La Tetralogia Dei Cowboy Junkies. Capitolo I – Renmin Park

cowboy junkies renmin park.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Cowboy Junkies – Renmin Park – Latent Recordings (Razor and Tie – USA) – 15-06-2010

Il nuovo atto dei Cowboy Junkies farà parte di una quadrilogia o tetralogia per i più forbiti, infatti il sottotitolo recita The Nomad Series Vol.1. Lo stesso Mike Timmins, portavoce, produttore, chitarrista, autore e fratello di quella santa donna della Margo Timmins, lo spiega nel loro sito: il primo volume, quello di cui ci occuperemo tra breve, è stato ispirato da un soggiorno di tre mesi in Cina dello stesso Mike Timmins con famiglia al seguito. Il secondo Demons sarà interamente dedicato alla musica di Vic Chesnutt, scomparso lo scorso Natale. Il terzo volume ha un titolo Sing In My Meadow ma non un progetto su cui lavorare, ci stanno ancora litigando, come in un torneo di Wrestling dicono nel post, quindi poco. Il quarto e ultimo volume, che uscirà ai primi di novembre 2011, gli altri in mezzo, a intervalli regolari, si chiamerà The Wilderness, tutti di brani nuovi, alcuni già scritti (Angel In The Wilderness, Fairytale, The Confession Of Georgie E) e che verranno testati nei prossimi concerti dal vivo altri, la maggior parte, ancora da scrivere, quindi un Progetto (come direbbe qualcuno) piuttosto nebuloso e sul vago, vedremo.

Questo nuovo album è un tipico disco dei Cowboy Junkies dell’ultimo periodo, ondivago tra il loro suono classico, minimale, prevalentemente acustico e che privilegia la voce angelica di Margo Timmins (se ce l’hai usala!) e gli esperimenti sonori, blandamente elettronici, vagamente jazzati, un filo di rock distorto che caratterizza parte dell’ultima produzione e che era stato accantonato per la produzione e la realizzazione di quel gioiello che risponde al nome di The Foundling di Mary Gauthier.

Se volete sapere tutto, ma proprio tutto, sulla genesi e la realizzazione di questo Renmin Park, che tradotto sta per il “Parco della Gente” ed è il luogo dove si svolge tutta la vicenda, non avete che da andare qui http://latentrecordings.com/cowboyjunkies/ e troverete tutto quello che vi interessa e anche molto di più. Ma almeno un mio breve commento su brani e contenuti ve lo faccio con piacere, anche se non volete.

Prima di tutto, buon disco ma non capolavoro o disco fondamentale della loro discografia, diciamo non solo per fan e appassionati, volendo all’indirizzo del sito ve lo potete ascoltare in streaming in attesa della pubblicazione tra un paio di settimane.

Sono quattordici brani, compresa una Intro (sulla Coda stendiamo un velo pietoso) con tanto di marcetta tipica dei Luna Park e le prime avvisaglie di musica cinese, poi parte il primo brano classic Cowboy Junkies Sound, Renmin Park, una chitarra acustica in accordatura aperta, la voce meravigliosa ed evocativa di Margo Timmins, un violino struggente che entra nella seconda parte, una voce di supporto, pochi ingredienti ma il piatto è perfetto. Fosse tutto così! Sir Francis Bacon At The Net ha una strumentazione molto “carica”, chitarre distorte, un basso pulsante, l’elettronica sullo sfondo, la voce filtrata che ad essere sincero non mi sembra proprio quella della Timmins che c’è ma in fase di supporto, brano interlocutorio. Stranger Here è un altro brano dalla strumentazione decisamente elettrica, ma che bello ragazzi, organo Hammond, chitarre a iosa, una batteria circolare, la voce quasi imperiosa della brava Margo, una bella melodia, la chitarra “lavorata” di Mike in evidenza, uno dei brani più belli del disco e della loro discografia tutta. A Few Bags Of Grain è un altro brano “strano”, una ritmica jazzata, un bel pianoforte, il basso che assume sonorità alla Jack Casady del periodo “spaziale” dei Jefferson, non quello tamarro degli Starship quello ricercato della trilogia Sunfighter-Blows -Baron Von Tollbooth, folk psichedelico jazzato.

I Cannot Sit Sadly By Your Side è un’altra di quelle struggenti ballate melanconiche e vagamente jazzate in cui i Cowboy Junkies eccellono, con un bellissimo piano, credo un mandolino o qualche strumento a corda cinese, la chitarra di Mike Timmins e la voce moltiplicata della sorella, essenziale, uno dei due brani scritti da autori cinesi. (You’ve Got To Get) A Good Heart nonostante gli equilibrismi jazzofili della batteria e una buona interpretazione vocale è un brano confuso senza particolari sbocchi sonori. Cicadas, cicale, avrà sicuramente un suo perché nello sviluppo del racconto sonoro ma non mi entusiasma in modo particolare, ricercato ma noiosetto. Un interludio di cinquanta secondi francamente inutile e si riparte con My Fall, l’altro brano originale cinese adattato da Mike per la voce della sorella ma che suona assolutamente occidentale alle orecchie di chi vi parla anche nella versione “originale” cinese che potete ascoltare nel sito dei Junkies, bello ma non è che la musica pop cinese sia particolarmente eccitante a parte quella I Cannot Sit… che è veramente bella.

Molto bella anche Little Dark Heart, altro brano tipico del loro repertorio con quelle caratteristiche atmosfere sospese e sognanti sulle quali galleggia la voce sospirosa della Timmins, che è la regina, l’imperatrice di questo stile sussurrato e affascinante, ancora non superata dalle tante imitatrici. A Walk In The Park cantata in cinese nel loro classico stile gutturale cerca un incontro tra le due culture musicali ma non mi sembra particolarmente memorabile mentre la versione di Renmin Park (revisited) assume tonalità country-rock acide  nello stile del miglior Neil Young con una voce maschile (che ammetto non ho riconosciuto) in falsetto e le chitarre di Timmins libere di improvvisare, questo brano come lo fai rimane molto bello.

Questo forse svela il mistero della genesi di questo album: i coniugi Timmins hanno tre figli, le due figlie sono state adottate in Cina!

Bruno Conti

Scusate Il Ritardo (Di Nuovo) – Robert Allen Zimmerman 24-05-1941

bob dylan.jpg

 

 

 

 

 

 

Bob Dylan, born In Duluth, Minnesota May 24, 1941

Me ne ero completamente dimenticato. Mi ero ripromesso di ricordarlo alla data giusta, ma è andata così.

“Thinking of a series of dreams
Where the time and the tempo fly
And there’s no exit in any direction
‘Cept the one that you can’t see with your eyes”
——-Bob Dylan
Bruno Conti

Giugno 2010. Novità E Anticipazioni. Appendice 2. Herbie Hancock, Ozzy Osbourne, Crowded House, Grace Potter, Derek Trucks Band, Cyndi Lauper, Chris Isaak, Eccetera

Ulteriore elenco di nuove pubblicazioni che riempiranno i nostri cuori e le nostre menti nel contempo svuotando i portafogli. Come al solito vi risparmio, come più volte promesso, quelle liste di tba (to be announced) e tbc (to be confirmed) che sanno tanto di malattie infettive e passo alle uscite “sicure”, anche se di sicuro come si sa c’è solo una cosa, potete toccarvi.

herbie hancock the imagine project.jpgozzy osbourne scream.jpgderek trucks band roadsongs.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Andiamo a tre alla volta poi magari alla fine un po’ di titoli in breve, il resto, visto che questo mese escono moltissimi dischi nuovi e ristampe, ad una prossima occasione.

Il 22 giugno esce The Imagine Project di Herbie Hancock, una serie di collaborazioni con Pink e Seal nell’Imagine Intro, India Arie e Jeff Beck in Imagine, Pink e John Legend in Don’t Give Up, Ceu (non conosco) Tempo De Amor, Susan Tedeschi e Derek Trucks in Space Captain, i Chieftains e Lisa Hannigan in The Times, They are A-Changin’, Juanes in La Tierra, K Naan e Los Lobos in Tamitant Tilay/Exodus, Dave Matthews in Tomorrow Never Knows, James Morrison (si sperava in Van) in A Change Is Gonna Come e Chaka Khan, Anoushka Shankar e Wayne Shorter in The Song Goes On. Luci e ombre, tra canzoni e partecipanti, speriamo bene.

Il noto interprete della sit-com The Osbournes, sempre il 22 giugno, pubblica il suo nuovo album, Ozzy Osbourne The Scream dove appare il nuovo chitarrista Gus G. (e chi è costui) nonché alle tastiere Adam Wakeman, che è effettivamente il figlio di Rick.

Il nuovo album della Derek Trucks Band, Roadsongs, un doppio dal vivo, esce, indovinate? Esatto, il 22 giugno, per la Sony Legacy: c’è il meglio dell’ottimo album di studio Already Free più alcune chicche come Key To The Highway e il medley Get Out Of My Life Woman/Who Knows (il vecchio Jimi).

grace potter and the nocturnals.jpgchris isaak live at the fillmore.jpgCyndi Lauper Memphis Blues.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Esce anche il nuovo disco, omonimo, per Grace Potter and The Nocturnals, un fantastico gruppo guidato da questa bionda cantante che è uno dei segreti meglio custoditi del rock americano. Grande voce, grande presenza scenica, grande musica, Rock’n’Soul’n’Blues’n’Pop. esce l’8 giugno su Hollywood Records negli States, in Italia non so, mi sa di no. Ma un bel disco dal vivo di Chris Isaak ce lo vogliamo fare mancare? (anche se tra CD e DVD di Live ne ha già fatti parecchi), certo che che no, e allora vai con Live At The Fillmore, 17 pezzi registrati nell’ottobre 2008, esce il 15 giugno. Vi chiederete cosa c’entra Cyndi Lauper in questa tripletta? Ebbene sì, dopo l’ultimo orribile e danzereccio Bring Ya To The Brink, ha fatto il disco che non ti aspetteresti: si chiama Memphis Blues e tiene fede al suo nome. Partecipano Charlie Musselwhite, Allen Toussaint, B.B.King, Jonny Lang, Kenny Brown e Ann Peebles. Capperi! Esce il 22 giugno.

crowded house intriguer.jpgjohnny flynn been listening.jpgjewel sweet and wild deluxe.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Altro trio. Visto che per il disco nuovo dei Crowded House, Intriguer siamo in “leggerissimo” anticipo, visto che esce il 13 luglio ed è il primo album in studio da quattordici anni a questa parte (visto che non ne abbiamo parlato per nessuno, qui ci sarà una bella Deluxe Edition con DVD di 11 tracce), parliamo del nuovo e secondo album dell’ottimo cantautore irlandese Johnny Flynn, dopo A Larum esce con Been Listening, è già stato mollato dalla major Lost Highway/Universal esce per una etichetta indipendente il 4 giugno. Occhio che c’è una edizione limitata con un secondo CD con 6 brani extra. Nel disco principale c’è un duetto con Laura Marling intitolato The Water. Sono spesso in tour insieme e anche con i Mumford and Sons, la nouvelle vague britannica. Infine, torna Jewel (Kilcher) con il nuovo disco Sweet And Wild che conferma l’ultima svolta country, ma, attenzione, nell’edizione Deluxe, che c’è se no cosa ve lo dicevo a fare, il secondo disco ripropone l’intero album in versione acustica, quindi un ritorno alle origini, nei negozi dall’8 giugno.

Ci sarebbero un tot di altre novità ma rimandiamo ad altra occasione. Una news in breve: sempre il 4 giugno vengono ristampati due degli album migliori (e introvabili) di Neal Casal dalla Fargo Records distribuzione Self, entrambi in versione doppia, Basement Dreams del 1998 ha 10 brani in più, oltre ai 23 originali, Rain, Wind And Speed del 1996, undici in più.

Ci rivediamo alla prossima.

Bruno Conti

Giugno 2010. Novità E Anticipazioni. Appendice n.1 – John Mellencamp – On The Rural Route

Mellencamp_Box_Cover_450.jpg

 

 

 

 

 

 

John Mellencamp – On The Rural Route 7609 tracklisting:

* indicates track selection has never before been released on a John Mellencamp CD

Disc 1
1. Longest Days
2. Grandma’s Theme
3. Rural Route
4. Jackie Brown
5. Rain On The Scarecrow
6. * Jim Crow with Cornell West
7. Jim Crow
8. Big Daddy Of Them All
9. Deep Blue Heart
10. Forgiveness
11. Don’t Need This Body
12. * Jenny At 16
13. * Jack And Diane (writing demo)
14. Jack And Diane

Disc 2
1. * The Real Life with Joanne Woodward
2. Ghost Towns Along The Highway
3. The Full Catastrophe
4. * Authority Song (writing demo)
5. Troubled Land
6. To Washington
7. * Our Country (alternate version)
8. Country Gentlemen
9. Freedom’s Road
10. * Mr. Bellows (remix)
11. Rodeo Clown
12. Love And Happiness
13. Pink Houses

Disc 3
1. If I Die Sudden (live)
2. Someday
3. Between A Laugh And A Tear
4. * Void In My Heart (acoustic version recorded at Chess Studios)
5. Death Letter
6. * Sugar Marie (acoustic)
7. Theo And Weird Henry
8. When Jesus Left Birmingham
9. * L.U.V. (remix)
10. Thank You
11. Women Seem
12. * The World Don’t Bother Me None
13. * Cherry Bomb (writing demo)
14. * Someday The Rains Will Fall
15. A Ride Back Home

Disc 4
1. My Aeroplane
2. * Colored Lights
3. Just Like You
4. Young Without Lovers
5. * To M.G. (Wherever She May Be) (acoustic)
6. Sweet Evening Breeze
7. What If I Came Knocking
8. County Fair
9. * Peaceful World (writing demo)
10. Your Life Is Now
11. For The Children
12. * Rural Route (acoustic)

Come promesso ecco la track listing definitiva del Box quadruplo ( a questo punto è confermato che il DVD annunciato nelle “prime versioni” della storia è scomparso). Sembra che il prezzo, per un qudruplo, non sia particolarmente appetibile, più vicino ai 100 euro che no.

Mellencamp_Rural_Package_450.jpg

 

 

 

 

 

 

Al solito è il libro, molto bello, che fa lievitare i prezzi.

La data definitiva di uscita, almeno per il mercato americano, del nuovo album di studio di John Mellencamp viceversa è il 3 agosto (speriamo che la Universal italiana sia ancora aperta): si chiama No Better Than This, prodotto da T-Bone Burnett e uscirà su etichetta Rounder Records.

Questa sarà sul nuovo disco.

Bruno Conti

Sempre Più Godurioso! Rock And Roll Hall Of Fame Legends

rock and roll hall of fame legends.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Rock And Roll Hall Of Fame Live Legends – Time Life 3 DVD – 516 minuti!

Qualche mese fa (per la precisione il 29 dicembre) vi avevo parlato del concerto che si era tenuto ad ottobre 2009 al Madison Square Garden di New York per festeggiare i 25 anni della Rock And Roll Hall Of Fame di Cleveland, dove ogni anno si tiene una manifestazione per le “inductions” (che in italiano si traduce induzioni, insediamenti, diciamo per le “elevazioni” se fosse il soglio Papale) dei grandi artisti che hanno fatto la storia del Rock and Roll. A differenza del concerto di New York di solito si tengono in un ambiente intimo, tipo Cerimonia degli Oscar per intenderci, con tutti gli artisti riuniti in un salone, vestito da cerimonia, seduti a un tavolo, mangiano e bevono e familiarizzano tra loro, ma, e questa è la parte che ci interessa, quando salgono sul palco per ritirare il premio danno a vita ad una esibizione dal vivo che spesso è storica perché vede magari riuniti gruppi che non suonavano insieme da anni, decenni, ma manco si parlavano più e nel caso di defezioni, per problemi di salute, perché sono deceduti o per altri motivi vengono sostituiti dalla crema del rock mondiale, oltre a improvvisare una jam session finale con accoppiamenti (artistici) da brivido.

Il primo cofanetto di questa serie diciamo “storica” è uscito lo scorso anno, sempre in 3 DVD e durava 528 minuti, con una lista di collaborazioni da brivido, ma anche questo non scherza un c… Oltre a 45 performance dal vivo, ci sono anche tre ore ( o quattro, a seconda se leggiate fronte o retro della confezione, evidentemente i rimbambiti non mancano anche negli States) di extra, con dietro-le-scene, gustosi siparietti, prove, i discorsi di accettazione dei premi completi e altre chicche.

Per venire a bomba, tanto per farvi venire la bava alla bocca (se non lo avete già acqustato), alcune delle collaborazioni contenute: per cominciare un duetto/duello tra Jimmy Page e Jeff Beck nel classico Beck’s Bolero. Un quartetto d’eccezione, John Mellencamp, John Fogerty, Billy Joel e Joan Jett alle prese con una riedizione del classico dei Dave Clark Five Glad All Over.

E ancora, il magico trio di Chuck Berry, Jerry Lee Lewis e Keith Richards alle prese con una pantagruelica versione di Roll Over Beethoven sotto forma di jam session con chiunque sul palco.

B.B.King, Buddy Guy e Eric Clapton si sfidano a colpi di chitarra in una gustosa versione di Let Me Love You Baby.

Bruce Springsteen and The E Street Band omaggiano Chuck Berry, che sale sul palco con loro, con una versione da sballo di Johnny B.Goode.

I Doors sostituiscono per l’occasione Jim Morrison con Eddie Vedder dei Pearl Jam e si lanciano in una poderosa Break On Through.

Johnny Cash canta Big River accompagnato da un gruppo che vede tra i suoi chitarristi Keith Richards, John Fogerty, The Edge e Carlos Santana.

Al Green ci regala una versione memorabile di Take Me To The River.

Comunque come vi dicevo sono 45 brani per oltre cinque ore di musica: ci sono anche Aretha Franklin, Isaac Hayes, gli O’Jays, Wilson Pickett, Little Richard con Mick Jagger, gli U2, gli Who, i Led Zeppelin, Tina Turner, James Taylor, le Ronettes, gli Staples Singers, Booker T. & The Mg’s, Ruth Brown, Martha & the Vandellas e un tot di altri, bianchi e neri, perché in questa manifestazione vige una sana multietnia.

In definitiva si gode, si gode e si ri-gode alla grande, unica avvertenza tecnica: il DVD è NTSC Zona 1, quindi ocio, noi siamo Zona 2!

Un piccolo antipasto.

Bruno Conti

Una Lunga Storia Di Famiglia. Susan Cowsill – Lighthouse

susan cowsill lighthouse.jpgCowsill - Peterson - Browne.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Susan Cowsill – Lighthouse – Blue Rose/Ird

Questa è una storia che parte da lontano, molto lontano, dai mitici anni sessanta, quando una delle prime famiglie canterine della storia della musica pop & rock inizia la sua attività. Siamo a metà degli anni ’60, è vero i Beach Boys esistono già, ma i Jackson 5 e la Partridge Family (di cui i Cowsills saranno il prototipo) sono ancora molto di là da venire. Prima alcuni fratelli, poi altri, la madre, il padre, l’unica sorella, Susan a mano a mano entrano nella formazione e i successi si susseguono, con ben otto hits nei Top Ten di Billboard e molti album anche di buona qualità che a loro volta vengono in quantità ragguardevoli. Ma non è questa la storia che vogliamo raccontare anche se ne è l’ovvio preludio.

Oggi Susan Cowsill ha 51 anni appena compiuti (il 20 maggio), quindi una signora ancora giovane, però con ben 43 anni di carriera già alle sue spalle: perché, ebbene sì, il suo esordio avviene nel 1967 all’età di otto anni, e l’anno successivo sarà la più giovane cantante della storia della musica pop americana a entrare nei Top Ten a nove anni. La sua carriera, dopo lo scioglimento del gruppo avvenuto a metà dei Seventies, ha avuto molti alti e bassi, ha fatto parte del gruppo di Dwight Twilley (grande cantante power pop da conoscere assolutamente), degli Smithereens, della band di Carlene Carter, di Hootie & The Blowfish, sempre come backing vocalist ma sempre in un ambito di musica di qualità. Nel 1991 è una delle fondatrici dei Continental Drifters, uno dei primi “supergruppi” del filone Americana, sono con lei il primo marito Peter Holsapple dei Db’s, Mark Walton il bassista dei Dream Syndicate e Vicki Peterson delle Bangles (che sposerà il fratello di Susan John Cowsill, che fa parte dell’attuale formazione dei Beach Boys), che volete sono storie di famiglia.

All’inizio degli anni 2000 i Continental Drifters si sciolgono e Susan Cowsill inizia una carriera solista che culmina nella pubblicazione del primo album da solista Just Believe It nel 2005. Purtroppo è l’anno dell’Uragano Katrina a New Orleans, città dove Susan si è trasferita già da alcuni anni, in quella immane tragedia oltre a perdere quasi tutto, muore annegato anche il fratello Barry, nello stesso anno, per una malattia, muore un altro fratello, Billy. Questo disco Lighthouse, Il Faro, è la storia di tutto questo e molto di più, un bellissimo disco di pop, rock, country, Americana, folk, belle e malinconiche ballate, allegri pezzi rock di stampo weastcoastiano? Fate voi, c’è un po’ di tutto questo e tanta musica di buona qualità.

Dragon Flys è un vivace brano rock con il violino di Sam Craft e la chitarra dell’ottimo Aaron Stroup sugli scudi, la voce di Susan Cowsill è brillante e positiva in una canzone che apre l’album su una nota di ottimismo (che non manca mai nello spirito del disco). Avenue Of The Indians, un brano di stampo più folk, ancora con violino, mandolino e cello sugli scudi, si avvale della seconda voce di Jackson Browne, ospite di spicco del disco e amico di lunga data della Cowsill. Sweet Bitter End è una deliziosa ballata, leggera come una piuma e leggiadra nello svolgimento con la voce della brava Susan, dolce e compartecipe, l’arrangiamento è semplice ma efficace. Anche You And Me Baby (for Miranda) è un’altra delicata ballata dagli equilibri sonori perfetti. River Of Love scritta dallo scomparso Barry Cowsill è veramente un “affare di famiglie”, c’è quella di Susan Cowsill con il secondo marito, che è anche l’ottimo batterista di tutto il disco e in particolare in questa canzone, Russ Broussard e c’e pure quella di Vicki Peterson con marito John al seguito, nonché gli altri fratelli sopravissuti Bob e Paul, tutti alle armonie vocali. Ospite alla chitarra solista il grande Waddy Wachtel che ha iniziato la sua carriera proprio nei Cowsills e che ci regala un ottimo assolo e una tessitura chitarristica in puro stile californiano degli anni d’oro. Un brano gagliardo e di grande impatto sonoro ed emotivo con tutti i musicisti e i cantanti che danno il meglio di sè, un brano veramente molto bello.

La sucessiva Could THis Be Home è quasi meglio: una ballata dall’andamento circolare che si avvale di brevi crescendi vocali e chitarristici di grande qualità, quando la musica è bella bisogna dirlo e questo brano è ancora una volta di qualità superiore. Lighthouse è una ballata solo voce e piano (e un cello solitario) molto emozionante, sapendo anche le storie che si sono alle spalle di questa canzone. Un’altra ballata (il tempo preferito dalla Cowsill), The Way That It Goes ci introduce al primo dei due brani dedicati a New Orleans, ONOLA (O New Orleans, Louisiana) è un’altra grande canzone, sottolineata da un organo Hammond, impreziosita dalla chitarra di Stroup e cantata a gola spiegata dalla motivatissima Susan Cowsill. L’unica cover dell’album è una rilettura in chiave acustica di uno dei brani più belli di Jimmy Webb, Galveston,solo due chitarre acustiche arpeggiate e la voce vissuta della Cowsill. Real Life, un altro brano malinconico a tempo di valzer, non particolarmente memorabile ci introduce alla conclusione dell’album, affidata alla notevole ( e lunga) Crescent City Sneaux, l’altro brano dedicato a New Orleans, un lento crescendo emozionale verso una conclusione, prima pianistica con l’ottimo Janson Lohmeyer in evidenza e poi l’omaggio alla città con le continue citazioni della sua tradizione da When The Saints Go Marching In a Iko Iko con i suoi ritmi magici ed inconfondibili, quindi un brano in due parti, inizio lento e conclusione in gloria, fantastico.

Si è fatta aspettare parecchio ma alla fine ci ha regalato un disco che mi sento di consigliarvi vivamente, il compendio di una carriera gloriosa!

Bruno Conti

Strum Und Drang. Micah. P. Hinson And The Pioneer Saboteurs

micah p. hinson and the pioneer saboteurs.jpg

 

 

 

Micah P. Hinson And The Pioneer Saboteurs – Full Time Hobby Records

” Il terzo album del giovane quanto talentuoso artista di Memphis Micah P. Hinson – accompagnato questa volta dai Pioneer Saboteurs – è un sorprendente gioiello, un album vibrante e intenso nell’ambito del filone “Americana” infarcito di immaginario USA country/folk/cantautorale ma con un livello di ispirazione che arriva talvolta a sfiorare le vette del Tom Waits giovane e traboccante sentimentalismo.”

Per cominciare due precisazioni: il titolo è esatto, non ci sono errori di battitura, è proprio “Strum Und Drang”, strum dall’inglese strimpellare (di solito la chitarra), mentre come sapete, spero, lo Sturm Und Drang, Tempesta e Impeto,  è un movimento culturale tedesco nato verso la fine del settecento e del quale hanno fatto parte, tra gli altri, Goethe e Schiller, tanto per fare un po’ di cultura, ma senza esagerare.

La seconda precisazione è che il primo paragrafo che leggete in questo post non è farina del mio sacco ma è preso di sana pianta dal comunicato stampa della casa discografica. Le due cose sono collegate, poi ci torniamo.

La pratica di creare recensioni su riviste e blog facendo un bel copia e incolla dai comunicati promozionali delle case discografiche è, purtroppo, prassi comune e molto deprecabile. Il sottoscritto preferisce, magari sbagliando, ascoltare gli album, più volte, farsi una idea personale e poi condividerla con il lettore, sia quando scrivo per il Buscadero, sia per questo Blog. Al limite se ci sono informazioni utili su musicisti, discografie, dati tecnici e quant’altro utilizzo anche i suddetti comunicati. Nella quasi totalità, con le dovute eccezioni che non dirò nemmeno sotto tortura, molti colleghi per fare prima utilizzano quella pratica del copia e incolla che, avendo letto anch’io i comunicati delle etichette discografiche, riconosco subito. Si riconoscono anche perché, giustamente, magnificano oltre ogni dire i meriti del prodotto di cui state leggendo e ci mancherebbe altro, la pubblicità è l’anima del commercio. In questo caso, per curiosità, vi ho inserito alcuni brani tratti dal comunicato stampa del nuovo disco di Micah P. Hinson, se vi capiterà di leggerli qui e là, ora ne sapete la provenienza.

La cosa curiosa è che ai tempi in cui avevo il negozio che titola questo Blog, e già allora scrivevo per il Buscadero, spesso mi capitava di ricevere, in occasione dell’uscita di nuovi dischi, ricche cartelle stampa che magnificavano ora questo ora quel disco per invogliare il negoziante all’acquisto e, di tanto in tanto, quegli utilissimi articoli erano firmati da un nome noto, cioè io, me medesimo, stranezze della discografia. Su questo blog state sicuri che non succederà, al limite può succedere che mi dilunghi un po’ troppo, come in questo caso, su qualche argomento ricevendo cazziatoni per la lunghezza del post ma non altre pratiche scorrette, come copiare dal vicino di banco. Leggere, informarsi, ascoltare e poi, in base alla propria esperienza, esprimere la propria opinione.

Detto ciò torniamo al disco del nostro amico: filone “Americana”, Country/Folk, perché anche non roots rock. Nulla di tutto ciò, ma neanche l’ombra. A dimostrazione del fatto che io i dischi li ascolto vi dirò quanto segue: un preludio orchestrale di oltre quattro minuti Call To Arms, con violini, viole e pure violoncelli in uno stile tra il classico contemporaneo e la colonna sonora ma “di classe”, con molta noia dietro l’angolo e neppure particolarmente originale. Lo so che mi sto facendo degli “amici” ma lo scopo della critica è questo, poi si esprimono dei pareri personali…A questo punto con il secondo brano parte quello strum und drang del titolo: Sweetness è una pillola acustica di due minuti, solo Micah P.Hinson con la sua voce maschia, particolare e vissuta, una chitarra acustica e una dolce malinconia, e qui con il folk direi che ci siamo, lui è pure bravo come ha dimostrato nei dischi precedenti. Parte un arpeggio di acustica, una elettrica in sottofondo, una batteria snangherata, una voce a cavallo tra Nick Cave e un giovane Johnny Cash, un po’ mascherata dagli effetti sonori, 2’s and 3’s, non sembra male, partono dei cori a cavallo tra atmosfere più che country da film sui cowboy, degli archi dissonanti e tutto si disperde in sonorità steriili, pseudo-intellettuali. Seven horses seen, la solita chitarra strimpellata, la solita voce baritonale di Hinson con un leggero eco e trattamenti vari che la rendono “lontana” , solita sezione di archi ma il brano non si pare memorabile. The striking before the storm (quindi la tempesta c’è) affronta tematiche musicali complesse alla Scott Walker, quindi interessanti, ma non mi convince a fondo, meglio di altri brani ma rimane quella sensazione di incompiuto.

Partono i quasi otto minuti di The Cross That Stole My Heart Away, un piano, i soliti archi più o meno dissonanti, una batteria scandita, effetti sonori in lontananza, direi che per oltre metà del brano, quella strumentale, non si va da nessuna parte, la seconda parte quella cantata,  molto pomposa,  mi sembra pretenziosa e senza grandi alzate di genio, oserei dire noiosa. My God My God,chitarra acustica e un violino prima pizzicato e poi suonato, coretti irritanti, sulla voce di Hinton che potrebbe essere interessante ma risulta sommersa dall’arrangiamento. Dear Ashley in effetti è vagamente waitsiana vecchio stile all’inizio, ma si perde poi in questi arrangiamenti di archi, poco incisivi e ripetitivi e l’andamento sonoro è molto “lento” e ripetitivo anche nella parte vocale, sarà il suo “fascino”?  Il coro di voci femminili e i violini discordanti e minimali di Watchman Tell Us Of The Night, mi danno il colpo di grazia. O almeno così credevo perché i dodici minuti strumentali della conclusiva e dissonante The Returning superano quasi le mie resistenze, nel senso che ho fatto fatica a resistere fino alla fine. Va bene che ha avuto i suoi problemi, leggetevi la sua storia, ma anche noi abbiamo i nostri.

Si è capito che non mi è piaciuto particolarmente, per usare un eufemismo! Continuerò ad ascoltare quelli vecchi, di album suoi,  magari anche Lorca di Tim Buckley o Tilt di Scott Walker quando “mi voglio fare del male”, ma quelli sono gran dischi, questo no.

P.S. Tornando al comunicato stampa: questo è il quinto (o sesto contando L’EP) album e non il terzo e a Memphis, dove è nato nel 1981, credo non ci sia mai tornato!

Bruno Conti

Ma Non Era Meglio Il Contrario! We Are The Fallen – Tear The World Down

we are the fallen tear the world down.jpg

 

 

 

 

 

 

 

We Are The Fallen – Tear The World Down – Universal

Oggi è uscito il primo disco di questo gruppo. Praticamente sono la vecchia formazione degli Evanescence senza la cantante Amy Lee sostituita con una delle cantanti di American Idol.

O forse è lei che ha sostituito tutti gli altri? Mi sa la seconda!

Sarebbe come se i Matia Bazar scegliessero come nuova cantante Giusy Ferreri. Misteri del cosmo musicale.

Bruno Conti

Covers Che Passione! Carrie Rodriguez – Love And Circumstance

Carrie Rodrigue - Love And Circumstance - Front.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Carrie Rodriguez – Love and Circumstance – Ninth Street Opus

Non sempre l’idea di un disco tutto di “cover” si rivela vincente: questa è una delle rare eccezioni. In fondo per Carrie Rodriguez seguire le strade che furono di grandi autori non sembra difficile, forse questo è dovuto anche alla sua carriera. Partita come collaboratrice nella band di Chip Taylor il rapporto si è poi trasformato in una parnership alla pari che ha fruttato cinque album, tre in studio e due dal vivo, tra il 2002 e il 2007, uno più bello dell’altro. Come chi legge questo blog (e il Buscadero) sa, poi Chip Taylor ha inserito nella sua band la brava Kendel Carson come sostituta ma senza gli stessi risultati, pur essendo quest’ultima cantante e violinista degna di nota. Ma torniamo alla bella Carrie che già nel 2006 aveva esordito come solista con l’ottimo Seven Angels On A Bicycle pubblicato ancora per l’etichetta Trainwreck di proprietà di Chip Taylor che componeva anche alcuni dei brani presenti nel disco. Nel 2008 ha pubblicato l’ottimo She Ain’t Me per la Manhattan/Back Porch, poi ha scelto (o è stata costretta) la strada dell’indipendenza, pubblicando un disco dal vivo Live In Louisville francamente di difficile reperibiltà (si trova tramite il suo sito http://www.carrierodriguez.com/). Questo è quindi il suo quarto album da solista e come dicevo all’inizio la scelta si è rivelata vincente.

Sarà la scelta oculata di brani e collaboratori? Probabilmente ma non solo, anche la voce fa la sua parte. Si parte con una bella versione di Big Love un brano che porta le illustri firme di Cooder/Hiatt/Lowe/Keltner ovvero i Little Village: tratto dal loro unico album era uno dei brani più belli, qui la Rodriguez si affiancare dall’ottima Aoife O’Donovan dei Crooked Still alle armonie vocali e da Greg Leisz alla lap steel che ci regala uno dei suoi assoli perfetti, il brano è la prima variazione sul tema dell’amore che come si evince dal titolo è il trait-d’union dell’album. Wide River To Cross, se possibile, è ancora più bella, scritta da Julie e Buddy Miller, si avvale delle armonie vocali dell’autore stesso che aggiunge pathos ad un brano dall’andatura maestosa, mi sembra di sentire il violino della Rodriguez anche se non è accreditato, oltre all’immancabile lap steel di Leisz e agli ottimi musicisti della band che ci mettono del loro per rendere notevole questo brano, lei canta sempre con grande impegno.

When I Heard Gypsy Davy Sing è un bellissimo brano traditional arrangiato e riscritto dal “babbo” David Rodriguez anche lui ottimo cantante, una ballata soffice ancora pervasa dalle belle armonie vocali della O’ Donovan (il suo gruppo, i Crooked Still, è uno dei migliori in circolazione nell’ambito della musica acustica, hanno appena pubblicato, questione di giorni, un disco nuovo, Some Strange Country, molto bello). Per sparigliare le carte, per regalarci il suo sentito omaggio alla country music, la Rodriguez sceglie un brano di Matthew S. Ward, ovvero M Ward, cantatutore e metà degli She And Him, il cui brano Eyes On The Prize viene countryficato come la stessa Emmylou Harris non avrebbe saputo fare meglio, con tanto di fiddle, mandolino, slide e dobro, delizioso. Steal Your Love è un bellissimo brano di Lucinda Williams (proprio dal suo tour, nel quale faceva la spalla, è tratto il live citato prima), un brano dal crescendo irresistibile, con le armonie vocali ancora della brava Aoife (che razza di nome) e la chitarra solista, grandissima, di Bill Frisell che ci regala una serie di assoli fantastici.

Waltzing’s For Dreamers è proprio quella bellissima di Richard Thompson, dedicata ai perdenti in amore, o meglio ai “sognatori”,  quella che contiene il celebre verso “One step for sighing, Two steps for crying”, musicalmente oltre al solito Leisz, questa volta alla pedal steel ci regala un altro bell’assolo di violino della Rodriguez che la canta con grande partecipazione a tempo di valzerone. I’m Not For Love di Sandrine Daniels (non conosco ma indagherò) è un’altra dolcissima canzone con la chitarra “vibrata” con tremolo di Hans Holzen che raddoppia quella di Frisell, mentre la voce della O’Donovan si aggiunge a quella della Rodriguez e a un contrabbasso pizzicato, pochi ingredienti grandi risultati. I Made A Lover’s Prayer della coppia Welch/Rawlings è il brano più rock, stranamente, dell’album con un Bill Frisell ancora una volta superlativo nei suoi interventi alla chitarra. I Started Loving You Again è un classico della country music scritto da Merle Haggard e la Rodriguez gli rende tutti gli onori con una “signora” versione affiancata ancora una volta dall’ottimo Steven P. “Buddy” Miller (ho scoperto si chiama così, c’è scritto nelle note). Rex’s Blues è una delle tantissime belle canzoni scritte dal grande Townes Van Zandt, bellissima versione ancora una volta abbellita da un delicato solo di Greg Leisz. Dopo tante belle canzoni il meglio deve ancora venire: prima una versione fantastica di I’m So Lonesome I Could Cry, solo il mandolino elettrico e la voce della Rodriguez e la chitarra elettrica accarezzata da Frisell, versione vicina allo spirito “country” del grande chitarrista jazz americano. Il finale è dedicato a La Punalata Trapera, grandissima canzone cantata in spagnolo dal repertorio della cantante messicana Sosa Tomas Mendez e che in casa cantava la zia, la versione è trascinante con le chitarre elettriche che duettano come solo i Los Lobos saprebbero fare, una piccola meraviglia e come canta la ragazza. Questa è la versione dal vivo al SXSW di Austin, una ventina di giorni fa.

Un disco di cover, ma un signor disco, 7,5 il voto.

Bruno Conti

Non E’ Quello Che Sembra! Rocky Erickson With Okkervil River – True Love Cast Out All Evil

roky-erickson-okkervil-river-true-love-cast-evil_1271951901.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Roky Erickson with Okkervil River – True Love Cast Out All Evil

Ne hanno parlato in tanti, dico anche la mia; questo è un disco “strano, non è il ritorno dei 13th Floor Elevators e non è neppure il nuovo disco degli Okkervil River. E’ l’album di un vecchio campione della musica garage e psichedelica che ha rivisitato i suoi demoni per, forse, un’ultima volta, realizzando un album, dove con l’aiuto del gruppo di Will Shelf, ha saputo regalarci alcune belle canzoni: Goodbye Sweet Dreams, straordinaria cavalcata psichedelica con gli Okkervil e Erickson in un momento di grande simbiosi, Be And Bring Me Home una serena ballata country-folk arrangiata e suonata come Dio Comanda dagli Okkervil River. Bring Back The Past una disincantata disamina del passato a tempo di rock’n’roll, aggiungete la cavalcata chitarristica John Lawman e la tranquilla ballata a tempo di country-folk, con tanto di pedal steel e voce femminile di supporto che ricorda il Bob Dylan “adulto” di Time Out Of Mind. Anche Forever trasuda forza e ritrovata serenità e qui mi sembra che la mano degli Okkervil River sia molto presente. Molto bella anche Think As One, mentre Bird’s Crash non mi sembra particolarmente memorabile. Il resto è marginale.

Questo è quanto, non mi sembra il capolavoro straordinario di cui si è parlato. Un onesto disco di un anziano signore (anche se ha “solo” 62 anni) che dopo molte peripezie ci ha saputo regalare ancora una volta della buona musica, niente di più, niente di meno, e non mi pare poco.

Bruno Conti