Elementare Watson! Undici Album, Undici Canzoni: Bellissime. Dave Alvin – Eleven Eleven

dave alvin.jpg

 

 

 

 

Dave Alvin – Eleven Eleven -Yep Roc Records

La famosa esclamazione di Sherlock Holmes l’avevo già utilizzata in svariate occasioni nel mio Blog ma mai come titolo di un Post e per dirne un’altra, più prosaica, ci sta “come il cacio sui maccheroni” per questo nuovo album di Dave Alvin, Eleven Eleven. L’undicesimo di una gloriosa carriera si diceva (ma tra Live, dischi dei Blasters e collaborazioni ne ha fatti molto di più): undici canzoni che lo riportano allo stile più rock & blues di Ashgrove rispetto alle ultime cose con le Guilty Women. D’altronde come lo stesso Alvin ha dichiarato (è lì che vi aspetta all’ingresso nel suo sito) – “Ci sono due tipi di musica folk: musica folk quieta e musica folk rumorosa, Io le suono entrambe!” – a questo punto il vostro fedele recensore prende e porta a casa e si potrebbe concludere qui.

Invece no! Primo, perchè si tratta di un altro dei dischi migliori di quest’anno e altre due parole quindi le merita. Secondo, mi sono dimenticato. Comunque vediamo alcuni fatti: il CD è entrato direttamente nelle classifiche Usa ben al 159° posto, non accadeva dai tempi dell’esordio Romeo’s Escape che raggiunse addirittura il 116 (un poco di amara ironia non guasta). Per la prima volta in un suo disco solista Dave Alvin impiega i suoi “vecchi colleghi” dei Blasters (che sono stati riabilitati dal sindaco di Davis, una piccola cittadina della California che li aveva banditi nel lontano 1982): c’è il fratello Phil Alvin, amico/nemico come in tutte la famiglie musicali che rispettino, impegnato a duettare con Dave nella divertente e ironica What’s Up With Your Brother, un boogie blues tirato e chitarristico che vede impegnato anche il pianino scatenato di Gene Taylor e se devo esprimere una preferenza, Phil sarà anche il cantante “vero” ma io preferisco la voce baritonale, profonda ed espressiva di Dave Alvin, in questo brano e in generale. Mi dispiace ma lo dovevo dire, mi scappava.

Ma torniamo all’inizio: il CD si apre con un formidabile brano come Harlan County Line un altro blues selvaggio e tirato dove le chitarre tirano fendenti dai canali dello stereo, una slide, penso Greg Leisz, e la solista di Alvin si spartiscono i compiti mentre la sezione ritmica di Don Heffington alla batteria e Bob Glaub al basso condisce un ritmo incalzante per narrare una sordida storia ambientata nella contea mineraria di Harlan. Se aggiungiamo Rick Shea, l’altro chitarrista dei Guilty Ones, abbiamo la formazione al completo, anche se in finale di brano si capta anche il suono di un vibrafono che aggiunge profondità al sound. Johnny Ace Is Dead, altro brano molto bello che narra la storia di uno dei casi più strani della storia dei rock dei primordi (anche Paul Simon gli ha dedicato una bellissima canzone): si dice che Johnny Ace, una delle prime stelle del R&B (era quello di Pledging My love) agli inizi degli anni ’50 si sia ucciso in un gioco di roulette russa, secondo altri si è sparato per sbaglio mentre si puntava alla testa la pistola, “tanto è scarica”, in ogni caso una fine stupida. La canzone con i suoi ritmi incalzanti descrive alla perfezione la tragedia incombente “Big Mama Cried, Dear Lord, Big Mama Said…Johnny Ace Is Dead”, la Big Mama in questione è la cantante Big Mama Thornton che fu testimone dell’evento, le chitarre ululano e piangono mentre la voce partecipe di Dave Alvin racconta quel che successe, quasi come un testimone fuori quadro.

Black Rose Of Texas è una stupenda ballata dedicata a Amy Farris, la violinista e cantante morta suicida nel 2009, una delle Guilty Women: una delle più belle e dolenti canzoni scritte da Dave Alvin per una amica mai dimenticata, nobilitata ulteriormente da un assolo stratosferico di slide nella parte centrale. Dopo un trio di canzoni così è quasi fisiologico un piccolo calo qualitativo che coincide con il boogie pianistico (ancora Gene Taylor) di Gary Indiana 1959, ma proprio piccolo perché il brano ambientato ai tempi delle lotte per il lavoro nelle acciaierie a fine anni ’50, è comunque attraversato ancora una volta da sferzate della chitarra elettrica di Alvin che si conferma uno dei chitarristi più “pericolosi” del rock americano. E lo ribadisce nei ritmi alla Bo Diddley (lo diranno tutti, ma è così) di Run Conejo Run un altro brano di grande impatto sonoro, chitarristico fino al midollo e dedicato all’amico scomparso Chris Gaffney.

No Worries Mija è una bella border song con piano e accordion che neppure Ry Cooder o i Los Lobos avrebbero saputo raccontare meglio: Dave Alvin è di Downey, California la cittadina che ha dato i natali anche a Karen Carpenter, ma conosce questo storie texane di confine e come pochi altri le sa raccontare. Del duetto col fratello Phil abbiamo detto, rimane un’altra bella canzone dalle atmosfere sospese come Murrietta’s Head, il duetto country-folk con l’altra Guilty Woman Christy McWilson nella delicata Manzanita con le due voci che si combinano alla perfezione e Dirty Nightgown un altro brano rock-blues con ampio uso di chitarra ma meno efficace di quelli che troviamo nelle prima parte dell’album, anche se sempre di livelli qualitativi elevati ma Dave Alvin ci aveva abituato troppo bene con le 5 o 6 canzoni iniziali. La conclusiva Two Lucky Bums, un brano cantato in duetto con l’amico Chris Gaffney non c’entra molto con il resto del disco, un brano delicatamente jazz e retrò che rimane come ultimo ricordo di un amico che non c’è più e comunque ha una sua dignità musicale.

Da mettere nella lista dei migliori dell’anno, fare un appunto e ricordarsi alla fine dell’anno.

P.S. Il CD ha un codice di download per scaricare materiale bonus extra, almeno nelle prime copie.

Bruno Conti

Elementare Watson! Undici Album, Undici Canzoni: Bellissime. Dave Alvin – Eleven Elevenultima modifica: 2011-07-04T08:01:00+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo