Scusate Se Insisto! Ma E’ Proprio Brutto. Anche Se… Doug Gray – Soul Of The Soul + Larry Carlton

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Come promesso ecco le ulteriori riflessioni sul disco di Doug Gray (che poi leggerete anche, forse, sul Buscadero) e no, non è un errore la copertina che vedete a fianco di quella dell’ex Marshall Tucker Band, è “l’anche se” dedicato a Larry Carlton…

Il CD, astutamente, nella sua “ragione sociale” riporta The Marshall Tucker Band’s (minuscolo) DOUG GRAY (maiuscolo): come a dire, hey fans della MTB questo è il disco solista del cantante del gruppo, ci sono pure loro! Infatti i nomi di Toy Caldwell, George McCorkle, Jerry Eubanks e Paul Riddle sono in bella vista, in cima alla lista dei musicisti presenti in questo mini album di 8 pezzi.

Ma, c’è un MA grande come un macigno, come una casa: non c’entra un tubo con i dischi della Marshall Tucker Band, neanche con i più brutti, quelli più commerciali, appunto quelli degli anni in esame. Siamo nel 1981, è morto da poco Tommy Caldwell, il gruppo è in pausa sabbatica e Doug Gray entra in studio per incidere un album solista, sotto la guida di Billy Sherrill (quello di George Jones e Tammy Wynette, Johnny Cash, Marty Robbins ma anche Ray Conniff, Andy Williams e Cliff Richard). Il produttore (e Gray che co-produce) si circondano di un gruppo di musicisti dove abbondano le tastiere, con ben due suonatori di synth in formazione, tali Cherry Sisters alle armonie vocali e arrangiamenti penosi, tipici di quegli anni, tra disco-music di seconda mano (altro che il soul citato nelle note di copertina), il rock FM annacquato che andava in quel periodo, non per nulla uno degli autori dei brani è un giovane Michael Bolton, ancora lungo crinito e prima della fase Pavarottiana che sarebbe seguita ma già letale nei suoi brani.

Doug Gray si lancia in falsetti arditi che avrebbero fatto felici i Bee Gees (c’è anche un brano omonimo che si chiama Guilty scritto da Bobby Whitlock non in uno dei suoi momenti di maggiore ispirazione). Avete presente i dischi di Boz Scaggs (ma i più brutti) o del Kenny Loggins più bieco con quelle batterie dal suono orrido, chitarre pseudo rock e coretti invadenti. D’altronde se questo disco non era stato mai completato ed è rimasto negli archivi della casa discografica 30 anni (ed era meglio se ci rimaneva) un motivo ci sarà pure stato.

Che altro posso dirvi, pensate ai dischi di Michael McDonald o dei Doobie Brothers di quel periodo (perché, forse, li conoscete), ma i più brutti, poi però peggiorateli in modo esponenziale e forse avrete un’idea di quello che vi aspetta. La ballata di Bolton Still Thinking of You è proprio l’esempio più fulgido, in senso negativo, di quanto detto. Se poi vi piace il genere o collezionate la Marshall Tucker Band però siete liberi di acquistarlo, almeno costa poco e dura anche poco, per fortuna, de gustibus!

Anche se…spendendo un po’ di soldini perché costa caro e si fatica molto a trovarlo potreste rivolgere le vostre attenzioni all’ultimo disco di Larry Carlton Plays The Sound Of Philadelphia (A Tribute To Kenny Gamble & Leon Huff) 335 Records.

L’etichetta è quella personale di Carlton e il disco, leggero e soffice, ma molto piacevole e ben suonato, è un tributo al leggendario Philly Sound, le ultime propaggini del soul più vellutato derivato da Stax, Motown e Hi Records e prima dell’avvento della disco music più becera. Parliamo dell’etichetta, quella degli MFSB, O’Jays, Billy Paul, Harold Melvin & The Blue Notes dove esordiva Theodore Pendergrass e tanti altri. Anche i Rolling Stones in anni recenti hanno ripreso dal vivo la loro (Gamble & Huff) irresistibile Love Train.

In questo album ce ne sono altre undici (di canzoni) e non tutte, nonostante il sottotitolo del CD, sono del noto duo di autori ma lo spirito musicale è quello. Pensate ai dischi degli anni ’70, i primi e migliori, di George Benson, per avere un’idea del genere, aggiungete la perizia strumentale di Larry Carlton (uno dei membri fondatori dei Crusaders), togliete la voce, perchè l’album è quasi completamente strumentale e avrete un disco gradevole, niente di straordinario ma un capolavoro se confrontato, in generi contigui, con quello di Gray. Parliamo di “fusion” mista a soul music con il pelato chitarrista californiano (ormai una sorta di gemello “postumo” separato alla nascita di James Taylor, almeno a livello fisico) che si circonda di alcuni ottimi musicisti a partire dal tastierista Paul Shaffer, una nutrita sezioni di fiati, uno stuolo di voci femminili che “gorgeggiano” à la Bacharach in alcuni brani mentre l’unico brano “vocale”, Drownin’ In The Sea of Love, è cantato dall’ottimo Bill LaBounty un cantante di culto dall’ugola di velluto molto apprezzato dai cultori del genere e assolutamente sconosciuto ai più!

Per il resto del disco Larry Carlton cesella una serie di assoli sulle note di brani inconfondibili da Could It Be I’m Falling In Love a Back Stabbers alla celeberrima if You Don’t Know Me By Now dove la solista di Carlton assume tonalità pefette. C’è anche I’ll Be Around, il brano degli Spinners che non era Philly Sound e neppure Gamble & Huff ma non per questo è meno bella. Non manca You Make Feel Me Brand New il brano degli Stylistics che è l’epitome del lentone “soul” e un terzetto di brani di Jerry Butler, già negli Impressions con Curtis Mayfield, autore di I’ve Been Loving You Too Long con Otis Redding e questo basterebbe a renderlo immortale, ma che qui ricordiamo soprattutto per  Only The Strong Survive che è l’altro brano cantato. Lo so, avevo detto che c’era un solo brano cantato ma mentivo: tra l’altro cantata alla grande ancora da LaBounty.

Potreste investire le vostre palanche in modi peggiori, anche se lo preferisco quando suona il Blues con l’amico Robben Ford.

Bruno Conti

Scusate Se Insisto! Ma E’ Proprio Brutto. Anche Se… Doug Gray – Soul Of The Soul + Larry Carltonultima modifica: 2011-04-14T19:50:00+02:00da bruno_conti
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