Un Cantautore Cuoco Dal Minnesota. Ben Weaver – Mirepoix And Smoke

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Ben Weaver – Mirepoix And Smoke – Bloodshot records – 19-10-2010

Quando guardo la pigna di CD che si accumula accanto al lettore (tra promo, advance e CD usciti) non so mai cosa scegliere e mi affido all’istinto e decido all’ultimo istante oppure se qualcosa mi incuriosce: è stato il caso di questo nuovo album di Ben Weaver, il suo settimo e secondo per la Bloodshot. Già il titolo mi aveva incuriosito ma non avevo potuto approfondire visto che l’Advance della Bloodshot ha solo i titoli dei brani e quindi ho fatto delle ricerche in rete.

Intanto il mirepoix (detto volgarmente da un non esperto di cucina) è un insieme di verdure tagliate a piccoli quadrettini che viene utilizzato nella cucina francese ma anche ovunque nel mondo. Quindi perché diavolo un cantautore di Minneapolis (una della twin cities) l’ha messo nel titolo del suo nuovo disco?

Perché nel frattempo Ben Weaver si è trasformato in un cuoco, anzi meglio aiuto cuoco (Prep Cook come dicono gli americani). Dopo l’uscita del suo ottimo album del 2008 The Ax In The Oak (sempre titoli particolari per il nostro amico che ha anche scritto due libri di poesia e si appresta a pubblicarne un terzo, da qui i paragoni con Leonard Cohen), che era un disco più complesso, arrangiato e prodotto dal solito Brian Deck, appena citato per l’album di Nathaniel Rateliff ma anche per Califone e Iron and Wine watch?v=dxt6KdyhBsI. Molto bello, ma pare che avesse prosciugato la vena creativa di Weaver che si è trovato di fronte a un blocco compositivo, nuove canzoni non ne arrivavano ma bisogna pur mangiare.

Quindi quale poteva essere un lavoro creativo che avrebbe potuto sbloccare questa impasse? Evidentemente portato per la materia ha deciso di darsi alla Cucina e per un anno e mezzo ha lavorato in un paio dei migliori ristoranti di Minneapolis (quindi era bravo anche in questa disciplina) e lavorando tra pentole e tegamini ha anche ritrovato l’ispirazione.

Il risultato è questo Mirepoix and Smoke, che è un disco totalmente acustico, solo chitarra o banjo e voce, con l’aiuto di Erica Froman (che sinceramente non conosco) alla seconda voce e piano. Le similitudini con Steve Earle, Greg Brown e il già citato Cohen con questo approccio folk, minimale e vagamente bucolico ovviamente si accentuano (preciso per l’ennesima volta che i nomi che vi lancio sono semplici suggestioni, impressioni ricavate dall’ascolto e che aiutano anche chi ha un minimo di cultura musicale a districarsi tra i “presunti” ispiratori del cantante o gruppo in questione senza volere significare una tendenza al plagio o alla mera copiatura.

Nove brani per poco più di ventinove minuti ma il risultato mi soddisfa: dall’iniziale, scarna Grass Doe (ma quale brano non lo è?), con la bella voce di Ben Weaver contrappuntata da quella sottile della Froman ricorda moltissimo la poetica del primo Leonard Cohen con qualche sfumatura anche alla Drake (Nick ovviamente), veramente molto bella nel riaggiornare la vecchia scuola del folksinger di pregio, una razza in parziale estinzione.

City Girl è ancora più minimale, sostituisce la chitarra acustica del brano precedente con un solitario banjo ma non perde un briciolo di fascino, sempre con quella seconda voce femminile a sottolineare la voce di Weaver e anche una rudimentale batteria a dare un tocco di vivacità alle procedure nella seconda parte del brano. Drag The Hills con la voce posta volutamente in secondo piano rispetto al banjo nel mixaggio sembra provenire da qualche lontano accampamento nella prateria.

Tornano fortissime le impressioni del grande canadese nella raffinata East Jefferson mentre While I’m Gone di nuovo voce e banjo ricorda quel suono primitivo di certi brani della Nitty Gritty dei tempi d’oro o la musica dei monti Appalachi, old-time mountain music potremmo definirla, nella pura tradizione della canzone popolare americana.

Maiden Cliff dal tempo leggermente più movimentato, ma sempre incentrata sul suono del banjo e delle voci di Weaver e in seconda battuta della Froman che aggiunge il suo pianoforte alle procedure e alle atmosfere che rimangono rarefatte ma piacciono per quello. Devo dire che l’effetto di ascoltare un giovane Cohen in alcuni momenti è impressionante, ma un erede potrebbe essere necessario, un brano come Split Ends lascia ben sperare per il futuro. 22 Shells ha qualche vicinanza d’elezione con il folk inglese e nelle sue tematiche può ricordare anche il sound, se non la voce glabra di Greg Brown, uno dei grandi interpreti della canzone d’autore americana degli ultimi trent’anni.

La conclusione è affidata a Rooster’s Wife ancora con la profonda, risonante e affascinante voce di Ben Weaver in bella evidenza.

Direi che il mestiere di cuoco può tenerlo di riserva per i tempi più duri, per il momento meglio come cantante, anche se non ho assaggiato i suoi manicaretti, non si può mai sapere!

Bruno Conti

Un Cantautore Cuoco Dal Minnesota. Ben Weaver – Mirepoix And Smokeultima modifica: 2010-10-04T19:03:00+02:00da bruno_conti
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