Metallari Loro? Ma Per Piacere! Thin Lizzy – Rock Legends

thin lizzy rock legends front

Thin Lizzy – Rock Legends – Universal 6CD/DVD Box Set

Nel mondo della musica internazionale una cosa che non ho mai potuto soffrire molto è la generalizzazione, specie in quel settore che oggi viene denominato per brevità “classic rock” ma che negli anni 70 e 80 era tutto “hard rock” o peggio ancora “heavy metal”, riunendo sotto lo stesso cappello band diverse come Black Sabbath, Blue Oyster Cult, Judas Priest e Iron Maiden, tanto per fare qualche nome. Un altro gruppo che ha sofferto di questo problema sono stati i Thin Lizzy, band originaria di Dublino che heavy metal non lo è mai stata, e pure sull’hard rock avrei qualcosa da ridire specie per la prima parte della carriera, mentre effettivamente negli anni dal 1976 al 1982 qualcosa di più duro nel loro sound c’era, specie nelle infuocate esibizioni dal vivo. Il loro carismatico leader, cantante e (grande) bassista Philip Lynott (già era raro avere una rock band dall’Irlanda all’epoca, più ancora con un frontman di colore) aveva infatti influenze disparate, tra le quali anche il compatriota Van Morrison (che però faceva parte dell’Irlanda “britannica”) per quanto riguardava lo stile compositivo, mentre il suono in seguito avrebbe affondato le sue radici addirittura nel rock americano di Bruce Springsteen e Bob Seger (anzi, per certi versi i Lizzy suonavano springsteeniani ancora prima del Boss) e nel funk-rock dei Little Feat.

thin lizzy rock legends box

Una grande band quindi, alla quale la generalizzazione di cui dicevo prima non ha fatto certo del bene, e che nelle sue varie configurazioni ha sempre avuto fior di chitarristi, come Gary Moore (già con Lynott negli Skid Row – non quelli americani di Sebastian Bach – e poi nei Lizzy in tre diversi momenti), il fondatore Eric Bell, già con gli ultimi Them con Morrison nella line-up, il futuro collaboratore dei Pink Floyd (ma non solo) Snowy White, John Sykes, nome che gli appassionati di hard rock anni 80 conoscono benissimo essendo poi entrato a far parte di Tygers Of Pan Tang e Whitesnake, ed anche per un breve periodo Midge Ure, che diventerà famoso negli eighties come leader del gruppo synth-pop degli Ultravox. I Thin Lizzy sono stati quindi una splendida realtà del panorama rock internazionale con album di notevole livello come Jailbreak, Johnny The Fox, Black Rose e lo strepitoso Live And Dangerous (registrato appunto dal vivo), fino a quando Lynott non ha sciolto la compagnia nel 1984 per dare il via ad una carriera solista che non è mai decollata a causa della sua prematura scomparsa avvenuta nel 1986 a seguito di complicazioni dovute all’uso prolungato di sostanze proibite: in anni recenti la vecchia sigla è stata riattivata dall’altro chitarrista storico del gruppo, Scott Gorham, solo per qualche tour, mentre i nuovi album in studio sono stati pubblicati con il nome di Black Star Riders, band che non ha molto da spartire con i Lizzy storici.

thin lizzy 1970

thin lizzt mid seventies

Per celebrare i 50 anni del gruppo di Dublino la Universal invece della solita antologia di cui il mercato è già saturo, ha da poco pubblicato uno splendido cofanetto dal titolo invero un po’ generico di Rock Legends, uno di quei rari casi in cui un box set può accontentare sia i neofiti che i fans. Infatti il manufatto (tra l’altro piuttosto oversize, con all’interno uno splendido libro che mette insieme tutti i tour programs del gruppo ed un altro con i crediti dei musicisti brano per brano) riunisce in sei CD ben 99 pezzi di cui 74 inediti assoluti, tra demo, versioni alternate e brani dal vivo, più un DVD invero abbastanza avaro (solo quattro canzoni registrate nello show televisivo di Rod Stewart A Night On The Town  https://www.youtube.com/watch?v=INiYaZKmeTo più un documentario di un’ora intitolato Bad Reputation, comunque non inedito). Dunque una collezione da leccarsi baffi e barba: peccato che il box, prodotto in quantità limitata, sia già praticamente introvabile, almeno a prezzo di listino (che comunque supera di slancio i cento euro), ma a breve, per chi se lo era perso, sarà disponibile una nuova tiratura limitata.

thin lizzy whiskey in the jar

Il primo CD è anche quello senza inediti in quanto è una sorta di greatest hits ma fatto esclusivamente con i singoli, nelle versioni appunto adattate per i 45 giri ed alcuni remixati, una chicca anche per i collezionisti. Un ripasso quindi di alcuni dei pezzi più noti del gruppo, come la strepitosa cover del traditional Whiskey In The Jar (il loro primo successo, ed anche quello salito più in alto in classifica https://www.youtube.com/watch?v=wyQ-tScuzwM ), The Rocker, le classiche The Boys Are Back In Town https://www.youtube.com/watch?v=hQo1HIcSVtg  e Jailbreak ed altri brani popolari del calibro di Don’t Believe A Word, Dancing In The Moonlight, Waiting For An Alibi https://www.youtube.com/watch?v=F9xT8p6L8Sc , Do Anything You Want To, Chinatown e Killer On The Loose. Ma anche canzoni come Randolph’s Tango (a proposito del primo Springsteen) https://www.youtube.com/watch?v=0Pwv0s7HHSk , il trascinante rock’n’roll con fiati Little Darling, la deliziosa Philomena, dedicata da Lynott a sua madre, la ruspante cover di Rosalie, uno dei pezzi meno noti di Bob Seger (presente in due versioni: quella del 1975 e dal vivo nel 1978 https://www.youtube.com/watch?v=cSo9CC2wKVI ), la splendida Wild One, altri due rock’n’roll di ottimo livello come Trouble Boys e Hollywood, fino al singolo finale del 1983 The Sun Goes Down.

thin lizzy live rte

Il secondo dischetto, intitolato The Early Years, prende in esame appunto i primi passi di Philip e soci per la Decca dal 1970 (si erano formati l’anno prima) al gennaio del 1974, ed a parte il primissimo singolo The Farmer (ed il suo lato B I Need You, che però appare in CD per la prima volta) https://www.youtube.com/watch?v=3gTLni91vpc  è tutto materiale inedito. Oltre ad una manciata di missaggi alternativi il nucleo del dischetto è formato da due sessions radiofoniche alla RTE Radio Eireann (entrambe senza pubblico), rispettivamente del ’73 e ’74: come highlights abbiamo il roboante boogie 1969 Rock, con grandissimo lavoro di Bell alla solista https://www.youtube.com/watch?v=Jhcs2J75YVo , il tostissimo rock-blues Suicide, con lo stesso Bell che si sposta alla slide ma con medesimi risultati (all’epoca i nostri erano una sorta di power trio, non avevano ancora le “twin guitars”, ed è anche per questo che le dodici battute sono molto presenti in questo CD https://www.youtube.com/watch?v=UXG-xw3dOZU ), lo strepitoso blues afterhours Broken Dreams, di nuovo con Eric che offre una grande prestazione. Abbiamo anche il medley Eddie’s Blues/Blue Shadows, favolosa jam con ospite alla sei corde il grande bluesman Eddie Campbell https://www.youtube.com/watch?v=U7ADOyYuAfM , la sanguigna cover di Ghetto Woman di B.B. King, con Gary Moore protagonista https://www.youtube.com/watch?v=Q3QDdFLG84U . Il grande chitarrista dice la sua anche negli ultimi tre pezzi, la pulsante e rocknrollistica Things Ain’t Working Out Down At The Farm, una robusta rilettura del classico di Don Nix Going Down https://www.youtube.com/watch?v=2GIPDs6sLmU  e la formidabile Slow Blues, in cui il buon Gary offre una performance superba https://www.youtube.com/watch?v=FQ2uq2zo5sM .

thin lizzy gorham robertson

Il periodo più famoso dei nostri, quello alla Mercury, è l’argomento dei tre CD successivi, con una full immersion nel loro catalogo con tutte versioni inedite in gran parte demo, ma suonate come se fossero canzoni fatte e finite ed in molti casi ancora più ruspanti e dirette delle originali: nei primi due dischetti il connubio chitarristico è tra Gorham e Brian Robertson, mentre il terzo inizia con Moore, prosegue con White e termina con Sykes (tutti al posto di Robertson, Gorham è sempre presente). 45 canzoni in tutto, e per non fare una recensione a puntate mi “limito” a citare le coinvolgenti versioni strumentali di Rock And Roll With You e Cadillac, l’ottima rock ballad Banshee, con la parte vocale ancora da perfezionare ma quella chitarristica già sublime, lo squisito funk-rock-blues dal sapore quasi southern Nightlife, le “americane” Freedom Song e Kings Vengeance, la sempre strepitosa Suicide (sentite le chitarre) e l’altrettanto bella Cowboy Song, dai marcati echi springsteeniani https://www.youtube.com/watch?v=wmQjkHLzkqU . Il demo di The Boys Are Back In Town è perfino più potente e diretto della versione originale (e forse pure meglio) https://www.youtube.com/watch?v=rQMui7wrMto . Running Back è un godurioso rock’n’roll, Romeo And The Lonely Girl ricorda ancora il primo Boss (anche nel titolo) https://www.youtube.com/watch?v=BBEePBySEC4 , Emerald è una rock song travolgente e con parti di chitarra strepitose.

thin lizzy phil-lynott-gary-moore-and-scott-gorham-of-thin-lizzy-onstage-at-the-palladium-in-nyc-in-september-1978-WMKXRW

Un cenno va anche all’orecchiabile Fool’s Gold, la suggestiva ballata Borderline, davvero bella, l’irresistibile Johnny, con altro assolo torcibudella https://www.youtube.com/watch?v=cqxHPK7QLp8 , la dura ma godibile Killer Without A Cause, la pulsante Are You Ready, puro “hard’n’roll”, lo splendido medley di arie tradizionali irlandesi Roisin Dubh (grandissimo Moore) https://www.youtube.com/watch?v=Tx2Q8El13B0 , le ottime e rockeggianti We Will Be Strong e Sweetheart, il boogie alla ZZ Top I’m Gonna Leave This Town, il rockabilly sotto steroidi Kill ed il blues cadenzato In The Delta, con Huey Lewis all’armonica https://www.youtube.com/watch?v=Uv-3do9RI1k . Il sesto ed ultimo CD presenta quindici brani live, sempre inediti, registrati durante il Chinatown Tour del 1980, con selezioni provenienti da due serate all’Hammersmith Odeon di Londra ed a Tralee (località irlandese); la formazione dei Lizzy in questa tournée comprendeva, oltre a Lynott, Gorham e White, Darren Wharton alle tastiere e Brian Downey alla batteria. Ed il CD è semplicemente esaltante nonostante un uso per fortuna molto parco dei synth, con i nostri che forniscono una prestazione esplosiva con versioni al fulmicotone di Are You Ready, Waiting For An Alibi https://www.youtube.com/watch?v=MhyOgB4cdwI , Jailbreak, The Boys Are Back In Town ed una sempre fantastica Suicide https://www.youtube.com/watch?v=JO6V_VwjrEw , ma non sono da meno le coinvolgenti Do Anything You Want To Do, Dear Miss Lonely Hearts, Chinatown e l’elegante ballata Still In Love With You, corredata da un notevole assolo https://www.youtube.com/watch?v=3Iq9n2YDECQ .

thin lizzy live 1980

Gran finale con due potenti e superlative riletture di Rosalie e Whiskey In The Jar, quest’ultima con l’apparizione a sorpresa di Bell sul palco. Se non conoscete a fondo i Thin Lizzy, o se anche per voi erano un gruppo di metallari, questo Rock Legends potrà rappresentare una rivelazione…ammesso che riusciate ancora a trovarlo.

Marco Verdi

Thin Lizzy – Rock Legends. Il 23 Ottobre Esce Anche Un Cofanetto Per Celebrare I 50 Anni Della Grande Band Irlandese.

thin lizzy rock legends front thin lizzy rock legends box

Thin Lizzy – Rock Legends – 6 CD + 1 DVD UMC/Universal Music – 23-10-2020

Ok, a voler essere pignoli, Phil Lynott, il leader, fondatore della band, bassista, cantante e autore delle canzoni, era nato a West Bromwich, ma ha vissuto gran parte dei suoi anni formativi a Dublino, Eric Bell, nei Thin Lizzy Mark I, veniva da Belfast, Irlanda del Nord, come Gary Moore, presente in alcune fasi del gruppo, Scott Gorham, proveniva dalla California, mentre Brian Robertson, l’altro chitarrista, era scozzese, ma i Thin Lizzy sono sempre stati considerati giustamente una sorta di gloria nazionale della Emerald Island. E quindi per festeggiare il 50° Anniversario, anche se il nucleo dei Thin Lizzy si unì nel Dicembre del 1969, e il primo disco omonimo fu pubblcato nel 1971, ecco questo bel cofanetto. Come altri box usciti in questo periodo, anche Rock Legends ha avuto una lunga gestazione: si è iniziato a parlarne addirittura nel 2012, quando si vociferava  di circa 700 canzoni ritrovate tra i 150 nastri che Lynott aveva nei suoi archivi.

Poi i tempi si sono fatti lunghi, ma alla fine il cofanetto è pronto: con 99 tracce in tutto, delle quali 74 mai pubblicate prima, e 83 mai uscite su CD. Il tutto inserito in quel manufatto che vedete sopra, che oltre ai 6 CD, consta anche di un DVD, con il documentario di un’ora della BBC Bad Reputation, e il breve special televisivo di Rod Stewart del 1976, A Night On The Town, dove eseguirono 4 brani, anche questi mai pubblicati prima. Nella lussuosa confezione ci sono le repliche di nove tour programmes, inseriti in un librone rilegato, la riproduzione dei molto ambiti libri di poesia di Phil Lynott (che era anche un raffinato paroliere), quattro stampe di Jim Fitzpatrick, l’autore di molte copertine della band, e un altro libro di citazioni varie, raccolte tra i componenti del gruppo e di molti fan celebri, che raccontano le loro esperienze dell’aver suonato con Lynott. Il prezzo, al solito molto a livello indicativo, dovrebbe essere tra i 90 e i 100 euro, ma in questo caso, visto che c’è molta “trippa per gatti”, sembra essere ragionevole, anche se unito a tutte le altre uscite previste nel periodo, sarà comunque un bel salasso per gli appassionati.

Dopo l’uscita, prevista per il 23 ottobre, ce ne occuperemo più diffusamente, comunque nel frattempo ecco la solita lista completa dei contenuti. Quelli con l’asterisco sono gli inediti, soprattutto materiale di studio, ma il sesto CD contiene brani dal vivo suonati durante il Chinatown Tour del 1980.

CD ONE The Singles

Whiskey in The Jar – 7″ Edit
Randolph’s Tango – Radio Edit*
The Rocker – 7″ Edit
Little Darling – 7″ Single
Philomena – 7″ Single
Rosalie – 7″ Mix*
Wild One – 7″ Single
The Boys Are Back in Town – 7” Edit*
Jailbreak – 7” Edit*
Don’t Believe A Word – 7″ Single
Dancing in The Moonlight – 7″ Single
Rosalie / Cowgirl’s Song – 7″ Single
Waiting for An Alibi – Extra Verse
Do Anything You Want To – 7″ Single
Sarah – 7″ Single
Chinatown – 7” DJ/Radio Edit*
Killer on the Loose – 7″ Single
Trouble Boys – 7″ Single
Hollywood (Down on Your Luck) – 7” Edit*
Cold Sweat – 7″ Single
Thunder and Lightning – 7” Edit*
The Sun Goes Down – 7” Remix*

CD TWO Decca Rarities

The Farmer – Debut 7″ single
I Need You – Debut 7″ single B-side*
Whiskey in The Jar – Extended Version Rough Mix*
Black Boys on The Corner – Rough Mix*
Little Girl in Bloom – US Single Promo Edit*
Gonna Creep Up on You – Acetate*
Baby’s Been Messin’ – Acetate*
1969 Rock + Intro – RTE Radio Eireann Session 16 January 1973*
Buffalo Gal + Intro – RTE Radio Eireann Session 16 January 1973*
Suicide + Intro – RTE Radio Eireann Session 16 January 1973*
Broken Dreams + Intro – RTE Radio Eireann Session 16 January 1973*
Eddie’s Blues/Blue Shadows + Intro – RTE Radio Eireann Session 16 January 1973*
Dublin + Intro – RTE Radio Eireann Session 16 January 1973*
Ghetto Woman – RTE Radio Eireann Session 04 January 1974*
Things Ain’t Working Out Down at The Farm – RTE Radio Eireann Session 04 January 1974*
Going Down – RTE Radio Eireann Session 04 January 1974*
Slow Blues – RTE Radio Eireann Session 04 January 1974*

CD THREE Mercury Rarities

Rock and Roll with You – Instrumental Demo*
Banshee – Demo*
Dear Heart – Demo*
Nightlife – Demo*
Philomena – Demo*
Cadillac – Instrumental Demo*
For Those Who Love to Live – Demo*
Freedom Song – Demo*
Suicide – Demo*
Silver Dollar – Demo*
Jesse’s Song – Instrumental Demo
Kings Vengeance – Demo*
Jailbreak – Demo*
Cowboy Song – Demo*

CD FOUR Mercury Rarities

The Boys Are Back in Town – Demo*
Angel from The Coast – Demo*
Running Back – Demo*
Romeo and The Lonely Girl – Demo*
Warriors – Demo*
Emerald – Demo*
Fool’s Gold – Demo*
Weasel Rhapsody – Demo*
Borderline – Demo*
Johnny – Demo*
Sweet Marie – Demo*
Requiem for A Puffer (aka Rocky) – Alternate Vocal, “Rocky He’s A Roller”*
Killer Without A Cause – Demo*
Are You Ready – Demo*
Blackmail – Demo*
Hate – Demo*

CD FIVE Mercury Rarities

S & M – Demo*
Waiting for An Alibi – Demo*
Got to Give It Up – Demo*
Get Out of Here – Demo*
Roisin Dubh (Black Rose) A Rock Legend – Demo*
Part One: Shenandoah*
Part Two: Will You Go Lassie Go*
Part Three: Danny Boy*
Part Four: The Mason’s Apron*
We Will Be Strong – Demo*
Sweetheart – Demo*
Sugar Blues – Demo*
Having A Good Time – Demo*
It’s Going Wrong – Demo*
I’m Gonna Leave This Town – Demo*
Kill – Demo*
In the Delta – Demo*
Don’t Let Him Slip Away – Demo*

CD SIX Chinatown Tour 1980

Are You Ready? – Hammersmith Day 2 (29/05/1980) *
Hey You – Hammersmith Day 2 (29/05/1980)*
Waiting for An Alibi – Hammersmith Day 2 (29/05/1980) *
Jailbreak – Hammersmith Day 2 (29/05/1980)*
Do Anything You Want to Do – Hammersmith Day 2 (29/05/1980)*
Don’t Believe A Word – Tralee (12/04/1980) *
Dear Miss Lonely Hearts – Hammersmith Day 2 (29/05/1980)*
Got to Give It Up – Hammersmith Day 3 (30/05/1980)*
Still in Love with You – Hammersmith Day 3 (30/05/1980)*
Chinatown – Hammersmith Day 3 (30/05/1980)*
The Boys Are Back in Town – Hammersmith Day 3 (30/05/1980)*
Suicide -Hammersmith Day 3 (30/05/1980)*
Sha La La – Hammersmith Day 2 (29/05/1980)*
Rosalie – Hammersmith Day 2 (29/05/1980)*
Whiskey in The Jar – Hammersmith Day 3 (30/05/1980)*

DVD 

NIGHT ON THE TOWN – ROD STEWART LWT TV SPECIAL BROADCAST OCTOBER 24th 1976

Four songs never before commercially released recorded for a Rod Stewart TV special in 1976.

Jailbreak
Emerald
The Boys Are Back in Town
Rosalie / Cowgirl’s Song

BAD REPUTATION DOCUMENTARY        

Never before commercially released 60-minute documentary made by Linda Brusasco and first broadcast on BBC4 in September 2015.

Nel gennaio 1986, dopo una lunga storia di eccessi con le droghe, Phil Lynott morì a soli 36 anni: un grande “Rocker”, come recitava il titolo di una delle sue più famose canzoni, ma non solo, fu anche balladeer raffinato, ma ci sarà occasione di parlarne.

Bruno Conti

Gary Moore, Il Rocker Innamorato Del Blues Parte I

gary moore 70'sgary moore skid row

Sono passati ormai circa nove anni dalla morte di Robert William Gary Moore, deceduto in circostanze mai del tutto chiarite con certezza, per un sospetto infarto, causato probabilmente da un eccessivo uso di alcol, nella serata precedente al 6 febbraio del 2011, in un hotel in quel di Estepona, Spagna, dove si trovava in vacanza. L’occasione di parlare della sua carriera ci viene fornita dalla uscita di un recente (e molto bello) album inedito dal vivo Live From London https://discoclub.myblog.it/2020/01/28/una-serata-blues-speciale-a-londra-nel-2009-gary-moore-live-from-london/ , uscito in questi giorni e di cui avete letto sul Blog. Come ricorda il titolo dell’articolo, Gary Moore si è sempre diviso tra le sue due grandi passioni musicali, il blues e il rock (spesso anche parecchio hard), ma quello per cui viene unanimemente ricordato è la sua notevole tecnica alla chitarra, influenzata a sua volta da altri solisti come Jeff Beck, Peter Green, che è stato il suo mentore, Jimi Hendrix, ad entrambi dei quali ha dedicato un album tributo, oltre a vari bluesmen assortiti (B.B. e Albert King, Albert Collins) mentre tra i suoi “discepoli” spiccano Martin Lancelot Barre, Joe Bonamassa e in ambito hard’n’heavy Kirk Hammett, John Sykes, Slash, Randy Rhoads, che lo hanno citato tra le proprie influenze, mentre diversi altri musicisti dopo la sua morte hanno espresso la loro ammirazione per questo nord irlandese tosto e dalla vita turbolenta.

Vita che inizia il 4 aprile del 1952 in un sobborgo di Belfast, uno di cinque figli di una coppia, in cui il padre Bobby era un promoter, e che quindi inculcò questa passione per la musica al figlio fin dalla più tenera età, tanto che già intorno ai dieci anni iniziava ad esibirsi dal vivo negli intervalli degli spettacoli organizzati dal genitore. E già a 16 anni lascia la famiglia per entrare nella band locale degli Skid Row (da non confondere con i metallari americani, venuti molti anni dopo), dove sostituì il primo chitarrista Ben Cheevers e fece il primo incontro della sua vita con Phil Lynott, allora vocalist della band, che fu peraltro licenziato prima ancora di incidere l’album di esordio, ma la cui strada si intreccerà spesso negli anni a venire con quella di Gary. Vediamo le fasi salienti della carriera

1967-1978 Gli esordi con gli Skid Row, Gary Moore Band, Thin Lizzy, Colosseum II

220px-Skid_-_Skid_Row 220px-34_Hours_-_Skid_Row

Gli Skid Row negli anni di gavetta di Gary, suonarono diverse volte come supporto ai Fleetwood Mac di Peter Green, che pur essendo una delle influenze primarie future di Moore, almeno agli inizi fu forse più utile alla loro carriera, favorendo un contratto con la Columbia/CBS che portò all’uscita di due buoni album tra power rock trio e “blues” con quell’etichetta tra il 1970 e il 1971.

220px-Grinding_Stone_(album_cover)

Nel Maggio del 1973 il nostro amico pubblica Grinding Stone – CBS 1973 ***1/2, il suo primo album solista, benché attribuito alla Gary Moore Band: si tratta di un buon disco, prodotto da Martin Birch, lo storico collaboratore dei Deep Purple. Anche in questo caso lo stile è molto “eclettico”, in mancanza di un termine migliore: si passa dal boogie rock frenetico ma con elementi jazz-rock che anticipano il sound dei Colosseum II della lunga title track (e qui Gary Moore ha già sviluppato il suo solismo virtuosistico, con wah-wah a manetta, ma anche le sonorità spaziali care al Peter Green di End Of The Game, di cui già suonava la favolosa ’59 Gibson Les Paul vendutagli per una miseria, e il suono magnifico dello strumento si sente) alla ancora più lunga Spirit, oltre i 17 minuti, in cui duetta magnificamente con le tastiere del futuro Caravan Jan Schelaas.

Sul finire del 1974 partecipa, solo in una traccia, al disco dei Thin Lizzy – Nightlife – Vertigo 1974 ***1/2: ma che brano, si tratta della mitica ballata romantica Still In Love With You, accreditata sul disco al solo Phil Lynott, ma il contributo di Moore fu fondamentale, in quanto il brano era la combinazione di due canzoni e Gary all’epoca, chiamato come sostituto di Eric Bell, era l’unico chitarrista del gruppo.

Nel novembre del 1974, chiamato da Jon Hiseman, che aveva appena sciolto i Tempest dove avevano militato altri due chitarristi, per usare un eufemismo, “non male” come Allan Holdsworth e Ollie Halsall, due dei più grandi virtuosi della solista in assoluto,

il nostro amico accetta di entrare nella formazione dei Colosseum II, dove oltre a Hiseman trova Neil Murray al basso e Don Airey alle tastiere.

Il gruppo realizza tre album tra il 1976 e il 1978, ottimi esempi del migliore jazz-rock britannico: il primo album Strange New Flesh – Bronze Records 1976 ***1/2 è probabilmente, come spesso capita, il migliore, anche se il mellifluo e soporifero cantante Mike Starrs sarebbe da eliminare fisicamente seduta stante, però la parte suonata è decisamente valida. L’iniziale Dark Side Of The Moog gioca con il titolo del disco dei Pink Floyd, ed è uno strumentale vorticoso in bilico tra Jeff Beck (uno dei preferiti di Moore) e gli Utopia o la Mahavishnu Orchestra, la cover di Down To You di Joni Mitchell (?!?) è interessante nella parte strumentale con continui cambi di tempo, peccato per il cantato in falsetto à la Cugini di Campagna di Starrs. Il secondo album Electric Savage – MCA 1977 – *** rimane nel rock energico del quartetto con Put It This Way, sempre caratterizzato dall’interscambio tra Moore e Airey, mentre Hiseman è prodigioso alla batteria, forse il tutto è un tantino “esagerato”, ma tanto di cappello ai musicisti, per il resto Beck è sempre la stella maestra, benché dischi come Blow By Blow o Wired sono di un’altra categoria.

Stesso discorso anche per War Dance – MCA 1977- ***, uscito a soli cinque mesi dal precedente, che anticipa quella che per il sottoscritto sarà l’involuzione sonora di Moore negli anni ’80 (per i fans dell’hard rock viceversa gli anni migliori, ma è noto che de gustibus…), comunque War Dance e Fighting Talk confermano il progressive jazz-rock del gruppo, ma vista la mancanza di successo si sciolgono a fine anno.

1978-1980 Intermezzo solista, di nuovo Thin Lizzy e G-Force

220px-The_Gary_Moore_Band_Back_On_The_Streets_Album

Durante gli ultimi mesi con i Colosseum II Moore incide l’eccellente Back On The Streets – MCA/Universal 1978 ***1/2, uno dei suoi dischi rock migliori, tanto da venire ristampato anche in un CD potenziato nel 2013 https://discoclub.myblog.it/2013/09/08/meglio-di-quanto-ricordassi-gary-moore-back-on-the-streets-r/ : al basso si alternano Mole e Phil Lynott, e alla batteria Simon Phillips e Brian Downey, alle tastiere c’è Don Airey per un disco dove appare la prima versione di Parisienne Walkways, ancora una ballata, ma di quelle squisite, della coppia Lynott/Moore, con lirico assolo di Gary, una versione rallentata di Don’t Believe A Word, uno dei classici assoluti dei Thin Lizzy, cantata splendidamente da Lynott, mentre Moore ci regala un assolo degno del miglior Peter Green. Notevoli anche Back On the Streets, Fanatical Fascists, lo strumentale Flight of the Snow Moose, una via di mezzo tra Camel e Colosseum II.

220px-Thin_Lizzy_-_Black_Rose_A_Rock_Legend

Sul finire del 1978 Moore sostituisce in pianta stabile Brian Robertson, per la registrazione dell’album Black Rose: A Celtic Legend – Vertigo 1979 ***1/2, per quello che viene considerato l’ultimo grande classico della band, un disco che mescola la tradizione musicale irlandese al rock muscolare, ma sempre raffinato e variegato al contempo, del gruppo di Lynott.

Ci sono alcuni “classici” del repertorio dei Thin Lizzy come la galoppante Do Anything You Want To con le twin guitars di Gorham e Moore, la bellissima Waiting For An Alibi e il medley Róisín Dubh (Black Rose): A Rock Legend, un eccellente esempio di rock celtico che ha delle forti analogie con i primi Horslips o con i Runrig.

220px-G-ForceCover

Nel 1980 esce anche G-Force – Jet Records **1/2, disco non particolarmente memorabile, che anticipa gli heavy metal years, di lui leggete nella seconda parte.

Fine prima parte.

Bruno Conti

Una Serata Blues Speciale A Londra Nel 2009. Gary Moore – Live From London

gary moore live from london

Gary Moore – Live From London – Mascot/Provogue – 31-01-2020

Al 31 gennaio 2020 (pare posticipata al 7 febbraio all’ultimo momento in alcuni paesi) è prevista l’uscita di Live From London, ennesimo disco dal vivo postumo dedicato a Gary Moore. Non ricorre nessuna evenienza particolare: il musicista irlandese era nato a Belfast il 4 aprile del 1952, ed è morto a Estepona,una località di vacanza vicino a Malaga, in Spagna, il 6 febbraio del 2011, per un infarto, probabilmente causato dalla fortissima quantità di alcol ingerita nel corso della serata precedente (gli è stata trovata nel sangue una percentuale letale di alcol pari al 3,8%). Nel corso degli anni sono già usciti alcuni album postumi dal vivo di Moore: penso all’ottimo Blues For Jimi, uscito nel 2012 e relativo ad un concerto del 2007, una serata speciale dedicata ad tributo alla musica di Hendrix https://discoclub.myblog.it/2012/09/12/due-grandi-chitarristi-al-prezzo-di-uno-gary-moore-blues-for/ , e nel 2011 era stato pubblicato Live At Montreux 2010, con  la registrazione di una data del luglio 2010, la più recente rispetto alla data della sua scomparsa https://discoclub.myblog.it/2011/10/22/un-ultimo-saluto-gary-moore-live-at-montreux-2010/ , tutte della sorte di one-off, serate speciali, come anche questo Live From London, un evento organizzato dalla emittente radio Planet Rock, con una attenzione speciale riservata al materiale blues, pur non mancando alcuni brani dall’ultimo album di studio del 2008 Bad For You Baby, e la classica Parisienne Walkways in chiusura del set di 13 brani.

Ovviamente, e parlo per me, questo è il repertorio di Gary Moore che prediligo, ma il chitarrista ha fans sparsi per il mondo che amano anche il suo repertorio più robusto, diciamo pure hard-rock. La tecnica non si discute, ma dal 1990 della “conversione”, o del ritorno al blues, il nostro ha realizzato una serie di album eccellenti, inframmezzati ad altri più scontati: qui siamo di fronte al suo lato migliore. Aiuta anche il fatto che la serata si sia svolta alla 02 Academy di Islington, una venue più raccolta ed accogliente rispetto ad arene e palazzetti, quindi più adatta al tipo di repertorio. Non ho ancora informazioni precise sulla formazione, ma visto che si tratta del Bad For You Baby World Tour, e si sente chiaramente la presenza di un tastierista, azzardo Vic Martin a piano e organo, Pete Rees al basso e Sam Kelly alla batteria: partenza sparatissima con una poderosa Oh Pretty Woman, con potenti sventagliate della Gibson di Moore, versione gagliarda ma di ottima fattura, Bad For You Baby e Down The Line sono due dei brani nuovi  tratti dall’album in promozione, entrambe sempre tirate ma senza esagerazioni o “durezze” fuori luogo, la seconda veloce e compatta con chitarra ed organo ad interagire con le scale velocissime della solista di Gary in primo piano.

A questo punto parte la sezione blues, già inaugurata dalla cover di Oh, Pretty Woman di Albert King, da After Hours arriva l’omaggio a B.B. King, che appariva anche nel CD originale, con una solida e pungente Since I Met You Baby, seguita da un uno-due strepitoso dedicato al primo album di Mayall con i Bluesbreakers, prima una lunga e fluente Have You Heard, con la chitarra che improvvisa in grande libertà, e poi l’altrettanto classica All Your Love di Otis Rush, con il suo riff inconfondibile e le continue accelerazioni, grande lavoro nuovamente di Moore alla solista, e anche eccellente interpretazione vocale di Gary, brillante nel corso di tutta la serata. Seguono altre due canzoni dal disco del 2008, Mojo Boogie di JB Lenoir, dove il nostro mette in mostra anche la sua destrezza nell’uso del bottleneck, e una fantasmagorica versione di quasi 12 minuti di I Love You More Than You’ll Ever Know, il celebre slow blues scritto da Al Kooper per il primo album dei Blood, Sweat And Tears,  poi interpretato da Donny Hathaway e da decine di altri artisti, in anni recenti da Joe Bonamassa e Beth Hart, sia in studio che dal vivo, grande prestazione di Moore alla solista in una serie di assoli da sballo.

Di Too Tired, un brano di Johnny Guitar Watson, ricordiamo delle notevoli versioni con Albert Collins, sia in Still Got The Blues come nel Live At Montreux, uno shuffle dalla grande carica, e non manca neppure la title track del suo album più famoso, la splendida blues ballad Still Got The Blues (For You), prima di chiudere il concerto con una trascinante Walking By Myself. I due bis prevedono la pimpante e coinvolgente The Blues Is Alright, una dichiarazione di intenti  verso il suo grande amore per le 12 battute, e infine Parisieenne Walkways, la canzone scritta insieme al suo grande amico Phil Lynott, la lirica, struggente e malinconica ballata dedicata  al padre di Phil e alla Parigi del dopoguerra, caratterizzata da un lungo e lancinante assolo dove Moore tira le note fino all’inverosimile. Veramente un bel concerto che rende ancora una volta merito alla bravura e alla classe del musicista nord-irlandese. Esiste anche una edizione speciale cartonata del disco, con quattro plettri, due sottobicchieri personalizzati, un adesivo ed una cartolina, però mi sembra una cosa per feticisti.

Bruno Conti

Il Meglio Degli Anni Del Blues, Fase Due, Raccolto In Un Box. Gary Moore – Blues And Beyond

gary moore blues and beyond frontgary moore blues and beyond box

Gary Moore – Blues And Beyond – Santuary/BMG Rights Management 4CD/2 CD

Robert William Gary Moore, come altri giovani artisti nati in Irlanda (ma anche e soprattutto in Inghilterra) e vissuti a cavallo tra la fine anni ’60 e i primi ’70, ha vissuto le ultime propaggini dell’epopea del cosiddetto British Blues: Moore si presentava come un arrivo tardivo, visto che la sua carriera inizia intorno al 1968, quando entra negli Skid Row, band dove militava il suo futuro pard Phil Lynott, un gruppo ritagliato sulla falsariga dei Taste di Rory Gallagher, ma soprattutto dei Fleetwood Mac del suo idolo Peter Green, che durante un tour dove la band irlandese faceva da supporto proprio ai Mac lo presentò alla CBS/Columbia, che fece incidere un paio di dischi a Moore e soci. Poi, rimanendo sempre in un ambito blues-rock, pubblicherà un eccellente album solista nel 1973 Grinding Stone, prima di entrare nei Thin Lizzy in sostituzione di Eric Bell (che proprio in questi giorni ha pubblicato un album solo), ma rimanendo brevemente in formazione, per ritornare in pianta più stabile nel periodo di Black Rose, incidendo però con il gruppo la prima versione di Still In Love With You, il suo brano più celebre, per quanto accreditato a Phil Lynott, la cui carriera si intersecherà a più riprese con quella di Moore. Nel frattempo, dopo l’esperienza con i Colosseum II, Gary Moore prosegue la sua carriera solista che però approda ad un hard-rock, per il sottoscritto, abbastanza di maniera e non sempre brillante, per quanto la sua chitarra era sempre in grado di infiammare le platee, soprattutto dal vivo.

Nel 1990 il nostro amico (ri)approda al Blues con una serie di album veramente belli, Still Got The Blues, After The Hours e Blues For Greeny, uscito nel 1995 e dedicato al suo mentore Peter Green, che dopo l’abbandono dei Fleetwood Mac gli aveva affidato la sua Gibson Les Paul del 1959, strumento dal suono splendido. Però i brani contenuti in questo box antologico non vengono da quel periodo, ma dal “secondo ritorno” al blues, quello avvenuto tra il 1999 e il 2004, attraverso quattro album pubblicati per la Sanctuary e di cui, nei primi due CD di questo quadruplo, c’è una abbondante scelta, sempre orientata verso il lato più blues del chitarrista irlandese, per quanto meno limpidi e genuini del periodo Virgin anni ’90, comunque nobilitati da un eccellente scelta di brani Live aggiunti “inediti” inseriti nel CD 3 e 4 del cofanetto, che rivisitano classici delle 12 battute misti a molti dei brani migliori del suo repertorio. Nella bella confezione è anche contenuto un libro, I Can’t Wait, che è la sua biografia autorizzata. Nei primi due dischetti, che si possono acquistare anche a parte, come una buona doppia antologia di quel periodo, spiccano l’iniziale Enough Of The Blues, l’hendrixiana (altro pallino di Moore) Tell Woman, a tutto wah-wah, una lancinante versione di Stormy Monday dove la chitarra scivola maestosa e sicura, una sincera That’s Why I Play The Blues (molti pensano che la svolta blues di Gary fosse dovuta ad a una sorta di opportunismo, ma BB King, che ha suonato spesso con lui dal vivo, la pensava diversamente).

Troviamo ancora Power Of The Blues, tra Gallagher e i Thin Lizzy, una chilometrica Ball And Chain (non quella della Joplin e Big Mama Thornton), di nuovo molto ispirata dall’opera di Jimi Hendrix, la pimpante Looking Back di Johnny Guitar Watson, il lungo e sognante strumentale Surrender, molto alla Peter Green via Santana, la tirata Cold Black Night, un altro slow come There’s A Hole, Memory Pain di Curtis Mayfield, di nuovo molto hendrixiana, l’ottima The Prophet, l’omaggio a BB King nella fiatistica You Upset Me Baby e quello a Otis Rush (e ai Led Zeppelin) in una carnale I Can’t Quit You Baby, un’altra delle sue classiche e sognanti ballate come Drowning In Tears, una cattivissima Evil di Howlin’ Wolf, ma più o meno tutti i brani contenuti nel doppio antologico sono di eccellente fattura, fino alla versione Live di Parisienne Walways del Montreux Festival 2003.

Il doppio CD dal vivo inedito è ancora meglio: versioni fantastiche di Walking By Myself, Oh Pretty Woman veramente ottima, una splendida Need Your Love So Bad che forse neppure Green (forse) avrebbe saputo fare meglio, All Your Love brillantissima e una struggente Still Got The Blues, molto vicina a Santana, lo shuffle perfetto di Too Tired e una devastante versione di 13 minuti diThe Sky Is Crying, con una serie di assoli veramente magistrali, e poi ancora Further On Up The Road, una scatenata Fire di Jimi Hendrix, la trascinante The Blues Is Alright e le versioni dal vivo di Enough Of The Blues e dello strumentale The Prophet. Insomma Gary Moore era uno di quelli di bravi e questo cofanetto lo certifica una volta ancora.

Bruno Conti

Dal Vivo Sempre Bravissimi! Avett Brothers – Live Vol. 4

avett brothers live volume 4

Avett Brothers – Live Vol. 4 –  CD+DVD American Recordings/UMG

Gli Avett Brothers sono quasi dei clienti fissi del Blog, http://discoclub.myblog.it/2012/09/22/pop-in-excelsis-deo-avett-brothers-the-carpenter/ e http://discoclub.myblog.it/2010/11/04/temp-38e44dc3108786660152b6bd09f62fa0/, ma anche dei concerti dal vivo, visto che questo Live Vol.4, come recita il titolo, è già il quarto capitolo della serie dedicata alle esibizioni in concerto, dal primo Live At The Double Inn del 2002, quando erano degli illustri sconosciuti. Per questa nuova puntata delle loro avventure concertistiche hanno deciso di abbinare nella confezione sia il CD come il DVD, mentre per esempio nel 3° volume i due formati erano usciti divisi. e, purtroppo, come al solito, il doppio non è edito né in Europa, né tanto meno in Italia. Oltre a tutto essendo stato pubblicato il 18 dicembre, nelle immediate vicinanze del Natale non ha fatto neppure in tempo ad entrare in molte classifiche dei migliori dischi dell’anno, magari almeno per i Live.

Il concerto è stato registrato il 31 dicembre del 2014 alla PNC Arena, a Raleigh, Carolina del Nord, quindi nella tana del lupo, a casa loro, dove la band è popolarissima, e i ventimila presenti praticamente pendevano dalle loro labbra. Non che ne abbiamo bisogno, visto che dal vivo (ma pure in studio) sono bravissimi, una delle migliori band del nuovo rock a stelle e strisce, sempre in bilico tra country, Americana, Bluegrass e, dal vivo, anche moltissimo rock: i due fratelli Scott Seth Avett hanno delle bellissime voci e anche il resto dei componenti del gruppo contribuiscono a questo suono fresco, frizzante e di eccellente qualità. Se proprio un appunto si può fare al CD è quello che essendo un tipico concerto “festivo”, la gag del vecchio “Father Time” che si aggira per le strade e sul palco e della sua compagna Mother Nature, viene tirata un po’ per le lunghe e anche le versioni del traditional Auld Lang Syne, preceduta dal countdown di fine anno e del vecchio brano di Roy Rogers, Happy Trails, non mi sembrano particolarmente memorabili. Per il resto pollice alzato.

L’apertura, sulle immagini del pubblico che entra nell’arena, è affidata a una lunga intro batteria e violino, suonato dalla bravissima Tania Elizabeth, con il resto dei componenti che salgono sul palco a mano a mano, sulle note di una inedita, e indiavolata, dato il nome del brano, Satan Pulls The Strings, che illustra il loro lato più bluegrass/country, tra banjo, chitarre acustiche, un secondo violino, il cello di Jim Kwon, il contrabbasso e la batteria di Mike Marsh. tutti vestiti in nero da bravi cowboys. Laundry Room è un bellissima ballata elettro-acustica e malinconica che era sull’album prodotto da Rick Rubin, quell’  I And Love And You che li ha fatti diventare popolarissimi negli States e piuttosto conosciuti nel resto del mondo, senza concessioni alla musica pop e con quelle armonie vocali e crescendo strumentali che sono il loro marchio di fabbrica. Another Is Waiting, altra canzone bellissima era su Magpie And The Dandelion, l’ultimo album del 2013, anche questo recensito sul Blog http://discoclub.myblog.it/2013/11/01/sono-sempr-5747492/Shame era su Emotionalism, il quinto ultimo, l’ultimo primo della fama globale, ma quando erano giù una band formata e dalle eccellenti aperture folk, confermate in questa calda versione (il brano era anche nel precedente Live Vol.3).

Poi inizia la parte più elettrica del concerto: Kick Drum Heart è un formidabile pezzo rock, quasi springsteeniano, ideale per gasare il pubblico, sempre da I And Love And You, con fioriture di piano, organo e violino, oltre all’elettrica di Seth che si produce in un veemente assolo nella parte finale del brano, mentre anche l’altra canzone nuova, Rejects In the Attic, conferma la sempre eccellente vena compositiva dei fratelli, ben coadiuvati da Bob Crawford, il bassista storico e co-autore della gran parte dei brani della band, in questo caso una delle loro tipiche ballate melodiche ed avvolgenti, tipico brano “invernale” che ben si inserisce anche metaforicamente nel periodo più freddo dell’anno. Ancora dal loro album di maggior successo, dopo un altro intermezzo di Father Time, ecco la dolcissima ed acustica, solo due chitarre, Ten Thousand Words, dove la sorella Bonnie si aggiunge alle formidabili armonie vocali della famiglia Avett. Talk On Insolence, di nuovo a tutto bluegrass, viene dal loro non dimenticato passato di grande band country-folk, di nuovo in in un florilegio di banjo, acustiche, violini e continui cambi di tempo che esaltano il pubblico presente che viene trascinato in un gorgo di divertimento.

Di Auld Lang Syne che arriva dopo il conto alla rovescia di fine anno e l’ennesima apparizione di Father Time, con la sua clessidra, si è detto, molto più travolgente una fantastica versione di The Boys Are Back In Town dei Thin Lizzy, di cui Phil Lynott il suo autore, sarebbe stato orgoglioso: cantata da Valient Thorr, il leader dell’omonima band locale, e con i fratelli alle twin leads conferma il suo status di grande pezzo di R&R. Poi c’è ancora tempo per due brani tratti da I And Love And You, la travolgente Slight Figure Of Speech, con vari finti finali e la title-track di quel disco che è una ballata tra le più belle mai firmate dagli Avett Brothers. Chiude il tutto Happy Trails. Luca Carboni una volta disse che Dustin Hoffman non sbagliava un film, ma poi ha iniziato a “ciccarli” a ripetizione, i nostri amici, per il momento, viceversa, non sbagliano un disco!

Bruno Conti

P.s Filmati ufficiali del concerto in rete non se ne trovano per cui ho inserito materiale da altri concerti, passati e recenti.

Un Ennesimo Terzetto Western-Roll Dalla Lombardia, Prendere Appunti: Sugar Ray Dogs – Sick Love Affair

sugar_ray_dogs

Sugar Ray Dogs – Sick Love Affair – sugarraydogs.com/Ird Distribution

Un’altra band che proviene da quella inesauribile fucina di talenti che si sta rivelando la Lombardia (Pavia e dintorni anche in questo caso) per il roots-rock, ma anche blues, folk, rockabilly, tanto country, un pizzico di cajun e tante belle canzoni. Il trio di baldi musicisti consta di due “vissuti” ex giovanotti e di un bel fieu (si dice così da queste parti), dediti alla nobile arte della musica già da qualche anno, sia on the road che su disco (questo Sick Love Affair è il secondo che pubblicano, dopo un Vaudeville’n’Roll, uscito per una etichetta tedesca, la Vampirette Records (!)): rispondono al nome di Sugar Ray Dogs, in onore del grande pugile “Sugar Ray Leonard, ma non sono degli zuccherini, hanno un sound che ricorda più l’ultima parte del loro patronimico, cioè quella dei “cagnacci” che non mollano l’osso quando lo hanno individuato, anche se la dolcezza di un paio di ballate illustra pure il loro lato più romantico.

Sugar-Ray-Dogs 1

Ernani “Ray” Natarella (qualche familiare melomane verdiano?), si adopera al basso acustico e mandolino, oltre ad essere il principale autore di tutto il materiale, in una teoria di bassisti e cantanti che discende da illustri predecessori come Paul McCartney e Jack Bruce, ma anche Sting volendo, Alberto “John” Steri maneggia i vari tipi di chitarre, acustiche ed elettriche e Andrea “Bisteur”Paradiso, siede sullo sgabello del batterista, oltre ad essere aiutati da un gruppetto di musicisti di sicuro talento. Chiara Giacobbe, ex Lowlands, suona il violino nei concerti, come membro aggiunto, ed in alcuni brani del CD, dividendosi i compiti agli archi, con Anga Persico, del giro Van De Sfroos e Fred Koella, anche alle chitarre, il cui nome vi sarà capitato di avvistare su molti dischi e sui palchi con gente come Willy DeVille (basterebbe Victory Mixture per dargli imperitura gloria, ma ha pubblicato anche un paio di dischi da solista), Dylan, KD Lang, Dr. John, mica gente qualunque e che è il valore aggiunto di questo dischetto, anche se sono bravi di loro http://www.youtube.com/watch?v=UySmmMaF8FQ

L’album, in effetti, sarebbe uscito, autogestito, già da alcuni mesi, ma ora con l’aiuto distributivo della IRD, dovrebbe raggiungere più facilmente le abitazioni ed i cuori degli appassionati della buona musica. Sono tredici brani, tutti rigorosamente originali, ottimamente registrati e prodotti, che toccano un poco tutti i lati del rock e non solo: dal’iniziale Time On The Run, che grazie alle bagpipes di Davide Bianco, evoca scenari celtici che subito confluiscono nelle pianure del country, senza dimenticare le origini folk, grazie al violino di Persico, ma il brano in un tourbillon di continui cambi di tempo mette sul piatto anche una chitarra tra county e rockabilly, il vocione rasposo ed evocativo di Natarella, una ritmica che viaggia spedita e vigorosa. Road Of 7 Sins è il primo detour nel blues, le dueling guitars di Matteo Cerboncini e Steri, più la slide di Koella, si dividono il proscenio con l’armonica di Marco Simoncelli e spesso sfociano nelle parti strumentali in un rock autorevole.

Sugar-Ray-Dogs 2

Fall In Love è troppo bella http://www.youtube.com/watch?v=1LopibQRmaw, sembra un brano apocrifo di Willy DeVille, una canzone romantica e sentimentale che lo zingaro newyorkese era in grado di sciorinare con assoluta nonchalance e che Natarella “duplica”, anche alla voce, con rispetto e sicuro talento, grande brano, le chitarre di Steri e il violino di Koella ricamano. Nocturnal, con Chiara Giacobbe ai violini, è una vorticosa cavalcata tra folk and roll, mentre Baby No Mercy  http://www.youtube.com/watch?v=q11Mp-2bEHw, di nuovo con Koella in formazione, è una ballata bluesata e sincopata quasi waitsiana, impreziosita anche dai mandolini di Natarella. Red Dog, con bodhran, mandolini e violini sugli scudi è una breve intramuscolare folk che potrebbe ricordare certe cose dei Jethro Tull di Stand Up o i primi Steeleye Span.Tonight vira nuovamente con classe su sonorità western (anche morriconiane, grazie all’armonica di Simoncelli) miste ad un rock delle radici di sicuro appeal, tutto molto raffinato http://www.youtube.com/watch?v=FUzc8OW2svw

Sugar-Ray-Dogs 3

Every Man Has His Jail è un valzerone celtic-country con violino in evidenza. See You Day ha un piglio blues-rock che sarebbe piaciuto a Mr. DeVille e la raccolta Story Without Glory, quasi sussurrata, solo le voci del gruppo e le chitarre di Koella è un’altra piccolo delizia sonora. We’re All Irish si svela fin dal titolo, altra traccia dai profumi celtici, ma ricca di grinta e ritmo, vagamente alla Pogues, Mortally wounded, potrebbero essere i primi Dire Straits incrociati con i Calexico, ritmo incalzante e un ottimo lavoro della chitarra di Steri e qualche retrogusto gospel con finale da film western e chitarre alla Thin Lizzy (che sempre irlandesi erano), epica  http://www.youtube.com/watch?v=VeiQJnOB8bk. Till The End Of Time parte come una mandolinata folk e finisce come un rock grintoso. Eclettico e bello, come tutto il resto del disco. Prendete appunti!

Bruno Conti    

Novità Di Settembre Parte IIa. Kings Of Leon, Clannad, Mazzy Star, Dream Theater, Nirvana, Thin Lizzy

kings of leon mechanical bull.jpgkings of leon mechanical bull deluxe.jpgclannad nadur.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Riprendiamo la rubrica delle novità discografiche, accantonata per fare posto a molte recensioni e post su altre anticipazioni a più lunga scadenza (a parte, oggi, giornata ricca di news, trovate anche quella sul nuovo Rolling Stones Sweet Summer Sun Hyde Park Live e, nei prossimi giorni troverete anche quella sul cofanetto di Clapton, non la riedizione potenziata di Unplugged, ma l’altro, più interessante, Give me strength, in uscita a fine novembre). Oggi va in rete la prima parte, con uscite del 24 settembre, domani segue la seconda con anche recuperi di titoli usciti in questo scorcio di settembre, che non hanno già avuto o avranno uno spazio specifico a loro dedicato e forse anche una terza, se non ci sta tutto, vediamo. Per il momento iniziamo con questi.

Tornano con il loro sesto album di studio i Kings Of Leon, etichetta Rca/Sony, titolo Mechanical Bull, come da copertine, solite edizioni standard e deluxe (con “ben” due brani in più), solito anche il produttore, Angelo Petraglia e la località dove è stato registrato il disco, ovvero il loro studio in quel di Nashville, Tennessee. Spero che questa volta cambi (almeno per chi scrive) questa sorta di involuzione del loro sound, che trasformato la band della famiglia Followill da una ruspante band di southern, rock e roots music in una sorta di versione americana degli U2 ultimo periodo. Mai malvagi ma neanche entusiasmanti, in grado di vendere dischi a paccate in giro per il mondo, quindi dubito che ci saranno grandi mutamenti rispetto al penultimo Come Around Sundown (fenomeni-o-un-altra-occasione-mancata-kings-of-leon-come-ar.html), anche se il bassista Jared ha parlato di un mix tra Youth & Young Manhood e Because of the Times, speriamo!

I Clannad, dopo il Live della reunion una-grande-chi.html e grande tour susseguente, ci hanno preso gusto e sempre per la loro etichetta Arc Music pubblicano il primo disco di materiale originale dai tempi di Landmarks del 1997, con tutti i vari fratelli e cugini Brennan di nuovo in pista, Maire (o Moya come si fa chiamare ora) in primis e tutta la formazione originale al seguito. Solito mix di materiale cantato in inglese e gaelico per uno gruppi storici del folk-rock irlandese. Forse non ho detto che si chiama Nàdùr!

 

mazzy star seasons of your day.jpgdream theater dream theater.jpgnirvana in utero.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Dopo mesi, anni, decenni di annunci e rinvii esce il nuovo album dei Mazzy Star Seasons Of Your Day, il primo dal lontano 1996. Hope Sandoval e David Roback sono sempre le menti di questo progetto (ma ci sono anche gli altri della formazione originale, che pazienza!), registrato tra la California e la Norvegia: se ne parla molto bene, vedremo se terrà fede alle promesse. Tra gli ospiti Colm O Ciosoig (My Bloody Valentine) e lo scomparso Bert Jansch in un duetto chitarristico con Roback in Spoon (e questo vi lascia capire da quanto tempo è in cantiere il progetto)! Etichetta Rhymes An Hour negli Usa e Republic of Music in Europa, quindi anche loro ora sono autoprodotti e autodistribuiti.

Anche i Dream Theater escono con un nuovo album omonimo Dream Theater, non manca l’edizione CD+DVD che però contiene solo la versione 5:1 del disco. Etichetta Roadrunner, nove nuovi brani tra cui non manca una lunga suite, oltre 22 minuti, Illumination Theory, divisa in cinque parti. I fans e gli amanti del buon hard rock progressivo saranno contenti.

Tra le ristampe annunciate da tempo c’era anche quella di In Utero dei Nirvana, per il 20° anniversario dalla pubblicazione del loro terzo ed ultimo album di studio. Etichetta Geffen/Universal, ne escono varie versioni, singola, doppia Deluxe, tre LP, 3 CD + DVD, la più completa, con il seguente contenuto:

Disc 1
1-12. In Utero (Remastered)
13. Gallons of Rubbing Alcohol Flow Through The Strip (International bonus track)
14. Marigold (b-side)
15. Moist Vagina. (b-side)
16. Sappy (b-side)
17. I Hate Myself And Want To Die (b-side)
18. Pennyroyal tea (Single mix)
19. Heart-Shaped box (Albini mix)
20. All Apologies (Albini mix)

Disc 2
1-12 In Utero (New 2013 Mix)
13. Scentless Apprentice (Rio Demo)
14. Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle (Word Of Mouth Session)
15. Dumb (Word Of Mouth Session)
16. Very Ape (Rio Demo)
17. Pennyroyal Tea (Word Of Mouth Session)
18. Radio Friendly Unit Shifter (Word Of Mouth Session)
19. Tourette’s (Word Of Mouth Session)
20. Marigold (Pocketwatch – Dave Grohl solo)
21. All Apologies
22. Forgotten tune
23. Jam

Word of Mouth Sessions by Jack Endino with no vocals

Disc 3: Live and Loud complete show
Disc 4: DVD Live and Loud complete show

quest

Disc three and DVD – Live & Loud: Live at Pier 48, Seattle, WA – 12/13/93

 

  1. “Radio Friendly Unit Shifter”
  2. “Drain You”
  3. “Breed”
  4. “Serve the Servants”
  5. “Rape Me”
  6. “Sliver”
  7. “Pennyroyal Tea”
  8. “Scentless Apprentice” (Cobain, Grohl, Novoselic)
  9. “All Apologies”
  10. “Heart-Shaped Box”
  11. “Blew”
  12. “The Man Who Sold the World” (David Bowie)
  13. “School”
  14. “Come as You Are”
  15. “Lithium”
  16. “About a Girl”
  17. “Endless, Nameless” (Cobain, Grohl, Novoselic)

 

DVD bonus tracks

 

  1. “Very Ape” (Live & Loud rehearsal)
  2. “Radio Friendly Unit Shifter” (Live & Loud rehearsal)
  3. “Rape Me” (Live & Loud rehearsal)
  4. “Pennyroyal Tea” (Live & Loud rehearsal)
  5. “Heart-Shaped Box” (Original Music Video and Director’s Cut)
  6. “Rape Me” (Live on Nulle Part Ailleurs – Paris, France)
  7. “Pennyroyal Tea” (Live on Nulle Part Ailleurs – Paris, France)
  8. “Drain You” (Live on Nulle Part Ailleurs – Paris, France)
  9. “Serve the Servants” (Live on Tunnel – Rome, Italy)
  10. “Radio Friendly Unit Shifter” (Live in Munich, Germany)
  11. My Best Friend’s Girl” (Ric Ocasek) (Live in Munich, Germany)
  12. “Drain You” (Live in Munich, Germany)

e le tracce del terzo disco e del DVD, con extra

Live And Loud esce anche a parte come DVD, vedete voi, comunque il cofanetto non costa poco, ci si avvicina ai 100 euro.

thin lizzy thunder and lightning.jpgthin lizzy renegade.jpg

 

 

 

 

 

 

 

E parlando di ristampe finiamo oggi con due ennesime ripubblicazioni della discografia in ordine cronologico dei Thin Lizzy.  Questo mese, sempre il 24 settembre, escono, Renegade, in versione singola e il doppio Deluxe di Thunder And Lightning, gli ultimi due della serie delle ristampe degli album di studio della band di Phil Lynott. Distribuzione Universal come di consueto, questi i contenuti delle ristampe potenziate:

Thin Lizzy Renegade

1. Angel Of Death
2. Renegade
3. The Pressure Will Blow
4. Leave This Town
5. Hollywood (Down On Your Luck)
6. No One Told Him
7. Fats
8. Mexican Blood
9. It’s Getting Dangerous
10. Trouble Boys
11. Memory Pain
12. Hollywood (extended version) 12″ mix
13. Renegade (edited) 7A
14. Hollywood (7″ A Promo) edited

Thin Lizzy Thunder and Lighting


Disc: 1
1. Thunder and Lightning
2. This Is The One
3. The Sun Goes Down
4. The Holy War
5. Cold Sweat
6. Someday She Is Going To Hit Back
7. Baby Please Don’t Go
8. Bad Habits
9. Heart Attack
Disc: 2
1. Angel of Death – Live B Side
2. Don’t Believe A Word – Live B Side
3. Emerald – Live in Hammersmith ’81
4. Killer On The Loose – Live Hammersmith ’81
5. The Boys Are Back In Town – Live in Hammersmith ’81
6. Hollywood – Live in Hammersmith ’81
7. The Sun Goes Down – Demo
8. Bad Habits – Demo
9. This Is The One – Demo
10. Thunder and Lightning – Demo
11. Cold Sweat – Demo
12. Baby Please Don’t Go – Demo
13. Heart Attack – Demo
14. The Holy War – Demo
15. Someday She’s Gonna Hit Back – Demo

Per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Meglio Di Quanto Ricordassi! Gary Moore – Back On The Streets Ristampa Potenziata

gary moore back on the streets deluxe.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gary Moore – Back On The Streets – Universal 24-09-2013 UK 1-10-2013 ITA

Sono passati all’incirca due anni  e mezzo dalla morte di Gary Moore, avvenuta nel febbraio del 2011, e dopo la pubblicazione, soprattutto di materiale dal vivo inedito, da parte della Eagle/Edel che era l’ultima etichetta dell’artista irlandese, ora anche la Universal comincia a ristampare i vecchi dischi del chitarrista. E lo fa partendo proprio dal primo disco solista di Moore (se non contiamo Grinding Stone che era uscito nel 1973 come Gary Moore Band, disco interlocutorio ma non malvagio, dopo gli anni con gli Skid Row, non quelli “terribili” americani, ovviamente): il disco, pubblicato in origine nel 1978 dalla MCA, risentito oggi, a parere di chi scrive, non è per nulla male, anzi, decisamente un buon disco di rock. Rock in tutte le sfaccettature: hard rock, jazz-rock, blues rock, rock melodico e persino punk rock. Con tutta la maestria di Gary, che anche se non sempre viene riconosciuto tra i maestri dello strumento, è comunque un signor chitarrista. Gli anni passati nei Colosseum II e i vari passaggi con i Thin Lizzy del suo grande amico Phil Lynott hanno lasciato un segno più che evidente sullo stile eclettico e forse un po’ frammentario di Back On The Streets. Ma anche se quelli erano gli anni dell’esplosione del punk e della new wave in Gran Bretagna, il rock classico aveva sempre un forte seguito tra gli appassionati e gruppi e solisti non erano irreggimentati in generi a compartimento stagno.

E così nel disco vengono praticamente utilizzate due formazioni: quella jazz-rock dei brani dal 4 al 7, dove a fianco di Moore sono nuovamente Don Airey alle tastiere e John Mole al basso, reduci dall’appena terminata avventura con i Colosseum II e con l’aggiunta di Simon Phillips alla batteria, soprattutto nei tre strumentali, la lunga Flight Of The Snow Moose, Hurricane e What Would You Rather Bee Or A Wasp, che dimostrano che non avevano nulla da invidiare nelle loro evoluzioni a velocità supersonica  a formazioni come i Brand X di Phil Collins o i Gong di Pierre Moerlen, senza risalire a Mahavishnu Orchestra, Return To Forever o Tony Williams Lifetime. Ma c’era tutto un florilegio di chitarristi inglesi in quegli anni, da Allan Holdsworth a Gary Boyle, passando per lo stesso Jeff Beck, che frequentavano questo genere musicale, magari un po’ turgido e iper tecnico che però ha sempre avuto molti seguaci. Ma nel disco c’è anche l’hard poderoso dell’iniziale Back On the Streets, dove Phillips e Airey dimostrano di saperci fare anche in un ambito rock, la chitarra solista raddoppiata di Gary Moore ricorda molto il sound dei Thin Lizzy e il wah-wah innestato nell’assolo è devastante.

Phil Lynott canta e suona il basso, con Brian Downey alla batteria, in una magnifica versione della “sua” Don’t Believe A Word, una delle più belle canzoni scritte dal colored irlandese, anche con il suo repentino cambio di tempo nel finale, grande brano, con la chitarra di Moore che attinge a sonorità mutuate dal suo grande maestro Peter Green! La stessa formazione accelera ulteriormente temi e ritmi, in una frenetica Fanatical Fascists, scritta sempre da Lynott, ma cantata da Gary, che per la veemenza potrebbe ricordare il punk di gruppi come i Clash o gli Stiff Little Fingers che imperavano in quegli anni. In mezzo ai brani jazz rock c’è una strana Song For Donna, una canzone d’amore che illustra anche il lato più dolce della musica di Moore, sempre presente negli anni, con delle ballate spesso melodiche (e scritte con Lynott) come la insinuante Parisienne Walkways, qui cantata da Phil ma che sarebbe diventata un cavallo di battaglia imprescindibile nei concerti di Moore e il suo primo grande successo nelle classifiche inglesi, una via di mezzo tra le melodie di Peter Green e Carlos Santana.

Il brano Track Nine, il primo delle bonus tracks, nonostante il nome, non ha nulla a che vedere con gli esperimenti dei Beatles, ma è sempre un furioso jazz-rock, mentre l’altra bonus, Spanish Guitar, uscita nel 1979 come singolo in Norvegia, appare in ben tre versioni (non c’era altro?), una cantata da Lynott, una da Moore e una strumentale ed è una specie di variazione sul tema francese di Parisienne Walkways, questa volta in “salsa” spagnola e santaneggiante. In definitiva un bel dischetto, considerando anche che esce a prezzo speciale,  per la gioia degli amanti dei chitarristi, ma non solo, un ulteriore tassello nella carriera di Gary Moore, che toccherà i suoi vertici nel periodo Blues!

Esce a fine mese.

Bruno Conti   

Vecchie Glorie 11! Atlanta Rhythm Section – Sound And Vision Anthology

atlanta rhythm section sound and vision.jpg

 

 

 

 

 

 

Atlanta Rhythm Section – Sound And Vision Anthology – CD+DVD Cleopatra Records 

La Cleopatra Records alterna uscite discografiche di valore assoluto come il Box Antologico di inediti dei Quicksilver o quello quasi altrettanto interessante dedicato ai Santana degli esordi, ma anche il live dei Gin Blossoms del 2009, a nuove uscite come il doppio di William Shatner (il Capitano Kirk) o il “ritorno” di Sly Stone che al di là dei nomi altisonanti coinvolti in entrambi i progetti lasciano un po’ il tempo che trovano, collezionisti e fan esclusi. Questo nuovo dischetto (con DVD al seguito) si colloca a metà strada: interessante perché è una sorta di antologia “in movimento” della grande band sudista, che come dice il nome del gruppo e di un famoso loro disco, The Boys From Doraville , viene musicalmente dalla cittadina della Georgia.

In movimento perché si tratta di nuove versioni dei loro classici registrate in studio e dal vivo nel 2007 da una formazione che dei membri originali mantiene solo il tastierista (e co-autore di alcuni dei loro successi) Dean Daughtry. Quindi all’appello (oltre a membri passati e futuri, alcuni deceduti nel frattempo) mancano Buddy Buie e J.R. Cobb che addirittura erano nel gruppo che ha originato la loro lunghissima carriera: i Classics IV di Jacksonville, Florida (ebbene sì, anche loro vengono da lì), quelli di Spooky per intenderci, uno dei più grandi successi nelle classifiche americane nel 1968 e poi ripreso anche dalla Atlanta Rhyhtm Section nel 1979. E naturalmente qui presente in una ulteriore versione (anzi due) perché c’è sia in studio che dal vivo nel CD e pure nel DVD. Non mancano altri cavalli di battaglia, soprattutto nelle sezioni dal vivo: Imaginary Lover, Champagne Jam, Back Up Against The Wall, So Into You qualche brivido su per la schiena lo mandano ancora agli appassionati del southern rock più levigato ma sempre di gran classe degli ARS.

Il loro sound si è sempre collocato un po’ al margine del filone sudista: suoni più “lavorati”, le tastiere sempre presenti, ma anche un bel tiro delle chitarre, nitide e pulite, che però spesso sconfinavano in un rock FM o addirittura in un hard-rock-blues un po’ di maniera. Ma i primi due dischi, l’omonimo e Back Up Against The Wall e poi del periodo Polydor, Dog Days, Champagne Jam, il doppio dal vivo Are You Ready, ma un po’ tutti quelli degli anni ’70,  pur con il progressivo spostamento verso un suono più commerciale, rimangono dei bei dischi di rock classico. Non per nulla nel primo CD, accanto ad alcuni dei classici registrati dal vivo in un concerto del 2007 a Prestonburg, Kentucky (solo cinque, più tutto il DVD), e preceduti da alcuni brani della discografia, questa incarnazione della band propone una serie di cover che bene esplicano anche le loro tendenze musicali: Hold On Loosely dei 38 Special, una poderosa ripresa di The Boys Are Back in Town dei Thin Lizzy, Takin’ Care Of Business dei BTO, la ballatona Love Hurts nella versione Nazareth, Call Me The Breeze di JJ Cale ma nella versione Lynyrd Snynyrd, un medley di Sharp Dressed Man/Gimme All Your Lovin’ dal repertorio degli ZZTop e Help Is On Its Way della Little River Band si susseguono in una lunga sequenza di bella fattura. Niente di sconvolgente ma del buon rock, com’è sempre stato nella loro storia. E il discorso vale anche per tutta la doppia “antologia”, ci si può anche accontentare!

Bruno Conti