A Volte Ritornano. E Alla Grande! – Southside Johnny And The Asbury Jukes – Pills and Ammo

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Southside Johhny And The Asbury Jukes – Pills and Ammo – LeRoy Records/Evangeline-Floating World Records/Phantom Rec.

Lo so che ho già usato quel titolo tre volte, ma quando ritornano, ritornano! E se ritornano in questo modo non si possono usare altri termini. Il disco è S.T.R.E.P.I.T.O.S.O, il migliore dai tempi di Better Days (anche se Grapefruit Moon, l’ultimo, dedicato alle canzoni di Tom Waits era ottimo, ma non era un disco con i Jukes) e compete anche con il meglio della sua produzione anni ’70. Alla faccia dei suoi 61 anni, Southside Johnny è più in forma che mai e come lui, molti altri “terribili vecchietti” che stanno pubblicando dei dischi che confutano la teoria che il meglio sia ormai alle spalle, direi che The Best Is Yet To Come!

Un breve intermezzo. Questo disco ha una storia travagliata: in pratica sarebbe (è già) uscito dal mese di luglio almeno sul sito di Southside Johnny product&product_id=138, per la sua etichetta Leroy Records in formato Cd e per il download ma solo per il mercato interno americano, mentre uscirà, credo, il 14 settembre in Usa per la Phantom e in Europa il 21 settembre per la Evangeline/Floating World, quindi Ird, come i precedenti (ma magari anche prima, qui lo dico e qui lo nego).

In questo nuovo disco ad accrescere le aspettative (ma l’ho sentito, eccome se l’ho sentito!) c’è il ritorno di Bobby Bandiera (in prestito dai Bon Jovi versione live, grandi amici) e l’arrivo, sempre in prestito, come nel calcio attuale, di Andy York il chitarrista della band di Mellencamp e quindi la creazione di un gruppo a trazione chitarristica per l’album più rock della carriera di Southside Johnny come lui stesso ha dichiarato in alcune interviste.

Ma i fiati ci sono (La Bamba e soci), c’è il suo immancabile partner, tastierista e co-autore Jeff Kazee che ha scritto con lui molti dei brani contenuti in questo Pills And Ammo, oltre a curare la produzione, c’è Shawn Pelton alla batteria (quello che si era seduto sullo sgabello della band di Springsteen nell’interregno della E Street Band ma anche titolare al Saturday Night Live). Non ci sono Springsteen e Miami Steve purtroppo, ma per mantenere un segno di continuità c’è l’immarcescibile Gary Us Bonds in Umbrella in my drink, un brano dove fiati, mandolino e le voci dei protagonisti sembrano essere stati estratti di sana pianta da un brano dell’ultimo John Hiatt tanto la voce dei due si assomiglia.

Già la voce. Vissuta e logorata da tanti anni di onorata carriera ma proprio per questo capace di mandarti ancora il classico brividino lungo la schiena. Anche lui, come molti, ha dichiarato di essere stato influenzato (oltre che dal soul e dal R&R, in tutte le loro forme) dai Rolling Stones, soprattutto quelli del periodo del suo disco preferito, Sticky Fingers (quindi il rock a due chitarre ma anche i fiati, gli accenni country e l’immancabile Blues) più che di Exile On main Street. Anch’io andrò contro corrente, ma preferisco Sticky Fingers anche se Exile On Main Street rimane un disco eccezionale, una bella lotta. Fine della digressione.

E quindi per passare dalle parole ai fatti il disco si apre con una Harder Than It Looks dove al clavinet di Kazee si aggiungono subito le chitarre di Bandiera e York, che riffano e fanno brevi assoli mentre si rispondono dai canali dello stereo gli immancabili fiati, una batteria dal ritmo implacabilmente rock presa pari pari dal canone di Charlie Watts. Sembrano gli Stones di quell’epoca d’oro.

Cross That Line rilancia, con un Southside Johnny devastante che ricorda il compianto Willy DeVille più “cattivo”, quello dei Mink De Ville più tirati degli inizi, oltre naturalmente agli Stones già citati, all’ennesima potenza, con una slide minacciosa e i fiati come aggiunta vincente, il coretto femminile fa il suo lavoro, “strepita” alla grande dietro alla voce del nostro amico.

Woke Up this Morning con armonica e slide che duellano intorno ad un’altra convincente prestazione vocale di Southside è un bluesaccio di quelli tirati e credibilissimi.

Lead Me On è uno di quei classici brani che hanno costruito il repertorio e la reputazione di Southside Johnny, cantato con superba nonchalance e facilità, in un modo che ad altri richiederebbe settimane di studio per cercare di creare una “spontaneità fasulla”, ma d’altronde con quel contorno di pianoforte, voci femminili, la solita slide è perfino facile creare della musica così bella, potremmo definirla una ballata mid-tempo?

Heartbreak City è un’altra sparatissima variazione sul tema Riff and Roll dell’album, con l’aggiunta di una voce femminile che supporta alla grande quella del “titolare” mentre tutti, chitarre, fiati e tutto il cucuzzaro sono impegnatissimi. Strange Strange Feeling è un altro esempio di quella felice fusione tra R&B, Soul e Rock che è sempre stata la musica degli Asbury Jukes.

Di Umbrella In My Drink abbiamo già detto, One More Night To Rock potrebbe aggiornare i vecchi adagi sul “Play All Night Long” con un ritmo travolgente, l’armonica in evidenza, una voce femminile in pieno trip alla Gimme Shelter (e trattandosi di Lisa Fischer,anche lei in prestito, ma dagli Stones stessi, si capisce perché), i fiati impazziti e un grintoso assolo di chitarra e la voce di Southside Johnny agli splendori dei Better Days watch?v=2YReDFe5GOc

Una pausa dal piedino impazzito è offerta dalla blues ballad con licenza soul di Place Where I Can’t Found con un basso pulsante (John Conte) e retrogusti gospel, praticamente uno scherzo per questo signore cresciuto a “Pane e RB”.  Ma è subito tempo di Rock and roll con una vorticoso omaggio alla musica di Jerry Lee Lewis e Little Richard, Keep On Moving, un titolo, un programma, con chitarra e piano che fanno la gara a chi va più veloce assisti dalla solita impeccabile sezione fiati.

Southside Johnny è rimasto uno degli ultimi grandi cantanti bianchi capaci di cantare il soul e il blues come un nero e lo dimostra alla grande anche nella travolgente cavalcata che risponde al nome di You can’t Bury me altra perla di questo sorprendente album (un altro era il già citato gitano Willy Deville ma anche il recente disco di Peter Wolf si muoveva su queste coordinate, soul e Stones d’annata).

In Thank You volutamente lascia trasparire nella voce lo scorrere del tempo, una ballata “strappata” e malinconica che chiude alla grande questo grande ritorno ai fasti del passato. Ora sta a voi non farvelo scappare!

Bruno Conti

A Volte Ritornano. E Alla Grande! – Southside Johnny And The Asbury Jukes – Pills and Ammoultima modifica: 2010-09-08T12:05:00+02:00da bruno_conti
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