Show Jones)!

Ma è stato anche uno dei più grandi cantanti della storia della musica country, in possesso di una fantastica voce baritonale, ha saputo meritarsi la stima dei musicisti più disparati in epoche diverse: il suo primo numero 1, White Lightning, uscito nel marzo 1959, era stato scritto da J.P. Richardson che era il vero nome di The Big Bopper, uno dei musicisti coinvolti nella caduta dell’aereo in cui morirono anche Buddy Holly e Ritchie Valens. Narrano le leggende metropolitane (e anche la sua autobiografia, dal titolo profetico, I Lived To Tell It All ) che per registrare quel brano, gli occorsero ben 83 tentativi, tanto era sotto l’effetto dell’alcol, e non stava registrando qualche complesso brano psichedelico da Sgt. Pepper o Electric Ladyland, che dovevano essere ancora inventati.

Il suo Phil Spector, negli anni ’70 e ’80 è stato Billy Sherrill, un grande produttore della Music City che ha lavorato anche con Johnny Cash, Costello, Shelby Lynne, Ray Charles, David Allan Coe, ma anche in molte porcherie inenarrabili, dalle sonorità orribili, per chi non ama il country più commerciale, e oltre. Negli ultimi anni ha anche registrato con Aaron Lewis (l’ex cantante degli Staind convertito al country) e Charlie Daniels per una cover di Country Boy, l’ultimo suo brano ad entrare nelle classifiche nel 2010, per la 168a volta, la prima era stata nel 1955.

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Se avete tanti soldi a disposizione ci sono questi tre cofanetti della Bear Family tedesca (se sono ancora in produzione) che raccolgono il meglio della sua produzione dal 1962 al 1971 artist_George-Jones.html:

She Thinks I Still Care The Complete United Artists Recordings 1962-1964 5 CD

Walk Through This World With Me The Complete Musicor Recordings 1965-1971 part 1 5 CD

A Good Year For The Roses The Complete Musicor Recordings 1965-1971 part 2 5 CD

E con 15 CD e 300 o 400 euro avete coperto solo una decade della sua discografia. Ma più modestamente esistono molte antologie (e immagino molte ne usciranno ancora) che coprono le fasi della sua carriera, anche economiche. Per esempio la Real Gone Music ha pubblicato proprio in questo periodo un box super economico 7 Classic Albums Plus Bonus Tracks & Singles che in 4 CD e 105 canzoni riporta il periodo Starday/Mercury dal 1954 al 1962, prima dell’avvento dei Beatles, per una cifra che non dovrebbe superare i 15 euro. Copertina dischetti e titoli dei brani a seguire:

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Track Listings
1. Why Baby Why
2. Seasons Of My Heart
3. It’s Ok
4. Let Him Know
5. Play It Cool
6. Hold Everything
7. Boat Of Life
8. You Gotta Be My Baby
9. What Am I Worth
10. Your Heart Turned Left (And I Was On The Right)
11. I’m Ragged But I’m Right
12. Yearning (To Kiss You)
13. Still Hurtin’
14. Taggin’ Along
15. Crazy Arms (Leon Payne)
16. I Walk The Line (Benny Barnes)
17. Sweet Dreams
18. A Satisfied Mind (Joe ‘Red’ Hayes)
19. You Are The One (Leon Payne)
20. Searching (Jeanette Hicks)
21. I Take The Chance (George Jones & Jeanette Hicks)
22. Blackboard Of My Heart (Leon Payne)
23. Hold Everything
24. Heartbreak Hotel
25. Any Old Time
26. I Want You, I Need You, I Love You (Eddie Blank)
27. Conscience I’m Guilty (Benny Barnes)
28. Yes I Know Why
29. The Good Ole Bible
30. Will The Circle Be Unbroken
31. My Lord Has Called Me
32. Take The Devil Out Of Me
33. Jesus Wants Me
34. A Wandering Soul
35. We’ll Understand It
36. Cup Of Loneliness
37. If You Want To Wear A Crown
38. My Soul’s Been Satisfied
39. White Lightning
40. I’m With The Wrong One
41. That’s The Way I Feel
42. Life To Go
43. Don’t Do This To Me
44. Give Away Girl
45. You’re Back Again
46. No Use To Cry
47. Nothing Can Stop Me
48. Flame In My Heart
49. Color Of The Blues
50. Treasure Of Love
51. Who Shot Sam
52. Money To Burn
53. Cold Cold Heart
54. Hey Good Lookin’
55. Howlin’ At The Moon
56. There’ll Be No Teardrops Tonight
57. Half As Much
58. Jambalaya (On The Bayou)
59. Why Don’t You Love Me (Like You Used To Do)
60. Honky Tonkin’
61. I Can’t Help It (If I’m Still In Love With You)
62. Settin’ The Woods On Fire
63. One Is A Lonely Number
64. Maybe Little Baby
65. Run Boy
66. I’m A One Women Man
67. Settle Down
68. Heartbroken Me
69. Rain Rain
70. Frozen Heart
71. I’ve Got Five Dollars And It’s Saturday Night
72. Cause I Love You
73. You’re In My Heart
74. You All Goodnight
75. Big Harlan Taylor
76. Accidentally On Purpose
77. Sparkling Brown Eyes
78. Out Of Control
79. Heartaches By The Number
80. I Love You Because
81. If You’ve Got The Money (I’ve Got The Time)
82. Talk To Me Lonesome Heart
83. Poor Man’s Riches
84. I’ll Be There (If You Ever Want Me)
85. Oh Lonesome Me
86. I Walk The Line 2.
87. Life To Go
88. Window Up Above
89. Just One More
90. It’s Been So Long Darling
91. Nothing Can Stop My Love
92. No No Never
93. If I Don’t Love You (Grits Ain’t Groceries)
94. I Gotta Talk To Your Heart
95. Tall Tall Trees
96. Too Much Water
97. Don’t Stop The Music
98. You Never Thought
99. No Money In This Deal
100. All I Want To Do
101. Gonna Come Get You
102. Uh Uh No
103. Family Bible
104. Tender Years
105. Did I Ever Tell You (With Margie Singleton)

O, ancora più “risparmioso”, c’è il classico doppio CD della serie Sony BMG, The Essential George Jones: The Spirit Of Country, che attraverso 44 brani traccia la sua carriera, 7 brani dal periodo Starday Mercury trattati nel box precedente, 3 del periodo U.A. 1962-1965 (e qui, volendo, esiste anche una doppia antologia della Razor and Tie che ha lo stesso titolo del box Bear Family She Thinks I Still Care), 5 dal periodo Musicor 1965-1970, il resto viene tutto dal catalogo Epic, dal 1970 in avanti, compresi i 4 duetti con Tammy Wynette e altri con Johnny Paycheck, Ray Charles, Merle Haggard e James Taylor (altro suo grande ammiratore, oltre a Elvis Costello che ha cantato alcuni suoi brani in Almost Blue). Copertina, fronte e retro, con i titoli dei brani la trovate a seguire:

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Se invece siete “completisti” esistono oltre 200 CD in catalogo dedicati a George Jones, tra cui molti Twofers, ovvero dischetti che riportano 2 album alla volta, pubblicati dall’etichette più disparate.

Un piccolo “ricordo” ed excursus nella carriera di un grande della musica country del ‘900,  se ne parla solo in queste occasioni ma, come diceva il Maestro Manzi, Non E’ Mai Troppo Tardi: temo che, purtroppo, almeno al suo funerale, si dovrà presentare!

R.I.P.: George Jones Saratoga, Texas 12-09-1931 – Nashville, Tennesse 26-04-2013.

Bruno Conti

Ritorno Alle Origini Di Una “Rockeuse”. Melissa Etheridge – 4th Street Feeling

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Melissa Etheridge – 4th Street Feeling – Island Records 2012 – Deluxe Edition

Stimo molto Melissa Etheridge, bionda rockeuse del Midwest originaria di Leavenworth nel Kansas, una delle cantautrici più ruspanti ed autentiche prodotte dal rock a stelle e strisce negli ultimi 25 anni, cresciuta nella venerazione di Springsteen e Dylan. Diplomata al Berklee College of Music di Boston, si trasferisce in seguito a Los Angeles, dove si esibisce nei club della città, e qui dimostra di avere un buon talento musicale, una vena compositiva sensibile, e una voce roca e potente. Se ne accorge Chris Blackwell, boss della Island, che la scrittura, e nell’estate del 1987 a Londra la sua esibizione per il venticinquesimo della etichetta ottiene i risultati sperati che la portano ad esordire l’anno successivo con l’album omonimoMelissa Etheridge (88), tra i migliori prodotti dalla folta schiera di donne rock della seconda metà degli anni ’80. Da sempre bersagliata da molte critiche per l’impegno per i diritti dei gay, e per il desiderio, suo e della compagna, la registra Julie Cypher, di avere due figlie attraverso la donazione di sperma da parte di David Crosby, Melissa col tempo ha saputo comunque conquistarsi i favori del pubblico americano con pregevoli album (specialmente quelli del primo periodo), a partire da Brave and Crazy (89), Never Enough (92), Yes I Am (93), Your Little Secret (95), e poi nell’ultimo decennio, pur se di qualità in deciso calo, sono da segnalare Skin (2001), Lucky (2004) e The Awakening (2008).

4th Street Feeling (il dodicesimo disco della carriera) è stato registrato negli HOB Studios di Los Angeles con i produttori Jacquire King (Norah Jones, Kings Of Leon e recentemente Of Monsters And Men) e Steve Booker (Duffy, Dionne Bromfield), solo in un paio di brani, e con i suoi abituali compagni di viaggio, Blair Sinta alla batteria, Brett Simon al basso e Zac Rae alle tastiere, mentre la stessa Etheridge si è occupata di tutte le chitarre per la prima volta, creando un “sound” che spazia dalle atmosfere country-rock di Kansas City, scritta da Melissa pensando alle canzoni di Tammy Wynette e Loretta Lynn (due icone della Country Music), passando al funky soul blues di Be Real, il rock sensuale di Rock And Roll Me, e le atmosfere blues di The Shadow Of A Black Crow, oltre alla immancabile ballata I Can Wait in puro stile Etheridge, nonché il divertente singolo Falling Up. Contrariamente alla tendenza abituale di questo formato, le bonus tracks della Deluxe Edition in questo caso sono un valore aggiunto, in quanto brani come You Will e The Beating Of Your Heart sono le classiche ballate urbane dei suoi tempi migliori, mentre Change The World è “rockeggiante”, con ritmo serrato, chitarre taglienti, voce roca e sofferta, un piccolo classico.

Oggi la Etheridge, otto anni dopo la partita più complessa della sua vita (una malattia che l’ha colpita nel mezzo di un tour e che fortunatamente si è poi risolta in modo positivo, come vedete nel video sopra), dimostra di possedere una vena nuovamente ispirata, e le canzoni (sebbene il suo rock sia convenzionale e poco innovativo), hanno una forza comunicativa che la rendono figlia di Rod Stewart (per la voce) e sorella di John “Cougar” Mellencamp (per il rock ruspante). Consigliato a tutti gli amanti del genere, e di quelle cantanti che sanno dare delle emozioni sanguigne.

Tino Montanari