Non Male…Ma Si Aspettava Di Più! Kenny Wayne Shepherd – How I Go

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Kenny Wayne Sheperd – How I Go – Roadrunner/Warner – Special Edition

Rispondo al titolo “Come Vado” anche se non c’è il punto di domanda. Purtroppo il nuovo album di Kenny Wayne Sheperd How I Go non conferma quanto di buono aveva fatto negli ultimi anni soprattutto con l’ottimo Live! In Chicago (di cui ho parlato molto bene nel Blog forse-e-la-volta-buona-kenny-wayne-sheperd-live-in-chicago1.html) e anche con 10 Days Out, due dischi dove il Blues, sia pure nelle sue configurazioni più rock la faceva da padrone.

Invece in questo disco riaffiorano in parte i vecchi difetti della parte centrale della carriera (soprattutto The Place You’re In), un suono troppo hard & heavy (direte voi, su etichetta Roadrunner), con l’aggiunta di alcune ballate non proprio incisive e dal suono molto FM anni ’80. Questo nonostante la presenza confermata del cantante Noah Hunt e dei Double Trouble ormai di nuovo al completo: Chris Layton e Tommy Shannon più il tastierista Riley Osbourn, nonché la presenza dell’ex Talking Head Jerry Harrison come produttore. Quelli che si lamentano per il suono troppo duro dei dischi di Bomanassa sia da solo che con i Black Country Communion e la presenza di Kevin Shirley in cabina di regia si dovranno ricredere. C’è molta più varieta di temi, toni e idee nei dischi di Bonamassa che in quelli di Sheperd (con le due eccezioni citate), pur restando entrambi due “manici” in grado di soddisfare le voglie degli appassionati di chitarra e quindi, per il momento, il trono di SRV non vacilla!

D’altra parte non vorrei darvi l’impressione che questo disco sia brutto, tutt’altro, soprattutto nella versione Special Edition, quella con 4 brani in più (uno dei misteri della discografia moderna, perché fare delle versioni diverse di alcuni CD, solo i masochisti o i non informati si compreranno la versione abbreviata, anche se l’altra costa di più, sarà forse questo il motivo? Un recensore malizioso). Anche perché, almeno in questo caso, i quattro brani finali sono decisamente molto migliori di parecchi di quelli “ufficiali”. A partire dall’iniziale riffatissima Never Lookin’ Back che ricorda i ZZTop più commerciali di anni ’80 anche se, per fortuna, non ci sono quei sintetizzatori fastidiosissimi ma delle tastiere più normali, Noah Hunt si conferma cantante di pregio e Shepherd infila una serie di assoli brevi e incisivi e gli altri tre sono ancora in grado di rockare di gusto. Come On Over è un hard-rock orecchiabile, vagamente zeppeliniano, molto vicino alle sonorità del Bonamassa più leggero, con ritornelli radio-friendly (vuole vendere, giustamente e lo fa giocando le sue carte). Poi però il Bluesman che è in lui prende il sopravvento e allora parte una cover di Yer Blues, proprio quella dei Beatles, che ricorda molto l’originale, solo con il sound aggiornato ai nostri giorni e alcuni assoli brevi tecnicamente ineccepibili. E fin qui tutto bene!

Show Me The Way Back Home, una ballata mid-tempo molto orecchiabile si salva soprattutto perchè Hunt ha proprio una bella voce, ma Cold cantata credo dallo stesso Sheperd è proprio blanda (si salva solo l’assolo) mentre la cover di Oh Pretty Woman di Albert King è decisamente gagliarda con tanto di wah-wah d’ordinanza in evidenza e ricorda molto quella del compianto Gary Moore con una bella sezione di fiati che vivacizza il contesto sonoro.

Anywhere The Wind Blows non è malaccio, una hard ballad “effettata” che comunque non decolla, ottimo viceversa il funky-rock bluesato Dark Side Of Love tra Stevie Ray e Hendrix ancora con i fiati sugli scudi e un bel lavoro chitarristico.

Heat Of The Sun è un hard slow blues che risolleva ulteriormente la qualità dell’album, non così il rockettino di Round and Round, hard rock di maniera che si salva perché ci sono un signor chitarrista e un ottimo cantante, ma da soli non bastano e i Double Trouble si perdono. The Wire è un “rockettone” più o meno della stessa pasta mentre Who’s Gonna Catch You Now cantata ancora da Sheperd, con gli altri ai cori, sembra uno di quei country blandi alla Alabama o peggio ancora alla Lonestar, magari servirà a vendere ma cosa c’entra con il resto? La versione del brano di Bessie Smith Backwater Blues farà storcere il naso ai puristi, dopo un inizio molto rispettoso entra una slide minacciosa e il brano prende una piega decisamente poderosa, sembrano i Fleetwood Mac degli inizi quelli in trip alla Elmore James, notevole in ogni caso, mi piace!

I quattro brani finali risollevano le sorti d’insieme del disco, niente di trascendentale ma il Blues riprende il sopravvento: dallo strumentale Strut con piano e chitarra in grande evidenza passando per il blues-rock alla texana di Butterfly e ancora l’ottimo shuffle vaughaniano Cryin’ Shame dove i Double Trouble si possono scatenare e Shepherd ci dà dentro alla grande, d’effetto anche i controcoretti femminili. Conclude The rain must fall un’altro brano dalle atmosfere semiacustiche ma decisamente più riuscito di altri simili nella prima parte dell’album.

In definitiva, la chitarra viaggia ma decisamente meno che nelle “opere precedenti” e alcuni brani non sono all’altezza della reputazione di Kenny Wayne Sheperd ma nell’insieme direi rimandato, o promosso con riserva. Il ragazzo si impegna ma le sue potenzialità sono maggiori.

Bruno Conti 

Non Male…Ma Si Aspettava Di Più! Kenny Wayne Shepherd – How I Goultima modifica: 2011-08-15T18:31:00+02:00da bruno_conti
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