Dischi Affascinanti Persi Nelle Nebbie Del Tempo Ritornano. Kathy McCord – New Jersey To Woodstock

kathy mccord CTI.jpegkathy mccord new jersey to woodstock.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Kathy McCord – New Jersey To Woodstock – 2CD Big Beat/Ace

Qui siamo in una categoria superiore in ogni senso: superiore ai “carbonari”, cosa va oltre come segretezza, la P2, forse no? Comunque di più! Superiore anche per contenuti qualitativi: il disco originale, quello in alto a sinistra esce nel 1969, Kathy McCord è una giovane sconosciuta messa sotto contratto per la mitica etichetta jazz CTI dal proprietario e produttore Creed Taylor che la manda in studio a registrare il suo disco d’esordio con una pattuglia di musicisti straordinari: Hubert Laws al flauto, John Hall (poi negli Orleans) alle chitarre acustiche ed elettriche, Harvey Brooks al basso, Paul Harris al piano e organo, cura gli arrangiamenti e dirige Don Sebesky, l’ingegnere del suono è il mitico Rudy van Gelder. Naturalmente il disco vende due cicche e un barattolo ma risentito ancora oggi rimane un notevole esempio della libertà musicale che regnava sovrana in quegli anni, niente barriere di generi e stili, grande capacità di improvvisare dei musicisti e un talento in nuce che, purtroppo, non si sarebbe sviluppato.

La partenza del primo disco è folgorante: il primo brano Rainbow Ride watch?v=PctBHrPDL3M ci introduce alla voce acerba, delicata ma già consapevole della giovane Kathy che veleggia tra folk e jazz, poi, improvvisamente verso metà brano parte un assolo di chitarra acidissimo, psichedelia allo stato puro, alla Quicksilver o Electric Flag (vista la presenza di una sezione fiati), con gli altri musicisti che spremono i loro strumenti alla grande fino a quando Paul Harris con il suo organo riporta il brano verso territori più tranquilli. Apertura strepitosa, a questo punto preceduta dal suono di una sveglia si materializza una chitarra acustica arpeggiata, una melodia dolce e struggente, questa mi sembra di conoscerla! In effetti parte una bellissima cover di She’s Leaving Home dei Beatles, con i vari elementi che la compongono, dalla sezione archi alla voce raddoppiata della McCord che si inseriscono di volta in volta a ricostruire il tessuto sonoro del brano originale. Candle Waxing è il primo brano ad introdurre quelle sonorità vagamente alla Laura Nyro, poi reiterate nelle ottime The Love Flow e Take Away This Pain (un demo ma di grande qualità). C’è spazio anche per il quasi-country di New York Good Sugar, a confermare l’eclettismo sonoro dell’epoca e di questo disco in particolare. Tra le bonus del CD appare un duetto con Chip Taylor I’ll Give My Heart To You pubblicata come singolo nel 1968, anche se, dovete sapere, la nostra amica Kathy, in un primo momento, era stata scelta per cantare Angel Of The Morning (esatto Gli Occhi Verdi Dell’Amore dei Profeti), poi non tutto va come dovrebbe e ti ritrovi a fare un disco per la CTI. Averne.

Il secondo CD, quello tutto inedito, sedici brani registrati tra il 1972 e il 1978, è anche meglio: la voce della McCord è cresciuta in modo esponenziale, altri musicisti straordinari la accompagnano, questa volta ci sono vari componenti della Band (di stanza in quel di Woodstock, da cui il titolo), Paul Butterfield, Amos Garrett, i Fabulous Rhinestones e altri meno conosciuti ma validissimi. Il sound spazia tra soul, canzone d’autore alla Laura Nyro o Carole King, echi della West Coast solare di Tony Brown e Terry Garthwaite, le grandi Joy Of Cooking (devo ricordarmi di parlarne), la musica raffinata e vagamente jazzy di Maria Muldaur, il sottoscritto in alcuni brani ha riscontrato delle analogie vocali e stilistiche anche con la Dusty Springfield del periodo americano, tutta musica di grande qualità come quella contenuta in questo CD. La qualità sonora non sempre è Hi-, ogni tanto vira un po’ sul -fi, ma niente di terribile. Si spazia dalla raffinatissima New Horizons, con cori e tessiture sonore goduriose alla semplicità voce e piano, quasi New Orleans, di Acapulco. Baby Come Out Tonight è un esempio perfetto di quel sound cantautorale di qualità che regnava in America in quegli anni. Il funky lite delizioso di That’s Love That’s Real viaggia sempre in quei territori sonori, mentre No Need To Wait ci introduce a quel sound delizioso tra fiati, coretti femminili e arrangiamenti corali che fa tanto Dusty in Memphis (ma anche in London). I’ll Be Lovin’ You Forever è un esempio dell’enorme crescita vocale della McCord, un soul colorato di gospel dove la voce galleggia con vigore incredibile sulle melodie del brano. Magnolia è una ballata pastorale che ricorda la migliore Laura Nyro ma anche il Van Morrison bucolico di quegli anni, brano bellissimo, pianistico; Madman è quasi meglio, ancora echi della Nyro ma anche Carole King, ma dove hanno tenuto nascosta della musica così bella tutti questi anni? Un delitto! Who’s Been Coolin’ You introdotta da una irriverente russata avvicina addirittura il virtuosismo vocale della grande Phoebe Snow, sei minuti di pura delizia sonora. Ma non c’è un brano meno che buono, spesso si sfiora l’eccellenza, tra pianini elettrici, percussioni, sezioni fiati e chitarre accarezzate(in questi casi si avvicinano sonorità care anche a Donald Fagen), con la voce incredibile della McCord che galleggia su questo tappeto sonoro raffinatissimo. Tutto questo è stato curato da Billy Vera, uno dei massimi esperti americani per quello che concerne le ristampe di culto e che, colpo di scena, è anche il fratello maggiore di Kathy McCord. Imperdibile.

Bruno Conti

 

Giovane, Carina E Disoccupata. Ellie Goulding – Lights N.1 in UK

ellie goulding.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Non ho preclusioni, bisogna ascoltare il sacro e il profano, interessarsi di tutto e poi divulgare. Il titolo è la parafrasi di un famoso film del 1994 con Wynona Ryder, in fondo Ellie Goulding, ventitre anni compiuti da poco, studi universitari sospesi per seguire la carriera di cantante, è la perfetta rappresentante dei tempi che viviamo.

Vi chiederete, ma perchè ne parlo? Giusto, come diremmo noi inglesi “It’s not my cup of tea”. Però, uno legge, vincitrice della classifica BBC Sound Of 2010 per l’artista più promettente secondo critici, radio e industria musicale; contemporaneamente premio della critica ai Brit Awards 2010. Era successo solo un’altra volta ( e uno subito pensa, chessò a Kate Bush o Joan Armatrading), per Adele un paio di anni fa. Va bene, c’è in giro di peggio, in fondo Adele non è malaccio. Oltre a tutto secondo la sua biografia la nostra amica Ellie suona chitarra e batteria, quindi…

A questo punto uno si documenta e va a sentire l’album, Lights nel frattempo andato come un siluro direttamente al n.1 delle classifiche UK: genere Folktronica, indie pop, electropop, synthpop – hhmmm! Mah, Bah, Boh?!?! Voce piacevole, ma batterie elettroniche e campionamenti come piovesse su una base dove in lontananza aleggiano vaghissimi sentori musicali alla Kate Bush o alla Florence and the Machine, ma con sonorità infinatamente più sintetiche. Giudizio, tra il 2 e il 3, ma non stellette. Poi venderà zilioni di copie, anche qundo uscirà in Italia.

In fondo al primo passaggio televisivo, dal vivo, a Later with Jools Holland un certo talento sembrava covare.

O aveva già capito tutto, come funziona l’ambaradan watch?v=xVAy87yJcBY.

Come avrebbe detto Ferrini a Quelli della notte “Non capisco ma mi adeguo”. Alla larga!

Bruno Conti

Le Novità Non Finiscono Mai. Per Fortuna! Mose Allison, Anais Mitchell, Black Rebel Motorcycle Club, Eccetera

white stripes deluxe box set.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Dischi nuovi ne continuano a uscire (persino troppi) quindi il mercato resiste: ecco alcune ulteriori anticipazioni sulle uscite di marzo/aprile.

La prima riguarda i White Stripes di cui vi avevo parlato nel precedente post di anticipazioni novità: il loro nuovo disco dal vivo, Under Great White Northern Lights esce domani 12 marzo in Italia e il 15 in the rest of the world ma attenzione c’è anche l’edizione supermega deluxe per masochisti finanziari. E’ quel boxone che vedete effigiato qua sopra e consiste nel cd dal vivo (con libretto e confezione diverse dalla versione per poveri), doppio vinile 180 grammi, DVD documentario di 92 minuti con stesso titolo del CD, DVD del concerto per il 10^ anniversario, The White Stripes: Under Nova Scotian Lights di 135 minuti, 7 inch (il vecchio 45 giri) con due pezzi del vivo e grafica e colore del vinile diverso a seconda della vostra nazione di residenza, libro di 208 pagine con prefazione di Jim Jarmusch e una serigrafia. Prezzo? Tra i 205 euro e le 160 sterline. Secondo gli ottimisti (perché poi non si trova) ordinandolo direttamente nel sito dei White Stripes costa “solo” 140 sterline. Auguri!

mose allison way of the world.jpg

 

 

 

 

 

 

La settimana prossima (verso la fine), il 19 marzo esce su etichetta Anti il nuovo album di uno dei grandi “santoni” del jazz vocale mondiale, quel Mose Allison che Van Morrison adora per la sua diversità dall’intero universo sonoro jazz. Produce quel “diavolo” di Joe Henry che una ne pensa e cento ne fa, e non sbaglia un colpo. Dopo Ramblin’ Jack Elliott e Allen Toussaint questa volta è il turno di Mose Allison con questo The Way Of The World. Bella musica, per chi non lo conosce la possibilità di apprezzare uno dei grandi stilisti del jazz.

black rebel motorcycle.jpg

 

 

 

 

 

 

 

IL nuovo album dei Black Rebel Motorcycle Beat The Devil’s Tattoo, per essere precisi, all’estero è già uscito la settimana scorsa, ma sul mercato italiano esce il 19 marzo (per cui rimane un’anticipazione). Anche qui tre versioni. normale, limited e vinile. La stranezza consiste nel fatto che la versione limitata e quella standard hanno entrambe tredici brani ma gli ultimi due sono differenti tra la due versioni. Misteri della discografia!

anais mitchell hades town.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Stesso discorso per il nuovo album di Anais Mitchell Hadestown: anche in questo caso negli States è già uscito mentre in Europa dovrebbe uscire a fine aprile. Si tratta dell’ennesima rivisitazione del mito di Orfeo ed Euridice (progetto in divenire già più volte rappresentato dal vivo)

questa volta in chiave di folk opera. Lei è una bravissima cantautrice, protetta di Ani DiFranco (per la cui etichetta Righteous Babe esce il progetto) che partecipa al’album in compagnia di Justin Vernon, più conosciuto come Bon Iver, Ben Knox Miller dei Low Anthem, le tre sorelle Haden, Petra, Rachel e Tanya e il grande Greg Brown (non sapete chi é? Per parafrasare “Il Più grande cantautore sconosciuto d’America”, solo per chi è pigro e non ama la ricerca dei grandi talenti). Si dice un gran bene di questo disco, recensione in uno dei prossimi post. Mi devo ricordare anche di Bonamassa e Kathy McCord (bellissimo) già promessi!.

Bruno Conti

Uomini E Donne: Peter Karp & Sue Foley

peter karp sue foley he said she said.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Peter Karp & Sue Foley – He Said She Said – Blind Pig Records 2010

In effetti ho barato nel titolo del post, ma appena appena, a ben vedere sono “un” Uomo e “una” Donna, ma mi faceva comodo per il titolo per cui mi sono allargato un attimo: per curiosità, vuoi vedere che usando queste due magiche parole mi ritrovo dei visitatori nel Blog che credevano di leggere le ultime avventure degli eroi della mitica Maria? Se siete capitati per caso benvenuti, comunque, nel caso, i nomi di cui si trattava erano ben specificati e non essendo dei “concorrenti” internazionali mi sa che sono dei musicisti.

Per tutti gli altri in risposta al classico, chi sono costoro?, vediamo di esplicare.

Sue Foley è una rossa chitarrista ( e suona ragazzi x98t77_blues-sue-foley-same-thing_music) e cantante canadese, con una lunga militanza in Texas, fa dell’ottimo blues e ha già registrato dieci album più uno in trio con Deborah Coleman e Roxanne Potvin. Peter Karp è un personaggio più enigmatico: una prima di parte di carriera sul limitare della discografia ufficiale, poi un ritiro di dieci anni per crearsi una famiglia, un ritorno agli inizi degli anni 2000, un paio di album pubblicati a livello indipendente e un CD Shadows and Cracks per la Blind Pig nel 2007, anche lui ama il blues ma a livello più rootsy e cantautorale. Quindi come si incontrano?

Come direbbe Maria, da uno scambio di mail e lettere per una collaborazione nel nuovo Cd di lui, nasce una relazione musicale più profonda, un brano tira l’altro e decidono di registrare insieme questo He said She Said. Ma si vogliono bene? Chissà!?!

Lei ha quella voce tipica della blueswoman texana (ma è canadese, già detto attenti!), indolente e birichina, lui ha il vocione del folksinger trasformato in bluesman ed una maggiore propensione per la composizione (nove dei quattordici brani sono suoi, gli altri cinque della Foley); comunque si integrano molto bene anche se ognuno, musicalmente parlando, sta un po’ sulle sue, non è che i duetti si sprechino, ma ci sono.

Si parte a trazione fortemente blues con l’iniziale Treat me right, firmata da Karp e cantata in coppia dal duo, la solista della Foley e la slide di Karp duellano con gusto, mentre le voci si intrecciano con misura anche se la Foley si fa preferire ( o sarà che la conosco di più ed ho sempre avuto una particolare predilezione per i suoi dischi). So far so fast è una di quelle canzoni gustose, vagamente retrò e deliziose che costellano la discografia della Foley, ritmi moderati e voce piaciona. Wait è un grande brano di Karp che lo canta con un piccolo aiuto di Sue Foley nelle armonie vocali: molto Dylaniano, con un organo che caratterizza il suono e la chitarra della Foley che punteggia con una bella serie di interventi il tessuto sonoro della canzone, gran bella musica. Rules of engagement è un altro brano molto bluesato con le chitarre, sempre misurate, sugli scudi, canta ancora la Foley, Karp alla slide e seconda voce accompagna. A questo punto il disco si ammoscia un tantinello, Hold on baby, impianto sonoro prevalentemente acustico e armonica d’ordinanza non decolla, Mm Hmm scritto da Karp ma interpretato da entrambi, già dal titolo non brilla per originalità, nonostante l’intervento di una sezione di fiati con tanto di trombone rimane incompiuto. Danger Lurks è un brano acustico firmato dalla Foley, francamente noioso nonostante gli arpeggi della chitarra. Ready for your love è la controparte di Karp del brano precedente, un po’ meglio ma non entusiasmante. Il disco si rianima con il blues jazzato di Scared cantato con passione dalla Foley e con Valentine’s Day, un duetto tra i due più animato delle canzoni precedenti, anche se… Dear Girl, è una bella country song cantata da Peter Karp con le solite armonie vocali della Sue mentre Baby Don’t Go è semplicemente una bella canzone dal vago andamento di valzer con la voce e la chitarra della Foley ben focalizzate. Si conclude in tono minore con la malinconica Regret e la dolce Lost in you, entrambe molto piacevoli. Dimenticato qualcosa? Direi di no!

Bruno Conti

Ryan Bingham Dopo Il Golden Globe Vince Anche L’Oscar per il Miglior Brano

ryan bingham mescalito.jpgryan bingham roadhouse.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Oltre ad avere partecipato alla colonna sonora di Crazy Heart, Ryan Bingham ha pubblicato due bellissimi album, Mescalito nel 2007 e Roadhouse Sun nel 2009. Fateci un pensierino perché meritano! P&P – campagna Pubblicità e Progresso. Sentite che roba.

Non dite a Nashville che questo è country.

Bruno Conti

Basia Bulat – Correzione Errata Corrige

basia bulat oh my darling.jpgbasia bulat heart of my own.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Il titolo potrebbe sembrare un ossimoro, ma in effetti lo è proprio. Per correggere, come promesso, definitivamente il qui pro quo (o qui quo qua come dicono quelli che sanno le lingue), ristabiliamo la verità. La foto di sinistra è quella del CD Oh My Darling recensito erroneamente in un post precedente come se fosse l’ultimo Heart Of My Own: la copertina era l’unica cosa giusta, il contenuto era quello dell’album precedente per un maldestro scambio di CD nelle rispettive custodie.

Confermo tutto quello che ho detto di positivo su questa bravissima cantautrice canadese, anzi reitero perché Heart Of My Own è addirittura più bello del suo predecessore. Intanto confermo quell’impressione di “vibrati” vocali che l’accomunano a Carmen Consoli: l’iniziale Go On dall’andatura marziale scandita dalla batteria e contrassegnata da un violino insistente e da un suono d’insieme che molto richiama quel pop-rock-folk dei britannici Mumford and Sons, raffinato ma popolare al tempo stesso, coinvolgente e distaccato, questo filone neo-folk che si rifà agli anni ’70 ma è molto “moderno” al contempo, perfino radiofonico per chi vuole rischiare. Run non sfigurerebbe in nessun album della connazionale Natalie Merchant, un semi valzerone con dei bei cori che si dilatano sopra il solito tappeto di chitarre, dulcimer, autoharp, tastiere, ukulele, ma anche violini e arpe. Sugar And Spice, introdotta da una semplice chitarra acustica in fingerpicking e la voce di Basia Bulat, poi si arricchisce di una piccola sezione di archi ma rimane molto folky. Gold Rush, è il singolo, pervaso da iniezioni di musica celtica e ancora cori celestiali, gioca di nuovo la carta di questi “crescendi” irresistibili che ti prendono e ti avvolgono nelle loro spire ammaliatrici. In Heart of My Own il brano, torna il violino, si aggiunge un banjo, i consueti ritmi marziali di stampo folk, tutto molto affascinante e “diverso” in questi tempi di musiche tutte uguali, niente che non si sia ascoltato in passato, ma una bella rinfrescata alle orecchie non può fare che bene. Torna la gemella voale della Consoli in Sparrow, un breve intramuscolo per voce e ukelele (o forse autoharp?). If Only You, il brano forse più convenzionale di questa raccolta di canzoni, introduce delle trombette malandrine che sottolineano la voce allegra della Bulat sul solito drumming sghembo (pare sia il fratello alla batteria).

Questa volta ai titoli dell’album (che erano giusti anche nella precedente recensione, peccato che parlavo del brano ascoltandone uno da un altro album) corrispondono giuste sensazioni: il dulcimer di The Shore non si sentiva dai tempi della prima Joni Mitchell, sempre dal Canada queste “antiche” sonorità. Per finire, molto belle la dolcissima Once More For The Dollhouse e il quasi gospel della conclusiva, solenne If It Rains ancora vicina a certe atmosfere “magiche” di Natalie Merchant. In conclusione, tutto molto bello, nuovamente consigliato, mi scuso nuovamente per l’errore e questo vi dovevo. Spero che Basia Bulat e la sua famiglia siano contenti per la promozione, tre post in meno di quindici giorni non sono male, ma la ragazza merita!

Bruno Conti

C’è Tanta Buona Musica Là Fuori! Basta Cercarla: Betty Soo & Kathryn Williams

betty betty soo heat sin.jpgBettySoo-close-up-leaf-small.jpg

 

 

 

 

 

 

 

kathryn williams the quickening.jpgkathryn williams photo.jpg

 

 

 

 

 


 

Basta cercarla si è detto, la buona musica; questa volta il viaggio parte da Austin, Texas dove risiede Bettysoo (tutto attaccato in effetti), il suo album, il terzo della produzione si chiama Heat Skin, Water Skin e, risulta abbastanza evidente dalla foto, è una ragazza di chiari ascendenti asiatici, seconda generazione coreana per la precisione. Ma la sua musica è chiaramente quel particolare mix di stili che da un po’ di anni si è deciso di chiamare Americana, tra roots music, rock, country e un pizzico di soul (più la predisposizione d’animo che lo stile musicale). Il tutto è abilmente prodotto da Gurf Morlix, che dopo tanti anni passati con Lucinda Williams ha lavorato anche con Mary Gauthier, Slaid Cleaves, Robert Earl Keen e Ray Willie Hubbard, tanto per citare alcune sue credenziali e clienti soddisfatti.

Morlix riesce meglio nel lavoro per altri che nei suoi dischi e questo album ne è l’ennesima riprova: dal quasi blues-rock con venature psichedeliche alla Williams (Lucinda) dell’iniziale Never Knew No Love con chitarre, organo, cori call and response e uno strano effetto creato con una voce che sussurra di gola (non saprei descriverlo, se riuscite sentitevelo) si passa alla stupenda dolce ballata Just Another Lover, una folk song cantata con voce angelica da Bettysoo con il violino di Gene Elders che disegna ghirigori sonori nel tessuto della canzone. Whisper  my name ricorda i brani più evocativi della sua conterranea Nanci Griffith, dolce e malinconica quel che basta, con la seconda voce di Morlix che aggiunge spessore al fascino di questo brano. Who knows, sin dal titolo e con quella chitarra pungente che si rincorre continuamente con un organo, non sfigurerebbe nel canone sonoro dei migliori brani della Lucinda Williams citata prima. Altro brani bellissimo, Forever vive su atmosfere più sospese e rarefatte ma sempre affascinanti. Senza farvi la lista di tutti i brani non c’è un brano scarso tra gli undici che compongono questo album. Io ve lo consiglio, il problema è trovarlo, Waterloo records, Austin, Texas.

L’altra signora viene dal vecchio continente, anzi da Liverpool, England: la sua discografia conta già sette titoli più uno in comproprietà con Neil MacColl, dal titolo quantomai chiarificatore di Two. Lo stile della nostra amica, Kathryn Williams è chiaramente di matrice folk, quello classico britannico ma anche vicino a quel revival neo-folk che sta percorrendo l’Inghilterra e del quale, in un certo senso, la Williams è stata una precorritrice. Strumentazione scarna, ma mai spartana, con xilophoni, vibrafoni, marimbe e percussioni che si incrociano con le classiche chitarre acustiche, harmonium, fisarmoniche e ukulele della tradizione. Non mancano i richiami a Nick Drake e Incredible String Band, ma anche ai primi Pentangle e, in alcuni brani, ad un certo gusto per ballate notturne, quasi jazzy (senza il quasi) che ricordano June Tabor senza averne la voce incredibile, più vicina a Norah Jones o una Kate Bush sussurata, ma anche le Unthanks che guidano questo revival folk che comprende, per certi versi, anche Fanfarlo e Mumford and Sons (che, detto per inciso, sono primi in classifica in Australia da 60 anni, ho esagerato? Diciamo da parecchio).

Il disco vive su una sua quasi fiabesca dolcezza che si apre sul battito della pioggia che introduce l’iniziale 50 White Lines una incalzante road song cadenzata da una voce maschile che conta le linee bianche della strada, indirizza il sound dell’album che ricorda anche certe atmosfere della prima Suzanne Vega, inizio deciso. Just a feeling con la sua chitarra fingerpicking, voce sussurrata e arrangiamenti inconsueti tanto ricorda il mai troppo lodato Nick Drake, se devi trarre ispirazione da qualcuno meglio il vecchio Nick che Robbie Williams, se proprio devi scegliere. Winter is sharp è il brano più tradizionalmente folk di questa collezione, l’unico forse completamente inserito nella tradizione, atmosfere create da un sovrapporsi di voci non molto lontano da quello delle Unthanks, sostenuto da ukulele, percussioni, harmonium e vibrafono, breve ma intenso. Wanting e Waiting ricorda l’Inghilterra romantica e demodè del Ray Davies di Waterloo Sunset, un quadretto delizioso. Cream of the crop e There Are Keys jazzate e notturne ricordano certi brani della grande cantante irlandese Mary Coughlan (un’altra cantante straordinaria che urge investigare se già non la conoscete), con contrabbassi pizzicati e vibrafoni in evidenza e spezzano il predominio folk nelle sonorità del CD. Distribuito dalla One Little Indian potrebbe anche giungere nelle nostre lande. La Williams nel 2000 era anche stata nominata per il Mercury Prize, il premio di eccellenza della stampa inglese, quindi vedete voi.

Se manca alla vostra collezione, l’ha fatta anche lei.

La ricerca continua.

Bruno Conti

Adesso Lo Sapete Parte VI

kathy mccord new jersey to woodstock.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Questa volta ci lanciamo “nell’oscuro”, “stranezze” e artisti di culto, ma anche di sottoculto, ma anche “stranezze” dei famosi. Per esempio alzi la mano chi sa chi è Kathy McCord? Un unico album mentre i Sixties stavano per diventare Seventies, pubblicato dalla CTI una etichetta che ci ha regalato del jazz “particolare” in quegli anni ma non era certa famosa per i suoi cantautori. Eppure questa piccola perla viene ripescata dalla Big Beat/Ace inglese e pubblicata in un doppio CD New Jersey To Woodstock che comprende quell’unico album più una serie di brani inediti incisi negli anni ’70 in quel di Woodstock, patria del Festival ma anche di artisti come la Band (alcuni membri del gruppo sono presenti nel disco) e Paul Butterfield. Se avete amato le riscoperte di Judee Sill, Karen Dalton e Vashti Bunynan qui c’è trippa per gatti. Poi ci torno con calma.

Lo sapete di quale brano la BBC per bandirlo dalla sua programmazione disse: “Il Suono fatto dal cantante ricorda quello di un orgasmo”. Ecchesaràmai? watch?v=rzHpGjvRgTc Ma vi pare vero? Eppure, è successo. Ah, non ho detto il titolo, scusate: I Can’t Control Myself dei Troggs!

Già che siamo in argomento ve ne cito alcune altre: Bang Bang (My Baby Shot Me Down) di Cher, durante la Guerra del Golfo, proprio quella Bang Bang. A Day In The Life dei Beatles, sarà perchè si fanno una canna in autobus, o meglio una “fumatina” – ” Found my way upstairs and had a smoke”. God Save The Queen dei Sex Pistols lo posso capire ma I’ll Be Home For Christmas di Bing Crosby, qualcuno me la spiega, quelli della BBC devono essere saliti sullo stesso autobus dei Beatles!

Che Marilyn Manson si chiami Brian Warner è abbastanza noto ma lo sapevate che il vero nome di Joni Mitchell è Roberta Anderson e quello di Flea Michael Balzary?

E lo sapevate che Carole King è stata la prima donna a suonare davanti a più di 100.000 persone al Central park di New York nel 1973?

E a proposito di donne e di talent show per scoprire nuovi talenti lo sapevate quanti anni aveva Kate Bush quando arrivò al primo posto nelle classifiche con Wuthering Heights? 19, guardate che meraviglia!


Kate Bush – Wuthering Heights
Uploaded by trashfan. – Music videos, artist interviews, concerts and more.

In attesa di quella vera dove sarebbe la “nuova” Kate Bush?

Bruno Conti

Altre Interessanti Novità Marzo 2010 – Joe Bonamassa, Box Chuck Berry, Box Caravan, White Stripes, Goldfrapp eccetera

 

Ancora una bella messe di uscite nel mese di marzo: nuove e vecchie. Partiamo con un paio di box.

chuck berry have mercy.jpgcaravn the world is yours.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Terzo ed ultimo volume dell’integrale di Chuck Berry per la Chess: Have Mercy – His Complete Chess Recordings 1969-1974 – 4 cd – 71 brani – 22 inediti – in uscita tra il 23 e il 26 marzo States ed Europa – Hip-O Select/Universal – dovrebbe costare tra i 50.00 ed i 60.00 euro, ma circa!

Finalmente un bel box dedicato ai Caravan, The World Is Yours – The Anthology 4 CD che ripercorrono la storia di questi paladini del Canterbury Sound, il periodo è quello compreso tra il 1968 e 1976, il migliore, con demos, inediti, BBC sessions e materiale dal vivo, il prezzo dovrebbe essere contenuto, tra i 35.00 e i 40.00 euro.


Caravan – On TV 1968-73
Uploaded by nantrue. – Explore more music videos.

joe bonamassa black rock.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Sempre tra il 23 e il 26, esce il nuovo album di Joe Bonamassa, Black Rock, registrato a Santorini (mai che registrino a Casalpusterlengo o Olgiate Olona), lo vede in studio per la prima volta con il suo idolo BB King in una cover di Night Life di Willie Nelson. Non manca la rivisitazione di altri grandi classici del rock, soul e blues, oltre a brani nuovi dello stesso Bonamassa. Datemi il tempo di sentirlo e nei prossimi giorni gli dedico un post ad hoc. Ad un primo ascolto mi sembra ottimo!

goldfrapp head first.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Il nuovo dei Goldfrapp – Head First esce sempre il 23 marzo. Ogni tanto mi diverto: dal comunicato stampa della casa discografica!

Così potremmo definire la loro discografia:

Felt Mountain: capolavoro della musica moderna

Black Cherry: l’anello di congiunzione tra revival glam ed electroclash

Supernature: Lady Gaga deve molto a questo disco

Seventh Tree: l’album di canzoni pop che Kate Bush non fa da 20 anni

Headfirst: la sintesi della perfezione.

Citato papale, papale, mi astengo da ogni commento. Headfirst è scritto tutto attaccato mentre nella grafia esatta come da copertina che vedete è scritto staccato.

white stripes.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Per concludere questo giro, ultima citazione: il 12 marzo esce il nuovo dei White Stripes Under Great White Northern Lights – Dopo molte avventure parallele Jack e Meg tornano alla casa madre.

P.s Come vi dissi alcuni mesi fa, con calma, non c’è fretta, in America è uscito solo a dicembre, il 19 marzo esce in Italia Stronger with each tears di Mary J  Blige, tra cover di Whole Lotta Love e Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, duetti con Tiziano Ferro, Stevie Vai e Orianthi alla chitarra, chissà potrebbe anche vendere.

Bruno Conti