Per Me Uno Dei N°1! Joe Bonamassa – Dust Bowl

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Joe Bonamassa – Dust Bowl – Provogue/Edel  22-03-2011 Prima Tiratura digibook 60 pages limited edition

Ovviamente il titolo è una parafrasi di un motto del “buon” Dan Peterson (“Amici sportivi e non sportivi” non c’entrava molto, che dite?) che mi sembra adatto per il nostro amico che attualmente è sicuramente uno dei numeri uno tra i chitarristi rock.

Ho scoperto che la musica “greve” mi piace, anche tagliata con l’ascia (che è lo strumento usato per tagliare gli alberi e il legno è un materiale “nobile”) e quindi questo Dust Bowl del buon Joe Bonamassa mi piace (il commento potrebbe sembrare criptico ma chi legge il Buscadero, che è il giornale su cui scrivo, capirà). Come spesso accade ultimamente avete l’anteprima gratuita qui sul Blog della recensione che uscirà sul numero di Aprile, ma anche per chi non legge o non ama la rivista ma apprezza questo Blog!

Tornando all’argomento, secondo Bonamassa himself questo è il suo album migliore in assoluto. Non so se sia vero ma secondo il mio parere personale mi sembra un album decisamente buono. Il genere di Bonamassa lo conosciamo tutti, è quel rock-blues chitarristico dai notevoli contenuti tecnici perché tutto si potrà dire ma non che non sia capace di suonare la chitarra. Anzi, è sicuramente uno dei 3 o 4 migliori chitarristi attualmente in circolazione, erede di quei guitar heroes che rispondono ai nomi di Clapton, Page, Beck, Hendrix, Kossoff (oppure inserite il vostro preferito); oltre a tutto il buon Joe oltre che musicista è anche un appassionato di musica e quindi conosce molto bene l’argomento che tratta, addirittura divulgando il blues nelle scuole per i più giovani. Per gli appassionati del genere è un appuntamento sempre gradito: lo scorso anno ha unito le forze con altri musicisti per l’escursione più hard dei Black Country Communion che aveva incontrato pareri difformi (come sempre d’altronde, in questo rapporto di odio e amore verso la sua musica).

Il disco precedente in studio ( a parte il fantastico Live alla Royal Albert Hall), The Ballad of John Henry non mi aveva particolarmente entusiasmato ma questo nuovo disco mi sembra decisamente migliore. Prodotto dal solito Kevin Shirley(Aerosmith, Black Crowes, il DVD Live dei Led Zeppelin, ma anche alcune tamarrate) e registrato in giro per il mondo mi sembra molto vario e con spunti sonori interessanti.

Si parte con il blues sporco di Slow Train introdotto dal ritmo di un treno che si avvicina e con un lavoro inconsueto alla slide di Bonamassa che dice di essersi ispirato sia a Blackmore che a Ry Cooder per il suono di questo brano registrato in quel di Santorini, Grecia, sempre gran lavoro di chitarra è! Dust Bowl ha un suono molto panoramico con la chitarra di Bonamassa (un vecchio modello di Barney Kessel) che ricorda certe atmosfere alla Morricone ma anche qualche tocco di folklore fornito dal suono del baglamas (uno strumento greco simile al mandolino).

Il terzo brano è la prima sorpresa: registrato in quel di Nashville, Tennessee nel vecchio studio di Chet Atkins è una bellissima cover di Tennessee Plates di John Hiatt con l’autore che la canta con Bonamassa (molto migliorato dal punto vocale ma lui stesso, umilmente, ammette di non poter competere con simili vocalists), ottimo il supporto alla seconda chitarra solista di Vince Gill che intreccia i suoi assoli con quelli di Joe, grande brano. The Meaning Of The Blues è un vecchio standard del genere scritto da Bobby Troup che anche Miles Davis aveva nel suo repertorio e qui rifatto un po’ alla Jeff Beck. Black Lung Heartache ancora con il suono del baglamas molto prominente è un brano dall’impianto prettamente acustico che ci riporta a certe sonorità folk alla Led Zeppelin III (con tutto il rispetto) per poi esplodere in un bel assolo nella seconda parte decisamente più elettrica.

You Better Watch Yourself è un vecchio brano di Walter Jacobs reso celebre da Buddy Guy a cui si ispira questa versione, tosta e tirata, rispettosa dell’originale ma con un bel wah-wah che la rivitalizza. The Last Matador of Bayonne è uno strano slow blues melodico non dissimile da certe cose tipiche del compianto Gary Moore, con un interessante lavoro della tromba di Tony Cedras che aggiunge pathos all’atmosfera del brano. Heartbreaker non è quella dei Led Zeppelin, ma è il classico brano rock dei Free di Paul Rodgers e Paul Kossoff che qui viene omaggiato con un assolo dal suono “grasso” che riprende le tonalità del grande chitarrista inglese, Glenn Hughes dà una mano come secondo vocalist. Un brano scritto da Michael Kamen e Tim Curry (quello del Rocky Horror Picture Show) non è sicuramente una scelta comune, ma questo slow blues tirato si avvale dei notevoli talenti vocali dell’ottima Beth Hart che si aggiungono a quelli del buon Joe per questo brano dall’impianto più commerciale anche se gli assoli sono gagliardi come di consueto. Dimenticavo il titolo, No love on the street.

The Whale That Swallowed Jonas ispirata dall’episodio biblico e questa volta con un vero mandolino viene dalle sessions di Nashville anche se il sound è leggermente più duretto rispetto al brano con Hiatt. Sweet Rowena è un brano di Vince Gill che se lo suona e se lo canta con Bonamassa che fa la seconda chitarra e voce ma potrebbe benissimo essere una canzone “perduta” di B.B.King. Conclusione affidata a Prisoner che ad un primo ascolto sembra uno slow blues (e lo è, anche) ma in effetti è una cover di un brano di Barbra Streisand, non l’avrei mai detto, non male comunque come tutto l’album peraltro, confermo, poi fate voi!

Bruno Conti

Per Me Uno Dei N°1! Joe Bonamassa – Dust Bowlultima modifica: 2011-03-16T19:54:00+01:00da bruno_conti
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