Piacevole, Forse Non Essenziale Ma… Trevor Moss & Hannah Lou – Quality First, Last & Forever

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Trevor Moss & Hannah Lou – Quality First, Last and Forever – Heavenly/Coop/Universal

Questo è l’ultimo “squillo” che giunge dall’Inghilterra, il più recente “Flavor Of The Month”: il NME li ha definiti come “un incrocio tra il folk dei Fairport Convention e le sensibilità pop dei Fleetwood Mac” ma anche riviste e Blog ne hanno parlato molto bene. In effetti si tratta di una coppia, marito e moglie, che giunge al secondo album, un ulteriore tassello che si inserisce piacevolmente in quel filone folk-pop o neo folk-rock, chiamatelo come volete, comunque tipicamente British, con quel suono prevalentemente acustico che rieccheggia i gruppi che diedero lustro alla scuola inglese a cavallo della fine anni ’60, inizio anni ’70, con notevoli influenze americane, allora e oggi.

Il disco è molto piacevole, come si diceva, le due voci si amalgamano con grande semplicità e la strumentazione parca ma al tempo stesso ricca negli arrangiamenti fa il resto. La “stranezza” se vogliamo è la voce di lui, Trevor Moss, acuta e nasale, che unita a quella cristallina di Hannah Lou crea questo sound inconsueto che può piacere o meno. Spesso cantano all’unisono ma si alternano anche nelle parti soliste e quando canta lui, nei vari ascolti che ho dedicato al disco (sempre per evitare il famoso aspetto del copia e incolla positivo e univoco che aborro, ricavato dai comunicati stampa, che penso impazzerà nelle recensioni da qui a poco, visto che il CD è appena uscito il 5 luglio), dicevo che in questi ascolti c’era un qualcosa che mi girava per la testa, quel senso di déjà vu che non riesci ad inquadrare ma ti ricorda qualcuno. Poi una luce si è accesa e le cose sono andate al loro posto: la voce è quasi identica a quella di Robin Williamson dell’Incredible String Band o quantomeno gli assomiglia in modo impressionante, anche se non del tutto nello stile musicale.

E questa non vuole essere una critica, tutt’altro: unito a quella sensibilità pop di cui si parlava prima (anche se i Fleetwood Mac non c’entrano un tubo, forse la voce strana alla Lindsay Buckingham?), alcuni brani, come la celestiale e bellissima ballata Making It Count hanno quel pizzico di magia insito nella buona musica. Nella parte centrale dell’album ci sono altri tre o quattro brani che sono percorsi da questo scatto qualitativo: penso alla deliziosa A Hill Far, Far Away, altro esempio di “pure folk pop for now people” o alla incalzante Long Way Round con il tocco del piano che aggiunge profondità al suono delle chitarre acustiche. Questo a dimostrazione che non sempre la presenza di personaggi come Dan Carey (più noto per avere collaborato con nomi come Hot Chip, Kylie Minogue e Emiliana Torrini) sia indice di sbragamento: i due pezzi mixati da Carey, oltre alla citata Making It Count, l’iniziale Spin Me A Rhyme, sono molto misurati nei suoni, quasi minimali, ma ricchi nei risultati sonori.

Ma è il vero produttore, Richard Causon, che dà quel tocco magico all’insieme, semplice e raffinato al tempo stesso, “quirky” direbbero gli inglesi, eccentrico, ma la mano di uno che ha collaborato tra gli altri con Ryan Adams, Rufus Wainwright, Alanis Morissette, Jayhawks, Kings Of Leon e tantissimi altri, si sente. Un brano di pop solare ed estivo come Big water forse non c’entra con il resto del disco ma è tanto divertente e coinvolgente, Trevor e Hannah centrano lo spirito alla perfezione. The Stargazer’s Gutter con le sue armonie vocali tra West Coast à la Mamas and Papas e i Simon And Garfunkel più scanzonati sempre intrisi di quella patina folk britannica è un altro momento delizioso, anche il finale fiatistico è quasi geniale. Cheap wine è una cover di un brano di Charlie Parr, un altro dei nuovi eroi del filone folk acustico.

La dolce Feel at ease per strani percorsi mentali mi ha ricordato una versione mena epica di The Battle of Evermore, il duetto tra Plant e Sandy Denny su Led Zeppelin IV mentre la quasi filastrocca di The Passing Of Time si riallaccia alla “inglesità” tipica dell’album. Quindi, ribadisco, piacevole senza essere essenziale ma ciò nondimeno un disco che si può inserire tranquillamente nella propria collezione e che resiste agli ascolti plurimi e prolungati, una “piccola” gradevole sorpresa.

D’altronde un duo che ha costruito la propria reputazione con tour tra piccole chiesette e locali della campagna inglese un po ‘ di fiducia la merita.

Bruno Conti

Piacevole, Forse Non Essenziale Ma… Trevor Moss & Hannah Lou – Quality First, Last & Foreverultima modifica: 2011-07-07T19:02:00+02:00da bruno_conti
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