Una “Semina” Fruttuosa Dal Passato. Emtidi – Saat

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Emtidi – Saat – Pilz 1972

Un tutto nel passato! Questo è sempre stato un disco che mi è piaciuto moltissimo, sin dalla sua prima edizione in vinile con copertina apribile su etichetta Kosmische Kourier distribuzione Pilz/Basf (ebbene sì la Basf in quegli anni faceva anche dischi oltre a nastri a go-go). E uno che ho cercato in Cd per parecchio tempo senza trovarlo poi quando avevo rinunciato (da un po’ di anni) improvvisamente l’ho visto in alcune liste tedesche e ho rinnovato la conoscenza.

Devo dire che risentito oggi mi sembra meno entusiasmante di quanto lo ricordavo ma comunque sempre un bel disco. Si tratta dell’opera seconda di un gruppo formato dal tedesco Maik Hirschfeldt e dalla canadese Dolly Holmes, inutile vi dica chi è la “più brava dei due”.

Genere Musicale? Bella domanda: vista l’epoca, l’etichetta, la provenienza viene quasi sempre catalogato nel kraut-rock o al limite nel progressive, sezione musica elettronica ed indubbiamente degli elementi ci sono ma io lo definirei kraut-folk (si può?) o folk progressivo ma con ampie iniezioni di quel rock spaziale e visionario che in quegli anni Grace Slick e Paul Kantner “esploravano” con i primi Jefferson Starship in dischi straordinari come Blows Against The Empire e Sunfighter e, più in sordina, sulla loro etichetta Grunt un gruppo come gli “1! con un disco Come che univa episodi pastorali a rock vigoroso il tutto con la voce di Reality D. Blipcrotch (un nome, un programma) in grande evidenza, ma questa è un’altra storia.

Torniamo a questo Saat (che non sapendo il tedesco avevo verificato voler dire Semina, mentre Emtidi non ho mai scoperto cosa voglia dire):il disco consta di sei brani di lunghezza variabile, una quarantina di minuti di musica che unisce le chitarre acustiche 6 & 12 corde di Hirschfeldt, che suona anche dei primitivi Synth, il basso e occasionalmente la chitarra elettrica, con le tastiere multiple della Holmes, piano, piano acustico, organi vari, mellotron, perfino una spinetta elettrica dal suono che ricorda il clavicembalo.

Sul tutto si libra la voce angelica di questa brava musicista canadese dall’impostazione folk (molto presente nel primo album) ma capace di vocalizzi particolari che richiamano Annie Haslam dei Renaissance e voci folk come Jacqui McShee e Maddy Prior, cristallina e “particolare”allo stesso tempo, una antesignana delle Loreena McKennitt a venire (sono entrambe canadesi).

Il brano d’apertura, Walkin’ In The Park dopo una breve introduzione di chitarre acustiche (con un piccolo phasing) e piano elettrico si incentra subito sull’affascinante voce di Dolly Holmes che, con un leggero vibrato, declama versi che sentiti oggi suonano anche ridicoli con la loro enfasi semi-hippy “Don’t Sit On The Grass, It’s Too Cold For Your Ass”, bella rima! Ma la musica e l’intreccio delle voci (nel frattempo si è unito anche il buon Maik, che più che cantare declama un po’ alla Kantner) è affascinante. Nella seconda parte, strumentale, dove si sente la mancanza di una batteria, i due, nondimeno, improvvisano un bel passaggio quasi psichedelico, con la chitarra ingenua di Hirschfeldt passata attraverso un phasing molto d’epoca, le tastiere, un basso marcato, un tamburello e le acustiche di sottofondo. Piacevole e pastorale.

La successiva Traume è basata su un arrangiamento di sintetizzatori e tastiere varie con qualche effetto speciale e la voce della Holmes che gorgheggia deliziosamente a livello corale senza un testo definito, solo improvvisazioni vocali. Suggestiva

Touch The Sun con i suoi 12 minuti è il capolavoro dell’album (se vogliamo definirlo così): un brano dove la fusione tra folk ed elettronica raggiunge i risultati migliori. Su un tema ricorrente di synth (o è un mellotron?)che sale e scende (alla Tangerine Dream primo periodo) si innestano, man mano, vari altri strumenti, prima quella sorta di spinetta che dà un idea sonora quasi spaziale, poi la chitarra elettrica con un leggero wah-wah e la voce lontana ed evocativa della Holmes, poi entrano le chitarre acustiche che ricordano i brani a guida Lake degli EL&P, e la voce sale in crescendo a creare una melodia di chiara derivazione folk molto efficace e coinvolgente. La parte centrale, quasi classicheggiante segna un ulteriore cambio di tempo, rallenta e riaccelera sulla spinta di quella sorta di spinetta, del basso elettrico e di divagazioni quasi tzigane dei vari strumenti per poi tornare al tema acustico iniziale con grande spazio sia per la voce che per le tastiere elettroniche. Molto bello e quasi unico.

Love Time Rain è proprio un brano folk, breve, di chiara derivazione celtica, molto vivace con piano e chitarre acustiche a sottolineare la bella interpretazione vocale. Saat è un altro brano molto bello, ancora di stampo folk, con richiami agli Incredible String Band e agli Amazing Blondel, Hirschfeldt canta quasi bene supportato dalla voce della Holmes, siamo a cavallo tra Medio Evo e Oriente (non in Medio Oriente, così vi risparmio la battuta). Ottimo ed abbondante il lavoro delle chitarre acustiche che crea sonorità affascinanti e ricercate.

Conclude Die Reise, anche questa oltre i 10 minuti, l’unico brano in tedesco, più che cantato declamato con piglio marziale da Maik Hirschfeldt, poi fortunamente entrano i vocalizzi della Holmes che arricchiscono il brano e alle chitarre acustiche, si aggiungono un piano elettrico, il mellotron e poi i sintetizzatori e l’organo, che improvvisano una lunga sezione strumentale. Meno valido di Touch The Sun ma sempre interessante e vario.

Se volete un consiglio, un pensierino ce lo farei, potrebbe essere una bella sorpresa, resa più piacevole dalla ricerca.

Bruno Conti

Una “Semina” Fruttuosa Dal Passato. Emtidi – Saatultima modifica: 2010-12-05T19:13:00+01:00da bruno_conti
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