“Carneadi” Che Passione! Bill Johnson – Still Blue

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Bill Johnson – Still Blue – Bill Johnson Blues.Com autoprodotto

Questo Bill Johnson (da non confondere con l’omonimo pastore americano, guardate in Youtube) è uno degli ennesimi “carneadi” che popolano il sottobosco del blues e del rock Americano (Canadese per la precisione, in questo caso). Una lunga gavetta alle spalle “I am forty six years old, I believe  all you need is love,and I’m still blue”, così si presenta nelle note di questo CD che non è il suo primo ma quello che lo consacra in patria e lo farà conoscere (forse) in giro per il mondo.

Il suo è uno stile che prende da un blues molto laid-back ma caratterizzato da una chitarra dal suono limpido e nitido che ci regala assoli brevi e incisivi, tipo il JJ Cale più movimentato o il Clapton di metà anni ’70 con ampie spruzzate di bayou blues e più di una analogia stilistica, anche vocale, con il Chris Rea più vicino al blues quello che dimentica i torpori della sua musica più commerciale per risalire alle origini della musica del diavolo. E se volete, vi aggiungo che mi ha ricordato anche lo Steve Miller di certi dischi come Born 2b blue, per quella patina morbida che smussa gli angoli più taglienti del Blues.

Brani come Experience con un ottimo lavoro di slide o la ritmica Worked to death con le sue linee soliste pulite appoggiate da un organo mai troppo invadente sono assai piacevoli all’ascolto. Ma anche l’attacco quasi bayou alla Creedence dell’iniziale Fishing with your boots on denota una padronanza della materia molto pertinente. Habitual survivor con i suoi ritmi e le sue sonorità quasi alla Dire Straits primo periodo (e quindi di rimbalzo da un altro ammiratore dell’opera di JJ Cale come Clapton e Rea) conferma questo stile molto godevole che scivola senza grandi scossoni ma con gran classe.

C’è spazio anche per un bel slow blues come l’ottima Half the man e per lo shuffle di Old Les Pau Guitar ma senza sbattersi troppo, mi raccomando! Qualche cover di classe per chiudere il cerchio: la classica 300 Pounds of Heavenly Joy di Willie Dixon e l’ancor più celebrata King Bee alzano la temperatura Blues del disco di Bill Johnson mentre T-Bone Blues di T-Bone Walker ne evidenzia la perizia tecnica e lo stile molto misurato, dai toni jazzati in questo caso. C’è anche un finale tra barrelhouse e jazz con la deliziosamente demodè Remote Control Man che chiude l’album su una nota di assoluta leggerezza.

Insomma, non accenderà il fuoco sotto i vostri sederi, per usare una analogia un po’ colorita, ma tre quarti d’ora di buona musica sono garantiti.

Bruno Conti

“Carneadi” Che Passione! Bill Johnson – Still Blueultima modifica: 2011-03-17T18:43:00+01:00da bruno_conti
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