Un “Finto” Sudista (Ma Bravo). Too Slim and Taildraggers – Shiver

too slim shiver.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Too Slim And The Taildraggers – Shivers – Underworld Records

 Anche se l’iconografia delle copertine e la formazione triangolare tanto cara agli ZZTop potrebbero far pensare ad un ennesimo prodotto della scena texana e di Austin in particolare, il buon Timothy Langford (come firma i suoi brani) e i suoi accoliti vengono dalla zona dello stato di Washington, Seattle e dintorni (credo Spokane sia la località). Comunque lo stile è quello, blues/boogie infarcito di rock, americana, soul, gospel e roots music con incursioni anche nel mainstream.

Come nel precedente live Time To Live del 2009 in formazione agisce la bassista (come nei Drive-by Truckers una gentile signora) Polly O’Keary che ancòra il suono del gruppo con grande perizia, ben coadiuvata dal batterista storico della formazione Tommy Cook.

Too Slim si scrive tutte e dodici le canzoni, si produce con l’aiuto dell’ingegnere del suono Conrad Uno negli Egg Studios di Seattle. La moglie Nancy Davis Langford si occupa della grafica e il figlio Austin Elwood Langford (con un nome così, già pronto per il sequel “Blues Brothers – La seconda generazione”) alla solista nel brano Shiver che dà il titolo a questo album. Non è solo un affare di famiglia perché ci sono alcuni ospiti a insaporire il menu di questo sedicesimo album della saga dei Too Slim and The Taildraggers.

Come si diceva all’inizio lo stile è quanto di più eclettico ci si possa aspettare in un ambito blues: Stoned Again parte con il suono particolare della National acoustic di Langford suonata in stile slide poi entra l’elettrica sempre alla Elmore James, la sezione ritmica, voce filtrata e si parte per un tuffo nel blues primordiale “Il diavolo beve il suo whisky e Gesù beve il suo vino” recita il testo e non si fatica a crederlo. Daddies Bone con l’aggiunta dell’organo hammond di Joe Doria e ritmi più rilassati è quasi Claptoniana negli interventi ficcanti della Gibson Es 235 di Langford, white blues rock raffinato anni ’70.

Can’t Dress It Up, con i fiati sincopati dei Texas Horns di Mark “Kaz” Kazanoff ed un testo che prende a mazzolate i reality televisivi si piazza tra l’errebì e il sound della vecchia J Geils Band, rock’n’soul vogliamo chiamarlo! In Your Corner col ritmo accelerato a boogie, fiati sempre presenti e vivi, aggiunge la slide indiavolata del nostro amico e delle voci femminili di supporto a quella di Too Slim, che è un po’ il suo punto debole.

Reparto vocale che riceve una poderosa iniezione con la voce di Curtis Salgado che a colpi di gospel iniziale e poi di grande soul, canta da par suo la Burkiana (nel senso di Solomon) I Heard Voices/Everybody’s Got Something ( due brani al prezzo di uno), l’organo sottolinea alla grande e le coriste capitanate da Margaret Linn “testimoniano” come da copione, Langford suggella il tutto con una bella serie di assoli della sua solista, grande brano. Workin’ è un bel funky-blues ancora con slide e solista in agguato con il nostro amico che ci racconta il suo punto di vista “incazzato” sulla crisi economica. She Sees Ghosts è un altro blues a cavallo con il R&B con fiati e chitarra che si alternano alla guida del brano e un bell’intervento delle percussioni di Cook che lasciano spazio alla solista di Too Slim e il basso della O’Keary che pompa i ritmi. Inside Of me è un mid-tempo atmosferico con organo hammond e chitarra solista in evidenza, piacevole ma non memorabile.

Gagliardo invece lo shuffle texano alla Stevie Ray Vaughan di As The Tears Go By che mette in luce la perizia tecnica della solista di Too Slim che qui giustifica la sua reputazione di grande chitarrista. La già citata Shiver con Duffy Bishop alla seconda voce e il pargolo alla chitarra solista vira pericolosamente verso territori hard-rock. La conclusione è affidata allo strumentale Bucerius, un brano che si riallaccia ai “classici” degli anni ’60, suonata in punta di corde dall’ottimo Langford. La varietà non manca, la qualità c’è, sia pure con un paio di cadute di stile e il “problemino” della voce però l’album si difende alla grande. Promosso!

Bruno Conti  

Un “Finto” Sudista (Ma Bravo). Too Slim and Taildraggers – Shiverultima modifica: 2011-05-13T20:29:08+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo