Rock From Down Under. Powderfinger Golden Rule

Powderfinger Golden rule.jpgTerzo capitolo dedicato ai gruppi rock che nei vari angoli del mondo producono della buona musica e spopolano nelle classifiche dei rispettivi paesi. Dopo lo spazio dedicato ai canadesi Blue Rodeo e agli irlandesi Saw Doctors, questa volta è il turno degli australiani Powderfinger.

Già il fatto che il gruppo prenda il proprio nome dal titolo di un brano di Neil Young è quantomeno sinonimo di buoni gusti musicali, se poi aggiungiamo che questo quintetto australiano, nei sette album che comprendono la propria discografia, ha saputo spesso regalare delle emozioni a chi ascolta, è ulteriore sintomo di buone vibrazioni musicali.

Intendiamoci, i Powderfinger fanno del rock classico, diretto, due chitarre, basso, batteria, un cantante pimpante e antemico, e via pedalare, il suono è abbastanza “commerciale”, ma onesto, riffato quanto basta ma capace di ammorbidirsi in gustose power ballads.

Quello che potete vedere qui sopra è il primo singolo tratto dall’album, All of the Dreamers, un pezzo rock nel loro classico stile diretto e senza fronzoli, la voce di Bernard Fanning in evidenza, su un tappeto di chitarre e tastiere, con forti retrogusti pop, un ritornello che si può canticchiare, le chitarre che rombano di gusto, possono piacere a tutti: d’altronde se in Australia hanno venduto milioni di copie dei loro dischi un motivo ci sarà. Burn Your Name ricorda dei Simple Minds o degli U2 cresciuti a pane e radio FM a stelle e strisce, ma anche i vecchi Midnight Oil (ricordate? Quelli di Beds are Burning) del Ministro dell’Ambiente australiano, Peter Garrett, per inciso si sono riformati recentemente, sentire please.

A fight about money completa la trilogia rock iniziale, ma già comincia a “placare” i ritmi forsennati, sempre rimanendo in un ambito decisamente rock. La sparo? Mi ricorda, vagamente, ma non troppo, certe cose dei Thin Lizzy del periodo di mezzo, hard rock ma con mucho gusto. Sail the wildest stretch, hoibò, sento delle chitarre acustiche, è la prima di una serie di Power ballads che spezzano i ritmi rock ed evidenziano le qualità melodiche del gruppo, pop with brain, commerciale fin che si vuole, ma non è un delitto! Poison in your mind è una sorta di ninnananna acustica, dolce e coinvolgente. Ma non temete il rock torna, Jewel ha un incipit quasi alla AC/DC, ma come la precedente Iberian Dream evidenzia una caduta qualtitativa verso certo hard rock di maniera, c’è di peggio, però…

Think it over, mi sembra la canzone migliore dell’album, un bel brano elettroacustico in crescendo, piacevole e vagamente sognante. Senza dilungarci ulteriormente vorrei ricordarvi che esiste (se riuscite a trovarla) un edizione deluxe dell’album con allegato un secondo CD registrato dal vivo, che è stato registrato in un concerto semi-acustico (nel senso che non ci sono chitarre elettriche, ma la sezione ritmica è presente e ci da dentro, una sorta di unplugged, come al solito, niente spina ma suoni comunque rock), che vi sorprenderà piacevolmente e vi farà capire perchè ho voluto parlarvi di questa longeva band australiana, al sottoscritto piace di più dell’album “ufficiale”, peraltro rispettabile.

powderfinger.html

Bruno Conti

Rock From Down Under. Powderfinger Golden Ruleultima modifica: 2009-12-12T19:28:49+01:00da bruno_conti
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