Uno Degli Ultimi Numeri Uno! Sleepy LaBeef – Roots

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Sleepy LaBeef – Roots – Ponkmedia.

L’8 gennaio di quest’anno abbiamo festeggiato il 75° Anniversario dalla nascita di Elvis Presley, il 26 febbraio (lo ricordo perché è anche il mio compleanno) Johnny Cash avrebbe compiuto 78 anni ed è stato commemorato con la pubblicazione dell’ American Recordings VI: Ain’t No Grave.

Il nostro amico Sleepy Labeef (nato Thomas Paulsley LaBeff il 20 luglio del 1935 a Smackover, Arkansas) ha appena festeggiato i suoi 75 anni.

Sicuramente la fama goduta dal nostro amico non è nemmeno un millesimo di quella dei due artisti che abbiamo appena citato e questo sinceramente è un vero peccato: per chi volesse colmare questa lacuna esiste un bellissimo box della Bear Family di 6 CD, Larger Than Life, oppure per i più risparmiosi, sempre su Bear Family, è uscito un ottimo Sleepy Rocks.

E vi posso assicurare che Sleepy rocca ed eventualmente rolla come pochi, la sua carriera ormai si estende per oltre 6 decadi, dai gloriosi anni ’50 quando contendeva a Elvis e agli altri grandi la corona di re del rockabilly fino ai giorni nostri con questo Roots di cui mi accingo a parlarvi.

Intanto mister Sleepy è un personaggio straordinario, 6’7” di altezza (sono più 2 di metri), praticamente fisicamente è la “custodia” di Johnny Cash, ma anche vocalmente le similitudini tra i due sono notevoli: entrambi in possesso di una voce baritonale inconfondibile, quella di Labeef non da segni di cedimento e rimane uno strumento formidabile in questo nuovo disco.

Il CD riporta un copyright del 2008 ma i siti americani lo danno per uscito nel novembre 2009 e giunge sui nostri lidi solo oggi, ebbene è un vero peccato perché questo album rivaleggia con il meglio della produzione American Recordings curata da Rick Rubin negli ultimi anni di vita di Johnny Cash.

Non avendo trovato un mentore di quella fama e non avendo le possibilità finanziarie e gli “amici” importanti di Cash Sleepy Labeef ha deciso di fare tutto da sé e i risultati sono per certi versi sono straordinari: dovete sapere che Labeef è soprannominato (a parte Sleepy per la conformazione degli occhi) “The Human Jukebox”, con un repertorio di oltre 6.000 brani da cui ha scelto i 17 che sono stati registrati per questo Roots.

E qui siamo andati veramente alle “radici” della musica americana sia nella scelta dei brani che per il sound utilizzato per questo disco: nato probabilmente dalle necessità di budget si è trasformato in un geniale risultato. La base è formata solo da una chitarra acustica Martin e dalla voce di Labeef, alle quali sono state aggiunte, basso e batteria minimali suonati dallo stesso Sleepy, qualche altra chitarra dall’inesauribile riserva del nostro amico, un piano e una fisarmonica di tanto in tanto, una voce femminile in un paio di brani (Sweet Evelina e In The Pines, affascinanti).

Un suono minimale che mette in evidenza il profondo baritono di Labeef, una delle voci più straordinarie del rockabilly americano (country più rock&roll gli ingredienti principali) ma anche della musica americana tout-court: si parte con una rilettura fantastica di Cotton Fields che molti ricordano nella versione dei Creedence ma che qui fa scintille con la chitarra-dobro del nostro amico, una fisarmonica malandrina e “quella voce” unica. Baby To Cry è un altro esempio di questa capacità di interpretare la grande tradizione country-folk della musica americana con una maestria incredibile e divertendosi pure. What Am I Worth ha qualche grado di parentela con il boom chika boom inconfondibile del Cash dei tempi d’oro.

Sweet Evelina di cui si diceva è un esempio dell’approccio minimale citato, la voce profonda e risonante di Labeef, una dolce controparte femminile, una chitarra acustica strimpellata e una fisarmonica danno risultati che solo sentendo si possono gustare, sono difficili da raccontare.

Completely destroyed avrebbe fatto il suo figurone in qualsiasi capitolo delle American Recordings, scarna ed essenziale ma ricca da pathos e che dire di Foggy River con il vocione di Labeef che raggiunge profondità quasi “minerarie”. Ma le gemme sono tantissime, da Gotta Travel On a Miller’s Cave passando per Philadelphia Lawyer e Have I Told You Lately (proprio quella di mastro Van Morrison) per terminare con una versione seminale di Amazing Grace.

Ma non c’è un brano scarso o inutile, tutto fondamentale e altamente consigliato.

Qui potete vedere la “personcina” nei tempi gloriosi watch?v=GYBxCgYNcv0 e qui ai giorni nostri: dal suo sito risulta che quest’anno ha fatto ancora una quarantina di concerti ma fino a qualche anno fa ne faceva duecento all’anno.

Bruno Conti

Uno Degli Ultimi Numeri Uno! Sleepy LaBeef – Rootsultima modifica: 2010-07-18T12:25:00+02:00da bruno_conti
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