IL Primo Disco Da Solista Di Jerry Garcia Con Howard Wales – Hooteroll + 2

Hooteroll.jpgjam and spoon.jpg220px-Bitches_brew.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Jerry Garcia Howard Wales – Hooteroll? + 2 – Douglas Records

Per iniziare, una curiosità! Se vi pare di notare delle somiglianze nelle copertine qui sopra è perché ovviamente ci sono. La copertina di Garcia e di Jam & Spoon è lo stesso dipinto di un artista che si chiama Abdul Mati Klarwein, si chiama St. John. Lo stesso pittore ha curato anche la copertina di Bitches Brew e, sì, se vi si è accesa qualche lampadina anche quella, sempre bellissima, di Abraxas dei Santana e di mille altre artisti. Se volete dare un’occhiata qui #, il suo sito si chiama The Life And Art of Mati Klarwein, “il più famoso artista sconosciuto”.

Quando, nel 1971, uscì (sempre per la Douglas Records) la prima versione di questo disco, Hooteroll?, Jerry Garcia con i Grateful Dead aveva appena terminato quel percorso più vicino alla forma canzone che era culminato in Workingman’s Dead e American Beauty e si apprestava a pubblicare il famoso doppio dal vivo omonimo dei “teschi e delle rose” a cui avrebbe fatto seguito il triplo Europe ’72. Questo per inquadrare il periodo storico in cui ci troviamo.

Ma Garcia era un “bulimico” della musica, doveva sempre provare e suonare, non riusciva a stare fermo, se un vero bulimico lo trovi in piena notte davanti a un frigorifero con in mano un barattolo di Nutella, Jerry in quegli anni, almeno tutti i lunedì, girava per club (già del 1968-69) con Howard Wales e altri amici improvvisando esibizioni e jam per la gioia di chi poteva assistere. Questo disco, che devo dire ricordo vagamente ai tempi, nasce in piena era jazz-rock (o fusion se preferite, quando non era ancora un termine ambiguo) ed è antecedente al primo disco solista di Jerry Garcia (The Wheel). Quelli erano gli anni di Bitches Brew e della Mahavishnu Orchestra ma anche dei Nucleus e Soft Machine in Inghilterra, in America c’erano anche i primi Chicago (quelli bravi), i Blood, Sweat & Tears, i Dreams di Billy Cobham. Tutti gruppi che fondevano jazz e rock spesso con lunghe improvvisazioni strumentali dove il gusto per la jam era molto presente.

Un campo ovviamente fertile per Garcia, sempre grande amante e “curioso” verso tutti i tipi di musica. Quando il produttore Alan Douglas (quello dei “pasticci” postumi di Hendrix ma anche lo scopritore dei Last Poets) pubblicò la prima versione di questo disco per la sua etichetta, la circolazione del disco fu alquanto clandestina e anche la ristampa in CD per la Rykodisc del 1987 con una bonus ma un brano tolto non ha scosso il mondo come probabilmente non succederà per questa versione “definitiva” che ripristina i nove brani originali più due canzoni incise dal vivo nel 1972, ma farà la gioia degli amanti dell’opera omnia del buon Jerry.

Si tratta di nove brani strumentali di lunghezza variabile e dove confluiscono mille stili: c’è il jazz-rock quasi puro, e inconsueto per Garcia alle prese con una chitarra con wah-wah (che poi ritorna varie volte nel corso del disco) di Morning In Marin, dove sul tappeto sonoro della batteria di Bill Vitt e il basso di John Kahn (che sarebbero diventati compagni inseparabili nella Jerry Garcia Band), il sax di Martin Fierro, un veterano della Bay Area, le tastiere elettriche di Howard Wales e la chitarra di Garcia si intrecciano in sonorità frenetiche che qualcosa devono ai nomi citati all’inizio in ambito jazz-rock. Da Bird Song, con piano, flauto e una chitarra acustica devia verso sonorità quasi pastorali su cui si innesta anche la pedal steel di Garcia, gentile e sognante. South Side Strut più funkeggiante ricorda anche le tematiche che poi il nostro barbuto amico avrebbe esplorato nella band con Merl Saunders, qui la chitarra comincia a viaggiare più spedita e sicura. Up From The Desert nuovamente sognante e lisergica ci riporta a temi più cari ai Grateful con le tastiere liquide di Wales che sottolineano la chitarra di Jerry.

A Trip to What Next a cavallo tra temi quasi latineggianti e derive fiatistiche alla B.S.&T. poi si assesta su sonorità jazzate un po’ irrisolte, tradotto per il volgo un po’ una mezza palla, un brano che abbassa la qualità dell’album, ma in un disco di jam sessions improvvisate ci sta. DC-502 ci riporta al Garcia che conosciamo e amiamo con la sua chitarra e l’organo di Wales che improvvisano giocosamente su una ritmica pimpante mentre One A.M Approach già dal titolo ha un suono più “notturno”, solo chitarra e tastiere quasi vicino al sound dei gruppi tedeschi di quegli anni, che peraltro tanto dovevano alle improvvisazioni dei Grateful Dead. Uncle Martin’s è di nuovo brillante e ritmata con il wah-wah di Garcia che si intreccia nuovamente con l’organo di Wales. Conclude(rebbe) le operazioni Evening in Marin che è una ripresa rallentata di alcuni temi già esplorati in altri brani con la chitarra che si libra creativa sul tappeto sonoro creato dagli altri musicisti.

In effetti poi ci sono le due bonus che sono abbastanza differenti dal resto del disco: per cominciare sono dal vivo, la formazione a parte Wales è completamente diversa e i brani sono cantati. She Once Lived Here è un vecchio pezzo country, bellissimo, dal repertorio di George Jones, cantato con gusto e trasporto da Jerry che ci regala anche un assolo molto misurato mentre Sweet Cocaine è un lungo slow blues, più di dodici minuti, cantato con grande impegno dal bassista Roger “Jelly Roll” Torres, e ricorda molto i pezzi dei Grateful Dead quando Pigpen prendeva il sopravvento. Molto bello e con la chitarra di Jerry Garcia in grande spolvero. Un tassello mancante di buona qualità che viene (re) inserito nell’opera omnia del californiano.

Bruno Conti

IL Primo Disco Da Solista Di Jerry Garcia Con Howard Wales – Hooteroll + 2ultima modifica: 2010-11-15T15:12:00+01:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo