Disco Del Mese! Cowboy Junkies – Demons

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Cowboy Junkies – Demons – The Nomad Series Volume 2 – Latent Recordings – Proper Records & Razor & Tie 14/02/2011

Questa volta i Cowboy Junkies hanno fatto centro pieno, se il primo episodio delle Nomad Series Remnin’ Park era un buon album con delle punte di eccellenza, per esempio la canzone che dà il titolo al disco, questo nuovo Demons si avvicina molto al capolavoro, è comunque un “labour of love” come lo hanno definito loro, un omaggio alla musica e alle visioni di quel particolare e unico artista che è stato Vic Chesnutt, scomparso il giorno di Natale del 2009.

Vic Chesnutt ha lasciato un testamento discografico che comprendeva ben 17 dischi quindi il bacino dove i Cowboy Junkies hanno potuto attingere per registrare questo tributo era molto ampio ma direi che la scelta dei brani è risultata molto azzeccata come pure la loro realizzazione. Facendo un passo indietro, già nel 1996 molti artisti tra i più validi e/o conosciuti avevano partecipato alla registrazione di un album Sweet Relief II:Gravity Of The Situation che si proponeva di raccogliere fondi per pagare le cure mediche relative alla malattia di Chesnutt che era su una carrozzina a rotelle, semiparalizzato da un incidente automobistico avvenuto nel 1983 che gli aveva lasciato come conseguenza anche un limitato uso delle mani ma la cui intelligenza, arguzia, ironia, anche cruda amarezza perfino un buffo umorismo nero, non lo aveva mai abbandonato. In quel tributo c’erano, fianco a fianco i R.e.m., gli Smashing Pumpkins, le Indigo Girls, Nancy Griffith, Mary Margaret O’Hara, i Soul Asylum e i Garbage, perfino Joe Henry con sua cognata Madonna ma non i Cowboy Junkies. Probabilmente quel disco da solo ha venduto più di tutta la discografia di Chesnutt che, pensate, si stima abbia venduto 100.000 copie di tutti i suoi album.

Il gruppo canadese aveva già pensato in passato, più volte, di fare un album tutto dedicato alle canzoni del cantautore di Athens, Georgia ma avevano abbandonato il progetto non sentendosi pronti anche se la loro amicizia con Chesnutt era culminata nella sua partecipazione alla realizzazione di Trinity Sessions Revisited il disco del 2007 che riviveva i fasti del più bel disco della loro discografia. In quell’occasione si era parlato di ulteriori collaborazioni che non sono potute avvenire a causa della scomparsa di Vic.

Quando i Cowboy Junkies hanno pensato a questa tetralogia della Nomad Series un disco di cover era già previsto, si trattava di scegliere l’argomento e il primo candidato era stato Townes Van Zandt con la cui musica i Junkies avevano una profonda empatia (ricambiata dal cantautore texano che ha dedicato loro perfino una canzone Cowboy Junkies Lament):alla fine la scelta è caduta sulle canzoni di Vic Chesnutt e i frutti di questo lavoro sono straordinari.

Il disco è, probabilmente, il loro più bello in assoluto, forse anche migliore di Trinity Sessions e comunque a livello qualitativo ci si avvicina tantissimo e questo avviene nel 2011 in cui il gruppo festeggia 25 anni dalla pubblicazione del primo album, raro caso di longevità; ma tre fratelli e un amico di famiglia evidentemente non faticano a coabitare nella musica (con l’eccezione dei fratelli Davies e Gallagher).

Partiamo dal fondo. Sul loro sito, oltre al disco principale, è disponibile anche un Bonus Disc con 7 brani sempre scritti da Chesnutt che si può scaricare per 5 dollari http://latentrecordings.com/cowboyjunkies/demons-pre-order/ e non sarà disponibile nella versione ufficiale nei negozi dal 14 febbraio. Orbene questo EP da solo sarebbe un buon disco ma con i (piccoli) difetti della loro discografia recente: un paio di brani fantastici ma poi altre canzoni di buona qualità ma senza quella scintilla particolare che divide una bella canzone da una canzone. In questo caso i brani eccellenti sono l’iniziale Stay Inside una intensa ballata nel loro stile unico, con la voce sussurrata e sensuale di Margo Timmins che viene sostenuta da quella di Andy Maize (un loro amico che Mike Timmins dice veniva utilizzato quando la sorella non era disponibile per registrare una sorta di traccia del brano e il cui contributo poi è rimasto in alcuni brani come seconda voce) e dalla chitarra distorta del buon Mike. L’altro brano ottimo è Sad Peter Pan una delle canzoni più personali di Chesnutt, triste e malinconica, viene presentata in un arrangiamento magnifico caratterizzato dal clarinetto dell’ospite Henry Kucharzyk che aggiunge una nota quasi crepuscolare alla interpretazione perfetta di Margo Timmins che negli anni ha aggiunto un’aura di maturità a quella voce inconfondibile che forse non è tra le più belle in assoluto ma sicuramente tra le più inconfondibili: la sua voce, come quella di Emmylou Harris o Natalie Merchant la riconosci subito, o quella di Lucinda Williams poi magari non è brava come, che so, Patty Griffin ma sai subito chi è!

Non è che il resto del dischetto faccia schifo, anzi, la versione quasi psichedelica, notturna di Old Hotel con le linee della elettrica di Mike Timmins in grande evidenza e la voce filtrata di Margo che si appoggia su un liquido piano elettrico sono sempre interessanti ma quasi più “normali” per loro.

A proposito di chitarre, l’iniziale Wrong Piano (e qui siamo nel disco ufficiale) si avvale di una parte chitarristica di Michael Timmins a dir poco strepitosa, se proponete ad un amico il consueto Blind test, la potreste spacciare per l’incipit di un brano di Neil Young e pure di quelli belli poi la canzone si sviluppa in un crescendo inarrestabile, via via con la voce sicura di Margo, un organo circolare e ripetuto che aggiunge spessore al sound della band e di nuovo l’assolo finale di chitarra di Mike che dimostra vieppiù di essere diventato un ottimo solista. I due brani successivi sono addirittura magici. Flirted With You All MY Life (sul tema della morte, uno dei più ricorrenti nelle canzoni di Chesnutt) cantata in prima persona dalla Timmins, ma il testo cantato da una voce femminile che recita “I am a man” non risulta ambiguo o grottesco, anzi aggiunge pathos e poesia ad una versione dove la doppia tastiera piano-organo domina le sonorità del brano e ti proietta verso vette di grande intensità con il gruppo che regala una delle interpretazioni migliori della loro carriera. See You Around è una ballata perfetta propelsa da un basso rotondo e insinuante e da un organo maestoso che sostengono una interpretazione da 5 stellette di Margo Timmins che ritorna ai fasti di Cause Cheap Is How I Feel una delle loro canzoni più belle di sempre, veramente magnifica.

Con un inizio così è difficile fare meglio e infatti il gruppo si prende una pausa con l’interlocutoria Betty Lonely, una canzone jazzata, notturna ancora percorsa da quelle sonorità magiche dell’organo ma che secondo il sottoscritto è appena inferiore (pur rimanendo su livelli di eccellenza assoluta) ai tre brani che l’hanno preceduta, sempre cantata come Dio comanda ma manca qualcosa (tutto è soggettivo ovviamente). Square Room è addirittura maestosa nel suo andamento, degli archi in sottofondo, una acustica appena accarezzata e la voce che rende pienamente giustizia ad una delle più belle canzoni del canone di Chesnutt, triste e solitaria ma mai sconfitta la bravura dello sfortunato musicista viene a galla in canzoni come questa, di una bellezza quasi dolorosa. Ladle è un’altra cavalcata Younghiana con la chitarra psichedelica di Mike Timmins a disegnare percorsi quasi orientali e arabescati sul tessuto del brano con Margo che, in una delle rare occasioni, eleva la sua voce al disopra del consueto quasi sussurrar cantando. Tra l’altro la musica di Chesnutt non è estranea anche ai percorsi del rock, pensate ai due dischi pubblicati come Brute insieme ai conterranei Widespread Panic.

Per Supernatural il gruppo rispolvera un intrigante mandolino che guida le operazioni di un brano acustico e sommesso che segnala una oasi di serenità nel percorso dell’album. West of Rome era la title-track di quello che rimane, forse, il disco più bello di Chesnutt, prodotto da un grande ammiratore della sua opera, Michael Stipe che seppe ottenere in quell’occasione il meglio dal suo amico: questa versione è, ancora una volta, molto bella, leggermente narcotica com’è nelle corde dei musicisti canadesi ma molto intensa. Strange language è uno dei rari episodi minori di questo disco, bella ma sembra incompiuta rispetto al resto dell’album, improvvise esplosioni di organo e chitarra, addirittura una sezione di fiati, ma, al momento, non mi convince del tutto (poi ci ripenso, magari col tempo tutto cambia).

Ci avviamo alla conclusione con We Hovered With Short Wings un altro episodio notturno ancora caratterizzato dalla presenza di un clarinetto che aggiunge un tocco quasi cameristico alle sonorità rarefatte del brano che rimane sospeso sulla tenue vocalità della signora Timmins che nel finale si sdoppia brevemente nei due canali dello stereo. Prima dell’ultima canzone c’è un breve interludio con la voce di Vic Chesnutt registrata in qualche concerto mentre intrattiene il pubblico con il suo umorismo particolare ed autodeprecatorio: When The Bottom Fell Out è un brano breve e dolcissimo che conclude su una nota di ottimismo questo album, piano e organo e una sezione fiati quasi gioiosa in evidenza e un’altra bella prestazione di Margo Timmins, cosa volere di più per concludere in bellezza?

Scusate se mi sono un po’ dilungato, spero di non avervi annoiato, ma come ho detto in altre occasioni considerato che il Blog, ormai, lo gestisco io e posso farlo, in questo caso “Io può”!

Per concludere con tre parole. Gran Bel Disco!

Bruno Conti

Disco Del Mese! Cowboy Junkies – Demonsultima modifica: 2011-01-30T20:15:00+01:00da bruno_conti
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