Promesse Da Mantenere. Lloyd Jones – Highway Bound

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Lloyd Jones – Highway Bound – Underworld Records

Le “promesse” non sono quelle di Lloyd Jones ma le mie: quando faccio il giro delle 4 Parrocchie per raccattare un po’ di materiale promo (il povero “recensore” indipendente deve pur sopravvivere) poi mi ritrovo a promettere (giustamente) di parlarne sul Blog o sul Busca. Visto che, come ho detto più volte , il tempo è quello che è, uno deve anche dormire, mangiare e altro, quindi i CD si accumulano colpevolmente sul mio tavolo, non sempre riesco a tenere fede alle promesse. Per cui ogni tanto cercherò di smaltire gli arretrati con degli spazi ad hoc.

Cominciamo con questo signore che non è un novellino, è in pista da parecchi anni, il primo album con il suo gruppo Lloyd Jones Struggle risale addirittura al 1987. Poi ne ha fatti altri quattro e uno in trio con Jimmy Hall e Tommy Castro, Triple Trouble per la Telarc nel 2003. Genere: Blues elettrico con venature soul.

Ma questo Highway Bound come evidenziato dalla copertina (se zoomate si legge) è un disco di Traditional Folk Blues. Ovvero un tuffo alle origini del blues acustico, quello stile che negli anni ’60 ebbe una seconda vita grazie all’opera di musicisti come Sonny Terry & Brownie McGhee, il Rev. Gary Davis, Son House ma anche lo stesso Dylan, Dave Van Ronk, Stefan Grossman, Charlie Musselwhite e tantissimi altri. L’ultimo nome non è citato a caso, in quanto Musselwhite è uno dei due ospiti che appaiono in questo album: sua è l’armonica che appare in Ice Cream Man. Per il resto Jones si arrangia (si fa per dire perché suona veramente bene) con la sua acustica suonata in fingerpicking e la sua voce, rodata da anni di concerti in giro per gli States e per il mondo.

E così scorrono brani firmati da nomi leggendari, Careless Love firmata da W.C.Handy (uno dei fondatori del Blues, c’è pure un premio a suo nome, esiste!), Broke Down Engine di Blind Willie McTell, Last Fair Deal Gone Down di R.L.Johnson (Robert per gli amici), Southbound Train di Big Bill Broonzy, Don’t Want me Baby di Mississippi John Hurt (questo me lo ero dimenticato nella lista di prima), ancora Key To the Highway di Big Bill Broonzy (che tutti conoscono nella versione “elettrica” di Clapton). E ancora Make Me A Pallet On The Floor sempre di W.C.Handy, Goodnight Irene di Leadbelly e Good Morning Little Schoolgirl di Sonny Boy Williamson per arrivare fino a Lazy Bones che è un brano di Hoagy Carmichael e Johnny Mercer, uno standard della canzone americana che diventa un blues arcano abbellito dall’armonica dell’altro ospite Curtis Salgado.

In un paio di brani Lloyd Jones imbraccia una chitarra dal corpo d’acciao, una national steel e in un altro paio una vecchia Danelectro elettrica ma per il resto è un viaggio rigorosamente acustico nel Blues, di notevole fascino per la bravura del musicista che riesce a far rivivere questi vecchi brani che nascevano su gracchianti 78 giri d’epoca con le moderne tecnologie di registrazione senza snaturare lo spirito di questi brani.

Solo per appassionati di Blues (anche simpatizzanti) ma potrebbe essere una piacevole sorpresa. Per chi vuole approfondire http://www.lloydjonesmusic.com/.

Bruno Conti

Promesse Da Mantenere. Lloyd Jones – Highway Boundultima modifica: 2011-06-07T18:30:00+02:00da bruno_conti
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