Solo Del Sano Buon Vecchio Rock! Black Mountain – Wilderness Heart

black-mountain-wilderness-heart-cover-art.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Black Mountain – Wilderness Heart – Jagjaguwar Records – 14-09-10

La copertina qualche inquietudine la risveglia, ma in fondo fa parte dell’iconografia del rock, in un mondo spietato ed affollato devi colpire la fantasia del potenziale acquirente già dall’esterno, se poi ci sono anche i contenuti, meglio.

In questo terzo capitolo dell’opera dei Black Mountain, gruppo canadese che gravita intorno ad una sorta di collettivo “comune” denominato Black Mountain Army, che opera in quel di Vancouver, British Columbia, quei contenuti direi che ci sono.

Stephen McBean, il leader del gruppo, milita (come pure gli altri componenti del gruppo) in molti gruppi collaterali, dai Pink Mountaintops ai Blood Meridian, passando per i Lightning Dust e molti altri che è difficile non solo seguire ma anche enumerare.

Ma il progetto principale resta questo dei Black Mountain: un gruppo che divide molto la critica in Italia (come sempre), c’è che li adora e chi pensa siano un bluff colossale mentre all’estero direi che i giudizi sono più unitari e decisamente posititivi.

Qual’è l’oggetto del contendere? Il fatto che facciano un genere che pesca a piene mani dall’hard rock, dalla psichedelia e perfino da certo heavy metal di qualità (ma esiste? Direi di sì) e quindi i nomi di riferimento sono Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple, qualcuno cita i Blue Oyster Cult e tra i contemporanei Black Crowes e Mudhoney, fa sì che siamo in piena orgia anni ’70 e questo per i “modernisti” a tutti i costi non va bene. E invece, se tra una ristampa e l’altra vi lasciate attirare dai loro dischi non c’è nulla di male. Sarà pure revival e musica citazionistica ma citano bene!

A partire dall’iniziale The Hair Song, che nel suo alternarsi di chitarre acustiche ed elettriche (tante ma tante), tastiere vintage, e le voci di McBean e Amber Webber, sembra provenire dritto filato da Led Zeppelin 3, ma con una sua dignità, arrangiamenti complessi e voglia di stupire. D’altronde siamo in un mondo dove sta per uscire Lez Zeppelin 1 (è giusto con la Z, è un gruppo tutto al femminile che ripropone il primo disco degli Zeppelin al completo sotto la guida di Eddie Kramer ed è già il secondo disco che fanno!) Quindi…non c’è niente male.

Oltre a tutto rispetto al precedente In The Future dove i brani erano molto più lunghi e dilatati fino ad arrivare agli oltre 16 minuti della epica Bright Lights qui i nostri amici canadesi (in trasferta a Los Angeles e Seattle per registrare questo Wilderness Heart) si sono trattenuti, hanno scelto un approccio più sobrio, quasi acustico e folk in alcuni brani, e raramente la durata supera i 5 minuti, pur mantenendo inalterate molto delle caratteristiche del sound del gruppo. Addirittura hanno parlato del loro disco più “pop”.

Old Fangs ricorda molto i Black Sabbath, ma se avessero avuto Jon Lord alle tastiere, con la brava Amber Webber che affianca al solito organo con leslie una batteria di vecchi sintetizzatori che duettano con la chitarra di Mc Bean come fanno le voci dei due cantanti e il tutto ricorda anche i vecchi Blue Oyster Cult delle origini, non so chi l’ha detto ma concordo, l’effetto è quello: Sabbath + BOC + Purple= Blue Mountain.

Radiant Hearts (sempre con le voci all’unisono) ci riporta agli amici del Dirigibile, quelli più folk ma anche a certa psichedelia più morbida.

Rollercoaster è vecchio sano hard rock con tutti i suoi piacevoli cliché mentre Let Spirits Ride pure ma qui siamo in puri territori alla Black Sabbath e se McBean e Webber non possono rievocare la vocalità del vecchio Ozzy, dal lato strumentale ci danno dentro alla grande per non fare rimpiangere Iommi & Co.

Buried By The Blues è una bella ballata di stampo folk-rock che ricorda certi luminari dei primi anni ’70 con ottimi risultati, le due voci si completano a vicenda e Amber Webber conferma la sua crescita esponenziale nell’ambito degli equilibri del gruppo.

The way to gone è più psichedelica, con le sue chitarre acide e taglienti mentre in Wilderness Heart la voce della Webber assume tonalità alla PJ Harvey miste al classic rock della “vecchia” Sonja Kristina dei Curved Air (la signora Stewart Copeland!), la musica sta a cavallo tra il vecchio rock e qualche “tentazione” alla White Stripes.

The Space on Your Mind è un’altra piacevole ballata tra pop e folk molto sognante (con un ritornello che mi ha ricordato vagamente Wonderful Life di Black, giuro) mentre la conclusione è affidata alla cupa atmosfera folk epica di Sadie.

In definitiva un bel dischetto, non mi dispiace per niente.

Bruno Conti

Solo Del Sano Buon Vecchio Rock! Black Mountain – Wilderness Heartultima modifica: 2010-09-02T18:59:00+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo