Detroit Blues Rock. Howard Glazer And The El 34s – Wired For Sound

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Howard Glazer and The El £4s – Wired For Sound – Lazy Brothers Records

 

Fisicamente pensate ad una specie di incrocio tra Johnny Winter e Warren Haynes, forse anche musicalmente, se fossero nati a Detroit. Però meno bravo di entrambi, embé. Anche lui ha il classico difetto, immancabile in tanti bravi chitarristi, la voce (ma prendersi un cantante no?). Forse costa troppo, per cui vai col classico trio e con i soldi risparmiati per il cantante ci possiamo permettere una sezione fiati in alcuni brani.

Questo Wired For Sound è il terzo album di Howard Glazer dopo una militanza nella band di Harmonica Shah altro musicista di Detroit di cui francamente ignoravo l’esistenza. Se non consideriamo la voce Glazer ha un suono chitarristico di quelli tosti, riff e assoli poderosi spesso con la slide a manetta come nell’iniziale Touch my heart, si scrive i brani da solo, fa un power blues-rock roccioso con continui cambi di tempo e genere. Quando usa i fiati come in Happy In My Arms assume delle tonalità quasi alla Stax (il “vecchio” Albert King docet), ci sono anche un paio di voci femminili addette alle armonie vocali e il nostro amico sa anche essere più raffinato e meno brutale nei suoi interventi. Il voodoo blues di Living On The Edge profuma di swamp rock e in Detroit Blues Party appaiono anche uno dei “padri” del blues moderno (e antico) David Honeyboy Edwards e l’ottima vocalist locale Lady L dal timbro potente che consiglierei al nostro amico per il suo gruppo.

Non mancano anche i torridi slow blues quasi alla Cream come nell’intensa Hurts So Badly con la chitarra che viaggia che è un piacere, ma il cantato ricorda molto Roy Buchanan che non rimarrà nella storia del blues come cantante (e temo neppure Glazer). Qualcuno ha citato anche Kim Simmonds dei gloriosi Savoy Brown come fonte di ispirazione e devo dire che glielo appoggio. Waiting For The Train è una piacevole variazione sul tema, più acustica e con una bella slide resonator in evidenza. Wall Street Bailout con le sonorità minacciose di un wah-wah in primo piano per certi versi ricorda un altro “figlio” di Detroit, quel Ted Nugent che nei primi anni ’70 (ma già nelle decade precedente) era uno dei rocker più selvaggi della scena americana (e un chitarrista fantastico). Nello spazio di un attimo I Got A Good Girl ci riporta all’anima più gentile, acustica del nostro amico con il bassista Bob Goodwin che si cimenta anche all’armonica e la resonator di Glazer che ricorda l’albino texano ricordato all’inizio. Ancora slide ma elettrica per Get Me Out Of Here e poi il funky fiatistico di Reel me in ancora con wah-wah in evidenza.

A conferma dell’eclettismo di questo Wired For The Sound c’è spazio anche per l’acustica Half Empty con una chitarra arpeggiata e atmosfere sognanti e gentili quasi psichedeliche per poi passare nuovamente al funky marcato ed elettrico della successiva No regrets.

Quest’anno compie 80 anni ma il poeta, performer, leader delle “White Panther” e manager degli MC5 John Sinclair ai tempi gloriosi della Motor City Mania, fa una apparizione sia in Goodbye che nella ripresa di Detroit Blues Party per rinverdire i fasti dei vecchi tempi e il rock ruggente e glorioso dei suoi protetti, il vocione è ancora ipnotico e gli sprazzi jazzati del primo brano sono notevoli così come la chitarra in overdrive di Glazer. Magari un album tutto così non sarebbe male!

Bruno Conti

Detroit Blues Rock. Howard Glazer And The El 34s – Wired For Soundultima modifica: 2011-05-20T18:00:51+02:00da bruno_conti
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