Così Non Ne Fanno Più Molti! Rory Gallagher – The Beat Club Sessions

rory gallagehre.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Rory Gallagher – The Beat Club Sessions – Capo/Eagle Records/Edel

Rory Gallagher è stato sicuramente una delle figure più carismatiche della scena musicale blues-rock Britannica (irlandese per la precisione) dalla fine degli anni ’60 quando esordiva con i Taste, un grande power-trio nato sulla scia dei Cream e poi come leader di un gruppo che ha portato il suo nome fino alla sua prematura morte avvenuta nel 1995 per le complicazioni in seguito ad un’operazione per sostituire il suo fegato distrutto da anni di problemi con l’alcol.

Gallagher era una specie di eroe nazionale in Irlanda, per valutarne la portata basta ricordare che il giorno della sua morte tutte le televisioni nazionali sospesero le trasmissioni per dare la notizia della sua morte (BBC compresa) e i funerali furono trasmessi in diretta nazionale. Rory Gallagher è stato sicuramente uno dei musicisti bianchi che meglio hanno applicato la lezione del blues alle scansioni del rock realizzando, soprattutto nei primi anni, una serie di album che ancora oggi rimangono tra le cose migliori mai uscite nell’ambito di quel genere definito per convenzione rock-blues: dischi come i 3 dei Taste e tra la produzione solista, il primo omonimo, Deuce, Blueprint e Tattoo, e i fantastici Live In Europe e Irish Tour sono quasi indispensabili per chi è un appassionato di Blues(rock) e di chitarra in particolare.

In possesso di una tecnica irruente, torrenziale, quasi rude ma capace anche di grandi virtuosismi alla slide e con la chitarra acustica, Gallagher è stato sicuramente uno dei dieci più grandi chitarristi nella storia del genere. Dal vivo soprattutto era quasi irrefrenabile, una vera forza della natura, con i suoi immancabili camicioni di flanella spesso a quadrettoni rossi e neri (così l’ho visto al Lirico di Milano nel 1971), la sua Fender scrostata e arrugginita ma con un suono unico da cui era in grado di ricavare un torrente di note, la sua voce cruda e appassionata, i suoi concerti erano degli eventi per chi vi assisteva. Negli anni successivi alla sua scomparsa è già stato pubblicato del materiale inedito: penso al doppio disco delle BBC Sessions ma anche al DVD Live At Montreux e al cofanetto triplo di DVD che raccoglieva le sue partecipazioni al mitico Rockpalast. Il Beat Club era la trasmissione che ha preceduto il Rockpalast, registrato negli studi di Brema tra il settembre 1965 e il dicembre 1972 ha visto transitare nei suoi studi la storia della musica rock, da Jimi Hendrix ai Led Zeppelin, passando per Santana, Who e mille altri, spesso in playback ma molte volte anche in performances dal vivo inedite.

Questo CD di Gallagher raccoglie il meglio delle sue tre apparizioni nella trasmissione tra il maggio del 1971 e il dicembre del 1972: accompagnato dai fidi Gerry McAvoy al basso e Wilgar Campbell alla batteria sciorina il meglio dei suoi primi due dischi di studio, 10 originali e due cover per un totale di 12 brani. Esiste anche una pubblicazione gemella in doppio DVD che oltre a questi brani dal vivo contiene un secondo dischetto con la storia della sua carriera, si chiama Ghost Blues.

Tornando al CD, diciamo che è strepitoso, dalla partenza sparatissima con una scatenata Laundromat, uno dei suoi cavalli di battaglia, con la chitarra che fischia, urla e strepita con il suo sound inconfondibile e poi l’ottima Hands Up molto raffinata, quasi jazzata in alcuni passaggi chitarristici e ancora l’eccellente Sinnerboy dalla partenza in sordina che poi si scatena in un’orgia di slide guitar che nulla ha da invidiare a vituosi come Winter, Cooder o Landreth, anzi! Una pausa acustica con Just The Smile dove le sue origini irlandesi si palesano e il blues con armonica di I Don’t Know Where I’m Going e poi un fantastico slow blues come I Could’ve Have Religion ancora con la slide in overdrive. Used to Be è un altro di quei blues-rock riffatissimi che erano il suo marchio fabbrica, imperdibile mentre In Your Town con la sua andatura boogie era un altro dei suoi brani più noti, qui in una versione devastante ancora con il suono della slide a dettar legge mentre la ritmica macina ritmi forsennati.

Should’ve Learned My Lesson è uno slow blues che, anche in questo caso, non ha nulla da invidiare a quel capolavoro che si chiama Since I’ve been Loving You che trovate sul terzo capitolo degli Zeppelin, entrambi sono dei miracoli di equilibri sonori e virtuosismo nell’ambito del blues, senti che roba!

Crest of a wave è un’altra grande canzone, questa volta rock puro, mentre Toredown è uno dei classici con cui si sono misurati i grandi della chitarra e Messin’ With The Kid, altro cavallo di battaglia, uno dei pezzi blues-rock più irresistibili di tutti i tempi.

Da non perdere!

Bruno Conti

Così Non Ne Fanno Più Molti! Rory Gallagher – The Beat Club Sessionsultima modifica: 2010-10-11T19:42:00+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo